Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream – Recensione

Atelier Sophie 2 aggiunge un nuovo tassello alla crescita di Sophie Neuenmuller come alchimista ambiziosa, sebbene tale avventura sia ben distante dalla caratura che ha caratterizzato invece quella di Ryza. Non il miglior capitolo della serie ma nemmeno il peggiore, Sophie 2 si colloca comunque come un buon Atelier, il cui sistema di combattimento, unito a quello alchemico, ne è la prova tangibile. Tuttavia, il sistema meteorologico nonché la vera novità di questo seguito è stato a nostro avviso l'anello più debole dell'ultima produzione made in Gust.

Chi avrebbe mai detto che un capitolo della serie Atelier avrebbe debuttato su console e PC in contemporanea mondiale? Quando venne annunciato Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream durante il Tokyo Game Show 2021, rimasi stupito da due dettagli: il primo è indubbiamente il capitolo in sé, un diretto seguito che ritrova come protagonista l’alchimista bombarola Sophie Neuenmuller (prima di lei, solo Ryza ha ricevuto un simile trattamento), inusuale per la casa di serie come Ar Tonelico e Blue Reflection dato che ogni iterazione ha presentato protagoniste sempre diverse. Il secondo punto, invece, è indubbiamente la release: le pubblicazioni delle ultime iterazioni sono avvenute in date differenti tra Giappone e Occidente, e quella di Sophie 2 narra di un pubblico occidentale pronto ad accogliere a braccia aperte un brand come Atelier.

E non è neppure un caso che Gust Corporation e Koei Tecmo abbiano deciso di puntare nuovamente su Sophie. Dopotutto stiamo pur sempre parlando della protagonista più apprezzata dai fan della serie dopo Reisalin Stout (a proposito, se state giocando Atelier Ryza 2 recuperate la nostra guida trofei del gioco!) e, prima di lanciarsi nelle gesta di una nuova alchimista, gli sviluppatori hanno voluto esplorare una storia mai raccontata della fanciulla, introducendo infine una serie di dinamiche di gioco che sconvolgono il gameplay. Dopo aver completato la nuova avventura di Sophie Neuenmuller, siamo finalmente pronti per parlarvene in maniera dettagliata in questa recensione.

Atelier Sophie 2Atelier Sophie 2: The Alchemist of Mysterious Dream e il ritorno di Sophie e Plachta!

Atelier Sophie 2 è quel capitolo ponte che collega ben due giochi della trilogia Mysterious Book di Atelier: Atelier Sophie ed Atelier Firis. Dopo aver lasciato la città di Kirchen Bell per diventare ufficialmente un’alchimista (evento narrato nel DLC post-trama ed incluso nella versione “DX” di Atelier Sophie), Sophie e Plachta raggiungono un misterioso albero e, per ragioni al momento sconosciute, vengono risucchiate da un vortice oscuro di natura ignota. Da qui solo Sophie riappare sullo schermo e al suo risveglio, oltre all’assenza della sua amica, nota come l’ambiente che la circonda sia inspiegabilmente mutato. La ragazza viene quindi soccorsa da due mercanti: Alette e Pirka, le quali accolgono l’alchimista provetta a Roytale, una città prevalentemente rinomata per i rapporti commerciali, e le rivelano che una ragazza di nome Plachta viva nel suo atelier ai confini della città.

Ciò che ne viene fuori però, raggiunta Plachta, è che non si tratta della spalla che ha contribuito nella crescita di Sophie come alchimista: infatti si tratta di una Plachta ancor più giovane, ben prima che potesse conoscere od incrociare il suo destino con la bombarola di casa Gust. Ricostruendo i primi tasselli dell’avvenimento misterioso che ha coinvolto le due protagoniste nelle prime battute della storia, Sophie intuisce di essere in un’epoca collocata molti anni prima della sua nascita, e scopre inoltre che la sua adorata nonna, Ramziel, è una donna giovane e forte che combatte per proteggere la città da eventuali pericoli, oltre ad essere un’alchimista piuttosto famosa. Con questi presupposti ed un cast rinnovato, l’avventura di Atelier Sophie 2 è una costante ricerca di Plachta, la quale si evolverà man mano fino a trovare risvolti ed obiettivi ben diversi rispetto a quelli di partenza.

