Rilasciato lo scorso 29 ottobre ed ora disponibile anche sulle console next-gen, Watch Dogs: Legions è il terzo capitolo della nota saga Ubisoft, la quale ha sempre cercato di offrire esperienze di gameplay differenti nonostante gli alti bassi.
Dopo aver combattuto in compagnia di Marcus Holloway la Blume, negli Stati Uniti di Watch Dogs 2, in questo nuovo capitolo Ubisoft ha deciso di stravolgere completamente le carte in tavola. Il tutto a partire dall’assenza di un vero protagonista unico, sostituito dalla possibilità di reclutare il proprio gruppo di hacker per formare la “DeadSec” londinese.
Fatta questa breve introduzione, non ci rimane che invitarvi ad indossare una maschera e a partire per Londra insieme a noi. Benvenuti in questa recensione!
Watch Dogs: Legion, We are… DeadSec!
Watch Dogs: Legion è ambientato nel 2026 in una versione distopica e futuristica di Londra, dove ormai droni ed auto con guida autonoma fanno parte della società. Al centro di questa rivoluzione tecnologica troviamo nuovamente il noto sistema di sicurezza informatica CtOS, presente sin dal primo capitolo, capitanato da Albion, una società privata che agisce nella quotidianità delle persone.
In seguito ad una breve fase introduttiva, veniamo subito catapultati in quello che è a tutti gli effetti l’incipit da cui ha inizio la trama. Il nostro scopo è quello di scoprire la vera identità di “Zero-Day”, il quale ha condannato Londra alle fiamme, piazzando e facendo esplodere diverse bombe per tutta la città.
Scelto il nostro primo attivista, prende ufficialmente il via la nostra avventura all’interno del titolo, scavando nel passato e nel presente per trovare la vera identità di “Zero-Day” e di tutti i suoi adepti.
A differenza dei precedenti capitoli, Watch Dogs: Legion offre anche un’ottima longevità. Infatti, il titolo offre un’esperienza singleplayer da 25/30 ore al massimo, le quali possono variare in base al vostro stile di gioco. Ad immedesimarci ancor di più nella narrazione è possibile giocare con il “permadeath” attivo. Questa meccanica, una delle più curiose del titolo, riesce a farci meglio affezionare ai membri del nostro DeadSec, soprattutto sapendo che potrebbero lasciare il gruppo per sempre.
Riprendiamoci Londra, tutti insieme!
Come vi abbiamo già anticipato, la più grande novità di Watch Dogs: Legion è quella di poter reclutare qualunque passante troveremo per strada, potendo quindi utilizzare il personaggio prescelto subito dopo averne completato la missione associata.
Anche se non tutti i personaggi sono veramente unici, ogni cittadino londinese possiede abilità e tecniche specifiche, le quali rendono ogni personaggio speciale nel suo leggere. Ad esempio, è possibile trovare un barbone armato di mp5 silenziato, oppure un tecnico informatico con l’abilità passiva di download più rapidi. Altri, invece, possono avere un proprio veicolo a disposizione.
Altra particolarità che fu molto sponsorizzata da Ubisoft in fase di marketing è proprio la tanto chiacchierata “permadeath“. Tale feature può essere attivata o disattivata prima di cominciare una nuova partita. Decidendo di attivarla, oltre ad essere impossibile da rimuovere, dovremo fare molta attenzione al nostro metodo di gioco, poiché basterà un singolo errore per farci perdere in maniera definitiva un personaggi. Se, invece, si decide di non attivare la permadeath, dopo circa 30/40 minuti di countdown è possibile tornare in possesso del nostro attivista deceduto.
Anche se nel prossimo paragrafo andremo a trattare nello specifico del gameplay, già da qui è possibile riconoscere l’intento di Ubisoft nel cambiare direzione. Watch Dogs: Legion immerge il giocatore in una visione distopica ed alternativa di Londra, una realtà virtuale che la società moderna cerca di combattere anche fuori dai videogiochi. Ribellarsi e combattere contro poteri forti, giochi di potere e corruzione, facendosi forza con l’unione delle persone.
A spasso per la città!
Dal punto di vista del gameplay, Watch Dogs: Legion offre un’esperienza open-world nella quale possiamo muoverci a nostro piacimento, sia a piedi che attraverso qualsiasi mezzo di trasporto. Inoltre, il fulcro principale del gameplay basato sull’hacking è stato sia molto semplificato che ridotto in ambito di azioni.
