I videogiochi nipponici hanno sempre incluso, in qualche modo, parte della cultura giapponese, cogliendo riferimenti, personaggi e ricorrendo spesso e volentieri a storie ad essa ispirate. Ricordiamoci delle leggende metropolitane su demoni, spiriti ed eroi in NiOh, come Persona 5 emuli la vita di uno studente giapponese, o di come Ghost of Tsushima ci insegni qualcosa sulla vita dei samurai. Sakuna: Of Rice and Ruin, invece, oltre a presentarsi come un buon action 2D, ci permette di esplorare la cultura del riso, dal processo di coltivazione alla raccolta fino all’elaborazione della materia prima, insegnandoci diversi significati legati alla raccolta e produzione del singolo chicco.
È sempre interessante quando cultura e videogioco si amalgamano per realizzare un prodotto alquanto curioso, poiché si ha modo di esplorare temi quasi mai esplorati nel nostro medium, come il cibo per l’appunto. Dopo averlo giocato in anteprima, per gentile concessione di Marvelous, siamo finalmente pronti per parlarvi di Sakuna: Of Rice and Ruin, disponibile dal 10 novembre su PC e dal 20 novembre su PlayStation 4 e Nintendo Switch.
Sakuna: of Rice and Ruin, avere una famiglia è più importante di essere una dea
Sakuna è una dea viziata, fin troppo sicura di sé e adagiata sugli allori. Dopotutto, ella è nient’altro che la dea del raccolto, colei che sfama l’umanità col suo pregiatissimo riso, nonché fonte del suo potere in qualità di essere divino. Dopotutto la vita nella capitale è stimolante, tranquilla ma soprattutto molto comoda; insomma, un luogo perfetto per intrallazzi di vario tipo. La vita della piccola e terribile Sakuna, la sua stabilità, verrà scombussolata dall’infiltrazione di una famiglia di reietti umani, che scateneranno un evento il quale porterà all’esilio la dea del raccolto, seppur tale decisione presa dalla più alta carica della capitale abbia un secondo fine. Infatti, la nostra minuta protagonista, insieme alla famiglia di umani, verrà spedita sulla tanto affascinante quanto pericolosa isola dei demoni, in una missione dalla doppia facciata, seppur lo scopo principale di Sakuna sia quello di riconquistare i suoi poteri attraverso la coltivazione del riso. Trovata dunque una casa abbandonata, con tanto di terreno coltivabile, il gruppo si stabilisce in un punto sicuro e strategico dell’isola, dove da qui prende il via la storia di Sakuna: Of Rice and Ruin. Se agli inizi la piccola dea provi dell’odio nei confronti di questa famiglia con cui dovrà imparare a convivere, pian piano il rapporto che li lega si ammorbidirà, instaurando un vero e proprio legame sentimentale tra umani e divinità.
Infatti, non passerà molto tempo prima che nasca dell’affetto tra Sakuna ed i reietti, tanto da permettere alla dea di diventare quasi un parente acquisito per l’umile famigliola, la quale, nel suo piccolo, aiuta la protagonista nella sua pericolosa missione. Questo affetto viene maturato nei dialoghi che intercorrono tra una scena all’altra, da una missione secondaria all’evento anche più futile. Ogni attimo condiviso, soprattutto quando arriva il momento di sedersi a tavola e cenare, è un ottimo spunto per notare che, alla fine, tra umani e divinità non vi sono così tante differenze, soprattutto di fronte ad una cena squisita preparata con tanto amore. Nel corso della storia ci accorgeremo che, nonostante sia una dea, Sakuna non può adempiere al suo compito da sola, e l’aiuto fornito da Tauemon, Myrthe e dai loro piccoli tre figli sarà fondamentale, specie se vorrà tornare nella capitale nel posto che le spetta di diritto.
