E’ passato un bel po’ di tempo da quando, per svariate ragioni, mi sono allontanato dal mondo del wrestling (come spettatore eh, sia chiaro). I tempi in cui lo seguivo in maniera assidua erano sicuramente differenti, “preistorici” forse li definirebbero alcuni di voi, ma anche allora era pur sempre uno spettacolo di tutto rispetto. In quel periodo i protagonisti del ring erano ovviamente altri, era il tempo del mitico Hulk Hogan, dei compianti Ultimate Warrior ed Eddie Guerrero (che non aveva ancora raggiunto l’apice del suo successo), di Andrè The Giant, dei Legion of Doom e del vero ed unico Undertaker. Non scorderò mai l’incontro per il titolo mondiale tra Hulk Hogan che era il campione, ed Ultimate Warrior che invece deteneva quello Intercontinentale. Fu un incontro splendido e memorabile, che non solo dimostrò la preparazione fisica dei due atleti, ma anche la loro lealtà e sportività, sancita alla fine dell’incontro da un Hulk Hogan sconfitto che alzava la mano del suo avversario, indicandolo come il più forte. Fu uno dei pochi incontri della storia a terminare con un abbraccio sul ring tra i fuochi d’artificio che festeggiavano il nuovo campione.
One… Two… Three…
Quei tempi però sono passati, e molte cose sono cambiate. La lega maggiore non si chiama più WWF ma WWE, gli atleti che ci competono, e di conseguenza gli incontri disputati, sono molto più tecnici di prima, e sono cambiati anche i videogames che vengono creati con la licenza ufficiale. Dagli ormai vintage Wrestlemania, la lunga strada verso il ring ci ha portato fino all’ultimissimo WWE 2K16, nuovo episodio creato da Yuke’s e 2K dopo un WWE 2K15 non proprio riuscitissimo.
Partiamo dall’inizio, e quindi da quello che qualsiasi atleta che vuole intraprendere la strada del wrestler deve fare, ovvero la gavetta della Carriera. Questa (riferendoci alla Carriera ovviamente), è la modalità principale del titolo, e vi concede l’opportunità di affrontare le varie categorie presenti nella federazione, e di scalarle posizione dopo posizione fino a raggiungere il podio dei campioni. Per poter fare questo però, sarà necessario creare un proprio lottatore con l’editor interno, una base di partenza almeno, da plasmare fino a farla diventare una superstar della WWE nel corso degli incontri.
Sorvolando sul quanto coatto possa essere venuto fuori il nostro wrestler, possiamo dirvi che la profondità con cui si può costruire ed inventare il nostro atleta è abbastanza soddisfacente. Certo, non sarà magari come di quella di Fallout 4, di cui abbiamo visto di recente qualche splendida creazione, ma c’è di che sbizzarrirsi. Giusto per farvi avere un’idea, è possibile anche definire singolarmente il tono dei muscoli del proprio lottatore, facendolo quindi apparire, per esempio, con un braccio più grosso rispetto all’altro (niente battute eh…), o con le gambe più in forma rispetto al resto del corpo. Qualunque sia il risultato finale delle vostre creazioni comunque, una volta fatto e vestito il vostro campione, è il momento di buttarsi sul ring.
Suplex… rovesciato…
Saliti sul ring, anche se con tutte le migliori intenzioni del mondo, ci siamo accorti però che le cose non girano tutte a dovere, e per più di un motivo ad essere sinceri. L’impatto grafico non è quello che ci si aspetterebbe da un titolo del secondo anno dell’ultima generazione di console “next-gen”, ma questa è una cosa di cui parleremo più tardi a suo tempo, perché ora è il momento di concentrarsi sulle mazzate… Quisquiglie grafiche a parte, il problema nel cominciare a giocare a WWE 2K15, è che il tutorial iniziale risulta essere piuttosto lacunoso. Spiega movimenti ed i tasti base, ma senza andare eccessivamente a fondo su altre mosse o colpi che invece sono decisamente utili nel corso di un incontro.
Apprendendo le basi, attraverserete i primi combattimenti imparando a colpire ed a infliggere una presa al vostro avversario, a capire come attaccare a terra, come schienare e come fare per uscire da una presa per cedere. Ma ciò evidentemente non basta, perché a meno di essere dei campioni provetti, faticherete non poco a tenere testa al vostro avversario, che sembrerà essere sempre un passo davanti a voi.
Come negli incontri reali, il fulcro del combattimento sta nelle prese e nella capacità di contrattaccare al momento opportuno. Nell’episodio precedente infatti, il contrattacco era considerato IL COLPO per antonomasia, ed in vista dal fatto che non vi erano limiti sul suo utilizzo, era abusato fino ad essere causa scatenante di sequenze infinite in cui i lottatori si rubavano vicendevolmente la posizione di dominio nella presa. In WWE 2K16 però le cose sono cambiate, ed è possibile ricorrere a questa utilissima mossa solo se si ha a disposizione almeno uno dei blocchi dell’apposita barra.
Più onesto direte voi? Forse. Migliore rispetto alla vecchia gestione? Sicuramente no.
Limitare in questo modo questa feature crea spesso momenti di stallo, o meglio li crea principalmente per il giocatore, perché la cara IA del gioco raramente resta a corto di contrattacchi, ed anche se capita è solo per pochissimo tempo.
I fear no man…
Tra l’altro, per attivare il contrattacco, la finestra di tempo a disposizione per premere l’apposito pulsante è spesso limitatissima, ed imbroccarne qualcuna in fila, a meno di essere un cyborg connesso via USB alla console, è praticamente impossibile.
