Rilasciato lo scorso 4 febbraio, Werewolf: The Apocalypse – Earthblood è il primo adattamento videoludico tratto dal grandissimo mondo di “World Of Darkness“, di cui fa parte anche il prossimo in uscita “Vampire: The Masquerade – Bloodlines 2“.
Il titolo in questione, sviluppato da Cyanide – autori di Styx e Call Of Chtulhu – e distribuito da Nacon, ha cercato di portare sulle nostre amate console un titolo dal concept interessante. Il risultato complessivo, però, è veramente distante da quanto la maggior parte dei giocatori e dei veri appassionati di questa ambientazione sperava, consegnando un prodotto mediocre e dal lato tecnico davvero indietro rispetto alle produzioni del periodo.
Fatta questa breve introduzione, partite insieme a noi in questa nuovissima recensione!
Cahal, il guerriero di Gaia!
Il titolo ci introduce alla narrazione con una introduzione a taglio documentaristico, nella quale ci viene spiegato che le tre entità che governano il mondo (Wyld, Weaver e Wyrm) hanno perso la loro integrità. Ciò è accaduto poiché l’umanità ha corrotto il Wrym, ossia una “forza distruttrice in grado di distruggere il vecchio per creare il nuovo”.
Qui facciamo la conoscenza di Cahal, un Garou – ovvero un lupo mannaro – che, assieme alla propria tribù “Fianna”, tenterà di fermare la malvagia Endron, una multinazionale ed anche nemico principale del titolo. Il compito di questa compagnia consiste nel voler avvelenare il mondo con lo scopo di dominarlo. Purtroppo, caso vuole che durante la prima missione qualcosa vada storto, costringendo il nostro protagonista a lasciare il clan.
È con questa breve introduzione che ha inizio il nostro viaggio, un’avventura fatta di redenzione e vendetta. Ad inasprire la scarsa longevità, basteranno infatti intorno alle 5/6 ore massimo per portare a termine la storia, il tutto viene anche penalizzato da una ripetitività delle missioni e degli ambienti, oltre che da dialoghi piatti e poco coinvolgenti.
La vera (non) potenza di un lupo mannaro!
Dal punto di vista del gameplay, Cyanide propone un action con una piccola componente da GDR. Durante le missioni, il nostro Cahal ha a disposizione tre trasformazioni disponibili: la forma umana, quella da lupo e, infine, da lupo mannaro.
La forma umana, con la quale possiamo affrontare i nemici in fase stealth, risulta anche essere la peggio gestita tra le tre. I nemici, infatti, non interagiscono con l’ambiente circostante rimanendo statici tutto il tempo. Inoltre, l’unica arma a nostra disposizione è una balestra, limitando le possibili variabili di gameplay al minimo. La seconda trasformazione ci permette di diventare un agile lupo. Questa trasformazione è anche quella più utilizzata durante l’intera avventura, poiché conferisce una maggiore agilità e rapidità nei movimenti. Infine, la terza trasformazione ci permette di diventare un lupo mannaro da combattimento, fulcro principale su cui si basa il titolo.
Nonostante l’intelligenza artificiale non riesca a generare una sfida degna di tale nome, sia a difficoltà normale che a difficile, l’approcciarsi in maniera aggressiva ad ogni combattimento risulta divertente. Alla lunga, però, il tutto riesce a stancare parecchio, data la scarsa reattività dei nemici e alle routine di risposta che adotteranno. Essi, infatti, agiscono sempre allo stesso modo, rendendo l’intero scontro un semplice susseguirsi di situazioni prevedibili.
La trasformazione in lupo mannaro porta con se due tipi di assetti: un assetto leggero, che conferisce una rapidità nei movimenti efficace contro nemici standard, ed un assetto pesante, caratterizzato da una potenza di attacco superiore utile contro i nemici corazzati. È dunque fondamentale scegliere quale assetto utilizzare in base al nemico.
Come già accennato poco sopra, Werewolf presenta uno schema di abilità piuttosto semplificato, il quale rende ancora più semplice l’intero prodotto. I punti abilità possono essere sbloccati semplicemente avanzando con la trama, compiendo missioni secondarie oppure, se siete completisti, assorbendo i vari spiriti sparsi all’interno di ogni livello.
In conclusione, nonostante si tratti di un titolo low-budget accompagnato da una licenza di tutto rispetto, avremmo preferito una maggiore cura ed attenzione non solo nel gameplay, ma anche negli ambienti. Ciò è dovuto ad una vera staticità di situazioni tra una missione e l’altra, dovendo seguire un unico percorso lineare contornato da nemici. Un vero peccato, inoltre, per la presenza di dialoghi poco ispirati, i quali aumenteranno il senso di noia che attanaglierà il giocatore a lungo andare. Un gioco dal potenziale enorme non sfruttato a dovere.
La fine di un viaggio tormentato!
Werewolf: The Apocalypse – Earthblood arriva sulle console di attuale generazione con una risoluzione in 4K upscalato e 60fps, stesso discorso anche per PS4 Pro.
Dal punto di vista tecnico, come già evidenziato all’interno della recensione, il titolo risulta essere datato sotto quasi ogni aspetto grafico. A partire da texture approssimative e passando per una scarsa cura nei dettagli, il titolo appare come un esperimento fuori dal tempo.
Ottima, invece, la colonna sonora. Il titolo è accompagnato da musica metal ed elettronica, la quale si adatta benissimo ad ogni situazione.