A volte capita che i tempi per l’uscita di qualche videogame che ci interessa sembrano essere eterni…a volte invece lo sono per davvero. E’ il caso di The Last Guardian, annunciato nell’ormai lontano 2009, durante l’E3, con il nome di Project Trico e con una data d’uscita inizialmente prevista per la fine del 2011 come esclusiva PlayStation 3 (si, avete letto bene). Il suo sviluppo ha però avuto più di un inciampo, tra tutti il più incisivo la separazione di Fumito Ueda da Sony che però è comunque rimasto a capo del progetto. Il 2015 è stato poi l’anno della svolta: durante l’E3 di Los Angeles, il titolo in questione è stato nuovamente presentato al pubblico, questa volta annunciato in esclusiva PlayStation 4 e con data di uscita prevista nel 2016, successivamente confermata per il 7 dicembre. Tutto vero quindi, tutto concreto, tutto che fa sognare ogni videogiocatore che ha amato ICO e Shadow of the Colossus (chi non lo ha fatto?), titoli che hanno saputo regalare tante emozioni nel passato e che sono stati i predecessori di quest’ultimo lavoro di Ueda. Diciamo quindi che le aspettative nei confronti di The Last Guardian sono state sin da subito tantissime, forse troppe, e il giocatore medio non si accontenta, anzi quando “annusa” qualcosa che può avere molto potenziale lo vuole, lo pretende.
Tanti anni, un pò di storia da ripassare
Lo sviluppo di The Last Guardian ha alle spalle ben nove anni; nel lontano 2007 è stato infatti posizionato il primo pixel per questo gioco che, come vi abbiamo detto poco sopra, era stato previsto inizialmente per PS3, una console che ha avuto un lancio un pò complesso a causa del suo hardware non troppo semplice da sfruttare. Quello che infatti sembrava strano, visti i contenuti mostrati durante l’annuncio del titolo, è come la console Sony, a quei tempi, potesse muovere un qualcosa dal livello così elevato. Per riuscire a raggiungere determinati standard il codice venne ottimizzato più e più volte, con tanto di supporto da parte del Team di Santa Monica Studio, ma il risultato sperato non arrivò nei tempi previsti e Ueda fu costretto a lasciare Sony.
Attesa, attesa e ancora attesa, fino a che PS4 risultò essere la console più adatta per poter realizzare questo titolo senza riscontrare difficoltà insormontabili; da qui , finalmente, si diede il via definitivo allo sviluppo di The Last Guardian che arriva dritto dritto sugli scaffali, più o meno nei tempi previsti. Quello che si porta dietro è però una serie di problematiche dovute proprio al lungo e travagliato percorso di sviluppo, problematiche che arrivano a minare in modo significativo l’esperienza videoludica e che, in alcuni casi, non vedevamo da molti anni…da quelli di PS3. Ma andiamo con calma, c’è molto di cui parlare.
Trico è bello, ma è frustrante
Un ruolo fondamentale nel titolo lo gioca sicuramente il rapporto che c’è tra il protagonista e la sua fidata ed enorme bestiolina di compagnia, Trico. Questa creatura ha un approccio a volte un pò strano ma, a conti fatti, risulta essere il punto di forza dell’intera produzione, tanto da caratterizzare del tutto il titolo di Ueda.
Inizialmente dovremo conquistare la sua fiducia stringendo un rapporto che si farà sempre più forte tanto da far diventare Trico il nostro miglior amico e, dopo poco, riusciremo ad impartirgli anche qualche semplice ordine come quello di saltare o di raggiungere un determinato punto. Lo svolgere le azioni in simbiosi diventa quindi una componente presente nella narrazione, anche se Trico mostra ogni tanto il suo lato naturale da bestia facendo i capricci per eseguire alcuni ordini impartiti. Purtroppo però, in alcune occasioni, questi capricci rendono l’esperienza abbastanza frustrante tanto da far sembrare questo un pretesto “messo lì” per non far risaltare la scarza IA legata all’animale, che non sempre sprizza di astuzia ma anzi a volte fa di tutto per farci spazientire.
