Annunciato durante gli ultimi TGA, Lost Records: Bloom & Rage è la nuovissima avventura di Don’t Nod. Il team francese ci racconta una nuova e particolare storia adolescenziale come ai tempi di Life is Strange, mostrandoci la vita di un gruppo di quattro adolescenti nel pieno della pubertà.
Memore delle opere prodotte da questo talentuoso studio, ho colto la palla al balzo nel testare in prima persona questa prima parte del titolo. Proprio così, Lost Records: Bloom & Rage è un’avventura suddivisa in due parti – o cassette -, di cui la seconda verrà rilasciata solamente il prossimo aprile.
Dopo essermi immerso nel Michigan del 1995, mi sento finalmente pronto a parlarvi della mia esperienza insieme a Swann, Autumn, Nora e Kat. Buona continuazione!
Lost Records: Bloom & Rage – Recensione Cassetta 1
Lost Records: Bloom & Rage ha inizio in un parcheggio. Swann, la nostra protagonista, deve entrare in un bar in cui la attendono le sue vecchie amiche. Amiche che non vede da ben 27 anni. Nonostante si possa pensare ad un felice ritrovo, l’atmosfera ed il tono con cui veniamo introdotti alla storia è cupo e misterioso, facendoci intuire fin da subito che qualcosa non va.
Entrati nel bar, scopriamo grazie a Autumn – una delle amiche ed unica attualmente presente – la vera motivazione di questo raduno: un misterioso pacco con su scritto di ricordarsi di “Bloom & Rage”. Non solo queste ragazze non si sentono da 27 anni, ma a malapena ricordano il tempo passato assieme. Solo una cosa pare comune nei loro ricordi, la promessa di non vedersi mai più.
Ha così inizio il nostro viaggio nel passato. Swann è una semplice ragazza adolescente di Velvet Cove in Michigan, ama il cinema e sogna di diventare regista. Passa le giornate con la sua videocamera in mano, filmando qualsiasi cosa le ispiri interesse. Colta dalla voglia di un normalissimo gelato, una serie di eventi la fa avvicinare ad altre tre ragazze della sua età.
Man mano che i ricordi tornano a galla, cerchiamo di capire cosa possa essere successo. Tutto appare normale, una semplice amicizia nata per caso. Una passione che unisce personalità diverse ma in qualche modo simili. Le giornate passano senza troppi problemi, eppure, ad ogni passo che facciamo, i ricordi ci portano sempre più a pensare che qualcosa non vada. Come evidente che sia.
Non volendo entrare nei dettagli, più proseguiamo e più le vicende prendono sfumature paranormali, quasi magiche, senza però scendere mai nel diretto. Ci troviamo di fronte a qualcosa di onirico, come se un sogno collettivo e le aspirazioni delle 4 giovani ragazze possano effettivamente alterare il mondo attorno a loro.
Tutto questo culmina con il finale, un colpo di scena che mi ha personalmente preso alla sprovvista. Un colpo di scena che avrà seguito solamente ad Aprile, quando uscirà finalmente la seconda parte.
Una videocamera a Velvet Cove
Lost Records: Bloom & Rage ha il solo fine di raccontare una storia. La storia di queste 4 ragazze e della loro magica estate. Difatti, il gameplay è effettivamente ridotto al minimo indispensabile.
Oltre alle varie scelte di dialogo con cui è possibile migliorare o peggiorare il rapporto di Swann con le altre ragazze, sia nel presente che nel passato, dovremo essenzialmente muoverci all’interno delle aree di gioco imbracciando la telecamera di Swann. Oltre alle varie riprese obbligatorie, siamo anche chiamati a filmare ogni cosa che possa interessare alla protagonista. Saremo dei veri e propri montatori, dovendo tagliare, modificare o eliminare l’ordine delle clip registrate per formare sia videoclip di trama che collezionabili. Poco altro.
Un 1995 da non dimenticare
Nonostante a me sia piaciuto sia lo stile grafico che la realizzazione di protagoniste e comprimari, non sono rimasto molto soddisfatto dalla pulizia del software. Giocando su PlayStation 5 Pro, oltre ad un frame rate ballerino, il titolo mostra il fianco anche a numerosi glitch grafici fin troppo frequenti.
Ho particolarmente apprezzato la OST principale, che mi è rimasta in testa per l’intera durata dell’avventura. Ottimi anche i dialoghi e l’interpretazione, anche se ogni tanto non è stato gestito correttamente il ritmo tra domanda e risposta, soprattutto quando parlano più personaggi contemporaneamente.
Nonostante i dialoghi siano in inglese, il titolo propone sottotitoli in italiano ben fatti e coerenti con quanto accade a schermo.