Final Fantasy 7 Remake – Recensione

Final Fantasy 7 Remake (Parte 1) delinea le intenzioni del trio Kitase-Nomura-Nojima sul progetto. Rivivere in questa nomenclatura l'epopea del leggendario JRPG permette di svelare i retroscena e le sfaccettature di un'opera mastodontica, la quale racchiude in sé un universo narrativo affascinante e al tempo stesso intricato. Il passaggio dal turno all'azione non manca di rispetto all'opera di riferimento ed anzi, pone omaggio mantenendo quelle caratteristiche che lo hanno reso unico: il sistema ATB e quello delle materie permettono al giocatore di destreggiarsi in combattimento in maniere differenti, sfruttando il tempo tra una scelta all'altra per decidere quale tattica adottare. Cloud, Barret, Tifa e Aerith risplendono in questo remake, insieme a quella megalopoli capitale dell'energia Mako ricostruita con le tecnologie moderne. In questa occasione, parliamo di un remake diverso dal solito, che prova ad inserire nel proprio contesto tutte le scelte non attuabili vent'anni fa, regalando quella sensazione di scoperta anche a chi ha giocato l'originale: nulla sarà poi così scontato, non ci resta che attendere la seconda parte.

Remake sì o remake no? Noi videogiocatori in realtà siamo degli inguaribili vecchi, del “si stava meglio prima” rigettando tutto ciò che arriva nel presente o che arriverà nel futuro. Col tempo il grande pubblico richiedeva una certa remaster o un certo remake, eppure sempre lo stesso pubblico criticava e critica tutt’ora queste operazioni di modernizzazione dei videogiochi. Sono stati i remake come Crash Bandicoot, Spyro, Shadow of the Colossus e Resident Evil 2 a far cambiare idea ad un pubblico sempre più stanco dei classici “1080p e 60fps”, titoli che se restaurati rappresentano un’occasione d’oro per riscoprire determinate opere. Abbiamo visto come i titoli citati proponevano una ricostruzione partita da zero in scala 1:1, sfruttando le nuove tecnologie cercando di mantenere quelle sensazioni d’un tempo, sprecando in parte l’occasione di poter finalmente proporre ciò che i limiti di vent’anni fa impedivano di sviluppare, quelle idee o contenuti tagliati dall’opera completa.

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Ed è qui che arriviamo ad uno dei remake più discussi degli ultimi anni: Final Fantasy 7 Remake. Annunciato con un certo anticipo nel 2015, con lo sviluppo partito finalmente nel 2017, Square Enix finalmente pubblica sul mercato una lettura in chiave moderna di uno dei JRPG, se non il JRPG, più influente della storia, da cui derivano molte caratteristiche che riscontriamo nelle opere attuali. Il suo successo nel ’97 ha permesso al mercato nipponico di farsi conoscere su grande scala in Occidente, permettendoci di scoprire opere di cui non eravamo a conoscenza. Lo scetticismo dietro alla pubblicazione di Final Fantasy 7 Remake risiede nella sua divisione in parti, della vastità del progetto, dei cambiamenti apportati e di come, per molti fan, sia in realtà un’opera intoccabile che va preservata nel tempo. Eppure le premesse sono decisamente più che positive: dietro lo sviluppo vi è il team originale, e in esso scorre l’intera “Compilation of Final Fantasy 7”, dunque, cosa c’è da temere? Molto o nulla e il perché ve lo spieghiamo in questa nostra recensione.

Final Fantasy 7 Remake recensione: divisione in parti sì oppure no?

Final Fantasy 7 Remake è una suddivisione in parti di una storia completa, dove il team capitanato dal trio Kitase-Nomura-Nojima  reinterpreta in chiave moderna un grande classico della nostalgica Squaresoft. In questa prima parte, riviviamo gli eventi di Midgar in una nuova stesura, rispettando quelli che sono i punti chiave della narrazione originale. Incredibile ma vero, una sezione che in Final Fantasy 7 si consumava nel giro di qualche ora, è diventata l’epicentro di un videogioco AAA, con un lavoro di ricreazione alquanto sorprendente. Questo approfondimento legato a Midgar e ai personaggi che la popolano, permette al giocatore di scoprire delle sfaccettature e retroscena che un tempo non potevano essere realizzati, senza stravolgere troppo quella che è la trama del JRPG: punti di partenza e arrivi non sono affatto cambiati, ma lo svolgimento passa per dei percorsi narrativi più estesi, da cui scaturiscono i decantati approfondimenti e caratterizzazione dei personaggi.

