Resident Evil 4 segnò una svolta epocale per l’intero franchising targato Capcom. Con questo quarto capitolo, infatti, il brand iniziò a distaccarsi dalla propria componente survival, preferendo un approccio nettamente più action, ponendo così le basi per tutti i successivi capitoli.
Inizialmente uscito nel 2005, per PlayStation 2 e Gamecube, è stato uno dei Resident Evil più amati e criticati allo stesso tempo proprio per il netto distacco dai precedenti. Eppure, personalmente parlando, questo quarto capitolo ha influenzato positivamente la mia intera carriera videoludica, evidenziando al tempo (avevo solo 9 anni) la mia necessità nel distaccarmi da giochi infantili preferendo giochi più maturi e più complessi, nei quali era necessaria una certa dose di impegno.
E se vi state domandando quanto fosse consono far giocare una bambina di 9 anni ad un simile gioco, sappiate che sono cresciuta a pane e horror. Al mio fianco era sempre presente mio fratello maggiore, il quale ha in gran parte influenzato la mia attuale passione per i videogiochi. Questo titolo – e saga in particolare – ha significato molto per me, e possiedo (in special modo verso il quarto capitolo) ricordi molto felici e profondi legati ad esso. Grazie a questo remake sono riuscita a rivivere il tutto con grande entusiasmo, come se fosse la mia prima blind run.
Ma ritorniamo a noi; a distanza di 18 anni ritorna quindi un grande classico, una pietra miliare che ha fatto storia sulla console PlayStation 2, restaurato non solo nelle vesti grafiche ma migliorato sotto tutti gli aspetti ludici, pur restando fedele all’originale di Shinji Mikami. Questa recensione non sarà solo una serie di dati obiettivi sulla qualità del remake, ma esporrò nero su bianco tutte le emozioni che ho avuto ritornando a giocare al quarto capitolo di una saga che mi sta a cuore. Cercherò di rispondere ad una domanda che ritorna sempre in questi casi, “Era necessario questo remake?”. E si, a questa domanda risponderò subito, era necessario, ma mettetevi comodi e scoprite i motivi del perché Resident Evil 4 Remake è un assoluto must have.
Resident Evil 4 Remake, welcome!
Nei primi minuti di gioco, grazie ad alcuni flashback, scopriamo che le vicende narrate in Resident Evil 4 si svolgono sei anni dopo gli avvenimenti di Resident Evil 2 (di cui vi lasciamo la nostra recensione qui). Ritorniamo, anche in questo capitolo, a vestire i panni di Leon Scott Kennedy, ormai ex poliziotto che, essendosi distinto nella tragedia di Raccoon City, viene scelto per un addestramento speciale per divenire un agente governativo agli ordini degli Stati Uniti d’America. La prossima missione di Leon consiste nel recarsi in un rurale villaggio spagnolo alla ricerca di Ashley Graham (figlia del Presidente degli Stati Uniti) per salvarla da un gruppo di fanatici religiosi suoi rapitori.
Arrivato al villaggio Leon si troverà a dover affrontare gli abitanti che, fin dal primo momento, appaiono violenti nei suoi confronti. Anche se, almeno all’apparenza, risultano essere comuni contadini e contadine, scopriremo che l’intero villaggio è affetto da un parassita noto come “Las Plagas”, il quale trasforma i malcapitati in “Ganados”, esseri privi di raziocinio guidati dal patriarca Lord Saddler. Come se fossero affetti dal parassita fungino che abbiamo imparato a conoscere nella serie “The Last of Us”, i Ganados sono in grado di comunicare tra loro proprio grazie al parassita, raggruppandosi in una setta chiamata “Los Illuminados”. Scopriremo successivamente che lo scopo di Saddler e dei suoi seguaci è quello di infettare Ashley, controllandola e successivamente propagandare il parassita fuori dal villaggio e dall’Europa.
Dopo non poche tribolazioni, e dopo aver sfortunatamente contratto il virus, Leon riesce a ricongiungersi con Ashley, scoprendo però che anch’essa è stata infettata. Così inizia il nostro calvario, per salvare Ashley e noi stessi non solo dai Los Illuminados, che sono sempre più violenti ed organizzati, ma anche dal parassita stesso. In nostro soccorso arriveranno vecchie conoscenze già incontrate nel capitolo del 2005, come Luis Serra Navarro il quale, senza spoilerarne ulteriormente la storia poiché è stata ampliata, sembrerebbe essere in possesso di una cura, se iniettata in tempo.
