Presentato nel 2017, Code Vein è il nuovo action-rpg di Bandai Namco sviluppato dagli autori di God Eater. Inizialmente previsto per il 28 settembre 2018 su console e PC, il gioco ha subito un brusco rinvio ed oggi si presenta a noi con un network test.
Il gioco è fortemente ispirato ai lavori di Hidetaka Miyazaki e From Software, ma si differenzia da quest’ultimo per un design decisamente più vicino al tipico cartone animato giapponese.
Dopo questa breve introduzione, vogliamo confidarvi le nostre sensazioni ed aspettative sul titolo. Abbiamo avuto modo di provarlo attraverso il test iniziato il 31 maggio su PlayStation 4 e Xbox One. Questo è il nostro provato di Code Vein!
La nascita di un nuovo “redivivo”
Una volta avviato, ciò che salta subito all’occhio in Code Vein è l’editor di creazione del personaggio. I titoli distribuiti da Bandai Namco, spesso e volentieri, presentano editor ben forniti con tantissime possibilità di personalizzazione. In questo caso, però, si è raggiunto un nuovo livello. Quello presente è un menù di personalizzazione vasto e dettagliato, grazie al quale siamo in grado di creare un protagonista unico e quasi irriproducibile. I classici aspetti della personalizzazione vengono approfonditi egregiamente, tanto da poter scegliere in maniera accurata ogni singolo dettaglio dell’avatar. Giusto per menzionare qualche elemento, è possibile personalizzare l’occhio attraverso una scelta variegata di pupille, riflessi e colori, lasciando da parte le classiche impostazioni di default.
La personalizzazione permette di inserire segni particolari come cicatrici e pitture per il viso, ma anche di aggiungere accessori, vestiti, una maschera di purificazione e, addirittura, scegliere il supporto che reggerà quest’ultima sul viso del personaggio.
Se c’è qualcosa che ci ha veramente colpiti è proprio questo aspetto del gioco. Il team di sviluppo ha inoltre reso possibile modificare l’espressione e la posa da assumere durante la creazione. Per non parlare dell’opportunità di selezionare il background alle spalle dell’avatar.
Un mondo caduto in rovina
Code Vein ci catapulta in un mondo assetato di sangue. I pochi sopravvissuti rimasti sono costretti alla ricerca di gocce di sangue per non cadere vittima della corruzione, la quale trasforma questi ultimi in mostri privi di coscienza. Nei panni del protagonista da noi creato, i cui ricordi sono andati perduti, facciamo la conoscenza di una ragazza avvolta dal mistero.
In questa prima prova aperta al pubblico abbiamo incontrato diversi NPC, ognuno delineato da un proprio ruolo e caratteristiche. Purtroppo, come vi è già noto, non è stato possibile approfondire ulteriormente il filone narrativo, poiché siamo stati limitati a una sola effettiva missione principale.
In questo test, però, è possibile ottenere un’enorme quantità di informazioni sulla storia: chi sono i redivivi, chi erano coloro che affronteremo, cosa ha portato alla rovina il mondo e, soprattutto, chi siamo noi. Questi sono tutti aspetti che sicuramente approfondiremo nel prodotto finale.
Sete di sangue
Il prodotto di Bandai Namco è fortemente ispirato alla serie “Dark Souls”, nonostante i temi trattati si avvicinino molto di più a quelli proposti in Bloodborne.
Il combat system del titolo si avvicina al sottogenere “Souls-Like”, riprendendo a piene mani le meccaniche delineate dalla serie di From Software. Code Vein porta una ventata d’aria fresca al sottogenere proponendo nuove ed interessanti meccaniche.
Il nostro equipaggiamento è composto fondamentalmente da tre elementi: arma primaria, arma secondaria e “velo di sangue”. Nonostante non vi sia molto da dire sulle armi, abbastanza autoesplicative, possiamo dirvi che il “velo di sangue” ha diverse funzionalità . Esso influenza le statistiche del nostro personaggio, oltre ad attivare delle abilità passive che spaziano tra miglioramenti e resistenza ad effetti di stato. Può essere inoltre utilizzato anche per attaccare.
A dettare i parametri del nostro personaggio sono i Codici Sanguigni, il cui funzionamento sostituisce le classi della serie Souls. Tali codici possono essere sostituiti in qualsiasi momento, il ché permette al giocatore di prepararsi tatticamente allo scontro scegliendo quello più adatto all’occasione. A questi possiamo equipaggiare delle abilità passive, ottenibili tramite l’esplorazione della mappa o acquistabili presso la base. Queste abilità si chiamano “doni” ed il loro funzionamento, suddiviso tra passivo e attivo, si esprime in vari modi. Nel Codice Sanguigno possiamo equipaggiare unicamente doni di tipo passivo ed il loro utilizzo è finalizzato al potenziamento della build in uso. I doni attivi, invece, vengono equipaggiati negli slot rapidi. Il loro utilizzo garantisce l’accesso ad abilità differenti come un momentaneo potenziamento, oppure l’utilizzo di una mossa speciale (diversa in base al dono equipaggiato), arricchendo in questo modo il moveset di un’arma.
Infine, nel nostro equipaggiamento troviamo una sezione adibita agli oggetti rapidi, sfruttata principalmente per l’utilizzo di item curativi.
Il sistema di progressione pone qualche differenza rispetto ai classici Souls-Like. Spendendo la “foschia” ottenuta dai nemici è possibile aumentare di livello. Questo sistema non permette però al giocatore di scegliere quale parametro aumentare, è il gioco stesso a decidere cosa migliorare.
