Quanti di voi hanno giocato, almeno una volta, ad un Tie-in? In quanti ne siete rimasti soddisfatti? Con l’approssimarsi della nona generazione di console, il pubblico ha iniziato a percepire i tie-in come prodotti mediocri. Infatti, tranne per qualche ovvia eccezione, molti titoli di questo genere non sono riusciti a riproporre le opere originali in maniera, quantomeno, decorosa. Partendo da questi presupposti, non potete immaginare il mio stupore nello scoprire l’esistenza di Narcos: Rise of the Cartels, titolo sviluppato da Kuju Entertainment e basato sulla celebre serie Netflix. Presentato come strategico a turni, con forte ispirazione ad XCOM, non ho potuto che attendere l’uscita del titolo nella speranza che potesse immergermi nuovamente nelle atmosfere del cartello colombiano.
Arrivato il codice in redazione, ho quindi colto la palla al balzo e mi sono fiondato in questa avventura. Senza voler anticipare nulla sull’esito della mia prova, eccomi finalmente pronto a parlarvi del gioco in questa mia recensione. Plata o Plomo?
Narcos, Il tie-in della serie Netflix
Narcos: Rise of the Cartels ripropone la storia della serie tv fino al termine della prima stagione. Per chi ancora non la conoscesse, questa serie Netflix tratta le vicende legate alla vita di Pablo Escobar, noto narcotrafficante colombiano, e alla lotta senza quartiere portata avanti dalla DEA (Drug Enforcement Administration). Parlando del videogioco, il titolo comunica la trama attraverso video e dialoghi piuttosto semplici e riassuntivi. Questi, inoltre, vengono mostrati solamente durante le missioni principali, con sequenze in-game che imitano quanto visto nella serie. Le missioni principali sono quindi l’unico vero punto fondante a dare un senso alla nostra avventura, giustificando perlomeno le azioni che andremo a svolgere. Ciò si riflette di conseguenza sulle secondarie, sminuendo il loro compito a semplice riempitivo e riducendo il coinvolgimento generale.
Il titolo è composto unicamente dalla modalità campagna, suddivisa in due distinte “avventure”: una per la DEA ed una per i narcotrafficanti. Nonostante queste due vedano le stesse situazioni da punti di vista contrapposti, il titolo non riesce a mantenere alto l’interesse del giocatore. Questo soprattutto a causa di meccaniche ed ambientazioni monotone e prive di mordente. In ogni caso, è possibile portare a termine entrambe le avventure in 15-20 ore circa, con completa libertà di continuare a giocare anche dopo i titoli di coda.
Tirando le somme, posso affermare di aver apprezzato il rivivere certi momenti della serie pad alla mano. Detto ciò, però, non posso che sottolineare il fin troppo scarso pathos trasmesso dall’opera distribuita da Curve Digital. La serie originale è caratterizzata da emozioni forti e ben integrate al racconto. Il titolo sviluppato da Kuju, invece, evita completamente di interagire col giocatore in tal senso, trasmettendo l’avventura in maniera superficiale. Sinceramente parlando, avrei sostituito tutte le missioni secondarie con altrettante missioni a senso compiuto. Magari ampliando le vicende alla seconda stagione, in modo da rendere il progresso più accattivante e limitando le perdite di tempo.
La Colombia nelle mani del narcotraffico
Avviata l’avventura, Narcos ci introduce alle varie sezioni del menù di gioco: la mappa, il rooster della squadra ed il “diario” delle missioni principali.
Partendo dal “diario”, in questa sezione vengono registrati tutti i risultati delle missioni principali completate. Al termine di ogni missione, infatti, il nostro operato viene valutato in relazione al numero di alleati morti o feriti ed al completamento dell’obiettivo. La valutazione ha un impatto minimo sul gameplay, andando a modificare il denaro ricevuto a fine missione (in percentuale diversa in base alla valutazione) ed il numero di punti abilità ottenuti dalle unità schierate.
Il rooster è letteralmente la squadra di uomini a nostra disposizione. Ad eccezione dei “protagonisti”, ottenuti avanzando nella trama, tutti gli altri uomini devono essere arruolati pagando. Il denaro ottenuto dalle missioni serve quasi esclusivamente a questo scopo, non per niente vi consiglio di non legarvi troppo a questi personaggi secondari. La loro morte è parte integrante (o quasi) del gioco.
Ultima ma non meno importante, la mappa della Colombia mostra tutte le missioni disponibili, principali e secondarie. Le missioni principali vengono sbloccate solamente dopo aver completato un determinato numero di secondarie. Queste ultime variano per grado di difficoltà e “costo” in denaro necessario per affrontarle. Più alto è il costo di missione, più alta è la difficoltà e più ricche sono le ricompense. In ogni caso, è sempre disponibile una missione gratuita per non rischiare di rimanere bloccati.
