A quasi sei anni dal primo capitolo reboot, arriva finalmente sulle nostre amate PlayStation 4 Shadow of the Tomb Raider, ultimo atto della trilogia targato Eidos Montréal e pubblicata da Square Enix.
Seguito diretto di “Rise of the Tomb Raider”, ritorniamo oggi nei panni dell’archeologa più famosa dei videogiochi, Lara Croft, ancora intenta a sventare i piani della Trinità.
Ci troviamo di fronte all’episodio definitivo della serie che, seppur non innovando la propria formula generale, funziona in ogni sua parte. Qualche problemino qua e là, soprattutto a livello grafico, impedisce a Shadow of the Tomb Raider di brillare di luce propria ma se avete apprezzato i capitoli precedenti non avrete nulla da rimpiangere!
Sono lieto di potervi esprime le mie opinioni in questa recensione, iniziamo!
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La nostra recensione di Shadow of the Tomb Raider
Shadow of the Tomb Raider si apre con la nostra cara archeologa intenta nella ricerca dell’ennesima reliquia perduta, la “chiave di Chak Chel”, per sventare i piani della Trinità, organizzazione segreta che abbiamo imparato a conoscere e ad odiare negli scorsi capitoli e che ha privato Lara del padre in giovane età. Scopriremo ben presto che quest’ultima reliquia è ben più di quanto immaginassimo, facendoci così iniziare un lungo viaggio nella giungla Sud Americana per salvare, ancora una volta, il mondo. Tutto questo è solamente il prologo, da cui inizia un’avventura discretamente longeva, completabile in una 7-8 ore se lasciamo da parte tutti gli extra.
Non mi dilungo oltre per non ricadere in fastidiosi spoiler ma, tutto sommato, sono rimasto piacevolmente preso dalla narrazione. Intendiamoci, nulla di straordinario o di mai visto, alcuni accadimenti rimangono inspiegati, ma la trama riesce comunque ad avvolgere il giocatore, rimanendo godibile per l’intera durata dell’avventura.
A spasso per la giungla!
Il fattore su cui Shadow of the Tomb Raider ha deciso di puntare è, senza ombra di dubbio, l’esplorazione. Più che in ogni altro capitolo precedente, ci ritroviamo a vagare per le più belle ambientazioni della saga. Nonostante il dettaglio grafico non sia al top, cosa di cui parlerò meglio nel finale, quasi ogni area del gioco è degna di una cartolina. Cosa ben nota agli sviluppatori, i quali, allontanando in certi punti strategici la telecamera, meravigliano il giocatore con scenari mozzafiato.
La mappa di gioco è suddivisa in aree, come ormai è canone della serie, nelle quali ci viene data libertà di movimento (salvo che nei “corridoi” tra una macro-area e la successiva). Queste aree sono piene di collezionabili, ognuno dei quali contestualizzato all’interno dell’ambientazione. Come già visto in “Rise of the Tomb Raider”, troviamo manufatti antichi ricchi di storia e nozioni (che, detto tra noi, insegnano anche tanto sulla storia locale), forzieri dei Conquistadores spagnoli, stele decorate e molto altro. Tutti questi manufatti aiutano Lara ad apprendere meglio le varie lingue locali le quali, nonostante non abbia un vero impatto sulla trama o sul comunicare con gli NPC, aumentano l’immersione del giocatore nell’ambientazione. Segnalo anche la presenza di una decina di missioni secondarie, mio malgrado dal non elevato spessore e poco curate.
La signorina Croft ha accesso a tantissimi potenziamenti ed abilità.
Come accade in quasi ogni capitolo di questo genere, la Lara che troviamo non è la “macchina da guerra” in cui l’avevamo trasformata al termine del capitolo precedente. In ogni caso, il gioco ci mette a disposizione un albero di abilità abbastanza permissivo, con il quale possiamo rendere la nostra eroina sempre più competente e letale. Le abilità si distinguono in tre categorie: Esploratrice, Guerriera e Serpente. Molto semplicemente, le abilità da esploratrice sono legate, ovviamente, all’esplorazione, le abilità da guerriera aumentano le qualità di Lara in combattimento, mentre le abilità serpente favoriscono un approccio stealth (decisamente vantaggioso alle difficoltà più elevate). Non preoccupatevi troppo per la scelta, il gioco vi permette di apprendere ogni abilità senza troppo impegno.
Oltre alle abilità, abbiamo anche molta scelta per l’equipaggiamento. Sono presenti numerose armi da fuoco, l’arco ed altrettanti gadget per differenziare uno scontro dall’altro. Infine, potete anche cambiare d’abito Lara, modificando così alcuni parametri come l’ottenimento dell’esperienza o la velocità con cui verrete scoperti.
Aggiungo, infine, un piccolo appunto sugli enigmi e sulle “Tombe sfida” presenti nel gioco. Tutti gli enigmi che dobbiamo risolvere sono veramente semplici. Nulla che richieda molto sforzo. Questo cambia in base alla difficoltà a cui state giocando, ma ve ne parlerò meglio qualche paragrafo qui sotto.
