In concomitanza con l’uscita nei cinema di LEGO Ninjago, TT Games non ha perso l’occasione per dedicare a Lord Garmadon e Sensei Wu il videogioco dedicato. Sembra surreale ma era il 2005 quando lo sviluppatore decise di collaborare con la storica azienda per Lego Star Wars, il primo di una serie interminabile di videogiochi a tema.
La recensione di LEGO Ninjago Il Film: Videogame
Tra alti e bassi, TT Games è sempre riuscita a portare i mattoncini colorati in ogni brand possibile e immaginabile. Da Batman a Harry Potter, dagli Avengers a Jurassic Park fino a Lo Hobbit. Lo spirito irriverente è sempre stato apprezzato, il copia incolla delle meccaniche di gioco decisamente meno. Vediamo, in questa nostra recensione, se Lego Ninjago è riuscito a portare qualche novità ad una serie con fin troppe ragnatele.
La conquista di LEGO Ninjago
Il plot che fa da sfondo alla trama è il medesimo del film: Lord Garmadon, uno spietato e malvagio signore della distruzione, vuole radere al suolo e conquistare Ninjago. Il Sensei Wu, anziano maestro della tecnica Spinjitsu, decide quindi di radunare e allenare un gruppo di ninja composto da sei adolescenti. Ognuno di essi legato ad un particolare potere spinjitsu elementale, ma che ancora non sono in grado di padroneggiare.La trama, tra apprezzabili siparietti e divertenti battute, ci porta quindi alla scoperta dei suddetti poteri, alla battaglia contro il malvagio Garmadon e, come nel film, ad allearci con esso per sconfiggere un nemico ben più temibile e inaspettato. Seppur il tutto sia scritto in maniera, volutamente, semplice, in realtà è ciò che più intrattiene e diverte, grazie appunto ai siparietti e ai fantastici filmati che mischiano la conosciuta colorata grafica dei film LEGO ad elementi reali.
Combattere la noia
Ciò che davvero era diventato estremamente monotono nella serie di videogiochi Lego era la progressione e il gameplay, sia per un combat system a dir poco semplice e mono-tasto, sia per il da farsi identico dall’inizio alla fine. Con LEGO Ninjago, lo sviluppatore approfitta della tematica Ninja per rendere finalmente il tutto più variegato e uno scalino superiore più complesso. Ciò che più ne giova è proprio il combat system. Finalmente non dovremo semplicemente premere il tasto attacco dall’inizio alla fine del gioco. Nel momento in cui andremo a fare ciò, TT Games, per mitigare il button smashing, ha ben pensato di ideare un sistema che inviti il giocatore a variare il suo parco mosse. Infatti, nel momento in cui ripetiamo più volte lo stesso attacco, il nemico lo parerà, dovendo quindi variare offensiva. Possiamo così passare ad un attacco ad area in caduta, ad uno di “rimbalzo” o ad un ultimo che si esegue con la combinazione della levetta sinistra che corrisponde ad uno spostamento rapido verso l’aggressore. Oltre ai nemici semplici, i quali non richiedono particolare tatticismo, sono presenti anche mini boss. Ben più resistenti, con una lista di mosse più varia e letale e soprattutto che richiedono al giocatore di ricorrere alle varie offensive in sua conoscenza.
A spasso per Ninjago
La progressione nei livelli era un altro tallone d’Achille della serie Lego. Si combatteva, si distruggevano elementi dello scenario, si risolveva un’area chiusa costruendo elementi con i mattoncini. La formula in sé non varia di molto, quando non sapremo cosa fare è certo che dovremo menare le mani devastando l’ambientazione per rivelare i Lego utili per costruire la chiave che ci permetta di proseguire. Ci sono però delle situazioni che ci fanno staccare da ciò, come momenti in puro shoot ‘em up alla Panzer Dragoon cavalcando un enorme drago oppure situazioni in cui sparare da delle postazioni fisse. Se ciò accade nella prima metà del gioco, nella seconda il tutto diventa più standard approcciando la progressione “old style” della serie limitandosi a chiederci di combattere e distruggere mattoncini. LEGO Ninjago ci porta alla conclusione molto in fretta, in circa sette ore facendo una maratona della sola storia principale. Una durata di per sé molto risicata, ma che in realtà risulta la scelta migliore, il titolo altrimenti avrebbe subito pesantemente la ripetitività delle meccaniche, risultando quindi monotono. Seppur verso la fine della storia ciò inizia a palesarsi, la scelta di mantenere breve la sua durata è azzeccata per evitare che ciò accada. Meno perdonabile è il finale frettoloso che ci viene schiaffato in faccia in fretta e furia con un semplice filmato dopo un livello sottotono. L’esplorazione libera dei livelli per raccogliere i blocchi d’oro non risulta particolarmente invitante, se non per i puristi dei collezionabili e del completamento al 100%, anche a causa di caricamenti estremamente lunghi e al limite dell’estenuante.