My Friend Pedro – Recensione

Non capita tutti i giorni di interfacciarsi con un titolo così demenziale come My Friend Pedro. In un'era in cui i videogiochi cercano di riflettere la nostra realtà, non dobbiamo dimenticarci di quei titoli che vogliono semplicemente intrattenere. Saper mettere da parte la narrazione, in favore di un puro e semplice divertimento, è una delle caratteristiche che più apprezziamo di questa produzione, la quale si presenta nella sua modestia senza pretendere alcunché. Se sentite il bisogno di spegnere il cervello per un buon pomeriggio, allora lasciatevi incantare dalle banane e proiettili di My Friend Pedro.

Di titoli strampalati ne abbiamo visti a bizzeffe. Dal divertente tentativo vano di aprire un barattolo di maionese, a studentesse ninja prosperose intente a combattersi tra loro a suon di katane, se c’è qualcosa che apprezziamo in questa industria è che vi sia spazio anche per quei videogiochi che in un modo o nell’altro vogliono osare. Osare soprattutto nel volersi distaccare dal classico canone moderno videoludico, in cui il valore artistico dell’opera è sempre più preponderante, rappresentando l’estremo opposto del tanto agognato desiderio di vedere questo media elevarsi come ottava arte.

L’arte nei videogiochi è una delle maggiori evoluzioni compiute da questo medium, ma non bisogna dimenticarsi che vi sono produzioni le quali desiderano solamente farci evadere dal mondo con un po’ di sano intrattenimento. Perché, che lo si voglia o meno, il principale compito di un videogioco è quello di intrattenere. Ben vengano dunque quei prodotti che vogliono semplicemente farci divertire, soprattutto in questo caso in cui vogliamo parlarvi di My Friend Pedro in recensione. Abbiamo provato il curioso titolo di Devolver Digital nella sua versione PlayStation 4, disponibile sul mercato dal mese di aprile dopo la pubblicazione su Nintendo Switch. Come se la cava sulla console di casa Sony? Beh, non ci resta che scoprirlo in questa nostra recensione.

My Friend Pedro: non è il Pedro di Raffaella Carrà

“A noi, la qualità ci ha rotto er…”

In un primo momento potremmo definire così My Friend Pedro. Eppure, se nella narrazione troviamo banane, proiettili e ancora banane, ciò che non manca proprio in un titolo così particolare è la qualità, quella che risiede nella trama. In realtà no, ma ci abbiamo provato. Va specificato che alla fine, seppur superficiale, My Friend Pedro è uno di quei videogiochi demenziali che imparerete ad amare. Perché nonostante siate bardati con una maschera, il vero protagonista è Pedro, una banana fluttuante e parlante. Un dettaglio assolutamente rilevante per lo svolgersi degli eventi. D’altronde non capita tutti i giorni di massacrare degli improbabili gangster fianco a fianco ad una banana dai poteri sovrannaturali.

Così come non capita tutti i giorni di trovarsi basiti dinanzi ad un finale così tanto semplice quanto profondo, avvincente, capace di strappare un sorriso nella sua semplicità. Ebbene, la narrazione riesce a coinvolgerci tanto quanto la serie “Gli occhi del cuore”, convincendoci che, oltre alle apparenze di una narrazione piuttosto debole, vi sia dell’altro. Come una ricerca di sé stessi  in un mondo in cui tutto si sviluppa sulle due dimensioni. Come se, alla fine, la Terra fosse veramente piatta. La trama non pretende di certo di essere paragonata ai grandi colossi degli AAA, eppure possiamo affermare che essa si sposa egregiamente con la demenzialità che caratterizza questa produzione, la quale si concentra maggiormente su aspetti ludici curati maniacalmente. Insomma, un qualcosa che permette di spegnere, una volta tanto, il cervello di chi gioca.

Banane e proiettili

My Friend Pedro è uno sparatutto bidimensionale in cui la componente arcade – e il suo lato demenziale – emergono con preponderanza. Il nostro io virtuale mascherato si esibisce in passi di danza, tra capriole ed acrobazie, mentre impugna le sue amiche fatte di metallo e piombo, con le quali da spettacolo contrassegnando di rosso le teste dei nemici. Infatti, la sua natura arcade permette al giocatore di avvicendarsi nei livelli della campagna a suon di no sense, tra un colpo e l’altro di pistola, sfruttando l’ambiente a proprio vantaggio per ottimizzare le performance da sicario. La danza non è uno scherzo, piroettando si ha il magico potere di schivare i proiettili, facendo impallidire anche le sorelle Wachowski e il loro eletto. Ma non è tutto, il buon tizio mascherato di nome ignoto svela le sue abilità da ninja saltando sulle pareti per raggiungere i punti più elevati della mappa, oppure può sfruttare queste sue capacità in combattimento, ricordandoci per buona parte i film hollywoodiani. Movimento e combattimento sono i principali punti di riferimento per la valutazione finale del livello. Mantenere il moltiplicatore del punteggio sempre attivo non sarà affatto semplice, dato che velocità e precisione sono dei requisiti fondamentali per un’ottima prestazione. Ciò che diverte di My Friend Pedro è come ha luogo quest’azione frenetica: si corre, si spara senza riserve, si combatte anche corpo a corpo, si salta sui muri, si effettuano capriole per superare i sottopassaggi e si danza.