Fare di continuo pugni, prese, lanci e tutto il resto, ovviamente stancherebbe chiunque, e quindi anche i nostri lottatori virtuali dopo un po’ cominciano ad accusare la stanchezza. La stamina a disposizione si riduce, e diventa sempre più complicato alzarsi velocemente dopo un colpo subito o fare colpi in una sequenza più o meno veloce. Questo fa si che diventi anche più semplice abbassare la guardia, facendoci trovare in un lampo sotto la furia dei colpi nemici.
L’esperienza di gioco finale quindi, risente di tutte queste imperfezioni, e tende a risultare a lungo andare un pochino frustrante, in quanto nonostante si riesca a fare un incontro impeccabile (e comunque ce ne vuole), il sistema riuscirà molto spesso a ribaltare le sorti dell’incontro, lasciandoci sconfitti a terra e con un pugno di mosche in mano.
Cambia leggermente il discorso invece per quello che riguarda le “prese per cedere”, ovvero i colpi per cui l’avversario sottomesso si da per sconfitto pur di non subire ulteriore dolore. Personalmente, sento una straordinaria nostalgia della “figura 4”, ma chiaramente col tempo di mosse del genere ne sono state scovate altre, e non sono ovviamente assenti nel titolo odierno. Qui, una volta fatta partire la sequenza della presa, comparirà un piccolo indicatore circolare sullo schermo, in cui una barretta rossa ed una blu si ricorrono per decidere se il lottatore sottomesso cederà o se riuscirà a liberarsi. Peccato però che riuscire a metterne una a segno non sia troppo immediato…
Wrestling is therapy…
A contorno degli incontri in carriera, non mancano i dissapori che possono crearsi tra i lottatori. Il titolo gestisce infatti la possibilità di crearsi sia dei rivali che degli alleati, creando dei rapporti che mutano in base ai propri risultati sul ring ed alle possibili interferenze che si possono fare durante gli incontri altrui. Avere dei buoni alleati potrebbe spianarvi la strada per gli incontri di coppia, ma al tempo stesso farsi troppi nemici potrebbe farvi correre il rischio di subire qualche interferenza di troppo. Qui, una nota di merito va senza dubbio alla grandezza del roster a disposizione nel gioco, che conta più di 120 lottatori di (quasi) tutti i tempi tra susperstar e divas.
Oltre al gestire i rapporti con gli altri wrestler, è importante dare al vostro campione anche un’impronta caratteriale, che potrà essere creata grazie alle risposte che darete nelle interviste post evento.
Ma la vita del wrestler professionista in WWE 2K16 non è solo nella Carriera, ed infatti altre modalità “secondarie” (passateci il termine) completano il titolo. La più importante, è senza ombra di dubbio lo Showcase, dedicato al pelatone che alza le braccia sulla copertina del gioco. Parliamo chiaramente di Steve Austin, nato come Steven James Anderson, ma conosciuto sul ring come “Stone Cold”. In questa modalità potrete rivivere tutti i più grandi momenti di questo atleta, partecipando ai suoi migliori incontri ed affrontando le sfide che gli si sono parate davanti all’interno del quadrato con le corde.
You can’t see me!
Passando al lato tecnico del titolo, ci tocca ammettere che ci sono alcune cose che ci hanno fatto non poco storcere il naso. Sempre per quel discorso legato al fatto che l’IA ogni tanto prende il sopravvento in maniera un po’ eccessiva, ci è capitato qualche volta di notare che l’animazione del nostro lottatore modifichi repentinamente la sua posizione per permettere all’avversario di fare una particolare presa. Giusto per farvi capire, il nostro wrestler si era praticamente rialzato, e quando l’avversario si è avvicinato a lui, si è trovato tutto ad un tratto steso sulla schiena e pronto per essere colpito nelle parti basse da un non molto corretto pestone.
Prese e movimenti base (come per esempio spostare le corde per entrare sul ring), soffrono spesso di problematiche legate alla compenetrazione dei corpi, e anche di “repulsione” dei corpi… nel senso che alcune volte gli oggetti che dovrebbero collidere non sempre combaciano con quello che effettivamente stanno toccando, e ci si trova a vedere corde spostate con mani a 15/20 cm di distanza, o prese sulla spalla che però vengono fatte sull’orecchio…
Anche il labbiale durante le scene dell’entrata sul ring non è proprio il massimo della bellezza, e viene un attimo il dubbio che i wrestler siano imparentati non tanto lontanamente con le rane dalla bocca larga… A tutto questo poi, c’è sfortunatamente da aggiungere una generale staticità nei movimenti, soprattutto quelli delle mani nei lottatori, che sono sicuramente la parte più legnosa.
Don’t try this at home…
Per quello che riguarda la controparte online del titolo, non ci sono notizie nettamente migliori rispetto alla media di quanto detto fino ad ora. La modalità include le classiche tipologie di incontro, ivi inclusi quelli classificati e non, singoli o tag, e via discorrendo. Gli incontri subiscono molto gli effetti dello stato della rete, passando da match che potremmo definire piuttosto buoni ad altri talmente afflitti da lag da meritare uno o due giri di calendario…
Per la localizzazione del titolo, dobbiamo sfortunatamente accontentarci di leggere solo i testi nella nostra lingua, e di ascoltare i dialoghi in inglese, che visto il genere di gioco in effetti non sono poi molti. Nettamente meglio quello che riguarda infine la colonna sonora, che si mantiene su alcuni generi classici delle entrate sul ring dei nostri campioni, e ci porta alle orecchie pezzi del calibro di Marilyn Manson, dei Run-DMC, Billy Idol e Skid Row. L’unica pecca è che i pezzi non sono tantissimi, ed il riciclo dei brani durante la partita è piuttosto frequente.