Dopo sei anni dal suo annuncio, Kingdom Hearts 3 giunge finalmente su tutti gli scaffali dei negozi europei il 29 gennaio su PlayStation 4 e Xbox One. Questo terzo capitolo, decimo gioco della saga ideata da Tetsuya Nomura, permette di raggiungere la conclusione dell’arco narrativo attualmente in corso che prende il nome di “Dark Seeker Saga”, la cui nemesi principale è il maestro Xehanorth. E’ interessante vedere come la serie, nata da quella che una volta era conosciuta come SquareSoft, si sia sviluppata negli anni, proponendo ad ogni iterazione rilasciata nuove storie e meccaniche di gameplay, ognuna delle quali va ad aggiungersi ad un puzzle in continua crescita.
Quella di Kingdom Hearts è una di quelle saghe, in ambito PlayStation e Square Enix, che è riuscita a conquistare i cuori di migliaia di giocatori, illuminando gli occhi di ogni bambino che abbia impugnato un Dualshock 2 dal 2002 in poi. In questo caso anche grazie alla collaborazione con Disney e Pixar.
Nel 2017, Square Enix ha preparato il pubblico a questo nuovo capitolo con la pubblicazione di Kingdom Hearts 1.5+2.5 Final ReMix e 2.8 Final Chapter Prologue, collection entrambe necessarie a chiunque voglia approcciarsi a Kingdom Hearts 3 o per tutti quei fan che hanno bisogno di ripasso dell’intera storia. Ogni capitolo della serie ci ha abituato a una trama intricata, arricchita da una backstory narrata attraverso i diari di Ansem/Xehanorth e, soprattutto, a personaggi capaci di entrare nei nostri cuori. Ogni dettaglio, per quanto piccolo, tornava sempre utile a narrare una piccola porzione di trama sempre più grande.
Kingdom Hearts 3 porta a compimento gran parte di questo enorme puzzle, riprendendo da come ci eravamo interrotti in Dream Drop Distance e 0.2 Birth By Sleep. Di tempo ne è passato da quando il viaggio di Sora ha avuto inizio, in quel piccolo pezzo di terra circondato dal mare, ed oggi, quello stesso protagonista che molti hanno imparato ad amare, è cresciuto, pronto per affrontare la battaglia finale che vede ancora una volta luce ed oscurità scontrarsi. Abbiamo giocato in modo approfondito Kingdom Hearts 3, prendendoci il tempo necessario ad assimilare il tutto, e siamo finalmente pronti a parlarvene in questa nostra recensione.
La fine di un’era, l’inizio di una nuova: recensione di Kingdom Hearts 3!
Sei anni sono passati da quel trailer che annunciava l’arrivo di Kingdom Hearts 3 ed oggi, finalmente, il titolo tanto desiderato (quanto travagliato) si presenta sulle nostre console pronto per essere giocato. Ed è così che un’immancabile Yoko Shimomura ci propone una nostalgica “Dearly Beloved” (colonna sonora ricorrente nella saga) ad accompagnare il menù principale, il quale raffigura un artwork colorato di Sora in piedi sulla riva di una spiaggia. Tra le varie selezioni di questo menù vi è anche l’archivio della memoria, un insieme di cinque video realizzati per riassumere l’intera saga, in modo da rendere Kingdom Hearts 3 pressoché accessibile a chiunque si approcci alla serie per la prima volta. Avviata la nuova partita, ci troviamo di fronte alla intro del gioco che, con una bellissima computer grafica, rievoca tutti gli avvenimenti principali della la saga. Il tutto accompagnato dal singolo “Face my Fears”, realizzato da Utada Hikaru con la collaborazione del DJ di fama internazionale Skrillex. Al termine di questo filmato spettacolare veniamo catapultati all’interno dell’Olimpo, il quale riversa in una pessima situazione, adibito a prologo della storia. Qui avrà inizio il nostro viaggio per trovare e risvegliare i sette guardiani della luce.
La trama trova risvolti interessanti durante l’intero corso dell’avventura, entrando però nel vivo solo nella seconda metà, con ritmi sempre più serrati. Infatti, da qui in avanti, gli eventi accelereranno fino a raggiungere la battaglia finale, nonché punto focale dell’intero titolo. Questa battaglia finale, che arriverà intorno alle 30 ore di gioco (solo di trama), è ricca di avvenimenti importantissimi, i quali impediranno l’approfondimento dei retroscena di certi personaggi chiave. Questi, purtroppo, subiranno un’uscita di scena poco dignitosa, alla quale avremmo preferito una maggiore attenzione. Se non altro, Kingdom Hearts 3 chiude molte questioni rimaste in sospeso, regalando scene che i fan apprezzeranno sicuramente. A queste si aggiungono filmati strabilianti, realizzati in computer grafica, che riprendono all’interno del gioco alcune delle scene più iconiche dei film d’animazione presenti, riuscendo (in alcuni casi) addirittura a superare la qualità grafica degli originali.
