Ogni storia, prima ancora che abbia un effettivo inizio, ha sempre un “prima” ed un “dopo”, due porzioni che estendono la narrazione principale per trarne una coralità. Franchise imponenti hanno fatto dei loro prequel una parte davvero essenziale per il nucleo della storia, ai quali viene riservato il più delle volte il ruolo di riempitivo. Poi vi sono prequel fondamentali per comprendere appieno tutto il costrutto dettato da un autore o da un team di sviluppo stesso. Spesso questa pratica viene applicata soprattutto nella cinematografia, con l’intento di espandere un brand sfruttando qualsiasi canale d’appiglio per creare un marchio forte. Cosa succede però quando parliamo di una singola produzione e non di una saga?
A questa domanda, può solamente rispondere Chronos: Before the Ashes, prequel dell’apprezzatissimo Remnant: From the Ashes di Gunfire Games, autori di Darksiders 3. L’intento del nuovo gioco distribuito da THQ Nordic è quello di creare una certa coralità nel nuovo universo narrativo nato dallo sparatutto in terza persona, il quale unisce al genere degli elementi ruolistici. Dopo aver provato Chronos in anteprima grazie ad un codice gentilmente fornitoci da THQ Nordic, vogliamo parlarvi di un prequel piuttosto discutibile, il quale punta ad offrire un’esperienza completamente differente rispetto al suo cronologico successore. Come sempre, ve ne parliamo in questa nuova recensione.
Chronos Before the Ashes, un peculiare action-rpg fin troppo… breve.
Come largamente anticipato, Chronos: Before the Ashes è il legittimo prequel dell’apprezzato Remnant: From the Ashes, collocandosi dunque prima degli eventi che hanno caratterizzato il mondo imbastito da Gunfire Games. Dunque, l’intento è quello di spiegare come sia caduto in rovina il mondo ed alcuni dettagli narrativi di Remnant, come il bunker Ward 13, gli esperimenti compiuti sui soggetti umani e il Dreamer. Il giocatore vivrà questa intensa avventura attraverso gli occhi di un predestinato, il cui compito è quello di sconfiggere il Drago che ormai da tempo devasta la Terra da anni e l’umanità rischia di capitolare in un’estinzione di massa. L’inizio è scandito da un’introduzione sul mondo e sulle minacce che lo hanno invaso, quanto basta per renderci chiara la missione: sconfiggere i guardiani che proteggono il Drago fino ad indebolirlo, per sconfiggerlo una volta per tutte ed ottenere infine la libertà. Peccato che la narrazione, attivamente, si fermi qui. Questo perché Chronos intavola un racconto frammentato nei vari documenti sparsi in più parti delle mappe, somministrando pezzo dopo pezzo maggiori dettagli sulla lore generale. Una scelta che si riflette sul costrutto narrativo del titolo, talvolta per niente chiaro e di cui è quasi impossibile tenere traccia delle rivelazioni fatte dalle documentazioni, poiché una volta raccolte non vengono neppure immagazzinate in una raccolta. Ciò che più ci ha inorriditi è la conclusione troncata del titolo, la quale neppure sembra terminare con un vero finale, bensì con un qualcosa letteralmente accaduto per caso.
A peggiorare ci pensa forse una longevità poco generosa che, seppur supportata da una rigiocabilità certosina, ciò non basta per spingerci a riaffrontare quel pugno di boss che ci hanno lasciato tutto tranne che buone impressioni. Infatti, nessuna boss fight è stata entusiasmante durante la nostra avventura, fin troppo prevedibili e, per un titolo che emula le meccaniche tipiche dei soulslike, questo non può che essere un punto a sfavore, soprattutto se coloro che affronteremo risulteranno piuttosto anonimi. L’impressione è stata quella di combattere semplicemente dei nemici più resistenti rispetto ai normali mob che infestano i vari dungeon, senza fornire una concreta sfida sotto questo punto di vista.
In conclusione, la storia non ci ha per niente colpiti. Una narrazione fin troppo frammentata nei collezionabili, con dettagli addirittura trascurabili, ed un manipolo di boss per nulla convincenti, ci impediscono di premiare Chronos: Before the Ashes per la sua trama, la quale cerca un ponte di collegamento con il suo “successore” Remnant: From the Ashes.