Uno degli aspetti che maggiormente ho apprezzato del remake (e chi ha giocato all’originale del 2005 lo noterà) consiste nel lavoro svolto dagli sviluppatori, i quali non hanno soltanto lavorato ad un restauro grafico e di struttura di gioco (che approfondiremo più sotto) ma hanno modificato significativamente anche alcuni dialoghi con i personaggi incontrati, arricchendo considerevolmente la profondità di questi ultimi e la lore di gioco che nell’originale era solo in parte accennata. Inoltre, sparsi per la mappa di gioco vi sono dei documenti che ci permetteranno di comprendere meglio ed ulteriormente ciò che è accaduto al villaggio e ai suoi abitanti prima del nostro arrivo.
“Origini e originalità”, cosa c’è di nuovo nel remake?
Il gameplay e la struttura di gioco rimangono anch’essi fedeli all’originale, anche se vi sono dei sottili cambiamenti che influenzano considerevolmente l’intero gioco, svecchiandolo da quelle che erano le meccaniche più ostiche e lente. Resident Evil 4 Remake resta un action in terza persona con la telecamera posta alle spalle di Leon. Ci muoveremo in una mappa talvolta divisa in più livelli e/o sezioni, ricca di orde di nemici che man mano, nell’avanzare dell’avventura, risulteranno sempre più complessi da abbattere e differenti tra loro.
Se inizialmente ci troveremo dinnanzi a comuni contadini armati di attrezzi agricoli, successivamente dovremo scontrarci con nemici sempre più organizzati ed anche più resistenti, equipaggiati di mazze elettrificate, molotov o addirittura le tanto terrorizzanti motoseghe. Ma non ci limiteremo a scontrarci solo con esseri dalle sembianze umanoidi, nel corso della nostra fuga ci troveremo dinnanzi a veri e propri mostri, insetti o parassiti giganti.
Per affrontare i pericoli che si porranno davanti a noi avremo un ricco e variegato arsenale, partendo dalle semplici pistola, mitra, fucile a pompa e cecchino, tutti migliorabili presso l’enigmatico ed iconico mercante, che ritorna in questo remake anch’esso modernizzato.
Il pitstop presso il mercante sarà talvolta necessario per acquistare armi migliori, per aumentare la capacità del nostro inventario, il quale ritorna a sfidare le nostre capacità di incastonare armi e risorse come in tetris, oppure per riparare il giubbotto antiproiettile ed il famosissimo coltello. Perché si, questa volta il coltello si distruggerà. Non basterà però utilizzare tutto il nostro arsenale per sconfiggere i nemici, sarà anche necessario utilizzare le nostre risorse in modo strategico.
Anche se i movimenti di Leon risultano essere più veloci rispetto all’originale, con la possibilità di muoversi e spostarsi liberamente durante la mira (nell’originale per mirare era necessario fermarsi) vi è un contro bilanciamento che rende i movimenti più lenti e la mira meno precisa se in movimento. Inoltre, anche la resistenza dei nemici è migliorata; non basterà un colpo alle gambe per far cadere a terra i Ganados, e non sempre se colpiti al petto interromperanno il loro attacco, cosi come i colpi alla testa non sempre risulteranno fatali; anzi, i nemici potrebbero rialzarsi addirittura potenziati. Anche la potenza delle armi sembra essere affetta dal contro bilanciamento, rendendo necessario accumulare quanti più tesori (da vendere al mercante) e pesetas possibili per migliorare il nostro equipaggiamento.
Ritornano in grande stile le emblematiche esecuzioni di Leon, che risulteranno essere un ottimo escamotage per svincolarsi da situazioni critiche. Specialmente se circondati da molti nemici, effettuare in tempo un’esecuzione ci permetterà talvolta di aprirci un varco e sfuggire ai nostri assalitori, permettendoci anche di risparmiare qualche munizione che sarà sempre più difficile trovare e accumulare. Anche se avremo la possibilità di trovare risorse con la quali fabbricarci ciò che ci serve, dalle munizioni alle piante necessarie a ripristinare la salute, per tutta la campagna (in modalità normale) mi sono sempre ritrovata a razionare con parsimonia i proiettili e i kit medici poiché vi è una considerevole scarsità di questi ultimi.
In aggiunta ad una campagna sempre più avvincente sono state aggiunte sfide opzionali sotto forma di “richieste del mercante”. Sparse per la mappa potremmo raccogliere queste ultime che variano in difficoltà e in tipologia. Vi sono sfide che ci invoglieranno a esplorare meglio alcune zone per raccogliere oggetti specifici (come l’uovo d’oro) oppure distruggere alcuni medaglioni, e sfide più complesse che ci costringeranno a scontrarci con alcuni mini boss. Al termine di tali richieste saremo ricompensati con degli “spinelli”, diamanti rari che potremmo scambiare presso il mercante in cambio di risorse, tesori, mappe del tesoro ed oggetti estetici unici come il colore della valigetta (che ci daranno dei bonus come una maggior probabilità di trovare piante rosse) o addirittura armi e modificatori come i mirini.
