Dopo un esordio su PS Vita ed un porting di discreta fattura per PS4, arriva finalmente il secondo capitolo di Toukiden, titolo che prova ad insidiare il dominio di Monster Hunter, ora esclusiva Nintendo, provando però a variare le carte in tavola..
La serie di Hunting Games, nata con Monster Hunter, ha avuto diversi titoli che hanno provato a copiarne ed evolverne le dinamiche, tra le quali la recente serie di Omega Force, Toukiden. Nei due titoli precedenti gli sviluppatori avevano preso a modello il titolo Capcom, arrivando quasi al plagio, cambiando però l’obiettivo delle nostre cacce. L‘ambientazione si rifà al periodo medievale giapponese, con i nostri eroi che affrontano gli Oni, manifestazioni “demoniache” che minacciano la specie umana. Strutturalmente si manteneva l’organizzazione a piccole stanze dei vari MH, con aree più ampie dove affrontare i nemici collegate le une alle altre da corridoi dove si potevano raccogliere risorse per il nostro personaggio. In questo secondo capitolo le cose sono state svecchiate e modernizzate, proponendo il medesimo periodo storico affiancato ad un open world popolato sia da alleati e piccoli villaggi, sia dagli onnipresenti Oni.
Le dinamiche di gioco si rifanno ai capitoli precedenti, coadivuando e fondendo elementi da Hunting Game a elementi ruolistici e ad un crafting piuttosto marcato, sopratutto se si vuole potenziare a dovere il nostro equipaggiamento.
La trama ci vede nei panni del nostro eroe, un cacciatore esperto, che sta difendendo le coste di una Fukushima medievale assaltata da una legione nemica, zona che funge da tutorial, ma, una volta giunti al confronto con il leader nemico, accade qualcosa…Ci risvegliamo 10 anni dopo in una zona diametralmente opposta a quella in cui ci trovavamo, dispersi in un piccolo villaggio, dove le nostre avventure cominceranno a dipanarsi e dove avremo modo di fare la conoscenza con alcune piccole innovazioni, prima fra tutte un guanto realizzato con il potere degli Oni che fa un po il verso all’abilità di Nero di DMC4.
La struttura del titolo richiama gli stilemi degli open world moderni, con diversi punti di appoggio dove poter riposare e ripararsi dai nemici, spesso rappresentati da villaggi e agglomerati. Dopo un inizio non esaltante e fin troppo prolisso, potremo finalmente prendere parte all’esplorazione del mondo di gioco, che purtroppo risulta un po’ spoglio e sicuramente non ai livelli delle produzioni moderne, colpa anche di uno sviluppo su Cross Platform tra PS Vita, PS3 e PS4.
Il sistema di combatimento si rifà all’onnipresente Monster Hunter, dove dovremo prestare attenzione sia ai danni subiti ma anche alla stamina che utilizzeremo per sferrare i nostri fendenti e portare a segno gli attacchi. I nemici risultano mediamente coriacei, difficilmente ci troveremo a combatterli in solitaria ma saremo spesso accompagnati da NPC che ci daranno man forte. Ogni villaggio poi propone una propria serie di incarichi secondari e primari che ci permetteranno di accedere a cacce particolari o alla raccolta di dereminati oggetti, piuttosto che all’avanzamento del nostro personaggio o della trama.
Il sistema di sviluppo risulta intuitivo e meno oneroso in termini di tempo e risorse rispetto a quanto abbiamo visto nei titoli simili, probabilmente in funzione di una maggiore fruibilità.
Ottimo il comparto armi, che si fregia di una mole non indifferente di strumenti di morte, passando dalle classiche spade, lance, e così via, a fucili, archi, mazze di dimensioni esagerate ed altre ancora, ognuna con un buon numero di variabili appartenenti alla propria categoria di appartenenza e potenziabili grazie ai materiali ottenuti dall’esplorazione.
Una delle note dolenti del titolo è proprio l’esplorazione, che purtroppo si svolge in un mondo di gioco statico e spoglio, con alcuni limiti che non sono più tollerabili nell’attuale panorama videoludico, come muri invisibili, o piccoli massi che ci impediscono il passaggio pur essendo alti qualche centimetro. Le attività da svolgere se non si è in missione risultano essere veramente ridotte e le stesse missioni tendono ad assomigliarsi un po’ tutte.
Dicevamo che il titolo ha dovuto fare i conti con uno sviluppo su più piattaforme e lo scotto da pagare è principalmente quello relativo al versante tecnico. Il design tutto sommato è ben più che accettabile, fondendo medioevo giapponese a strutture meccaniche di varia natura, unite ad un ottimo design dei nemici, che risultano ben disegnati, caratterizzati ed animati, quasi ad essere loro stessi il centro dell’esperienza di gioco, insieme alle armi a nostra disposizione, realizzate con altrettanta cura.
Purtroppo la mole poligonale e le texture che ricoprono gli ambienti non si possono minimamente avvicinare agli standard attuali e neanche alle vette viste su scorsa generazione, ma regalano ugualmente un buon impatto d’insieme, merito di un effettistica e di un design tutto sommato azzeccato.
La staticita ambientale ed i limiti che citavamo poco più su, però, penalizzano anch’essi il quadro complessivo, che unito a qualche sporadico calo di framerate non regala certo una buona sensazione d’insieme.
Buone invece le musiche, gli effetti sonori ed il doppiaggio, rigorosamente in Giapponese e senza sottotitoli in italiano.