Prima di procedere con la recensione di Tchia è bene fare un brevissimo appunto sulla storia della Nuova Caledonia, terra d’ispirazione per gli sviluppatori di Awaceb, ma anche terra di origine di alcuni di essi. La Nuova Caledonia è una collettività francese d’oltremare sui generis, ossia fuori dal comune, situata nell’Oceano Pacifico sud-occidentale vicino all’Australia.
Caratterizzata da una biodiversità talvolta unica al mondo, nell’arcipelago della Nuova Caledonia è possibile trovare specie di flora e fauna endemica (vale a dire esclusive di un determinato territorio) come ad esempio il Kagù (o cagou) un uccello a rischio estinzione famoso per il suo cinguettio simile all’abbaio di un cane. In generale può vantare all’incirca 3250 specie di piante e fiori diversi.
Essendo un arcipelago di importanza non solo naturalistica ma anche culturale e storica è divenuta col tempo meta di studiosi e progetti di preservazione. Ed è ciò che gli sviluppatori si promettono di fare con Tchia, uscito il 21 marzo per console Sony e Microsoft. Indossare i panni di Tchia ci permetterà non solo di esplorare uno dei più bei panorami del mondo, ma ci permetterà di conoscere culture, religioni, musiche e tradizioni molto diverse dalle nostre ma cariche di fascino e misticismo.
Ci consentirà di apprezzare la natura ed il valore dei costumi neocaledoniani; esploreremo l’isola, dalle altissime catene montuose alla splendida barriera corallina che la circonda (divenuta patrimonio dell’UNESCO), impareremo l’arte dell’intaglio dei totem e parteciperemo attivamente alle danze tradizionali suonando i più disparati ed inusuali strumenti musicali, come la felce essiccata o le noci.
Il tutto adattato per creare un’esperienza ludica coinvolgente e divertente che ci permetterà di imparare giocando e di emozionarci con una storia non priva di colpi di scena e temi delicatamente trattati. Senza dilungarci ulteriormente, indossiamo le vesti tradizionali e partiamo per la Nuova Caledonia!
Tchia,”Terra della parola, terra della condivisione”
Al primo avvio del gioco verremo accolti da alcune annotazioni degli sviluppatori in cui ci daranno delle prime informazioni sulla Nuova Caledonia e su alcune delle scelte fatte nel realizzare Tchia. È bene ricordare che l’intero gioco, come già anticipato, si ispira in tutto e per tutto alla Nuova Caledonia, ma alcune delle cose presenti (come alcuni dettagli culturali e di folklore) sono stati modificati in segno di rispetto.
Tchia è difatti in tutto e per tutto una lettera d’amore a questo splendido territorio, e l’intero gioco trasuda tutta la passione degli sviluppatori che (lo apprenderemo nei titoli di coda grazie a delle foto) hanno viaggiato ed esplorato in prima persona la Nuova Caledonia.
Dopo questa breve intro sarà mostrato un filmato in cui vedremo un ragazzo solitario che viene accolto su di un isola che sembra essere un rifugio per bambini smarriti. Al tramonto di quello stesso giorno una signora anziana, dinnanzi ad un falò circondato da bambini, inizia a narrare la storia della piccola Tchia.
La nostra avventura inizia il giorno del suo compleanno. Dopo aver passato un po’ di tempo a Uma (isolotto in cui abitiamo) ed aver suonato e danzato con suo padre Joxu e con Tre, amico dei nostri isolani, riceveremo una fionda, un aliante (oggetti che ci accompagneranno per tutta la nostra avventura e che saranno fondamentali per esplorare l’arcipelago) ed un bellissimo fiore di tiaré. La splendida giornata sembra terminata e Tchia va a dormire, ma ben presto i momenti di serenità termineranno. Verremo svegliati dal rumore di un aereo in avvicinamento dal quale scende Pwi Dua, misterioso stregone che dopo un litigio con Joxu lo rapisce con l’aiuto dei suoi incantati manichini fatti di sola stoffa.
Mentre l’aereo si allontana, in un moto di disperazione, Tchia scopre di possedere l’abilità molto speciale del “Lancio dell’anima“, il quale le consente di possedere oggetti ed animali. Grazie al suo potere riesce quindi a colpire Pwi Dua prima di perdere i sensi e precipitare nell’oceano. Tre ci verrà in soccorso salvandoci e portandoci al suo accampamento.
