Ormai il media Viedeoludico è giunto alla maturità comunicativa da diversi anni, trasmettendo messaggi sempre più adulti ed affrontando tematiche sempre più scottanti. Non capita infatti quasi più che il nostro scopo sia semplice, e le nostre motivazioni univoche. Life is Strange è l’ultimo titolo a distaccarsi fortemente dagli stereotipi dei videogiochi, andando a toccare tematiche attuali e proponendoci una grande varietà di bivi e scelte, le cui ripercussioni non sempre si riscontreranno nell’immediato, il tutto mentre ci delinea la vita e gli aspetti caratteriali dei suoi protagonisti. Ma andiamo con ordine…
E se potessi cambiare il corso degli eventi?
Immaginate di prendere una decisione, ammirarne le conseguenze e poter decidere di decidere diversamente: questo è il concetto alla base del titolo di Dontnod. Noi siamo Maxine Caulfield, Max per gli amici, una giovane studentessa universitaria con la passione per la fotografia. Durante una lezione, in un giorno qualunque, assisteremo ad un evento che risveglierà un nostro potere e, senza nemmeno renderci conto, ci troveremo nuovamente a seguire la stessa lezione, consci di aver già vissuto quei momenti e sapendo che possiamo evitare che l’evento che ci ha fatto tornare in quel preciso momento si verifichi. Apprenderemo così che possiamo riavvolgere il tempo a nostro piacimento, per scoprire informazioni da usare a nostro vantaggio, cambiare il corso degli eventi e perfino le nostre decisioni. La premessa ed il concetto stesso del viaggio nel tempo non è certo una novità per i videogiochi, ma si rivela un’interessante variazione sul tema quando si parla di titoli che fanno della narrazione e del “libero arbitrio” il loro punto focale, con conseguenze a lungo termine derivanti dalle nostre azioni.
Tematiche non per tutti
Gli eventi che danno il via a tutte le nostre peripezie hanno luogo nel primo episodio del titolo, dove acquisiremo i poteri e dove assisteremo ad un devastante tornado che si scaglia violentemente sulla piccola cittadina di Arcadia Bay, luogo in cui le nostre vicende si snodano. Ben presto, però, si sovrapporrano anche altri eventi e ci improvviseremo detective allo scopo di risolvere il mistero di una giovane ragazza scomparsa, i cui volantini segnaletici ricoprono le pareti di ogni luogo del ridente centro. Gli intrighi e le sfacettature narrative non si fermano qui, ed anzi questi sono solo i presupposti per una trama che riesce a creare il giusto interesse e ad incuriosire in maniera costruttiva il giocatore, svelando pian piano le trame di una tela ben più articolata di quanto ci si potrebbe inizialmente aspettare. A fare da ciliegina sulla torta troviamo poi alcuni temi piuttosto attuali, che spaziano dal bullismo alla corruzione, passando anche attraverso il sensibile tema della situazione climatica ed ambientale ed anche toccando il dolente tasto della Privacy. Il miscuglio che ne esce crea un intreccio complesso e sfaccettato, dove sarà la nostra curiosità a spingerci a raccogliere indizi e a comprendere cosa stia succedendo, e le nostre scelte cambieranno anche il modo in cui i personaggi che incontreremo si rivolgeranno e collaboreranno, se collaboreranno, con noi.
Sfaccettato.