La messa in scena della narrazione passa per il “cinema secondo videogioco” di Kitase, che nell’originale ha sfidato i limiti tecnici con un filmati in tempo reale in tre dimensioni, proponendo quello che allora era un tentativo decisamente riuscito di coinvolgere anche il cinema all’interno di un videoigoco. La spettacolare sequenza che apre le porte all’avventura di Cloud Strife viene replicata nelle spettacolari immagini reinterpretate dallo studio Visual Works, che attraverso il suo talento nell’elaborazione della CGI riesce a ricatturare con la tecnologia moderna quelle sensazioni di pura potenza emotiva, riproducendo le iconiche sequenze d’apertura con una fedeltà che definiremmo estrema. Se c’è un qualcosa che avvalora la narrazione di questo remake è proprio la regia, le inquadrature e i filmati che sottolineano le espressioni dettate da un’IA realizzata appositamente per gestirle, caratterizzando in maniera più approfondita i sentimenti che emanano attraverso uno sguardo. E chi più ne ha beneficiato se non il cast femminile: Tifa, Aerith, Jessie e anche la piccola Marlene hanno praticamente conquistato il nostro cuore con un tenero sorriso, un qualcosa che potenzia quelle sensazioni trasmesse nell’originale: qui si va oltre l’immaginazione di un tempo, finalmente è realtà.

Il “nuovo corso” narrativo di Final Fantasy 7 Remake

Final Fantasy 7 Remake non è solo un rifacimento dell’opera originale, bensì in esso scorre tutta la compilation che ha reso grande lo storico JRPG. Sono tanti i riferimenti ai capitoli come Crisis Core, Before Crisis e Advent Children; una frase, una certa inquadratura, delle caratterizzazioni, tutto farina del sacco della compilation, da cui gli sviluppatori hanno attinto per approfondire vari aspetti della trama. Ed è proprio questo che influisce sullo svolgimento della narrazione, i nuovi e vecchi personaggi secondari hanno un ruolo più dirompente all’interno della storia, rendendola meno scontata di quanto possa sembrare quella già conosciuta. Dopo aver portato a termine il gioco la prima volta, abbiamo intuito un  fatto in particolare: per quanto si possa conoscere a grandi linee la storia di Final Fantasy 7, i suoi avvenimenti più importanti, non possiamo dare nulla per scontato in questo ambizioso remake, e necessariamente non è possibile al momento definire cosa sia giusto o sbagliato in questo momento. Dunque la narrazione di Final Fantasy 7 Remake non è una semplice riproduzione 1:1 dell’originale, e tutto ciò rende quest’opera ancor più intrigante nella sua incertezza, con le dovute preoccupazioni su quello che verrà in futuro.

In quanto al ruolo di Sephiroth nella narrazione, è stata posta una grande attenzione sulle sue scene, sulle sue parole, tant’è che avrà un certo effetto su chi ha giocato l’originale: la consapevolezza di quello che accadrà in futuro scaturisce dei forti sentimenti contrastanti, rimandandoci a dei ricordi colmi quasi di tristezza, di sgomento. Il suo coinvolgimento in questa prima parte ripesca a piene mani il villain d’un tempo, enigmatico e non sempre presente, eppure il suo nome è capace di terrorizzare, sia Cloud che il giocatore, poiché come un Mr.X in Resident Evil 2 Remake, egli è metaforicamente sempre alle nostre spalle, e attende solo il momento più opportuno per colpirci dove più fa male. A dettare il corso degli eventi e impedire che quest’ultimi possano essere cambiati, sono i Numen, degli esseri sovrannaturali che impediscono al destino di cambiare, salvaguardando parte della narrazione originale. La loro esistenza avrà una certa influenza nel contesto narrativo, intervenendo in quei punti in cui il corso naturale degli eventi rischia di essere cambiato, sia nel bene che nel male.

Oh no, è diventato un action!