Dopo esserci risvegliate, Tre ci informa che nostro padre Joxu è stato rapito dal malvagio sovrano Meavora. L’unico modo per poterlo salvare consiste nell’ottenere un udienza con lui, recandoci nella fortezza nemica Ga Ngazo. In seguito Tre ci donerà la sua fidata barca, una torcia, una bussola ed un ukulele augurandoci buona fortuna. Tutti questi oggetti avranno un importanza essenziale, ma li vedremo nel dettaglio tra poco.
Un’arcipelago ricco di sfide
Ed ora passiamo alle meccaniche di gioco e al cuore pulsante dell’intera esperienza ludica. Tchia è un gioco d’avventura in terza persona, open world. L’intera esperienza gira intorno all’abilità unica della piccola Tchia. Il “Lancio dell’anima” ci consentirà infatti di assumere il controllo non solo dei numerosi oggetti intorno a noi ma anche degli esseri viventi che abitano i cieli, i mari e la terra della Nuova Caledonia videoludica (ne possiamo contare oltre trenta).
Prenderne il controllo ci permetterà di sfruttare a nostro vantaggio le abilità speciali dell’essere/oggetto come, ad esempio, controllare un delfino ci consentirà di nuotare molto più velocemente rispetto a quanto faremo con Tchia. Controllare una tanica di benzina invece, ci consentirà di sfruttarne il suo potere esplosivo. Sono quindi numerose le possibilità di esplorazione e di interazione nel mondo di Tchia, ciò concede una certa varietà di approcci per raggiungere i luoghi designati.
L’utilizzo dell’abilità speciale non è illimitato. Infatti vi è un indicatore che ci permetterà di misurare il tempo rimanente; terminato il nostro tempo a disposizione ritorneremo nella nostra forma e dovremmo attendere che la barra si ricarichi oppure mangiare. E’ possibile però potenziarla partecipando a delle sfide specifiche, ovvero quelle del “Santuario del Totem“.
Queste sfide consistono nell’individuare la porta di un santuario su cui vi è incisa l’immagine di un totem, riprodurre noi stessi la stessa immagine su di un ceppo di legno, per poi portarlo al santuario. Al suo interno vi può essere un ulteriore sfida da affrontare oppure no, ma in ogni caso verremo ricompensati con un frutto dell’anima, che se consumato ci darà un ulteriore barra per l’abilità.
Tchia, inoltre, possiede una barra della resistenza che sarà necessaria per volare con l’aliante, scalare le montagne, andare sott’acqua oppure più semplicemente correre. La resistenza funge anche da barra della salute per Tchia. Potenziarla sarà quindi necessario per velocizzare gli spostamenti della piccola isolana ed aumentarne la salute. Per fare ciò vi sono sparse per la vasta isola frutti della resistenza.
A sommarsi alle sfide vi sono ulteriori attività non fini a se stesse. Come già anticipato prima, avremo a nostra disposizione l’ukulele. In alcune fasi il gioco si trasforma in un rhythm game in cui possiamo suonare i più disparati strumenti, dal semplice ukulele, alle rocce oppure al bwanjep (strumento a percussione realizzato con la corteccia degli alberi). Non necessariamente saremo costretti a suonare il nostro strumento, potremo anche decidere di goderci la melodia e di lasciar fare il tutto al gioco.
Ma non solo, potremmo impugnare il nostro ukulele in qualsiasi momento e suonare alcune “melodie dell’anima” che applicheranno alcuni effetti. Vi sono melodie (per un totale di 14) che ci permetteranno di cambiare ora del giorno (alba, mezzogiorno, tramonto, mezzanotte) ed altre che ci consentiranno di evocare animali; ogni melodia ha però un cooldown.
Per sbloccare le melodie, gli sviluppatori hanno pensato ad un’ulteriore sfida, ovvero il bilanciamento delle rocce. Bilanciare le rocce è un attività zen che richiede una certa concentrazione e precisione, in cui è necessario impilare delle rocce per arrivare ad una certa altezza. Insomma sull’isola di Tchia non ci si annoia mai, tutte le sfide sono coerenti nel contesto e divertenti, anche se evocare gli animali come ad esempio l’uccello semplificherà di molto l’esplorazione, gli spostamenti e talvolta anche i combattimenti.
