Venerdì scorso, 01 aprile 2016, a Milano, abbiamo assistito ad una preview di Uncharted 4: Fine di un Ladro, in cui per la prima volta è stata mostrata e fatta provare la modalità single player del titolo. Erano presenti per Naughty Dog il Communications Director, Arne Meyer, e il Lead Designer, Ricky Cambier, che rispettivamente ci hanno parlato della storia di quest’ultima avventura di Nathan Drake e di quelle che sono alcune novità riguardanti il gameplay.
Vi raccontiamo un pò di quello che abbiamo appreso dalla conferenza stampa e dalla prova con mano, durata circa 20 minuti, in attesa del verdetto definitivo della recensione che arriverà con la versione finita del titolo, nei negozi dal 10 maggio 2016.

Mai fidarsi dei pirati
Per aprire la conferenza ci viene fatta da Arne Meyer un’infarinatura su quella che sarà la base su cui si reggerà l’intera trama di Uncharted 4: Fine di un Ladro. Come vi abbiamo detto poco sopra siamo di fronte all’ultimo episodio della saga di Uncharted, che ha avuto inizio nell’ormai lontano 2007 con Uncharted: Drake’s Fortune su PlayStation 3 e che, man mano, si è evoluta sotto molti punti di vista.
Uncharted 4 inizia con la storia del pirata Henry Avery, corsaro realmente esistito nel XVII secolo che ha svolto l’attività di pirata per poco tempo, circa due anni, ma nonostante questo la sua fama è rimasta indelebile nella storia grazie alle sue gesta. Le sue avventure partirono con un ammutinamento grazie al quale diventò capitano della nave Charles, da lui rinominata Fancy non appena ne assunse il comando. Prese quindi la rotta per l’Oceano Indiano, una destinazione non casuale ma scelta appositamente per il grande afflusso di pirati in quelle acque.
Qui Avery, nonostante avesse l’indole dell’uomo solitario, riuscì a coalizzarsi con altri pirati e diede vita ad una vera e propria flotta con lo scopo di portare a segno uno dei colpi più significativi nella storia dei pirati. Lo scopo era infatti quello di intercettare e derubare il tesoro appartenente a colui che era l’allora Imperatore dell’India, che era solito battere determinate rotte.
Per Avery e i suoi compagni, portare a termine la missione fu un gioco da ragazzi in quanto furono a conoscenza di quali acque perlustrare per riuscire a colpire la nave ammiraglia del Maharaja indiano, la più pericolosa dal punto di vista bellico ma anche la più ricca di tesori. I pirati riuscirono nel loro intento portando via l’intero bottino, che ammontava a circa 1000 Sterline (del XVII secolo) per ogni membro della ciurma, che se stimate nei giorni nostri equivarrebbe ad un totale di circa 400 milioni degli attuali Dollari.
Questo tesoro raffigurava si una grandissima impresa, ma portò anche ad alcune difficoltà. Avery era infatti di origini britanniche e l’Imperatore derubato ne fece un problema diplomatico, creando difficoltà nei rapporti tra India e Gran Bretagna. Si generò quindi un’enorme caccia all’uomo che causò la scomparsa sia del ricercato Avery che del tesoro stesso.
E’ proprio qui che entra in gioco il cacciatore di tesori Nathan Drake. Lui e suo fratello, Sam Drake, da sempre appassionati per la storia di questo pirata, si avventurano alla ricerca del tesoro scomparso fino a quando Sam, apparentemente, muore.
In Uncharted 4 Sam riappare nella vita di Nathan, al quale confessa di essere in pericolo e che l’unica sua salvezza è di riuscire a trovare il bottino, che ha localizzato nelle pianure del Madagascar, dove si svolge l’intero titolo.
Per questa avventura si unisce anche il vecchio amico Victor “Sully” Sullivan, con cui Nathe ha avuto sempre un buon rapporto. Il trio verrà contrastato da due antagonisti, Rafe Adler, già conosciuto da Nathan, e Nadine Ross, assoldata da Rafe insieme al suo gruppo di mercenari per contrastare il giovane cacciatore di tesori.
Giunti nella piana del Madagascar apprendiamo che sono presenti dodici torri, una delle quali situata all’interno di un vulcano, e tutte potenzialmente potrebbero contenere il famigerato tesoro.
Questa in sostanza è la base su cui si costruisce l’intera trama di Uncharted 4: Fine di un Ladro, un incipit che sicuramente non è dei più originali ma siamo fiduciosi per quanto riguarda la stesura della narrazione, sicuramente ricca di colpi di scena come la serie ci ha ormai abituati sin dal primo capitolo.