Forse dovrei andare a zappare
Prima di avventurarci nel consueto gameplay e nel relativo sistema di combattimento, è necessario soffermarsi adeguatamente su tutto ciò che concerne il raccolto del riso. Questo perché, sorprendentemente, Sakuna: Of Rice and Ruin pone su un piatto d’argento una simulazione accurata della coltivazione. Sarà proprio questa a dettare la progressione della nostra Sakuna che, in qualità di dea del raccolto, dovrà recuperare i suoi poteri attraverso la coltivazione, trattamento e produzione del riso. Tutto ciò avviene durante il ciclo delle stagioni, si parte dall’inverno con la lavorazione del terreno, rimuovendo sassi e preparando il letto della semina. Passato l’inverno e una volta che i semi sono cresciuti, si passa alla semina del riso con la conseguente idratazione del terreno: sarà questo l’elemento principale che permetterà alla nostra coltivazione di crescere rigogliosa. Fatto passare il tempo necessario – dove il giocatore potrà tranquillamente affrontare i vari stage dell’isola, cosa che vedremo in seguito -, giunge finalmente il momento di raccogliere i frutti del nostro lavoro intorno alla stagione estiva, sfruttando le giornate serene per far essiccare le piante coltivate con cura. Una volta fatte asciugare, si trasportano all’interno del deposito e da lì inizia finalmente il processo produttivo: dall’estrazione del riso grezzo servendosi di alcuni strumenti, alla lavorazione della materia prima attraverso il processo di abrasione presso la pestatura del riso col mortaio. Questo processo, che sigla l’ultimo passaggio della lavorazione del riso, serve per raffinare i chicchi, migliorandone le qualità organolettiche. Durante tutto il processo il giocatore, nei panni di Sakuna, dovrà curare la coltivazione aggiungendo e sottraendo l’acqua, soprattutto quella piovana, e preoccuparsi di produrre dei fertilizzanti adatti che migliorino le caratteristiche del riso.
Il fertilizzante sarà quell’elemento che inciderà sulla qualità del riso, il quale andrà ad influenzare alcuni parametri come aroma e sapore ma, soprattutto, detterà il level up del nostro raccolto e delle statistiche di Sakuna. Infatti, il sistema di progressione del titolo si basa completamente sulla coltivazione del riso che, per coerenza narrativa, rappresenta la forza della nostra dea del raccolto. Più il nostro raccolto migliorerà, più aumenteranno le statistiche della viziosa protagonista, facilitando in questo modo la futura esplorazione dei dungeon. Il riso è senza ombra di dubbio l’aspetto più importante del gioco di Marvelous, perché ad esso sono legati vari aspetti del gameplay e della trama, dalla progressione, alla cena, agli scambi commerciali con la capitale fino al compimento della missione affidata alla dea. Senza contare come il singolo chicco sia un mezzo con cui Sakuna si affezionerà alla famiglia di reietti umani. Ad aggiungersi infine a tutto il sistema simulativo, troviamo le preghiere. Infatti, pregando, possiamo sperare in un tempo migliore per il giorno successivo, in modo tale che il nostro raccolto possa crescere senza subire particolari danni. Con la cura del terreno s’intende, appunto, preoccuparsi delle condizioni in cui riversa la coltivazione. Periodicamente saremo costretti a rimuovere le erbacce che crescono vicino alle nostre piante e a nutrirle con il giusto apporto di acqua, la quale verrà misurata in tempo reale. A migliorare le doti della nostra provetta contadina ci sono le apposite pergamene, che sbloccheremo man mano che progrediremo nella storia e nei dungeon. Queste ultime ci conferiranno nuove abilità, le quali renderanno più semplice tutto il processo di produzione del riso: dal seminare più piante contemporaneamente ad una visione migliorata del terreno, molto utile se consideriamo maggiori quantità di semi piantabili. Questo aspetto risulta altamente riuscito in Sakuna: of Rice and Ruin, nonostante renda la progressione un meccanismo più lungo e ripetitivo da portare a termine. Eppure, la soddisfazione del level up la possiamo provare soltanto una volta che scenderemo in campo per combattere i demoni.