Ma non finisce di certo qui. Perché la parola “creatività” si riflette sull’effettivo gameplay del gioco. Gli oggetti di scena e l’interazione ambientale sono due armi estremamente potenti, più di due banalissime pistole giocattolo. Padelle capaci deflettere i nostri proiettili, taniche di benzina che potremo lanciare contro i nemici, barili di petrolio con cui schiacciare i gangster, pezzi di cadavere da poter scagliare come un blocco di cemento. E non solo, saper sfruttare l’ambientazione a proprio vantaggio è uno dei pregi di questo demenziale sparatutto arcade, tanto da farvi ribaltare i tavoli – non come nei meme – per ottenere una copertura. Vi sono diversi momenti “tarzanici” in cui ci lanceremo contro i nemici, urlando e spaccando vetrate a suon di proiettili, velocizzando così la formula acrobata di un gameplay che in fin dei conti ci ha divertito e non poco. A tutto ciò, oltre ad una verticalità ben congegnata, troviamo altre interazioni ambientali con cui esibirci nelle sparatorie. Vi sono diverse sezioni in cui potremo sfruttare dei cartelli per far rimbalzare i nostri proiettili e colpire più nemici con una raffica, come accade anche con le padelle ma con una maggiore precisione. Se il gameplay non fosse abbastanza demenziale per voi cultori del trash, sappiate che sarà possibile uccidere i nemici anche a bordo di uno skateboard.

Dove si concentra l’elemento arcade? Nei punteggi, con cui si otterranno delle valutazioni a fine livello, nei modificatori sbloccabili a mo’ di collezionabili e, infine, il focus. Questa piccola meccanica ci ha riportato ai tempi di Matrix 2: Reloaded, laddove il focus permetteva al giocatore di rallentare il tempo per poter ottenere un vantaggio sui nemici. Qui, a grandi linee, succede la stessa cosa. Il focus risulta magicamente utile quando si hanno più nemici su schermo da eliminare oppure nel momento in cui si hanno pochi punti vitali ed occorre ripararsi. Man mano che avanzeremo nei livelli, l’armeria del nostro “John Wick” mascherato si espanderà, con mitragliette, fucili a pompa, assalto e cecchini. Quest’ultimi, in special modo, saranno un’arma di distruzione di massa.

Una banana da diecimila euro

My Friend Pedro è quella banana venduta all’asta per diecimila euro. In un primo momento risulta quasi impossibile capire perché tale manufatto valga quella cifra. Ma, al contrario di quella banana ormai quasi marcia, il titolo di Devolver Digital un motivo per valere quella cifra lo ha: la fisica. Ciò che a livello tecnico ci ha colpito è, appunto, la fisica dettata nel lancio degli oggetti e da come il level design sfrutta certe meccaniche del gioco. Seguendo la traiettoria indicata, possiamo lanciare gli oggetti di scena con maggiore precisione, permettendo in questo modo di non fallire nemmeno un colpo.

Sempre sul fronte tecnico, il titolo non dimostra chissà quali pecche, così come le prestazioni risultano essere salde senza alcun tipo di sbavatura. Detto in parole povere, My Friend Pedro è un’esperienza di gioco che non lascia spazio a sbavature tecniche, seppur lo stile grafico, per certi versi, possa non dare troppo nell’occhio e i fondali che costituiscono i livelli non sono così affascinanti da entusiasmarci. Eppure, ciononostante, Devolver Digital ha proposto su PlayStation 4 un’esperienza davvero solida.

GUIDE TROFEI

Matteo Murri
Matteo Murri
Appassionato di videogiochi e anime sin da tenera età, il suo primo videogioco fu Super Mario 64 per Nintendo 64, col tempo si affezionò alle console di Sony partendo appunto dalla prima Playstation. Oggi è un cacciatore di trofei su Playstation 4, predilige gli sparatutto, i titoli di corse e i picchiaduro, ma gioca veramente di tutto!

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Non capita tutti i giorni di interfacciarsi con un titolo così demenziale come My Friend Pedro. In un'era in cui i videogiochi cercano di riflettere la nostra realtà, non dobbiamo dimenticarci di quei titoli che vogliono semplicemente intrattenere. Saper mettere da parte la narrazione, in favore di un puro e semplice divertimento, è una delle caratteristiche che più apprezziamo di questa produzione, la quale si presenta nella sua modestia senza pretendere alcunché. Se sentite il bisogno di spegnere il cervello per un buon pomeriggio, allora lasciatevi incantare dalle banane e proiettili di My Friend Pedro.My Friend Pedro - Recensione