Avventuriamoci
Veniamo ora alla parte più “viva” del gioco, il gameplay, che è stato prima introdotto da Ricky Cambier e poi provato personalmente. Viene subito messa in risalto una delle novità di Uncharted 4, ossia la possibilità di poter guidare liberamente una jeep che utilizzeremo frequentemente per muoverci sulle pianure del Madagascar. Pad alla mano, la guidabilità di questo mezzo a motore ha restituito un buon feedback; certo, aspettatevi una guida del tutto “arcade” dove non sono presenti danni al veicolo (anche se affrontiamo cadute da altezze notevoli). La fisica sembra essere ben studiata e abbiamo notato un diverso approccio con la strada in base alla pendenza e al tipo di terreno che abbiamo sotto le ruote, variando da una guida più stabile in caso di terreno secco fino ad arrivare a situazioni più “scivolose” nel caso in cui stiamo calpestando del fango, dove si apprezza anche un accumularsi notevole di terriccio sia sui copertoni che sui lati della jeep. Questa è dotata anche di un verricello frontale con fune d’acciaio, che possiamo agganciare intorno agli oggetti per aiutare la jeep nella trazione su alcune strade molto ripide e scivolose, oppure per sradicare o spostare oggetti che altrimenti possono impedirci il passaggio (nella demo abbiamo sradicato due tronchi che reggevano un ponte in legno, precedentemente abbattuto, per poter proseguire lungo la strada).
Quest’auto ci servirà anche per esplorare il territorio in cui si svolge l’avventura. Anche se non si tratta di un open world, ma anzi c’è una scorrevolezza abbastanza lineare, la strada spesso si biforca o nasconde grotte e nascondigli presso cui possiamo addentrarci per andare a scovare alcuni tesori, che possono essere pagine del diario di Avery, cimeli del passato o ulteriori indizzi che ci indirizzeranno verso il bottino finale. Apprendiamo quindi che anche in questo capitolo la parola d’ordine è esplorare, un fattore sempre presente in Uncharted e che ci regala spesso e volentieri paesaggi mozzafiato, questa volta sulle distese del Madagascar che regala una natura incontaminata e che ci ha regalato sin da subito un colpo d’occhio notevole.
Le sessioni shooting, provandole, sembrano aver preso di sana pianta la struttura del terzo capitolo della serie, dove giocano da padrone i ripari, l’interattività con l’ambientazione (scalate, utilizzo del rampino, esplosioni per aprirci dei passaggi) e, in alcuni casi, anche l’approccio stealth. Di fondamentale importanza risulta essere anche la cooperativa tra i tre personaggi che si imbattono insieme nell’avventura, collaborazione che porta a coprirsi le spalle l’un l’altro e che spesso ci salva la pelle da situazioni altrimenti molto pericolose.
Durante le battaglie sono state introdotte alcune piccole novità che non stravolgono il gameplay, ma che lo rendono più completo. Tra queste, durante l’evento, vengono messe in risalto la possibilità di liberarsi da un avversario che ci blocca fisicamente premendo il tasto triangolo e quella di poter marcare i nemici premendo i tasti L2 (quindi mirando verso di loro) ed L3 facendo comparire un piccolo triangolo bianco su di essi, ottima soluzione per pianificare a dovere gli attacchi prima di scagliarci nella mischia e per tenere sempre sott’occhio i movimenti degli avversari.
Per l’approccio stealth Naughty Dog ha invece introdotto l’indicatore del pericolo; grazie infatti ad un rombo situato sulla testa dei nostri bersagli, che sarà più o meno pieno in base alla percentuale di rischio che abbiamo di farci scoprire, sarà possibile valutare dove andarci a nascondere per non essere individuati e per passare inosservati senza ricorrere all’uso delle armi.

Noi attendiamo molto fiduciosi!
Da questa prima visione sembra che Naughty Dog abbia voluto puntare sul cavallo vincente del terzo capitolo, proponendo in Uncharted 4: Fine di un Ladro un gameplay che introduce alcune piccole novità senza stravolgere la base di partenza. Noi speriamo in una trama avvincente, come la serie ci ha abituato finora, per regalare a Nathan Drake e ai suoi amici un degno finale. Rimanete su queste pagine per il nostro verdetto finale!

Antonio Loparco
Videogiocatore sin da piccolo, ho iniziato ad addentrarmi nel mondo videoludico con Amiga600. Pian piano ho provato varie piattaforme fino all'acquisto della prima PlayStation che è rimasta da sempre la mia console preferita.

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