The Rice Never Cry
Nei dungeon rimpinzati di demoni, Sakuna: Of Rice and Ruin si trasforma in un action 2D a scorrimento orizzontale, laddove la nostra piccola dea – ormai su tutte le furie dopo l’esilio – dovrà ripulire l’area dai demoni che popolano l’isola. In questo frangente, il giocatore può contare su un sistema di combattimento molto basico, suddiviso in attacchi leggeri e pesanti ed infine abilità speciali, di cui ne potremo equipaggiarne un massimo di quattro e ciascuna corrisponderà alla pressione di un tasto più la direzione della levetta. Sakuna, inoltre, può fare affidamento sulla sua sciarpa speciale, permettendole di schivare gli attacchi degli avversari, aggirarli, sollevarli a mezz’aria per delle combo aggiuntive o, addirittura, può servirsene per aggrapparsi a muri e soffitti. La combinazione di uno o più attacchi, speciali e non, permettono alla dea del raccolto di eliminare un gran numero di demoni in poco tempo, riuscendo addirittura a stordirli e infliggere dei colpi critici. Le abilità equipaggiate potranno essere sostituite in qualsiasi momento, dando al giocatore la possibilità di prepararsi al meglio per ogni scontro. Queste inoltre potranno essere padroneggiate man mano che sconfiggeremo i demoni, ottenendo gradualmente risultati migliori in combattimento. Non è tutto, poiché Sakuna può equipaggiarsi di ben due armi per gli attacchi pesanti e leggeri, le quali si differenziano nella forza d’attacco e, come se non bastasse, queste possono essere potenziate attraverso dei poteri equipaggiabili o innati, sbloccabili nell’arma portando a termine il requisito richiesto. Essi altro non sono che dei bonus attivabili, i quali vanno a migliorare le statistiche di Sakuna dandole un ottimo aiuto in battaglia. Sebbene troviamo un ciclo stagionale, il quale ha ripercussioni sulla crescita e condizioni del nostro raccolto, quello giorno/notte, invece, influenza la difficoltà dei dungeon. Nonostante il titolo non sia di per sé così difficile, affrontare i demoni di notte è un grosso rischio, dato che al calar della luna diventano estremamente forti, tanto da nullificare le vostre statistiche. Non possono mancare di certo le boss fight, seppur queste pecchino di varietà e di complessità. In ciascun boss affrontato abbiamo riscontrato la medesima lentezza nella risposta ai nostri attacchi e nei loro movimenti, tant’è che non sarà affatto ostico attaccarli. Se non altro, alcuni moveset risultano quasi imprevedibili, ma un giusto tempismo nella schivata e un pizzico di previsione, basteranno per evitare gli attacchi più feroci dei nemici. Sarà dunque la quantità dei nemici su schermo a crearvi qualche piccolo problema, ma la loro varietà tutto sommato può dirsi più che buona. Troviamo infatti demoni di vario tipo, con punti deboli diversi e modi di agire più disparati. Tenere sotto controllo uno scontro, a volte, può rivelarsi alquanto complicato.
L’esplorazione dei suddetti dungeon ha però un chiaro beneficio: se non otterremo punti esperienza che garantiscono eventuali level up di Sakuna, saranno le risorse ottenibili in ciascun livello a darci quella spinta per esplorare più e più volte ognuno di essi. Al loro interno troveremo materie prime di vario tipo, dai semplici ingredienti ai materiali utili per forgiare nuovi equipaggiamenti, permettendo al giocatore di attuare sessioni di farming per rifornirsi a dovere. Ogni materia prima ha spawn fissi, dunque accumularne il più possibile sarà sempre più semplice, specie quando dovrete cacciare un po’ di carne per la cena. L’isola dei demoni è una terra ricca di risorse e, non a caso, troviamo dei livelli costruiti unicamente per la raccolta di materiali, i quali ciclicamente si ripristinano per essere nuovamente depredati dalle nostre avide mani. Troviamo infine anche dei livelli secondari, dove potremo mandare uno degli umani a raccogliere altre risorse, così da arrotondare i numeri del nostro deposito. Infine, troviamo anche un dungeon speciale, nonché le Profondità di Ashigumo, dove il giocatore potrà testare le proprie abilità superando ben cento piani pieni di demoni. Tutti questi dungeon vengono sbloccati attraverso il livello dell’esplorazione, il quale si attiene agli obiettivi compiuti in ciascun livello, completabili addirittura in più passaggi.