Ironia. Eppure ciò che viene notato in primis è il “cambiamento” avvenuto nel sistema di combattimento. Si abbandonano i turni per una maggiore libertà d’azione, proprio come avvenne in Final Fantasy XV. Al contrario però, sono state mantenute le meccaniche di combattimento dell’originale, migliorando quest’ultime e adattandole allo stile action del titolo, svecchiando una formula di gameplay che al tempo fece eccitare gli appassionati. Il sistema ATB (Active Time Battle) delinea ciò che possiamo utilizzare al di fuori degli attacchi base, permettendo a Cloud e compagni di combinare più magie e abilità in un attacco devastante. Qui il sistema di combattimento in tempo reale garantisce al giocatore di poter controllare liberamente tutti i compagni del party, muovendoli all’interno dell’area della battaglia per dettare una tattica. In questo, Final Fantasy 7 Remake riesce a sorprendere, poiché la facilità con cui si può gestire il party in combattimento è disarmante, e la combinazione di build e abilità permette di superare gli ostacoli più ostici anche a difficoltà più ragguardevoli. In combattimento l’obiettivo è quello di “stremare” il nemico, una condizione di stordimento in cui i danni aumentano in proporzione alla percentuale che vi appare sotto la barra della sua Stamina, ed è qui che tutto il party si concentra in un fuoco di sterminio per eliminare l’avversario, che sia un boss o un semplice nemico. Ricaricando le barre ATB si ha accesso alle abilità uniche del personaggio e alle magie che può utilizzare, le prime si sbloccano raccogliendo le armi sparse in Midgar, ma potranno essere vostre con qualsiasi equipaggiamento raggiungendo la maestria massima di tale abilità.

Final Fantasy 7 Remake propone anche un buon livello di sfida a difficoltà standard, ma è a “difficile” che il gioco si fa ancor più interessante: l’impossibilità di utilizzare oggetti, la gestione dei punti magici che non si ripristinano nelle apposite panchine, i danni subiti e molto altro ancora, delineano una modalità in cui la tattica e la gestione delle materie sono vitali. Infatti se alcune boss fight potevano stupire per il loro design e messa in scena, a difficile esse richiedono una strategia pensata, mirata verso le loro debolezze in modo tale da ottimizzare i consumi delle barre ATB e dei punti magici.

Le materie risplendono nel remake!

Uno dei pregi più annoverati di Final Fantasy 7 era il sistema delle Materie, degli oggetti speciali che possono essere equipaggiati su armi e protezioni. Esse permettono di attivare magie, bonus attivi o passivi per ogni personaggio, ed hanno più livelli raggiungibili tramite l’ottenimento di AP in battaglia. La quantità di materie disponibili rende più semplice la realizzazione di una determinata build, che potrà essere cambiata attraverso la combinazione di una o più materie. In questo modo, il giocatore può sperimentare diverse combinazioni su ogni personaggio, puntando sempre ad una maggiore efficienza in battaglia. Tali oggetti possono essere acquistati negli appositi negozi di Midgar o raccolte in giro, alcune sono rare altre invece più comuni, ma ricaricando i capitoli si possono farmare (escluse quelle che sono uniche) e potenziare ulteriormente il party. Alcune materie possono essere combinate tra loro, un esempio è quella elementale, che permette di buffare l’arma con un determinato elemento in combinazione con un’altra materia come Galvanica, Ardente o Glaciale, a condizione che sia equipaggiata in uno slot dell’arma. La varietà e quantità delle materie offre un’ampia scelta tattica per il giocatore, con il quale potrà destreggiarsi nelle battaglie sfruttando le debolezze degli avversari. Per questo approfondire tale sistema sarà fondamentale per ottenere la massima efficienza in battaglia, da esso dipendono anche gran parte dei parametri e magie che si sfrutteranno in combattimento. Infine troviamo le materie d’evocazione, definiti Esper dal gioco stesso; non potranno essere attivate quando lo desideriamo, le evocazioni avvengono principalmente durante le boss fight quando si verifica una situazione critica. Una volta evocato, l’Esper combatterà al vostro fianco autonomamente, con la possibilità di poter utilizzare le sue abilità usufruendo della barra ATB. Prima di lasciare definitivamente il campo di battaglia si esibirà nella sua abilità finale, capace di causare ingenti danni al nemico di turno.

