Alcune grandi licenze della letteratura e del cinema provano spesso a giungere al nostro amato media, ma spesso con risultati imbarazzanti rispetto a titoli e brand specificatamente pensati per nascere come videogiochi. I casi in cui le opere tratte da universi già affermati in altri ambiti si sono rivelati all’altezza sono pochi, ed ancor meno se andiamo a cercare titoli basati sulla mastodontica opera di Tolkien. Attenevamo quindi con diffidenza questo L’Ombra di Mordor, incuriositi da quanto mostrato fin’ora ma profondamente incerti per molteplici motivi.
La vita a Mordor
Le vicende ci mettono immediatamente nei panni del nostro protagonista, Talion, in una situazione tutt’altro che rosea, mentre ci vengono spiegati i rudimenti del titolo. Saremo infatti in una specie di limbo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, dove ci verrà insegnato come giocare facendoci rivivere le vicende che hanno portato alla nostra dipartita con un succoso tutorial ottimamente implementato e gestito tramite simpatici flashback. Qui faremo la conoscenza di uno spirito, che ci proporrà di alleare le forze e ci spiegherà il legame che unisce noi a lui indissolubilmente. Ci risveglieremo quindi a Mordor, in una terra popolata e controllata dagli orchi e dai famosi Urukai, e dovremo farci strada per trovare chi ci ha spediti all’altro mondo e, visto che ci siamo, fare più danni possibili all’esercito della Mano Nera di Sauron.
Ma come fare a trovare la Mano Mera e a destabilizzare un esercito in continua crescita?
Un miscuglio ben riuscito
Una volta avviato il gioco, con la diffidenza di cui sopra, abbiamo potuto constatare come il titolo sia un open world sulla falsa riga di Batman Arkham City, con una mappa di dimensioni discrete (sognatevi Far Cry, Assassin’s Creed IV e simili), suddivisa in zone. Le dimensioni non eccessive della mappa inizialmente ci avevano fatto storcere il naso, ma comprendiamo la necessità dovuta soprattutto al fatto che, per la maggior parte del tempo, ci muoveremo solo a piedi, ed estendere troppo il mondo di gioco avrebbe comportato ad un’esperienza dispersiva e blanda.
Pad alla mano, il gioco lascia un feeling ben conosciuto ai più, con un’impostazione molto simile a quanto visto nei vari Batman e Assassin’s Creed, con le dovute modifiche del caso, ma sempre e comunque molto similare. Anche le movenze e le animazioni di arrampicata ricordano da vicino la saga Ubisoft, pur risultando forse un po’ più fluide e meglio legate tra loro, grazie anche all’estrema agilità del nostro Ramingo. Il combat system invece fonde insieme stealth, combattimento a distanza, prese, schivate e duelli di spada, il tutto tenuto insieme da un sistema molto simile al Flow Combat di Batman, ma migliorato sotto praticamente ogni aspetto.
Concatenando attacchi, vedremo salire il nostro indicatore di combo, che giunto a 8 ci darà la possibilità di effettuare spettacolari uccisioni rapide o movenze speciali, che ci faciliteranno non poco la vita durante l’avanzamento del titolo.
Non finisce certo qui, anzi, siamo solo alla punta dell’iceberg.
Il nostro eroe è potenziabile in ogni sua abilità, così come lo sono le sue skill di combattimento, i suoi parametri e l’armamentario che si porta dietro, con un sistema ingegnoso e che da un ottimo senso di progressione; avremo una barra esperienza che ci garantirà lo sblocco di punti abilità da spendere per sbloccare nuove skill da utilizzare in combattimento o durante l’esplorazione, ma queste saranno vincolate al nostro livello di potere, che si incrementerà solo con l’uccisione dei capitani e dei comandanti avversari o con la nostra morte. L’ultima valuta, si ottiene completando incarichi secondari, interrogatori, sfide e quant’altro e ci permette di potenziare la nostra salute, gli slot runa delle armi, il numero di frecce e via andare. Un sistema molto ricco, dunque, che ci permette di affrontare le ondate sempre più agguerrite di orchi che ci si parano davanti.
Un nemico potente
Una personaggio così articolato ed ampiamente potenziabile, dovrebbe permetterci di affrontare il gioco in tutta tranquillità, ma le cose stanno un pò diversamente. A tenere le redini del gioco troviamo un’ottima intelligenza artificiale, ad esclusione della fase stealth che tratteremo tra poco, dove i nemici ci si fiondano contro in gruppi, ci attaccano su più fronti, ed hanno abilità ed armi diverse, che non ci permetteranno di cavarcela contrattaccando e schivando, ma richiederanno un’ottima dose di tattica e prontezza di riflessi. A fare la differenza ci pensa il Nemesis System, una simpatica trovata di Monolith per complicarci la vita; i capitani che incontreremo potranno sopravvivere al nostro passaggio e, se reincontrati, saranno più preparati e si ricorderanno come li avevamo sconfitti o pesantemente danneggiati quando li abbiamo incontrati la prima volta, mutando anche il loro aspetto fisico. Il sistema si applica anche agli orchi comuni, permettendo all’orco che ci ucciderà di scalare le gerarchie e diventare capitano e, magari, comandante.
I vari capitani che incontreremo saranno tutti dotati di punti di forza, immunità, debolezze e paure, che se adeguatamente sfruttate potranno tornare a nostro vantaggio, ma potremo venirne a conoscenza solo interrogando i vari nemici muniti di informazioni, visibili sulla mappa grazie ad un icona identificativa ed illuminati di verde durante la visione speciale che lo spettro ci dona. Non necessariamente dovremo apprendere ogni singola informazione, ma proseguendo nel titolo la cosa si farà via via sempre più importante.
