Twin Mirror è il nuovo thriller realizzato da DONTNOD Entertainment con la collaborazione di Shibuya Productions e Bandai Namco, il cui annuncio prevedeva un prodotto distribuito ad episodi, seppur lo sviluppo abbia riservato ben altri piani. Dopo gli apprezzatissimi Life is Strange e l’action-rpg Vampyr, il team si è dedicato ad una nuova IP di tutt’altro sapore, la quale ha avuto diversi problemi tanto da spingerla a sparire per oltre un anno dal suo curiosissimo annuncio.
Ciò che più ci ha incuriosito è stato l’inaspettato cambio di rotta di questa produzione. Cosa ha spinto a distribuire interamente il prodotto sin dal suo lancio anziché optare per la prevista pubblicazione ad episodi? Quali sono le conseguenze di tale scelta e come ha condizionato la qualità del prodotto finale? Domande a cui possiamo fortunatamente rispondervi, grazie soprattutto ad un codice review gentilmente fornitoci da Bandai Namco, il quale ci ha permesso di giocare ed esplorare in maniera approfondita la nuova esperienza confezionata dai ragazzi di DONTNOD. Non ci resta dunque che parlarvi finalmente di Twin Mirror in questa nostra nuova recensione.
Twin Mirror, lo spettro del passato ci tiene in ostaggio
Nella mente di Samuel Higgs non c’è niente di più terrificante di un passato che torna a bussare alla propria porta, soprattutto nel momento in cui il suo amico di una vita, Nick, muore all’improvviso in un’incidente d’auto, ritrovandosi a tornare nella sua città natale di Basswood. Per il nostro giornalista investigativo, rimettere piede in quel luogo che gli ha riservato solo dispiaceri è solo un atto di coraggio verso quell’amico con cui ha condiviso lavoro, tempo libero e tanti altri momenti importanti della propria vita per anni. Un ultimo saluto verso quel legame che lo legava a questa piccola cittadina, la cui economia aveva rafforzato le proprie fondamenta grazie alla miniera, ormai chiusa a causa di uno scandalo e giro d’affari illegale portato alla luce proprio dal nostro Samuel. Qui DONTNOD Entertainment cambia completamente registro, abbandonando quella tipica storia rivolta ai teenager per tuffarsi in un vero thriller, laddove non manca quel pizzico di sovrannaturale che tanto piace al team di sviluppo. Ovviamente non parliamo di super poteri come il riavvolgere il tempo della cara Max, ma abbiamo a che fare con un vero e proprio genio investigativo, le cui capacità analitiche permettono di studiare a fondo ogni indizio e dinamica di un evento, arrivando al punto di costruire un vero e proprio Palazzo Mentale in cui dissezionare ogni elemento per analizzarlo con cura. Sam, però, col passare degli anni è cambiato radicalmente, la sua condizione sociale lo ha portato a trasformarsi lentamente in una persona introversa. La separazione dalla donna che amava profondamente, il caso della miniera che lo ha spinto ad andarsene dalla città, la morte del suo amico e gli occhi indiscreti che lo scrutano di continuo, hanno reso il nostro protagonista del tutto asociale, tendente ad allontanarsi dalla gente e sfuggire alle conversazioni.
Sarà proprio la figlia di Nick, Joan, a spingere Samuel a indagare su quanto accaduto al proprio padre, convinta del fatto che non si sia trattato di un vero e proprio incidente, lasciando al giocatore – nelle veci del protagonista – la scelta se prendere seriamente o meno la richiesta della ragazzina. Twin Mirror ci immedesima in una vera e propria indagine iniziata in solitaria, facendoci vestire i panni del detective spingendoci pian piano verso una verità sconcertante, portandoci soprattutto ad interagire con le identità di spicco che caratterizzano la piccola Basswood. Tanto maledetto, il passato sarà l’unico strumento d’analisi di Samuel, il quale dovrà ricostruire tutti gli eventi collegati alla morte di Nick per raggiungere quella verità depistata, scendendo in prima linea come già aveva fatto in passato.
Durante l’indagine avremo modo di conoscere diversi cittadini, come alcuni vecchi amici, dai quali dobbiamo trarre quante più informazioni possibili per completare il mosaico della verità, seppur non mancheranno coloro che tenteranno di mettere i bastoni tra le ruote. Eppure, quella narrazione che tanto ci aveva fatto impazzire con Life is Strange viene a mancare in quel di Twin Mirror, tanto da notare un potenziale sprecato per questa nuova IP. Infatti, si ha come l’impressione che il titolo avesse molto di più da offrire nel suo racconto, una storia che sicuramente avrebbe gradito una maggiore complessità nei suoi passaggi. Anche i comprimari risultano a volte poco approfonditi, se non quelli ritenuti più essenziali per lo svolgimento narrativo, conducendoci verso un’apatia generale per tutti i personaggi coinvolti. La caratterizzazione, soprattutto, ci impedisce di provare persino dell’odio nei confronti dei diretti responsabili, o qualsiasi tipo di empatia verso coloro che si mostreranno essere degli alleati per la nostra indagine. Insomma, ci saremmo aspettati molto di più da coloro che ci hanno fatto versare qualche lacrima sul finale del primo Life is Strange, o divertire nelle possibili scelte narrative di un Vampyr.