Anche le armi hanno un sistema di progressione dedicato. Infatti, in Final Fantasy 7 Remake, troviamo un intero sistema di bonus sbloccabili presso il menù di estensione delle armi. Tramite dei punti esperienza ottenuti sia con il normale level up dei personaggi, che attraverso dei manuali, il giocatore può migliorare le qualità di ogni arma sbloccando varie sezioni dei nuclei, ottenendo in questo modo slot extra per le materie, potenziamento delle statistiche e bonus passivi, tra cui il preziosissimo Salvaguardia K.O. Ogni arma detiene fino a sei nuclei, nei quali, varia l’ammontare di punti spendibili per completare ciascun nucleo. In tale sistema vi è ampia libertà su quale potenziamento sbloccare, in modo tale da dare la precedenza a quei bonus di prima necessità.

Il fascino di Midgar 2020 in Final Fantasy 7 Remake

Midgar, la capitale dell’energia Mako, gestita dalla compagnia elettrica ShinRa, una megalopoli steampunk divisa tra alta borghesia e bassa plebe, due schieramenti divisi dalle enormi placche di metallo che sorreggono l’imponente città. Nell’immaginario collettivo, Midgar era una bellezza urbana catturata da una visuale isometrica, che nascondeva l’incredibile dissesto dei bassifondi, in cui vi era relegata gran parte della popolazione. In Final Fantasy 7 Remake, la ricostruzione della città è uno dei punti chiave di questa operazione di restauro. Nei primi capitoli possiamo ammirare la bellezza di un luogo vivo, fatto di edifici, incroci, strade e vicoli estremamente rievocativi, rimasti intrappolati in una bolla d’immaginazione durata per oltre vent’anni. Esplorare oggi alcune delle aree della città, tra il settore sette, cinque e sei è un sogno che si avvera. La ricostruzione dei bassifondi ci catapulta in una vita quotidiana che possiamo assaporare con occhi ed orecchie, tra la confusione della folla, gli NPC che interagiscono tra di loro e le conversazioni che hanno, fanno parte di un ambiente di gioco ben orchestrato, capace di trasmettere una quotidianità quasi inviolabile. E tra questi, il Mercato murato del settore sei trasmette nel migliore dei modi queste sensazioni: i vicoli appena illuminati, il vapore che rende il tutto suggestivo, le musiche che si attivano nel momento in cui mettiamo piede in una determinata zona dell’area, la confusione generata dagli abitanti, tutto ciò ci immerge in una piccola Kamurocho ben approfondita.

Ed è incredibile vedere come un luogo che vivevamo in appena una manciata di ore, arricchirsi così tanto da stravolgersi conservando le caratteristiche chiave, riuscendo a mantenersi intatto con un design moderno. La fedeltà con cui è stata ricreata Midgar e i suoi punti d’interesse avvalorano questo remake, permettendo all’appassionato di ritrovarsi in un luogo a cui non metteva piede da tanto tempo, stravolgendone sì la struttura, ma conservando tutto ciò che la città conteneva al suo interno.

Guardare oltre la main quest

Come ogni buon action-rpg contemporaneo, non possono mancare le attività secondarie da portare a termine, neppure in Final Fantasy 7 Remake. Ciò che spinge ad una certa rigiocabilità dei capitoli (possibile solo dopo aver portato a termine il gioco), sono le missioni secondarie, i minigiochi e gli eventi disponibili nei capitoli più aperti, oltre alle materie disponibili nella mappa di gioco. Infatti, troviamo nell’ultima opera di Square Enix una serie di missioni secondarie completabili anche in un secondo momento, che non offrono particolari compiti e gran parte di esse si limitano ad essere delle semplici fetch quest. Eppure, si trova occasione di sbloccare degli extra come armi e oggetti vari, con ricompense destinate ad aumentare il vostro livello o le vostre tasche. Oltre ad esse, troviamo diverse attività come degli eventi secondari che coinvolgono principalmente un certo NPC, oppure delle battaglie speciali tra l’arena di Don Corneo nel settore 6 o il simulatore di combattimento della ShinRa. Specialmente quest’ultime, premiano il giocatore con nuove abilità Limit ed oggetti unici, capaci di migliorare l’equipaggiamento di un singolo membro del party sensibilmente; oltretutto, giocando a difficile si sbloccheranno delle sfide extra, capaci di mettere il giocatore a dura prova. In tutto ciò, troviamo anche le missioni VR contro gli Esper, il cui completamento premierà Cloud e compagni con una nuova materia d’evocazione. Questo è possibile grazie all’introduzione di un nuovo personaggio secondario che commissionerà dei fascicoli da completare: portando a termine tutti i requisiti, non solo si sbloccheranno nuove missioni VR, ma verranno offerte anche delle ricompense talmente allettanti che saranno quasi irrinunciabili.