Ad arricchire la storia vi sono un epilogo ed un finale segreto molto criptici, i quali lasciano spazio a speculazioni sul proseguimento della saga. Anche in questo capitolo ritornano i “rapporti segreti”, ottenibili una volta completati i portali della battaglia, che rivelano maggiori dettagli su alcuni elementi di trama non narrati.
Le Boss Fight propongono un livello di sfida piuttosto basso rispetto agli standard a cui eravamo abituati, probabilmente per garantire un’accessibilità maggiore a chi si approccia per la prima volta alla saga.
Metaforicamente parlando, Kingdom Hearts 3 può essere visto come una scacchiera. Infatti, i protagonisti verranno più volte associati a delle “pedine”, come il gioco stesso lascia intendere durante il prologo. Tredici pedine d’oscurità e sette pedine di pura luce, destinate a scontrarsi nella battaglia finale, vanno a comporre l’ultimo pezzo di questo complesso puzzle, come accennato in apertura, concludendo un arco narrativo iniziato nel 2002.
La serie, però, può definirsi tutt’altro che conclusa.
Kingdom Hearts 3 riprende le meccaniche di gioco dei suoi predecessori e le racchiude in un gameplay moderno, amalgamandole in un combat system evoluto che andrà ad arricchire il repertorio di Sora. Oltre ai classici comandi Attacca, Magia, Oggetti e Legami, che sostituiscono le classiche evocazioni, troviamo una maggiore inclusione dei comandi situazionali, i quali garantiscono l’accesso alle “grandi magie”, alle attrazioni e alle fusioni. Questi comandi saranno attivabili caricando l’apposita “combo” colpendo gli avversari. Per la prima volta nella saga ogni Keyblade si differenzierà dall’altro, oltre che per le statistiche di attacco e magia, anche nella fusione e nel tiro che Sora potrà eseguire con esso. Le fusioni garantiscono l’accesso a nuovi e devastanti poteri e, una volta caricata, avremo accesso a un comando “epilogo”, il quale scatenerà l’attacco più potente della fusione attivata. Potremo equipaggiare contemporaneamente tre Keyblade, sostituibili tra loro durante il combattimento, così da usufruire dei loro poteri durante la battaglia.
Migliorato anche il sistema di movimento che, oltre a garantire una maggiore fluidità, avrà un impatto “verticale” sul nostro modo di giocare. Potremo, infatti, correre sui muri per attaccare gli heartless, senza contare la possibilità di esplorare in modo accurato determinate aree della mappa. Si aggiungono i tuffi, qualora Sora dovesse saltare da grandi altezze, ed il fluimoto, meccanica inserita in Dream Drop Distance, che permette di sfruttare lo scenario per creare nuove combo con cui sconfiggere i nemici. Il gioco ci proporrà, infine, delle sezioni subacquee dove, attraverso semplici comandi, potremo esplorare fondali marini alla ricerca di ingredienti, collezionabili e materiali.
Per la prima volta nella saga sarà possibile potenziare il Keyblade, migliorandone le statistiche di attacco e magia, rendendo ancora più potente il nostro arsenale offensivo.
Nonostante un combat system solido, arricchito da tutti questi nuovi elementi, il livello di difficoltà del gioco non permette di goderne a pieno, rendendo a volte difficile sfruttarne il potenziale latente. La mancanza di una sfida concreta si aggiunge all’assenza di boss segreti e della modalità Critico, a cui Nomura ci aveva abituati sin dal primo Kingdom Hearts, rappresentando così un punto a sfavore per l’ultima produzione di Square Enix.
L’end game, però, ci riserva diverse sorprese proponendoci tante attività.
Tra queste troviamo diversi minigiochi sparsi per i mondi Disney/Pixar e nel “Regno Classico” sul il Gummifono. Questi ultimi potranno essere recuperati nei tesori sparsi in ogni mondo, ve ne sono più di venti ed ognuno di essi proporrà meccaniche differenti. Il tutto con uno stile grafico retrò che riporta in auge un pezzo di storia dell’animazione con il primissimo Topolino realizzato da Walt Disney nel lontano 1928.
Vi è il Bistrot di Ratatouille, ristorante dove potremo cucinare varie pietanze con gli ingredienti raccolti durante le fasi esplorative. Anche qui cucineremo attraverso dei minigiochi che richiederanno precisione nell’utilizzo del controller premendo i tasti richiesti al momento giusto. In base alla nostra prestazione, otterremo una valutazione buona o eccellente. I piatti, combinati tra loro, garantiranno dei bonus passivi ai nostri eroi, aumentandone le statistiche.