Oltre alla trama ed alle tematiche trattate, un titolo come Life is Strage non può esimersi dal proporre un cast adeguato al costrutto narrativo in cui gli eventi prendono piede. Fin troppi titoli appartenenti alla categoria delle avventure grafiche moderne propongono personaggi stereotipati, piatti e non eccessivamente caratterizzati, sopratutto per quanto concerne le cosiddette comparse. Life is Strange punta invece a darci una sensazione più realistica delle personalità virtuali dei comprimari, che spesso mostrano caratteri, motivazioni e preoccupazioni difficilmente intuibili senza il giusto approfondimento. In alcuni casi potremo anche influenzare e scoprire retroscena più consistenti riavvolgendo determinati dialoghi, nei quali riusciremo a recepire informazioni a noi sconosciute, da utilizzare in risposta ai nostri interlocutori. Questo continuo riavvolgere del tempo però ha anche conseguenze negative sull’esperienza di gioco, poichè solo in pochi casi le decisioni che prenderemo non avranno modo di essere modificate e diventare permanenti, e quindi spesso ci troveremo a riavvolgere una discussione solo per farla andare come noi vogliamo che vada, portando ad un rallentamento della progressione del titolo e a non riflettere sulle risposte che diamo in alcuni casi. Anche il legame che si crea tra la protagonista e Cloe, la migliore amica d’infanzia, non è banale, e risulta ben più sfacettato di quanto ci saremmo aspettati di vedere, portandoci anche a prendere decisioni piuttosto influenti sul rapporto che lega le due amiche.
Life is Strange
Dopo esserci così a lungo dilungati sugli aspetti meramenente narrativi e concettuali del titolo, è giunta l’ora di parlare dell’aspetto meramente giocoso ed interattivo. Concettualmente ci troviamo davanti ad un titolo che prende a piene mani dalle avventure grafiche di nuova concezione, come The Walking Dead di TellTale Games, e ci propone un’esperienza episodica molto vicina ad una serie TV, dove le nostre decisioni si ripercuotono anche a distanza di diversi capitoli. Il ritmo del titolo non è dei più incalzanti, sopratutto durante i primi due episodi, annoiando in alcuni casi per l’eccessiva lunghezza di fasi che potevano essere risolte in maniera meno blanda e sdolcinata. Migliore la progressione dal terzo episodio in poi, con un crescendo di eventi e situazioni che culmina in un capitolo finale dove tireremo le somme delle nostre azioni e scelte e dove ci attenderà un’ultima grande scelta. In questo tipo di titoli la semplicità di interazione con il mondo di gioco risulta essere un enorme pregio, risultando fruibile a chiunque, anche a chi non è avvezzo al media videoludico, prestando però un po il fianco in alcune fasi dove i programmatori, forse per aumentare il coinvolgimento o per allungare un po’ l’esperienza, hanno aggiunto sezioni che, a mio modo di vedere, risultano frustranti ed inutilmente dispendiose di tempo.
Un fumetto in movimento.
Chiudiamo infine con l’aspetto che, a mio avviso, ha il minor peso sull titolo, ossia l’aspetto meramente tecnologico. Siamo chiaramente di fronte ad una produzione con budget contenuto e rilasciata inizialmente ad episodi. Nonostante questo, l’aspetto tecnico risulta sicuramente piacevole alla vista e dotato di uno stile personale ed unico, che fonde sapientemente lo stile tipico dei fumetti a tonalità e proporzioni più da light novel, creando un impatto visivo sicuramente piacevole, senza mai stupire né in negativo né in positivo. La mole poligonale risulta appena sufficiente ed i personaggi, per quanto ben disegnati, risultano animati in maniera solo discreta. Ottimi gli effetti di luce e l’illuminazione, che in alcuni frangenti crea scorci bellissimi da vedere.
Qualcosa di più poteva essere fatta per quanto riguarda l’aspetto sonoro del titolo, che presenta un doppiaggio (in inglese) che non sempre riesce a trasmettere le giuste sensazioni e le giuste emozioni, non rispecchiando gli avvenimenti e le espressioni dei personaggi. Ottimo l’accompagnamento sonoro, con ottime musiche, anche cantate, utilizzate in maniera molto intelligente e mai invadente. Infine la durata risulta ben sopra le nostre più rosee aspettative, raggiungendo le tre ore circa ad episodio. Su quest’ultimo punto, però, ci sono alcune piccole considerazioni da fare: in alcuni frangenti, come dicevamo in precedenza, abbiamo riscontrato un’eccessiva lentezza della progressione, che ci ha annoiati anche i maniera piutosto pesante; inoltre, in alcuni momenti, non si sente l’urgenza di proseguire, quando invece gli eventi ci spingerebbero a muoverci e ad agire in maniera più istintiva e meno blanda e riflessia.
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