Il giovane e vigoroso, e il vecchio saggio
Ciò che salta inevitabilmente all’occhio è la parentesi soulslike appena accentuata di Chronos: Before the Ashes, laddove vige un sistema di progressione quasi del tutto minimale rispetto ai maggiori esponenti che hanno fondato e consolidato il genere. Si inizia dalle statistiche, divise in quattro parametri come vitalità, forza, agilità ed arcana. Quest’ultimo detterà la forza del potere magico, che esploreremo tra poco, ma la caratteristica che permette al titolo di Gunfire Games di contraddistinguersi è una crescita atipica del nostro personaggio. Sebbene ogni morte possa risultare una sconfitta, il giocatore può trarne beneficio in un sistema di crescita bilanciato dalla combinazione di bonus e malus dettati dall’avanzamento dell’età. Infatti, ad ogni morte, il nostro io virtuale avanzerà di un anno, crescendo progressivamente fino a raggiungere l’invecchiamento, mutando addirittura aspetto e, in parte, le capacità del guerriero. Da giovane saremo forti e in grado di impugnare anche equipaggiamenti pesanti, facendo affidamento sulle ottime capacità fisiche maturate nel corso del level up. Da vecchi, invece, saremo a malapena capaci di sollevare uno scudo o un martello pesante, per questo si farà ricorso al potere arcano sviluppatosi nel corso della partita. Ogni dieci anni, partendo dai venti, si possono sbloccare dei bonus speciali utili per le nostre capacità, anche se dubitiamo, a causa della breve longevità dell’avventura, che sia così facile morire tante volte da raggiungere anche la veneranda età dei sessant’anni. Il gioco basa la propria sfida sui tre livelli di difficoltà disponibili, dalla più casual al vero e proprio viaggio da eroe, caratterizzando l’osticità dei nemici disseminati lungo il cammino.
Ciò che invece non ci ha pienamente convinti è il sistema di combattimento, il quale rispecchia i canoni del genere ma fin troppo lento nell’azione, riportandoci magicamente ai vecchi tempi di Demon’s Souls (l’originale, sia chiaro) o del primo Dark Souls. Questa reattività ai nostri comandi può penalizzare alle difficoltà più alte, laddove i tempi di risposta sono fondamentali per schivare un attacco o sfruttare un’apertura nella guardia del nostro avversario. Un dettaglio apprezzabile di Chronos è quello di adibire un comando al parry, utile anche per sbilanciare il nemico e rompere la sua difesa. Un altro elemento che possiamo apprezzare di questo action-rpg è la quantità di enigmi che sbarreranno la nostra strada, alcuni semplici da risolvere altri un po’ più complessi, dal completamento di diversi puzzle o combinazioni di due o più oggetti per realizzare una chiave. Alcune volte dovrete ispezionare ogni angolo dell’area per poter trovare l’oggetto chiave che vi permetterà di aprire un nuovo passaggio. Ci ritroviamo davanti ad un level design fatto di interconnessioni, con scorciatoie capaci abbreviare le distanze da un punto di ristoro al boss di turno.
Il level up invece risulta essere piuttosto generoso, con due punti abilità assegnabili ogni volta in uno o più parametri, mentre vi è anche un rudimentale ma anche semplicissimo sistema di miglioramento di armi e scudi. Nella pletora di meccaniche del sistema di combattimento troviamo anche il potere del drago, il quale non è altro un che buff elementale temporaneo capace di potenziare i nostri attacchi, la cui tipologia spazia tra il fuoco, l’elettricità e luce. Potremmo definire quello di Chronos: Before the Ashes come un action-rpg con meccaniche alquanto abbozzate, poco profondo nel suo gameplay e con grandissimo margine di miglioramento, la cui rigiocabilità però non offre chissà quante ore aggiuntive di gioco.
Un’esperienza abbastanza solida
Chronos: Before the Ashes propone un’esperienza tecnicamente piuttosto solida, ma non esente da difetti. Partiamo dai 30 fotogrammi per secondo granitici, che riescono a garantire una stabilità prestazionale per il titolo di Gunfire Games. Ciononostante, il titolo graficamente risulta molto pulito ma povero di dettagli. Non mancano di certo glitch grafici che ci permettono di intravedere degli spazi vuoti tra i poligoni. Anche il modello del nostro personaggio non è particolarmente dettagliato, seppur l’aspetto muterà leggermente con l’avanzare dell’età, forse uno dei pochi particolari apprezzabili nel titolo che dal punto di vista grafico non offre spunti interessanti.
Riteniamo che i caricamenti siano piuttosto eccessivi. Talvolta abbiamo dovuto attendere interi minuti prima di poter impugnare nuovamente il pad per combattere. L’intelligenza artificiale dei nemici, invece, non è reattiva come speravamo e rompere la loro difesa, così come evitare i loro attacchi, sarà fin troppo facile. Inoltre, la mancanza dell’equilibrio fornisce ad entrambe le parti brevi lassi di hyper armor involontario.
Le animazioni, fin troppo rigide, definiscono quello che possiamo ritenere un sistema di combattimento lento, lasciando in disparte il brivido di affrontare dei nemici che potrebbero ucciderci con pochissimi colpi. A proposito di quest’ultimi, troviamo una discreta varietà di avversari sparsi nelle aree di gioco, una quantità che a dirla tutta si sposa bene con la longevità proposta dal titolo (ci vorranno dalle sei alle dieci ore per completare la prima run). Invece, l’attenzione riposta negli enigmi riesce a farci apprezzare il level design del gioco, pronto a nascondere diversi segreti e novità dietro a muri invisibili o porte invalicabili. Lo stile grafico low poly ripreso da Remnant: From the Ashes purtroppo non rende giustizia alle aree del gioco, che di per sé sono anche poche, trasformandole in scenari fin troppo anonimi. Infine, troviamo un discreto doppiaggio in inglese, così come la localizzazione, la quale scandirà menù e testi.