Infine potremo anche marchiare i nostri avversari dopo la prima metà del gioco, cosa che ci permetterà di controllarli e generare caos nelle fila avversarie e, grazie ad una specifica abilità, potremo decidere di eliminarli immediatamente.
La nota più dolente di tutto questo sistema risiede nella parte stealth del titolo, dove sembra che i nemici diventino più stupidi; da un lato sono dotati di ottimo fiuto, ottima vista ed ottimi riflessi in battaglia, ma non si accorgono di un loro alleato morto a due metri di distanza, né di un arcere scaraventato in mezzo a loro da un’altezza vertiginosa, anzi, una volta trovato, il più delle volte faranno qualche battuta e se ne andranno senza sospettare nulla.
Una tale varietà non si era mai vista in un titolo su licenza, tranne forse in quel famoso Batman che tutti conosciamo.
Varietà
La varietà, come dicevamo, è il punto forte della produzione, e l’ottima struttura del titolo la incentiva non poco. Gli incarichi principali e secondari che avremo a disposizione saranno affrontabili, il più delle volte, in molteplici modi, senza un percorso obbligato da fare per forza di cose. Potremo, ad esempio, infiltrarci in una base nemica, avvelenare le riserve di Grog (bevanda alcolica preferita dagli orchi) e vedere come questi si scannino tra loro, oppure potremo attirare i Caragon (animali feroci che popolano Mordor) nelle loro basi facendo cadere apposite esche, o ancora attaccare a testa bassa, senza che niente lo vieti, ad esclusione delle missioni che impongono il non farsi scoprire. La varietà si nota anche nella realizzazione delle mappe di gioco, che propongono un paesaggio vivo e ben strutturato, con le torri bianche che fungono da waypoint che svettano su tutto e ci danno un’ottima visuale di tutta la zona circostante, il tutto senza il benchè minimo caricamento. A completare il quadro troveremo anche una pletora di cose da fare veramente ampia, che spazia da incarichi principali di varia natura a missioni specifiche per potenziare le nostre armi o liberare schiavi umani, per passare a missioni di indebolimento delle fila nemiche o faide tra capitani nelle quali potremo intervenire per favorire l’avanzata di uno dei contendenti o per eliminarli entrambi in un colpo solo. Fanno capolino anche i collezionabili e le sfide di caccia e di sopravvivenza, tutte piuttosto semplici da completare ma che permettono di staccare dal solito massacro indiscriminato (e divertentissimo) di orchi.
Mordor come non l’avete mai vista
La realizzazione tecnica del titolo è di sicuro pregio, mostrando i muscoli degli hardware di nuova generazione. A fronte di un’installazione di circa 24 GB ci troveremo ad assaporare un titolo veramente next gen in tutti i fronti. La bellezza del paesaggio e dei personaggi fa impallidire qualunque titolo approdato su next gen, ad esclusione di alcune esclusive, ed ogni orco è realizzato divinamente e con una dovizia maniacale per i particolari. Gli scenari, se pur non eccessivamente complessi, vantano un design ed una pienezza di dettagli e fronzoli veramente pregevole, pur rimanendo piuttosto statici a livello interattivo. Fiore all’occhiello sono invece le animazioni, tutte realizzate divinamente ed apprezzabili ancora di più grazie alla modalità foto, aggiunta solo di recente con una patch, ma che enfatizza ancora di più il grande lavoro sul versante tecnico svolto dagli sviluppatori.
Ottimo anche il framerate, che difficilmente si schioda dai 30 fps, anche con oltre una trentina di orchi e uruk su schermo, ed eccezionali gli effetti di luce ed atmosferici, che bagnano ed illuminano noi e l’ambiente in maniera credibile e realistica.
Incredibile il doppiaggio, che vanta doppiatori di grande esperienza, con i personaggi che abbiamo visto nei film doppiati dal doppiatore della pellicola, mentre sono da Oscar le musiche e gli effetti sonori, posizionati divinamente già in stereo, ma che sfoggiano tutta la loro magnificenza con un sistema DTS almeno 5.1.
Non è tutto oro quel che luccica
Stiamo parlando quindi di un capolavoro epocale?
La risposta purtroppo è negativa. L’ombra di mordor è un titolo imponente, ambizioso e realizzato egregiamente, ma porta con se un pò troppo del senso di deja-vù che si prova quando si gioca ad un titolo che fonde e rimescola quanto già fatto di buono dagli altri. Oltre il Sistema Nemesi, il titolo non introduce nulla che già Assassin’s Creed e Batman non ci abbiano offerto in altri contesti, ma in ogni caso l’originalità dell’insieme ci pare più che adeguata e le poche novità ci sembrano sufficienti a non penalizzare in modo eccessivo il titolo per la scarsa originalità di molte delle sue meccaniche.
Oltre a questo, possiamo segnalare alcune piccole imperfezioni, come compenetrazioni ed alcune collisioni realizzate non troppo bene, nemici con armi decisamente troppo letali e sbilanciate, bestie leggermente troppo potenti e qualche altra leggerezza qui e li, ma nulla di preoccupante.
Ben più grave, invece, quella sensazione di input lag che ogni tanto fa capolino negli scontri più caotici, dove sembra che, nonostante la pressione del tasto di schivata o di contrattacco, il nostro personaggio preferisca continuare la combo fregandosene altamente dei nostri comandi e rispondendo solo dopo un paio di pressioni a fondo. Qui non sappiamo dire se sia un problema di pad o di risposta del titolo, ma in ogni caso siete avvisati.
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