Metal: Hellsinger – Recensione

Metal: Hellsinger si impone come uno sparatutto ritmico con delle basi molto interessanti, avallato soprattutto da una colonna sonora di grandissima fattura. Sicuramente il coinvolgimento di gruppi della scena metal music molto conosciuti ha contribuito alla realizzazione di una soundtrack estremamente affascinante, ma l'esperienza di gioco non è priva di sbavature. Tra un'arsenale alquanto contenuto che non lascia spazio alla varietà di gameplay e delle boss fight poco impattanti, la creatura di The Outsiders è un biglietto di sola andata negli inferi, con la speranza di vedere in futuro anche un biglietto di ritorno.

Lo sparatutto arena pian piano sta tornando di moda. Sebbene quel mostro sacro di DOOM rimanga il re indiscusso dell’era moderna, stanno emergendo di tanto in tanto titoli fortemente ispirati all’opera di ID Software, proponendo a loro volta una propria visione del genere. Uno tra questi è Metal:Hellsinger di The Outsiders, un team di sviluppo svedese appassionato di musica Metal, il quale ha infuso nel gameplay del suo gioco l’anima musicale di gruppi come System of a Down, Arch Enemy, Soilwork e così via, in modo da realizzare a conti fatti uno sparatutto ritmico. E sebbene il paragone con DOOM risulti quasi inevitabile, il titolo a conti fatti costruisce una propria identità, riuscendoci non senza qualche riserva.

Si tratta però di un esperimento a mio parere estremamente interessante, perché unisce la frenesia degli sparatutto arena con la tecnicità e l’abilità di tenere il ritmo con la sua controparte ritmica, nonché elemento portante della sua esperienza di gioco. E avvalendosi della sua anima metal, la creature di The Outsiders riesce a fare centro e il perché è presto spiegato nella nostra recensione.

Metal: Hellsinger, uno sparatutto dall’anima metal!

Personalmente ho sempre considerato la musica come una componente vitale per rendere un’esperienza di gioco coinvolgente: la colonna sonora dopotutto non solo amplifica le emozioni trasmesse in un dato momento di un racconto, ma può trasformare delle sequenze di gameplay blande in un qualcosa di più accattivante. In DOOM Eternal la musica trasforma ogni scontro in sete di sangue, amplificando l’adrenalina e incoraggiando il giocatore a tuffarsi nella mischia per massacrare i demoni, e in Metal: Hellsinger ritroviamo le medesime sensazioni. La storia è solamente un contorno dell’esperienza, poiché il gameplay è predominante nel titolo. Ogni capitolo ci butta immediatamente nell’azione, con demoni e creature aberranti pronte a farci a pezzi. Dalla nostra però avremo un arsenale piuttosto contenuto ma alquanto efficace: una spada e un teschio magico saranno le armi iniziali, per poi lasciare spazio a strumenti di morte come doppi revolver, fucili a pompa, balestre ed un boomerang, il tutto racchiuso in un’armeria non troppo pretenziosa.

Gli spari dovranno seguire il ritmo della musica, che viene visualizzato al centro della visuale con un mirino orizzontale seguito dalle freccette, ben visibile e personalizzabile. Prima ancora di iniziare l’avventura, le accurate impostazioni di gioco permettono di personalizzare il ritmo e tutte le impostazioni a riguardo, così da ottenere un gameplay più accessibile e calibrato. Seguendo il ritmo alla perfezione, si otterranno moltiplicatori e punti, ottenendo così più facilmente l’accesso alle abilità delle corrispettive armi. Il ritmo inoltre non è solo un qualcosa da seguire per necessità: centrando il tempismo si ha la possibilità di eseguire dei colpi critici, rendendo ogni scontro più semplice. Se infatti inizialmente il gioco risulterà alquanto facile, più avanti non solo si presenteranno nemici più forti, ma le situazioni che si presenteranno diventeranno sempre più complesse e sarà assolutamente necessario assimilare il ritmo di ogni canzone.

