Spesso ci troviamo di fronte a titoli videoludici dalla trama coinvolgente, tanto che riuscirebbe a calzare a pennello anche in un film su grande schermo. Mafia III è proprio uno di questi, un videogame che propone una storia che sprizza originalità e qualità da tutti i pori e che può tenere il giocatore incollato allo schermo. Può? O potrebbe? In un videogioco la trama è fondamentale ma non è tutto, per lasciare un gamer stupito c’è bisogno di più componenti che si devono incastrare alla perfezione, senza fare una grinza. Beh, nel nuovo titolo 2K qualche incastro non è andato poi così bene ma anzi influisce in modo negativo sull’esperienza che viene proposta. Andiamo con ordine e vediamo cosa succede nella nuova Mafia.
Una trama che non potete rifiutare
Siamo a New Bordeaux, città dove malavita e razzismo riecheggiano tra le vie e in cui avviene l’ascesa di Lincoln Clay, criminale che tornato dalla guerra del Vietnam decide di intraprendere un’altra strada. Cresciuto dalla Mafia nera in quanto orfano sin dalla nascita, la “famiglia adottiva” gli viene strappata dal boss mafioso italiano Sal Marcano. Da quel momento Lincoln rincorre un solo obiettivo: la vendetta.
Il prologo, dalla durata di circa tre ore, ci immerge nella storia con una sequenza varia e con tanti intermezzi storici, con spezzoni in cui vengono raccontate le vicende da un punto di vista diverso da quello di Lincoln. Chi è fan della saga gradirà anche il ritorno di Vito Scaletta, personaggio protagonista del secondo capitolo della serie.
Una volta giocato il prologo però, dopo aver iniziato ad assaporare l’incalzante trama di Mafia 3, iniziamo ad accorgerci dei primi aspetti che minano questa esperienza. Si nota sin da subito una certa ripetitività nelle missioni in quanto ci troveremo quasi sempre ad introdurci furtivamente in alcune zone per sgominare gli avversari, fino a che non si presenta il boss di turno. Per mettere scompiglio tra le fila nemiche basterà rubare i soldi negli edifici che ci vengono indicati e uccidere gli spacciatori in una serie di missioni, anch’esse alla lunga ripetitive.
A semplificare ancor di più gli obiettivi che ci vengono impartiti ci si mette l’IA nemica, che rende gli avversari tonti e spesso non in grado di vedere ciò che gli accade a pochi centrimetri di distanza. Per facilitare ancor di più l’approccio con questi nemici ci si mettono anche un paio di caratteristiche del gameplay: una speciale vista di Lincoln che permette di vedere anche gli avversari più nascosti nel buio (utilizzabile a piacimento, senza limiti di tempo) e le cimici, che è possibile installare sui ricevitori telefonici per farci svelare punti di interesse, nemici e collezionabili. Insomma, sapremo individuare ogni avversario sulla mappa ben prima di doverci interagire, un aiuto troppo grande che, unito appunto all’IA non all’avanguardia, rende ogni combattimento poco competitivo a discapito di una buona gestione del danno delle armi da fuoco.
Tornando alle missioni, una volta eliminato il boss di zona potremo posizionare un nostro alleato all’interno del luogo appena conquistato. Questo ci fornirà soldi ricavati dalle attività illegali e alcuni bonus che ci aiuteranno durante le missioni, come la possibilità di chiamare furgoni per venderci armi durante uno scontro, corrompere la Polizia e altro ancora.
Tanta carne al fuoco…ma sempre uguale
Un altro cambiamento che troviamo in Maifa III rispetto ai precedenti capitoli è un ambiente totalmente open world. Anche da questo punto di vista però non possiamo esimerci dal lametare una certa ripetitività in quanto ci siamo trovati di fronte ad un’ambientazione che inizialmente sembra essere vasta e ricca di contenuti ma che poi, dopo poco tempo passato sul gioco, propone invece sempre le stesse cose da fare. Tra queste vi sono i classici e numerosi collezionabili da recuperare che però, una volta trovati tutti, vi lasceranno con l’amaro in bocca in quanto non vi è alcun “premio” finale, neanche il trofeo dedicato.
Andando alla ricerca di questi collezionabili noterete che New Bordeaux è divisa in zone dove la popolazione è più o meno ricca. Nonostante questo però, una volta entrati nei palazzi, non tutti esplorabili, noterete una certa ripetitività per quanto riguarda il design interno delle stanze, quasi tutte uguali.
Girando per la città avremo a che fare anche con la Polizia che ci darà filo da torcere. Questa verrà allertata dai passanti che saranno sempre attenti ai nostri movimenti: una volta effettuato un reato daranno l’allarme, chiamando l’intervento delle Forze dell’ordine dalla cabina telefonica più vicina. La soluzione? Eliminarli prima che ci arrivino!
Anche il protagonista non è stato caratterizzato dal punto di vista del gameplay. Lincoln sarà sempre uguale dall’inizio alla fine dell’avventura, senza la possibilità di poter sviluppare abilità in quanto già dal principio possiede tutte le qualità necessarie per affrontare gli scontri senza particolari problematiche.
Un vero peccato insomma. Di carne al fuoco ce n’è molta ma è stato tutto lasciato campato in aria in un prodotto che sembra, a conti fatti, un’insieme di cose realizzate di fretta e furia.
La location, New Bordeaux, è una città ispirata a New Orleans, sia per quanto riguarda le strutture che per la tipologia di società presente all’epoca, negli anni ’60. Il motore grafico arranca in alcune situazioni e subito ci renderemo conto delle compenetrazioni poligonali o altri errori grafici non proprio accettabili in questa generazione, soprattutto in queste quantità.
Fortunatamente questi problemi vengono affiancati da delle ottime animazioni, soprattutto per quanto riguarda le espressioni facciali dei personaggi che, quando ripresi in primo piano, mostrano una qualità dei volti degna di nota.
In Mafia III ci troveremo spesso a dover guidare veicoli che però non ci hanno restituito un feedback del tutto positivo. Risultano essere tutti poco agili, troppo piantati a terra, e praticamente identici nello stile di guida tanto che non noterete quasi per nulla differenza tra una macchina leggera ed un furgone. Le collisioni sono abbastanza realistiche dal punto di vista fisico ma i danni sono stati ridotti all’osso.
Infine il comparto audio, con una colonna sonora che ci immerge alla perfezione negli anni ’60 con grandi miti di quei tempi accompagnata da un doppiaggio in italiano sincronizzato a puntino.
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