Una pacifica quotidianità
Quando giunge la sera, il gioco stesso suggerisce di tornare a casa, poiché i demoni diventano più forti grazie all’oscurità della notte. Colto questo invito, il giocatore si ritrova in un hub dove non solo gestisce il raccolto, come abbiamo potuto vedere ed approfondire prima, ma può vivere la quotidianità degli umani attraverso una serie d’azioni. La sera è il momento clou dove la famiglia si riunisce a tavola per cenare ed anche questo aspetto ha un ruolo nell’economia ludica di Sakuna: Of Rice and Ruin. Infatti, personalizzando il menù della cena, sarà possibile – a seconda degli ingredienti a propria disposizione – realizzare dei piatti: dalla portata principale ad un primo, passando per contorno e dessert fino alla bevanda. Insomma, anche la cena viene curata in ogni singolo aspetto. Le pietanze potranno essere elaborate interagendo con Myrthe, inserite nel menù della sera e, infine, assaporate insieme a tutta la famiglia. Tuttavia ogni piatto detiene dei bonus che dureranno per un tempo limitato, i quali andranno a potenziare diversi parametri della nostra Sakuna. Sarà dunque richiesta l’inclusione di piatti che sappiano dare un contributo significativo alle sue abilità, ponendo rimedio ai possibili gap tra il livello attuale e quello dei nuovi dungeon. Troviamo anche una discreta presenza di missioni secondarie legate ai comprimari, tramite i quali possiamo sbloccare nuove meccaniche, come la forgia, ed ottenere miglioramenti utili alla coltivazione ed al combattimento. La vita in questo pacifico pezzo di terra lontano da occhi indiscreti si divide tra interazioni, gestione della coltivazione e ricche cene, rappresentando quel punto di partenza che condurrà al prossimo livello da portare a termine. Si parte all’alba per poi tornare la sera, un ciclo di azioni che inganneranno l’attesa tra un’annata e l’altra di riso.
Tecniche di agricoltura
Sakuna: Of Rice and Ruin è un prodotto caratterizzato da una direzione artistica decisamente ispirata, capace di cogliere la bellezza di un pezzo di terra adornato dai canali di scolo in cui passa l’acqua ed un terreno dominato dalle piante di riso, così come sarà affascinante osservare l’arrivo del tramonto mentre si lavora la terra. Anche i vari livelli sparpagliati nell’isola vantano di una bellezza impossibile da trascurare, seppur pecchino in parte di varietà. Possiamo affermare una divisione in biomi, i quali modellano ciascun dungeon presente nel gioco, seppur ogni livello sia caratterizzato dal fascino orientale.
Durante la nostra esperienza di gioco, merito soprattutto delle patch sinora pubblicate, abbiamo trovato un prodotto stabile e pulito. Anche i modelli poligonali risultano decisamente puliti, seppur non vantino di un’alta densità di dettagli. Nessun problema a riguardo, dato che, a conti fatti, il titolo di Marvelous è visivamente apprezzabilissimo, specie quando sullo sfondo ci sono degli alberi coloratissimi mossi dal vento. Il meteo in Sakuna è dinamico, rispecchiando soprattutto la stagione attualmente in corso, mentre troviamo fin troppo rapido il ciclo giorno/notte, soprattutto nei dungeon, rendendo dunque obbligatori più passaggi per completarlo.
Sebbene diverse texture non siano dettagliatissime, le prestazioni confermano un frame rate stabile a trenta fotogrammi per secondo. Potremmo dire di trovarci dinanzi ad un’esperienza tutto sommato piacevole, solida ed affascinante. A stonare un po’ dall’apparente perfezione, troviamo all’orizzonte diversi problemi, come la compenetrazione dei nemici nei muri, i quali rischiano di rimanere incastrati. Fin qui potrebbe non dirvi alcunché, ma diversi segmenti dei vari dungeon, per essere superati, richiedono l’annientamento di tutti i nemici su schermo così come il completamento stesso del livello. Inoltre, anche la sciarpa utilizzata dalla nostra piccola dea risulta imprecisa nell’aggancio alle superfici rocciose, rendendo leggermente frustrante anche un salto estremamente semplice. L’intelligenza artificiale che dona vita ai demoni, invece come già riportato, risulta molto lenta nella reattività. Aggirare un nemico, per colpirlo alle spalle fino a sconfiggerlo, è fin troppo semplice. Ciò si estende anche alle boss fight, facilmente ingannabili sfruttando alcuni escamotage e limiti dell’IA. Infine, il titolo è localizzato in inglese, con la possibilità di poter passare da un doppiaggio anglosassone a quello originale giapponese.