Come già detto i parametri vengono dettati dai Codici Sanguigni, la cui funzione è paragonabile alla scelta di una specifica build. Presso i “vischi”, che hanno un ruolo identico a quello dei falò, è possibile anche sbloccare nuovi doni per ciascun Codice Sanguigno, teletrasportarsi in un’altra area oppure cambiare compagno.
Collaborare è importante
È veramente difficile rimanere soli in Code Vein. Spesso e volentieri, almeno in questo provato, siamo stati accompagnati da un NPC, il quale fornisce supporto in battaglia. Questi NPC, come Louis, Mia e Yakumo, hanno uno stile di combattimento differente l’uno dall’altro, nonostante mantengano un approccio generale piuttosto aggressivo. Il più delle volte sono loro a prendere l’iniziativa in combattimento.
Se da un lato un NPC ci accompagna durante l’avventura, dall’altro troviamo il multigiocatore cooperativo. Attraverso le funzioni di rete è infatti possibile ricevere aiuto o prestarlo entrando nella sessione di un altro giocatore. Tale collaborazione vanta lo stesso matchmaking visto nella serie Souls, con tanto di password da inserire per facilitare la ricerca.
Unico neo di questa modalità cooperativa è la progressione. Solamente l’host può godere dei progressi ottenuti, L’ospite invece, in caso di morte, deve ripetere tutto il percorso ed eventualmente anche lo scontro con il boss. Ad indorare la pillola, l’ospite non perde la foschia ottenuta nel momento in cui viene sconfitto.
Esplorazione e base
Code Vein ha un mondo strutturato a dungeon. Queste aree sono divise le une dalle altre, ma al loro interno ospitano aree interconnesse da scorciatoie, facilitando di non poco l’esplorazione.
Ogni mappa di gioco risulta “oscurata”. È possibile rivelarla purificando i vischi nascosti in essa. Possiamo inoltre visualizzare la planimetria del dungeon nel menù dedicato all’equipaggiamento, nel quale viene riportata anche una percentuale che indica quanto abbiamo esplorato tale area.
L’inserimento di una mappa ben visibile è un elemento che abbiamo apprezzato non poco. La sua esistenza permette al giocatore di non perdersi all’interno del dungeon, i cui pericoli non sono certamente pochi. Esplorando si viene ricompensati con oggetti, il più delle volte contrassegnati da una luminescenza, oppure con dei forzieri contenenti, generalmente, loot migliore.
Nel titolo è presente una base, nella quale possiamo dialogare con gli NPC del luogo. Nonostante questi ultimi non propongano, al momento, tutte le funzionalità che vengono accennate, troviamo ben due negozi dove acquistare oggetti e armi. Presso l’armeria si possono anche potenziare gli equipaggiamenti o, addirittura, trasformarli conferendogli un effetto di stato. Ciò avviene solamente con lo scambio dei materiali necessari e della foschia, l’unica valuta disponibile nel gioco. Attraverso lo scambio, è possibile ricevere dei punti. Questi possono essere utilizzati a loro volta per ottenere degli oggetti unici.
Infine, alla base troviamo un NPC di nome Davis, il cui compito è quello di farci accedere alle profondità . Questi dungeon speciali che presentano con nemici ancor più forti. Consegnandogli le mappe si ha l’accesso a nuove profondità , il cui completamento garantisce ricompense migliori.
Esecuzione
L’action-rpg di Bandai Namco utilizza l’Unreal Engine ed i passi in avanti compiuti dagli autori di God Eater sono piuttosto evidenti.
Il titolo propone un comparto grafico ben fatto, con un’ottima definizione degli ambienti circostanti e dei modelli poligonali. Anche il character design vanta di un buon livello di dettaglio nella riproduzione di abiti e lineamenti dei personaggi, nonostante questi siano afflitti da animazioni facciali non proprio esaltanti.
In combattimento abbiamo notato delle animazioni che necessiterebbero una maggiore attenzione. Inoltre, il feedback delle hitbox pare essere inesistente. A volte si ha la sensazione di non colpire il nemico nonostante l’attacco vada a segno.
Sotto il profilo tecnico, la prestazione di Code Vein si afferma al momento sui trenta frame per secondo. La telecamera a volte finisce per incastrarsi male con pareti ed altri elementi, un problema risolvibile attivando l’opzione che permette alla camera di schivare gli ostacoli automaticamente.
L’intelligenza artificiale dei nemici ha un responso molto lento, tanto da rendere alcuni attacchi troppo facili da schivare.
Anche il comparto sonoro è all’altezza delle nostre aspettative, i cui effetti accentuano maggiormente la sensazione di desolazione del mondo in rovina che ci circonda.
Da quanto abbiamo potuto apprendere, il titolo ha testi e menù localizzati in italiano, mentre il doppiaggio si limiterà al giapponese e all’inglese.
Aspettative
In questa prima prova, Code Vein ci ha soddisfatti ma non del tutto.
Nel prodotto finale ci aspettiamo di vedere un maggiore responso dell’intelligenza artificiale dei nemici ed un bilanciamento dei danni subiti. Inoltre vorremmo vedere un miglioramento nelle hitbox, il cui feedback, al momento, non è tangibile.
Per quanto riguarda la cooperativa, speriamo che il team di sviluppo decida di espandere la progressione anche all’ospite della lobby e di non limitarlo solamente a colui che fa da host.
Non vediamo l’ora di mettere mano al prodotto finale, i cui spunti inseriti nel gameplay hanno catturano la nostra attenzione. Nonostante il titolo riprenda a piene mani i tipici elementi Souls-Like, vi sono alcuni elementi che lo renderanno unico.
Ricordiamo che Code Vein è previsto per il 2019 su PlayStation 4, Xbox One e PC.