Fatevi sotto!
Arriviamo dunque a parlare dei combattimenti e voglio subito chiarire una cosa: in questo Tomb Raider, a differenza dei due capitoli precedenti, gli scontri con i nemici sono ridotti all’osso. Vi ritroverete ben poche volte a dover menare le mani, ed anche in quelle occasioni in maniera molto veloce. Come anticipato prima, mentre parlavo delle abilità, l’unico aspetto interessante delle piccole battaglie è la libertà d’approccio concessaci. Nonostante il fiondarsi a muso duro contro i nemici sia permesso, ho decisamente preferito l’approccio stealth. Il gioco, infatti, ci permette di adottare diverse strategie grazie alle abilità da noi sbloccate. Possiamo uccidere tutti in silenzio, nascosti nella vegetazione, piazzare trappole sui cadaveri per uccidere i soccorritori, ricoprirci di fango per non farci rilevare dai sensori di calore e così via.
L’unica nota negativa che ho riscontrato arriva nel combattimento ravvicinato. Molto spesso, alcune tipologie di nemici cercano di attaccarci corpo a corpo. In questo caso non ci viene data una vera e propria soluzione, se non quella di allontanarci e colpire il nemico dalla distanza. Niente di terribile, ma sicuramente un dettaglio che potrebbe far storcere il naso ai più.
Una componente, data spesso per “scontata”, è la difficoltà di gioco, la quale solitamente viene relegata ad una misera scelta tra facile, normale o difficile.
In Shadow of the Tomb Raider, invece, la scelta della difficoltà può cambiare completamente la vostra esperienza all’interno del gioco. Giusto per farvi capire le due facce della medaglia, a difficoltà “Astuta e Ingegnosa” (facile) abbiamo tantissime facilitazioni, tra cui moltissime munizioni, mira assistita automatica, nemici indeboliti. Ma non solo, il percorso è chiaramente visibile nella vegetazione, evidenziando con della vernice bianca gli appigli ed i percorsi importanti, i falò (luogo di salvataggio e potenziamento) sono sempre accesi e Lara dà consigli diretti e semplificativi al giocatore ad ogni enigma del gioco. A difficoltà “Ossessione Mortale” (molto difficile), invece, oltre ad avere a che fare con nemici notevolmente potenziati e a scarse munizioni, le ambientazioni rimangono sgombre da qualunque aiuto visivo, lasciandovi immersi nella natura a dover capire da soli dove andare; i falò sono invece spenti e dovete usare delle risorse per accenderli, per non parlare della completa assenza dei checkpoint.
Insomma, se siete votati all’avventura, questo nuovo Tomb Raider vi dà la possibilità di godere al meglio della vostra partita, permettendo anche di personalizzare ogni aspetto sopra citato.
La tecnica dietro al videogame
Eccoci infine giunti all’aspetto tecnico, croce e delizia del titolo.
Come dicevo qualche paragrafo sopra, in Shadow of the Tomb Raider l’aspetto puramente grafico è stupefacente. Le ambientazioni che visitiamo sono una vera gioia per gli occhi, sia per la densità della vegetazione che per il mero impatto visivo. Peccato che il titolo sia pieno di bug grafici: porte che scompaiono per poi riapparire, personaggi comprimari che si sdoppiano nei video di trama e compenetrazioni poligonali evidenti sono solo alcuni esempi che sottolineano le problematiche tecniche del titolo. Non me ne vogliate, ma sinceramente è capitato fin troppo spesso. Avrei potuto soprassedere, ma l’eccessivo ripetersi di tali avvenimenti va segnalato. Nulla che comunque non possa essere corretto con una patch futura.
Musiche e doppiaggio di alto livello, anche se purtroppo anche qui c’è un “ma”. Nonostante il doppiaggio italiano sia ben fatto, i livelli audio sono quantomeno sballati. In alcuni frangenti è possibile sentire chiaramente tutti, mentre in altri i rumori ambientali e la musica di sottofondo (che avevo preventivamente abbassato nell’apposito menù) coprono quasi completamente le voci, costringendo a mettere i sottotitoli per capire i dialoghi tra i personaggi. Da sottolineare anche la differenza sostanziale che si può notare paragonando i dialoghi della trama principale con quelli delle missioni secondarie. Nel primo caso ben fatti, con una sincronizzazione del labiale di tutto rispetto e con nulla da invidiare ad altri titoli del momento; nel secondo caso totalmente desincronizzati dal labiale e quasi “sbrigativi”.
I caricamenti variano di lunghezza a seconda di cosa si sta facendo. Veloci nel respawn in caso di morte ma decisamente lenti ad inizio partita (unico vero caricamento obbligatorio ndr) e nei viaggi rapidi.
Chiudo facendo un elogio alla stabilità che il titolo garantisce su PS4 Pro. Shadow of the Tomb Raider concede la possibilità di scegliere tra due opzioni grafiche: Frame-rate elevato e Alta risoluzione. In entrambi i casi, non ho mai notato cali di frame rate.