Se vi siete stancati di dare la caccia ai Ganados, sappiate che potrete prendervi una pausa al poligono di tiro che, oltre ad essere uno sfizioso passatempo, vi permetterà (se otterrete un certo punteggio) di guadagnare delle monete che potrete inserire in una gacha machine per ottenere casualmente charm unici da attaccare alla valigetta. Oltre ad essere una caratteristica estetica essi vi conferiranno bonus in game, come la possibilità di ottenere con maggior frequenza un certo tipo di risorse.
A rendere il tutto più coerente con le minacce che affronteremo vi sono le ambientazioni, ben rappresentate e variegate, ricche di elementi macabri e fatiscenti che sapranno sempre farci sentire a disagio ed in pericolo, con boschi, castelli, case e grotte tutto fuorché ospitali. Oltre alle iconiche location come il lago, il villaggio e il castello della famiglia Salazar, troveremo anche nuove zone totalmente esplorabili.
Ad accompagnarci per quasi tutta la campagna ci sarà Ashely, che in questo remake non risulterà essere una palla al piede come nell’originale ma ricoprirà un ruolo più attivo, aiutandoci personalmente qual ora la situazione lo necessitasse. Ad esempio potremo utilizzare il suo aiuto per raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili. Inoltre è stata aggiunta la possibilità di chiedere ad Ashley di avvicinarsi o allontanarsi, permettendoci cosi di gestire meglio i combattimenti ed evitando che possa subire danni. Anche se non è più presente la barra della sua salute, se colpita Ashley inciamperà restando ferma ed avrà bisogno del nostro aiuto per rialzarsi, oppure, potrà essere rapita causando il nostro inevitabile game over.
Resta un po’ di amara delusione, ammetto, per la mancanza di “Separate Ways”, campagna parallela e parte integrante del gioco, in cui impersonavamo Ada Wong, amica e nemica di Leon di cui abbiamo già fatto conoscenza in passato. Anche se nulla toglie che possa arrivare in futuro sotto forma di DLC.
Un comparto tecnico da “paura”!
Non delude minimamente invece il comparto tecnico di Resident Evil 4. Ciò che noterete al primo sguardo è sicuramente il totale rifacimento grafico. Che stiate giocando in modalità prestazioni o meno, la grafica è stata curata nei minimi dettagli, complice un RE Engine che ci fa gustare animazioni facciali eccellenti e realistiche. Il realismo lo percepiremo anche nella paura di Leon, nei sui tremolii fisici quando viene sfiorato dalle frecce oppure nei suoi ansimi quando si ritroverà a scappare per molto tempo da un nemico.
Anche il motore fisico è stato migliorato garantendo aree d’azione più vaste ai nemici e collisioni tra proiettili ed armi più attendibili. Un plauso va sicuramente al contributo dato dal dualsense, la varietà e intensità di vibrazioni che percepiremo garantirà un ulteriore coinvolgimento e realisticità, sentiremo tutta la tensione di Leon (e la nostra) arrivarci dalle mani. A rendere il tutto ancora più realistico e complesso vi è un notevole miglioramento dell’IA dei nemici. I nemici tenderanno ad eseguire percorsi più complessi e ad aggirarci, rendendo talvolta necessario evitare lo scontro diretto utilizzando lo stealth.
Se devo essere puntigliosa, per tutta la campagna (composta da 17 capitoli), che mi è durata circa 18 ore ma che può oscillare anche a 20/25 in base alla difficoltà scelta, in modalità risoluzione non ho riscontato alcun bug ma ho percepito un leggerissimo calo di frame in porzioni di mappa per lo più aperta e ricca di vegetazione, nulla che invalidi il gioco o che non possa essere sistemato con una patch.
Gioca un ruolo fondamentale e da non tralasciale il sound design. Vi sono intere porzioni di gioco prive di musiche in cui sentiremo esclusivamente i passi di Leon oppure i suoni ambientali come il fruscio del vento tra le foglie, tutto ciò amplificherà nettamente il senso di angoscia e ansia ad ogni nostra singola mossa, in special modo i sospiri e ansimi dei Ganados oppure le loro minacce in spagnolo, che ci permetteranno anche di individuarne la posizione. E’ presente la localizzazione, per testi e doppiaggio (ottimo ma non eccelso), interamente in italiano. Ho giocato Resident Evil 4 quasi interamente indossando le cuffie Pulse 3D di Sony, che mi hanno permesso di immergermi e godermi appieno l’esperienza di gioco complice un fantastico audio tridimensionale capace di farmi percepire perfettamente la direzione delle minacce causandomi non poca tachicardia.