Infine troviamo una serie di mini giochi sparsi nei vari capitoli di Final Fantasy 7 Remake. Dalle freccette ad un vero e proprio rythym game, passando per i piegamenti della palestra alle trazioni, eppure tali attività secondarie non bastano per rendere giustizia alla vastità di Midgar, non riuscendo a fornire i validi contenuti per distrarsi dalla main quest. Infine, l’endgame basato sulla selezione dei capitoli, permette al giocatore di effettuare un clean up completo, ottenendo oggetti mancati, il raggiungimento del livello massimo e una nuova sfida a livello difficile.

Emozioni poligonali

Final Fantasy 7 Remake propone un comparto grafico capace di competere con i AAA occidentali più blasonati, al netto di qualche problema nel caricamento delle texture. Difatti i caricamenti colpiscono gli oggetti di scena, i quali faticano a raggiungere il loro aspetto rifinito durante le fasi esplorative. Ciononostante, i modelli poligonali dei protagonisti e dei comprimari risultano rifiniti e la bellezza del loro character design viene risaltata nei filmati, ponendo in primo piano le possibilità delle nuove tecnologie. Le espressioni facciali risultano autentiche anche nei dialoghi in cui non viene posta la regia: queste vengono gestite da un’intelligenza artificiale che riproduce le emozioni dei personaggi attraverso il loro sguardo. Rivivere Cloud, Barret, Tifa ed Aerith in chiave moderna è un colpo al cuore, ma di quelli positivi, merito soprattutto del lavoro svolto sul re-design dei modelli, riadattati per essere quanto più realistici possibile, mantenendo però quei lineamenti che li hanno resi unici. Il lightning design è incredibile: la posizione delle luci, che illuminano i vicoli, le strade di Midgar, rendono suggestivo e coinvolgente l’ambiente di gioco, catapultandoci nella notte in una visione magica. L’impiego dell’Unreal Engine 4 ha permesso al team di produrre degli effetti particellari spettacolari, soprattutto nel momento in cui vengono lanciate le magie, dando al giocatore un’esaltazione visiva durante il combattimento.

Nonostante il fascino di una Midgar moderna, data soprattutto dall’ottimo lavoro svolto in fase di ricreazione della città, il titolo soffre di alcuni problemi legati al level design. Risulta quasi difficile non notare come la qualità di questo aspetto non sia sempre coerente con se stessa: ai livelli più aperti si intervallano corridoi, alcuni giustificabili e altri no, e la grande quantità di script spezza il ritmo di gioco, costringendo il giocatore a dover passare più volte in spazi ristretti. Queste son situazioni che si ripetono lungo tutta la storia, una scelta a parer nostro penalizzante che intacca, in qualche modo, la godibilissima esperienza di gioco. Anche i fondali, che simulano con un 2D ciò che vi è in lontananza (come il centro di Midgar e le varie piattaforme che sorreggono i settori) sono altalenanti: nel primo caso, osservare l’imponente città di notte mette in mostra uno spettacolo di luci che simula il cielo e le stelle, ma quando sono i bassifondi a diventare dei fondali, in quel caso si ha una riproduzione in bassa risoluzione, stonando in questo modo con la visione spettacolare vissuta poc’anzi.

La localizzazione del titolo invece lascia qualche perplessità: con il doppiaggio inglese si riscontrano forti incongruenze con i sottotitoli italiani, questo perché la localizzazione dedicata al nostro bel paese è stata effettuata direttamente dalla lingua originale, il giapponese. Per questo, per godere appieno dell’esperienza di gioco, si consiglia l’impostazione del doppiaggio nipponico, anche per assaporare l’ottimo lavoro svolto dai doppiatori. Ma forse, la vera protagonista è la colonna sonora, svecchiata da un nuovo arrangiamento sotto la direzione dell’immancabile e leggendario Nobuo Uematsu, che ripropone quelle tanto amate colonne sonore sotto un nuovo lustro, senza farsi scappare l’occasione di realizzare nuovi brani, anch’essi strepitosi. Che si tratti del tema di Aerith, del BGM arrangiato in diverse versioni o delle nuove versioni di brani più blasonati, come quello del filmato d’apertura, la colonna sonora di Final Fantasy 7 Remake risulta impeccabile al nostro udito.