Ciò viene subito a galla andando semplicemente in giro per strada, nelle quali le azioni disponibili sono state notevolmente ridotte. Infatti, una delle azioni più utili consiste nell’analizzare i profili dei singoli cittadini, in cerca di qualcuno dalle caratteristiche particolari. Quando siamo inseguiti dalla polizia, ad esempio, moltissime delle interazioni ambientali disponibili nel primo capitolo – come l’hackerare semafori, tombini e barriere – sono assenti, rendendo il tutto una lotta contro i droni. Infatti, non sarà la polizia ad inseguirci ma droni meccanici che potremo disattivare per un breve periodo. Nonostante tutto ciò, il team di sviluppo ha deciso di spingere maggiormente sui gadget.
I gadget rappresentano un elemento fondamentale del gioco. Il titolo offre una vasta gamma di essi, i quali possono essere cambiati in qualsiasi momento dal nostro operatore e potenziati per sbloccare abilità aggiuntive. Tra i più comuni, che utilizzeremo soprattutto durante le missioni principali, troviamo lo “spiderbot”, il quale ci tornerà utile in moltissime missioni e situazioni grazie alla sua velocità di movimento e la possibilità di occultarsi. Ciò renderà molto semplici ed immediate moltissime situazioni in cui sarà richiesto accedere a qualche server distante. Tale gadget è protagonista anche di una missione, nella quale dovremo scalare il “Big Ben”.
Ritornano inoltre i classici puzzle ambientali, da sempre presenti fin dal primo capitolo. In questi puzzle dovremo indirizzare la corrente seguendo il giusto percorso e sbloccare i diversi nodi di energia. Anche se non li abbiamo trovati particolarmente difficili, è comunque una presenza piacevole all’interno del gameplay.
Ritornando a parlare di Londra, la mappa di gioco è suddivisa in otto quartieri principali, i quali comprendono la City Of London ed anche Westminster. Ogni quartiere, oltre ad essere pieno di collezionabili e “punti tecnologia” (che serviranno a sbloccare abilità per potenziarci), è pieno di attività secondarie che, se completate, porteranno alla liberazione del quartiere dall’oppressione nemica e all’ottenimento di un attivista speciale. Un buon passatempo, anche se abbiamo trovato poco ispirate alcune missioni finali di liberazione.
Trovandoci all’interno di una vera metropoli futuristica, lo spostarsi con un veicolo è ovviamente fondamentale. Abbiamo trovato la guida migliorata rispetto ai precedenti capitoli della saga. Guidare per le strade inglesi è davvero piacevole, sia essa un automobile, una moto o persino una barca, la vettura risulta stabile senza puntare al drift in maniera automatica quando si fanno le curve.
L‘intelligenza artificiale dei nemici si adatta in base alla difficoltà che sceglierete. Durante il nostro provato a difficoltà “normale” l’abbiamo trovata davvero ben fatta, anche se talvolta risulta semplice aggirarli o eliminarli in maniera furtiva. Nelle situazioni più action, invece, possono dar vita ad ottime sessioni di gunplay, soprattutto se accompagnati da alcuni droni da battaglia.
In conclusione, il gameplay di Watch Dogs: Legion non porta nessuna reale innovazione pad alla mano, nonostante le poche feature aggiuntive rendano il titolo davvero godibile sotto ogni aspetto. L’unico nostro dispiacere è racchiuso nel passo indietro fatto nei confronti delle interazioni ambientali, le quali rendevano l’hacking proprietario della serie una vera caratteristica unica della produzione.
Per un futuro migliore!
Watch Dogs: Legion arriva sulle console di ottava generazione con una risoluzione in 1080p e 30fps su PlayStation 4 standard, mentre a 4K upscalato a 30fps su PlayStation 4 Pro.
Dal punto di vista tecnico, nonostante si tratti comunque di un titolo cross-gen attualmente disponibile anche su PS5, il tutto risulta davvero ben curato e dettagliato, regalando davvero degli ottimi scorci inglesi. Stesso discorso per le OST, le quali includono artisti di ogni genere come, per esempio, i Gorillaz con la loro “Feel Good Inc”.
Per concludere, di ottima fattura anche il doppiaggio in lingua nostrana ben sincronizzato con i sottotitoli.