L’arcipelago vanta due grandi isole e diversi isolotti adiacenti, tutti esplorabili. Inizialmente non avremo idea di ciò che è presente in una data zona dell’isola e per sbloccarne i punti di interesse (come frutti, santuari, perle, porti etc.) sarà necessario raggiungere un punto panoramico indicato nella mappa.
Possiamo spostarci in diversi modi: in mare con la barca, nei cieli prendendo il controllo di alcuni uccelli o via terra, ma non avremo sempre modo di conoscere la posizione esatta in cui ci troveremo. Sparsi per la mappa avremo diversi cartelli di orientamento che se attivati ci segnaleranno la posizione di Tchia in quel momento esatto, ma non ci sarà un segnalino che si sposterà con noi (tranne nel caso della zattera).
Ad ogni modo arrivano in nostro soccorso la bussola e la mappa. In qualsiasi momento possiamo richiamare i due strumenti nella parte in basso a destra dello schermo e Tchia ci dirà a grandi linee degli indizi sul luogo in cui ci troviamo. Inizialmente ammetto che si possa provare un certo senso di smarrimento e confusione, ma con mappa e bussola aperti costantemente si imparerà velocemente ad orientarsi.
Abbiamo visto come l’esplorazione e la varietà di sfide da affrontare siano un punto fondamentale e ben curato in Tchia, non posso dire lo stesso dei combattimenti che risultano essere fin troppo semplificati, talvolta pressoché inutili e deludenti.
L’unico nemico presente in tutta l’isola (tolto per ovvie ragioni il boss finale) sono i Maano, manichini di stoffa. I Maano si raggruppano in piccoli/medi avamposti (eccetto in rarissimi casi per questioni narrative). Sconfiggerli non sarà cosi difficile poiché ci sarà sempre un falò, una tanica di benzina oppure dei ceppi di legno a cui dare fuoco di cui possiamo prendere il controllo per scagliarci contro i Maano e bruciali. L’unico modo per sconfiggerli è grazie al fuoco, rendendo, anche in questo caso, inutile l’utilizzo della fionda. Ammetto che nelle 15 ore impiegate per completare Tchia (in cui mi sono focalizzata sull’esplorazione, quindi la durata può variare) non ho utilizzato la fionda se non per far cadere le noci di cocco.
Sconfiggere un avamposto ci consentirà di sbloccare uno o più scrigni contenti esclusivamente oggetti estetici per Tchia (abiti, calzature, accessori, vele per la barca etc.) per tanto non aggiunge alcun potenziamento sostanziale.
Gli scrigni sono presenti ovunque, non solo nelle roccaforti Maano. Alcuni di essi sono anche acquistabili scambiandoli con delle perle; ciò ci invoglia sicuramente ad esplorare l’arcipelago nella sua interezza, ma a patto che siate dei completisti.
Una delle attività che maggiormente ho apprezzato e che mi ha divertito è la “caccia al tesoro“. Anche in questa sfida sono previsti come ricompense esclusivamente oggetti estetici ma ci consentono di concentrarci su alcuni brevi e semplici indovinelli ambientali per scovare il luogo dove è nascosto il tesoro.
La magia dei colori delle isole tropicali e dei suoni caraibici
Il team di Awaceb ha reso ulteriormente il tutto più immersivo realizzando delle ambientazioni assolutamente favolose; ricche di colori, caratterizzate da diversi biomi coerenti con la Nuova Caledonia che contraddistinguono le isole tropicali. Le meccaniche sandbox di Tchia ci consentono di esplorare ambientazioni molto diverse tra loro: abbiamo la possibilità di visitare una barriera corallina dalle infinite varietà di colori e sfumature; terreni che variano di stile dai più desertici, a zone paludose e terreni ricchi di vegetazione. Assisteremo a bellissime albe e tramonti, che si distinguono per i loro romantici color rosa e arancio, prendendoci il nostro tempo per goderci appieno delle meraviglie tropicali.
Ad accompagnarci abbiamo una sonorità creata ad hoc con canzoni ispirate alle tradizioni e suoni naturali e animali come il cinguettio degli uccelli, il soffio del vento oppure il rumore delle onde. Il doppiaggio invece (come spiegato anche dagli sviluppatori nelle note iniziali) è esclusivamente in drehu, lingua parlata dal popolo indigeno della Nuova Caledonia oppure il francese loro idioma nazionale. Una scelta comprensiva e che apprezzo poiché ci calerà ulteriormente in questo splendido arcipelago; inoltre vi sono i sottotitoli tradotti in italiano che sono ben realizzati.