Ritroviamo anche il Bosco dei 100 Acri, in cui ritroveremo l’immancabile Winnie The Pooh, con minigiochi creati ad hoc per ottenere ingredienti specifici per la realizzazione di nuove pietanze.
Sparsi tra i mondi Disney e Pixar, troveremo i Budinifici sette, i quali proporranno delle sfide sempre differenti, ed, infine, i portali della battaglia. In questi ultimi, introdotti per la prima volta in Dream Drop Distance, avremo accesso a degli scontri speciali che ci ricompenseranno abbondantemente con esperienza e materiali.
Devo proprio ammettere che il team di sviluppo si è impegnato nel realizzare le sezioni di gioco a bordo della Gummiship, unico mezzo di trasporto che permette a Sora e i suoi amici di viaggiare tra un mondo e l’altro. Infatti, a differenza dei primi due Kingdom Hearts, il gameplay con la Gummiship è stato notevolmente ampliato e migliorato. Ora sarà possibile esplorare tre galassie distinte in open world, decidendo noi stessi dove andare che heartless e boss segreti affrontare e così via. Inoltre, sparsi per le galassie, saranno presenti numerose ricompense, come materiali rari e pezzi utili al miglioramento della nostra nave.
La personalizzazione della Gummiship è stata finalmente semplificata, grazie a un editor modernizzato. Potremo anche decorare la Gummiship con adesivi e ninnoli davvero carini.
Oltre a svariate citazioni dedicate ad altri titoli (come Final Fantasy XIII Versus e Final Fantasy XV), in alcuni mondi sono state riservate chicche di gameplay davvero particolari. Ad esempio l’utilizzo dei Mech nella “Scatola dei giocattoli” o il galeone pirata “Leviatano” ne “I Caraibi”, utilissimo per muoverci all’interno del grandissimo mondo dedicato alle vicende di Jack Sparrow.
Al posto del Grillario troviamo il “Gummifono” che, oltre a tener conto dei collezionabili raccolti, mostra le statistiche ottenute durante la nostra partita e, ultimo ma non meno importante, permetterà di sfruttare la modalità foto. Con essa potremo scattare qualche selfie, in compagnia di Sora e amici, adottando alcune pose, il tutto molto esilarante soprattutto se utilizzato durante gli scontri.
Sviluppato con l’Unreal Engine 4, Kingdom Hearts 3 rappresenta un sogno per i fan di vecchia data della saga. Rivedere Sora, così come tutti gli altri personaggi, realizzati con questo nuovo motore grafico non può che strappare un sorriso a chi ha sempre desiderato vedere i suoi personaggi preferiti sotto una nuova luce. I modelli sono stati realizzati con una cura encomiabile, donando una maggiore espressività ad ognuno di essi. Anche i mondi di gioco sono stati realizzati con una cura maniacale. Un denso livello di dettaglio e colori molto accesi rendono il gioco visivamente armonioso, nonostante la presenza di texture non sempre ben definite. Anche il riflesso dell’acqua è stato realizzato accuratamente ed il risultato risulta soddisfacente soprattutto nel gioco tra luci ed ombre. Purtroppo, unico punto nero, è la profondità di campo, la quale non rende pienamente giustizia alla visione d’insieme spettacolare che il titolo propone.
Kingdom Hearts 3 gira a 1080p e 30 frame per secondo su PlayStation 4 Standard, mentre su PlayStation 4 Pro raggiunge una risoluzione 4K upscalata e 60 frame per secondo, una vera gioia per gli occhi per chi giocherà il titolo sulla console potenziata di Sony. Sarà in ogni caso scegliere fra una maggiore risoluzione o una stabilità del frame rate migliore presso il menù della configurazione.
Si conferma ancora una volta il marchio di fabbrica di Yoko Shimomura, il quale ci travolge con una colonna sonora imponente riproponendo ancora una volta gli arrangiamenti iconici della saga tra cui Dearly Beloved. Non mancheranno sicuramente i grandi classici tratti dai mondi Disney/Pixar tra cui Arendelle (Frozen) e I Caraibi (Pirati dei Caraibi), con le loro canzoni che hanno fatto la storia del cinema d’animazione e non.
Ottimo il lavoro di regia che ha saputo realizzare dei filmati in computer grafica che eguagliano la qualità delle grandi produzioni Disney/Pixar, una fra tutte “Let it Go” di Frozen, veramente pregevole.
Il titolo propone testi e menù in lingua italiana con un rigoroso doppiaggio in inglese nella versione occidentale.