Un vero peccato in quanto vi accorgerete sin da subito che siamo forse di fronte ad una delle creature più belle mai viste all’interno di un videogioco, caratterizzata da movimenti che sono stati realizzati così bene da renderla quasi reale, nonostante la sua mole non proprio semplice da gestire in fase di programmazione. Vengono riscontrati atteggiamenti che ricordano gli animali reali e ad ogni suo movimento è un piacere vedere come la fisica fa reagire le piume che cospargono il suo corpo.
Peccato però che, al contrario, il piccolo protagonista sembra essere realizzato decisamente di fretta, con un design che quasi cozza con tutto ciò che lo circonda e con animazioni che forse in alcuni casi possono essere catalogate anche a prima dell’era PlayStation 3. Purtroppo non si riesce a chiudere un occhio su questo aspetto in quanto, a lungo andare, risulta essere un qualcosa che mina in maniera abbastanza rilevante l’avventura dando ancora una volta un senso di frustrazione al giocatore, anche più di quanto riesce a fare Trico.
Un Tricobug per amico
Per un titolo come The Last Guardian, da cui ci si aspettava veramente tanto, non potevamo non essere pignoli, sia positivamente che negativamente parlando. Purtroppo però, non è necessario far caso ai dettagli per riuscire a capire quali sono i difetti del titolo in quanto vengono messi in luce sin dall’inizio. La telecamera, oltre all’IA sopra citata e ai movimenti del protagonista, è uno di questi. Riuscire a mantenere sempre l’inquadratura su protagonista e bestia non sarà stato un qualcosa facile da realizzare in sede di sviluppo, ma in alcuni frangenti i problemi in tal senso si fanno sentire pesantemente. Capita a volte di essere faccia a faccia con le piume di Trico o con un ostacolo senza riuscire a vedere cosa sta succedendo dietro a quello che viene inquadrato, un problema che diventa più presente nelle aree più strette.
Anche il gameplay non è esente da imperfezioni. Si riscontra un problema di “troppi anni di sviluppo” anche qui, tanto da rendere le meccaniche da eseguire spesso poco chiare. The Last Guardian è un puzzle game in cui il nostro scopo è sostanzialmente quello di trovare il modo per passare da un’area all’altra grazie all’attivazione di leve, al raggiungimento di zone nascoste o alla risoluzione di enigmi. Le possibilità sono molto varie e un ruolo fondamentale lo giocano le interazioni con Trico ma spesso ci troveremo disorientati. Purtroppo, infatti, non è presente alcun aiuto per riuscire a risolvere la zona in cui ci troviamo, tanto che in molti casi perderemo inutilmente del tempo per situazioni in realtà molto semplici da sbrigare.
A rallentare ancor di più le fasi di gioco entra in gioco nuovamente l’IA che si fa sentire sia nella reattività di Trico, non sempre scaltro nell’eseguire gli ordini impartiti, che nelle interazioni tra protagonista e ambiente, spesso imprecise. Avremo a che fare con tanti bug dovuti alla poca cura nella realizzazione del level design, vari intoppi che ci porteranno a provare più e più volte semplici azioni prima di riuscire a portarle a termine con successo.
Bisogna ammetterlo, durante l’avventura capita più volte di imprecare contro questo titolo ma tutto ciò che di amaro possiamo pensare in quei momenti viene a volte annullato dalle viste mozzafiato che ci regala. Anche il comparto tecnico soffre dei tanti anni di sviluppo, ed infatti se andiamo ad analizzare il tutto nel dettaglio si può praticamente tornare indietro di una generazione, ma lo stile inconfondibile del famoso team di sviluppo si nota in ogni angolo del titolo che ci mette davanti ad ambientazioni antiche e misteriose. La magia inconfondibile che abbiamo trovato in Shadow of the Colossus ed ICO ancora si sente ed emoziona, tanto da lasciarci a bocca aperta di fronte ad uno spettacolo di rara fattura e che riesce a sbalordire nonostante qualche difetto tecnico, come un aliasing abbastanza marcato in alcuni punti ed un framerate non sempre granitico.
Peccato che però che queste visioni ci distolgono per poco da quell’amaro in bocca che il resto del titolo ci fa assaporare, una volta ripreso il pad in mano infatti torneremo nuovamente ad essere poco gentili con il nostro protagonista ed il suo compagno pennuto.
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