“Il cielo mi fa paura”

Siamo giunti alle battute finali di questa recensione, un paragrafo bonus che raramente il sottoscritto si concede, ma di cui sente il bisogno di emanare nero su bianco. Final Fantasy 7 Remake è un progetto ambizioso, la suddivisione in parti di una storia già esistente e completa ha fatto storcere non poco il naso a chi, nel 1997, ha vissuto emozioni indescrivibili con l’originale opera di Squaresoft. Le perplessità sul futuro del progetto son legittime dopotutto: quello che verrà è incerto, cosa cambierà da qui in avanti? Cosa verrà tagliato fuori e cosa verrà aggiunto all’economia narrativa del nuovo Final Fantasy 7? Dubbi che rimarranno tali per qualche anno, persino gli stessi sviluppatori non sanno ancora per certo in quante parti verrà suddiviso questo remake che, oltretutto, opta per un titolo quasi fuorviante per chi non segue assiduamente le notizie provenienti dall’industria. Difatti, quando si legge la parola remake al fianco di un titolo, ci si aspetta l’opera originale completa rifatta nella sua interezza, come già accaduto nei vari progetti sinora usciti. Anche per una questione di trasparenza, specificare che Final Fantasy 7 Remake è una “Parte 1” avrebbe destato meno perplessità riguardo al progetto, soprattutto nei confronti di chi si interfaccerà con l’opera di Square Enix per la prima volta.

Ma al tempo stesso, l’intero Final Fantasy 7 non poteva essere proposto nella sua integrità in questo remake: i tempi, i metodi di lavoro e le nuove tecnologie impiegate nello sviluppo dei videogiochi si sono evolute da allora, gli sviluppatori ambiscono a raggiungere nuove vette e in questo modo i videogiochi diventano sempre più grandi. Una storia come quella di Final Fantasy 7, reinterpretata come un’immaginaria trilogia in stile Shenmue (l’idea di un viaggio, che riprende nel capitolo successivo da dove si era interrotto), avrebbe modo di dedicare maggior spazio ad approfondimenti ed espansioni di determinate parti di gioco, come è accaduto per Midgar. D’altronde, nello sviluppo originale, tanti furono i contenuti tagliati dal gioco ed ora vi è l’occasione di rivivere questo mitico viaggio nella sua suddivisa interezza. In risposta all’attesa forzata per giocare alla seconda parte, vi diciamo che un AAA non si tira fuori come un coniglio dal cilindro.

 

GUIDE TROFEI

Matteo Murri
Matteo Murri
Appassionato di videogiochi e anime sin da tenera età, il suo primo videogioco fu Super Mario 64 per Nintendo 64, col tempo si affezionò alle console di Sony partendo appunto dalla prima Playstation. Oggi è un cacciatore di trofei su Playstation 4, predilige gli sparatutto, i titoli di corse e i picchiaduro, ma gioca veramente di tutto!

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Final Fantasy 7 Remake (Parte 1) delinea le intenzioni del trio Kitase-Nomura-Nojima sul progetto. Rivivere in questa nomenclatura l'epopea del leggendario JRPG permette di svelare i retroscena e le sfaccettature di un'opera mastodontica, la quale racchiude in sé un universo narrativo affascinante e al tempo stesso intricato. Il passaggio dal turno all'azione non manca di rispetto all'opera di riferimento ed anzi, pone omaggio mantenendo quelle caratteristiche che lo hanno reso unico: il sistema ATB e quello delle materie permettono al giocatore di destreggiarsi in combattimento in maniere differenti, sfruttando il tempo tra una scelta all'altra per decidere quale tattica adottare. Cloud, Barret, Tifa e Aerith risplendono in questo remake, insieme a quella megalopoli capitale dell'energia Mako ricostruita con le tecnologie moderne. In questa occasione, parliamo di un remake diverso dal solito, che prova ad inserire nel proprio contesto tutte le scelte non attuabili vent'anni fa, regalando quella sensazione di scoperta anche a chi ha giocato l'originale: nulla sarà poi così scontato, non ci resta che attendere la seconda parte.Final Fantasy 7 Remake - Recensione