Scegliere tra due versioni di se stessi
In Twin Mirror vediamo una continua lotta tra i due Io del nostro Samuel: quello sociale, rappresentato dal suo amico immaginario che da voce alla coscienza del nostro protagonista (il quale si preoccupa dei rapporti umani e del loro funzionamento nella vita), e quello analitico, una versione più fredda, razionale ed introversa del giornalista, da cui si genera quello che viene chiamato il Palazzo Mentale. Gran parte delle capacità analitiche provengono proprio da questo luogo, nascosto nell’inconscio di Samuel, laddove riesce ad analizzare ogni indizio e passaggio dell’indagine, permettendogli soprattutto di attingere ai propri ricordi per trarne diverse chiavi di lettura. Analizzare la scena, raccogliere quanti più indizi possibili e, soprattutto, trarne le conclusioni sarà una delle principali attività di Twin Mirror che, nel suo aspetto più giocoso, non è poi così lontano dal semplice riavvolgersi del tempo di Life is Strange, così come l’impostazione del gameplay, la quale ripercorre passo passo i più grandi successi di DONTNOD escludendo Vampyr.
Parliamo di un prodotto che fa delle scelte il proprio punto di forza e queste hanno un peso sulle informazioni che possiamo ricavare per il nostro caso. Esse, però, determinano anche lo sviluppo dei personaggi e delle relazioni, permettendoci di apparire ai loro occhi come una persona fredda, oppure come un vecchio amico che ha qualcosa da raccontare. Spesso ci troveremo a scegliere tra il nostro io sociale e quello analitico, scelte che influenzeranno il corso degli eventi e che addirittura potrebbero privarci di un importante alleato.
D’altronde, ciò che importa veramente è risolvere il caso della morte di Nick, e ciò avviene principalmente attraverso il Palazzo Mentale. Tale palazzo, oltre a caratterizzarne l’inconscio dell’io analitico, raffigura il luogo e il principale mezzo con cui Samuel analizza il caso e i propri ricordi, quelle reminiscenze di un passato che lo ha martoriato fino a renderlo apatico. Spesso, infatti, dovremo ricostruire delle dinamiche, cogliere degli indizi o trarre deduzioni dalle scene, cercando di tenere a mente tutte le informazioni in nostro possesso, dando vita a dei veri e propri enigmi per arrivare alla soluzione o alla verità. La parte investigativa di Twin Mirror dunque è allettante, seppur la longevità poco generosa impedisca al sistema di gioco ideato di progredire in un’eventuale evoluzione, o di poterne assaporare quanto basta per apprezzarlo appieno. Fortunatamente, la longevità si protrae nella rigiocabilità, dando modo al giocatore di rivivere quest’avventura in quel di Basswood per esplorarne le ramificazioni e i finali, i possibili “What if” della prima partita. A corredare l’esperienza troviamo diversi collezionabili, i quali esplorano piccole parti che approfondiscono i vari comprimari, o veri e propri ricordi reconditi del nostro Samuel che esplorano un dato momento della sua vita. Ludicamente si tratta di un’esperienza non molto lontana dalle principali produzioni di DONTNOD, laddove quella componente giocosa viene a mancare per far spazio alla possibilità di plasmare l’andamento dei dialoghi a proprio piacimento.
Cambio di stile
Con la serie di Life is Strange, DONTNOD Entertainment ci ha abituati ad uno stile grafico decisamente ispirato, sacrificando volenterosamente all’aspetto realista a cui siamo spesso abituati. Con Twin Mirror, invece, le cose sono decisamente cambiate. Il miglioramento grafico apportato dallo studio parigino lo notiamo soprattutto dai modelli più realistici dei personaggi, con una certa cura minuziosa dei dettagli che talvolta ci hanno lasciati interdetti, seppur qualche volta il caricamento delle texture sia risultato piuttosto lento.
Ciò che invece ci ha lasciati perplessi è il frame rate. Alcune volte risultava decisamente più fluido, tanto da simulare gli iconici sessanta fotogrammi per secondo, mentre in altre situazioni, invece, ci riportava alla realtà con 30FPS granitici, lasciandoci in balia di una prestazione tra solidità e fluidità. Continuando, Twin Mirror non presenta animazioni del tutto esaltanti, utili per garantire una maggiore espressività da parte dei personaggi e delle loro emozioni, così come alcuni modelli non sono così sensazionali come ci saremmo aspettati. Al contrario, però, il colpo d’occhio che ci ha regalato il titolo riesce a dissipare alcune nostre sensazioni contrastanti, lasciandoci alcune volte imbambolati ad osservare gli ambienti circostanti.
La nuova IP di DONTNOD parla inglese, mentre i suoi testi e menù sono completamente localizzati in italiano. Tutto ciò gioca a favore di una maggiore immersività, che in questi casi non guasta mai.