Le missioni secondarie costituiscono la componente più corposa del gioco. Queste missioni, purtroppo, sono pressapoco tutte identiche. Ognuna di esse tenta di differenziarsi dalle altre per modalità di gioco: uccidi il determinato nemico, salva l’uomo rapito, resisti alle ondate nemiche e così via. È impossibile, però, non notare quanto queste missioni inizino col tempo a diventare veramente ripetitive, sia nelle mappe che nelle modalità. Come già affermato, infatti, le uniche missioni degne di nota sono quelle principali. Le quali, nonostante riprendano alcune modalità dalle secondarie, si contraddistinguono per unicità di mappe ed obiettivi.
Plata o Plomo?
Decisamente ispirato al gameplay della serie XCOM, Narcos prova a distaccarsi dalla massa inserendo un sistema a turni particolare. Invece che suddividere lo scontro in due parti, gestendo l’intera squadra a turno, questo titolo propone turni “alternati”. In pratica, è possibile muovere solo un sottoposto alla volta, alternandosi all’avversario e decidendo man mano come comportarsi. È inoltre possibile muovere lo stesso personaggio più volte di seguito, senza alcuna limitazione. Questo sistema di gioco rende particolare lo svolgersi degli scontri, nonostante l’intelligenza artificiale nemica, seppur letale, non brilli certamente per iniziativa. Mi è spesso capitato di attendere la mossa dell’ultimo nemico rimasto per diversi turni, cercando di non mandare al suicidio i miei uomini.
Ogni uomo al nostro comando è appartenente ad una determinata “classe”. Le classi si differenziano per equipaggiamento, abilità e scopo. Esempio molto classico: gli uomini dotati di fucile sono utili nella media-lunga distanza, mentre quelli in possesso di shotgun sono risolutivi negli scontri ravvicinati. Le classi non sono molte, ma riescono comunque ad alleggerire la monotonia generale. Inoltre, i sottoposti aumentano di livello dopo aver ottenuto un determinato numero di punti abilità. Salendo di livello sbloccano nuove abilità, uniche per classe ed a libera scelta del giocatore. Nel caso tutti gli uomini schierati in missione abbiano raggiunto il livello massimo, tutti i punti abilità non utilizzati vengono conservati a parte. Questi punti sono a disposizione del giocatore per potenziare eventuali riserve non utilizzate.
Altre meccaniche inaspettate introdotte da Narcos sono il “killshot” ed il “counterattack”. Quest’ultimo, in italiano “contrattacco“, funziona pressappoco come la “guardia” di altri titoli appartenenti a questo genere. Invece che lasciare il proprio uomo in attesa, i “punti contrattacco” vengono accumulati non eseguendo azioni durante un turno, oppure attraverso determinate abilità. All’attivazione del contrattacco, si avvia una sequenza in tempo reale nella quale siamo noi a dover mirare e sparare al nemico in movimento. I danni riportati dal nemico sono quindi totalmente nelle nostre mani, andando ad incidere profondamente nella sequenza di gameplay e modificando gli esiti stessi del confronto.
Il “killshot”, invece, viene attivato ogni qualvolta un nostro attacco porta ad un solo punto vita il nemico sotto tiro. Al termine dell’attacco si attiva una sequenza in tempo reale, esattamente come nel counterattack, nella quale mirare, colpire ed uccidere il nemico.
Queste due meccaniche, per quanto semplici, risultano determinanti nello scorrere della battaglia, facilitando e mantenendo vigile il giocatore durante le fasi critiche della missione.
Sembra talco ma non è…
Giunto al termine di questa mia recensione, non posso che soffermarmi brevemente sull’aspetto tecnico e grafico di Narcos: Rise of the Cartels.
Graficamente parlando, le ambientazioni (in visuale isometrica) risultano abbastanza curate. Piuttosto ripetitive negli asset, ma comunque apprezzabili. I video con grafica in-game, invece, avrebbero necessitato di una cura maggiore, soprattutto nella realizzazione dei personaggi principali.
Il titolo è completamente in lingua inglese (tranne per qualche dialogo in spagnolo), sottotitoli compresi. Ammetto che questo potrebbe essere un problema per i meno avvezzi alla lingua di Albione, soprattutto vista la velocità con cui proseguono nei discorsi. In ogni caso, il doppiaggio rimane comunque di buon livello, affiancato alla magnifica colonna sonora originale della serie.
Ripulito sotto quasi ogni punto di vista, Narcos appare stabile e performante. Non ho riscontrato né cali di frame rate, né bug invalidanti. Giusto un paio di glitch, insignificanti sotto ogni punto di vista.