Ogni livello infatti viene caratterizzato da una canzone, e sarà necessario assimilarne il ritmo per ottenere una prestazione più efficace. Ottenendo i moltiplicatori (fino a un 16x) non solo la musica cambierà leggermente, fino ad attivarne la parte cantata, ma persino le nostre capacità in battaglia verranno migliorate, rendendoci più rapidi e pericolosi. Tuttavia tuffarsi nella mischia sarà rischioso e gli unici modi per ripristinare la salute del nostro demone sarà quello di distruggere dei cristalli salute o eseguire delle finisher sui nemici storditi – esatto, come utilizzare la motosega in DOOM -, ovviamente in una finestra temporale alquanto ridotta e sempre a ritmo di musica. Ciò che pecca, a mio avviso, è l’arsenale di armi: non saranno molti gli strumenti di morte a nostra disposizione ed essi non possono essere né potenziati né modificati. Ciò che rimane dunque è la possibilità di equipaggiare un’arma primaria e secondaria, di cui possiamo sfruttarne l’abilità speciale per fare piazza pulita di una manciata di demoni. I doppi revolver per esempio creano un nostro clone che, a sua volta, annienta le creature infernali che ci attaccheranno, fornendoci un grande supporto in battaglia. Dunque, nonostante l’ottimo gunplay e una componente ritmica ben riuscita, l’assenza di ulteriori armi o persino potenziamenti non permette all’utente di sperimentare ulteriormente con il gameplay, poiché le combinazioni possibili sono alquanto risicate.

Ogni livello tuttavia risulta alquanto lineare nel design, con una formula piuttosto ripetuta fino ai titoli di coda: troviamo sempre corridoi alquanto vuoti oppure invasi da qualche creatura e nulla più, i quali servono a mantenere il ritmo ed il moltiplicatore intatto fino all’arrivo nella prossima arena. Anche le boss fight risultano essere piuttosto dimenticabili, poiché troviamo spesso e volentieri una variante del primo boss, con qualche moveset extra o potere in più, sintomo sicuramente di poca ispirazione per le battaglie più importanti. In tutto ciò, la campagna principale dura ben otto livelli, con una longevità che si aggira tra le 4 e le 5 ore a seconda della difficoltà e della skill. Ad aggiungere un po’ di pepe all’esperienza troviamo i tormenti, una serie di arene con regole ben specifiche ed equipaggiamenti designati, delle vere e proprie sfide in cui cimentarsi una volta concluso il viaggio nell’inferno. Questa modalità indubbiamente permette all’utente di assaporare un’azione ancor più frenetica, dettata in special modo dalle limitazioni e condizioni per la vittoria dettata da ogni sfida, che verrà giudicata con una valutazione finale. La componente arcade in Metal: Hellsinger è alquanto preponderante: la componente ritmica dopotutto serve soprattutto per ottenere punteggi altissimi, i quali classificano l’utente in una leaderboard globale, una competizione che in parte colma il vuoto di un multigiocatore che indubbiamente avrebbe beneficiato al titolo.

Metal: Hellsinger non è un titolo dalla potenza grafica mostruosa e, anzi, riesce comunque a catturare l’attenzione con dei livelli interessanti e dalla direzione artistica apprezzabile. Sebbene il level design delle mappe sia molto simile tra loro, vi è una discreta varietà nelle ambientazioni proposte, mischiando talvolta scenari urbani con le fiamme dell’inferno. Giocato su PlayStation 5 il titolo mantiene una fluidità costante priva di sbavature, offrendo così dei 60FPS granitici. L’impianto grafico non sforza ulteriormente l’hardware della nuova ammiraglia di casa Sony, così da assicurare una prestazione costante. Vi è anche una buona varietà sul bestiario: troviamo creature di diversa taglia ed estetica, le quali hanno delle specifiche funzioni e tattiche per essere sconfitte, una lancia che non possiamo spezzare però a favore dei boss, che risultano ripetuti sia nel design che nei moveset. Indubbiamente, l’impianto audio è quello più curato tra tutti, con una colonna sonora – impeccabile – che conquista la scena ed effetti sonori standardizzati, l’esperienza risulta coinvolgente soprattutto a livello acustico.

GUIDE TROFEI

Matteo Murri
Matteo Murri
Appassionato di videogiochi e anime sin da tenera età, il suo primo videogioco fu Super Mario 64 per Nintendo 64, col tempo si affezionò alle console di Sony partendo appunto dalla prima Playstation. Oggi è un cacciatore di trofei su Playstation 4, predilige gli sparatutto, i titoli di corse e i picchiaduro, ma gioca veramente di tutto!

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Metal: Hellsinger si impone come uno sparatutto ritmico con delle basi molto interessanti, avallato soprattutto da una colonna sonora di grandissima fattura. Sicuramente il coinvolgimento di gruppi della scena metal music molto conosciuti ha contribuito alla realizzazione di una soundtrack estremamente affascinante, ma l'esperienza di gioco non è priva di sbavature. Tra un'arsenale alquanto contenuto che non lascia spazio alla varietà di gameplay e delle boss fight poco impattanti, la creatura di The Outsiders è un biglietto di sola andata negli inferi, con la speranza di vedere in futuro anche un biglietto di ritorno.Metal: Hellsinger - Recensione