La storia appare piuttosto semplice e, come un buon Atelier che si rispetti, i toni narrativi risultano assolutamente leggeri, confezionando così un’esperienza di gioco per nulla pesante e a tratti anche stimolante. Sebbene la trama non eccelli particolarmente, questa ci fornisce un tassello utile sul viaggio compiuto da Sophie Neuenmuller prima di arrivare nella città di Ertona, dove da lì a poco incontrerà Firis Mistuld (Atelier Firis). In particolar modo, i fan della serie Atelier hanno la possibilità di approfondire le storie che riguardano Plachta, nonna Ramziel e il mondo di Erde Wiege ancor prima di muovere i prossimi passi (per chi non lo avesse ancora fatto) nella serie Mysterious. E sebbene le fondamenta del sequel potrebbero scoraggiare i nuovi utenti ad approcciarsi al titolo, il riassunto narrativo del suo predecessore presente nel menù principale può rappresentare a conti fatti una porta d’accesso a quest’avventura, così da non rimanere completamente disorientati durante la storia.

Non mancheranno inoltre ulteriori approfondimenti sui nuovi compagni d’avventura grazie alle side story che matureranno nel corso della partita, i quali forgeranno inevitabilmente un legame speciale con la protagonista. Proprio come nel primo capitolo, assisteremo per la maggioranza a dialoghi e scene secondarie, eliminando quel classico concetto che solitamente viene sviluppato all’interno di una vera e propria quest secondaria. Tuttavia, sebbene la narrazione mantenga la medesima caratura del primo Sophie, sul versante ludico troviamo alcune complicazioni.

Atelier Sophie 2Un sistema di combattimento più inclusivo e rapido!

Solitamente in un JRPG siamo costretti a prediligere alcuni personaggi piuttosto che altri, affinché il nostro party sia più performante in battaglia. Quante volte abbiamo dovuto escludere dei comprimari dalla nostra tattica a causa del numero limitato dei componenti in battaglia? In Atelier Sophie 2 non vi sono esclusi ed è difatti ciò che più apprezzato di questo seguito sviluppato da Gust. Al contrario del suo predecessore, la nuova avventura di Sophie Neuenmuller ospita un sistema di combattimento che favorisce l’utilizzo di tutti i personaggi grazie alla meccanica del Twin Action, un’azione combinata tra due personaggi che scatena due attacchi consecutivi. Questo rodaggio non vale solo per l’offensiva, che si esibisce anche in altre meccaniche, bensì anche nella strategia difensiva. Difatti quando un nemico bersaglierà con i suoi attacchi un membro attivo del party, ci verrà concesso di scegliere quale personaggio dovrà fargli da scudo attutendone i danni. Cambiando spesso e volentieri i componenti del party utilizzando tali meccaniche, ciò permetterà di salvaguardare inoltre punti vita e mana, così da poter affrontare più scontri in un’unica sessione esplorativa prima di tornare all’atelier.

Per quanto concerne il resto del sistema di combattimento, non vi sono ulteriori grandi differenze col primo capitolo di Sophie, sebbene i nemici si avvalgano di una protezione come l’Aura. Infatti, in tutte le battaglie vi sarà almeno un nemico (o il boss di turno) che sarà avvolto all’interno di una barriera, la quale andrà spezzata colpendo a più non posso l’avversario. Una volta eseguito lo spezza guardia, quest’ultimo entrerà in una condizione di stordimento divenendo così bersaglio facile per i nostri attacchi. E nonostante sia persino possibile cambiare il meteo durante una battaglia, questa meccanica viene purtroppo limitata unicamente alle boss fight.

Le differenze che caratterizzano Atelier Sophie 2 risiedono nel sistema meteorologico, dinamica cardine della sua economia ludica. Interagendo con alcuni terminali sparsi nei dungeon, è possibile mutare il meteo. Questa meccanica detta una serie di variabili, tra cui lo spawn dei nemici e le loro debolezze, la conformazione della mappa che rende o meno accessibili alcune zone, ed infine la raccolta dei materiali. Per esempio, nel momento in cui da una condizione serena passiamo ad una piovosa od innevata, avremo accesso a punti di raccolta e nemici differenti, dando una leggera profondità all’esplorazione dei dungeon. Tuttavia, incanalando questo sistema nell’unico mezzo che è l’interazione con i terminali, questa pratica non solo risulta fin troppo burocratica, ma il necessario crafting degli oggetti utili per il loro funzionamento appesantisce questa meccanica, rendendola così il punto più debole del gameplay stesso.

La raccolta di materiali è una delle componenti principali non solo in Sophie 2, ma anche nell’intero brand di Atelier, e tale limitazione trasforma una rapida prassi in un qualcosa che alla lunga diventa stancante. Le limitazioni non risiedono unicamente nel sistema meteorologico, ma anche negli item ed effetti necessari per sbloccare persino i livelli di raccolta di ogni punto d’interesse. Sebbene nel primo Sophie fosse necessario tornare spesso all’Atelier per depositare i materiali raccolti e liberare l’inventario, tale problematica in Sophie 2 è stata risolta con un inventario di partenza ancor più grande, ma il costo di un tale “passo in avanti” si ripercuote nel sistema di gathering con le criticità citate poc’anzi.

Atelier Sophie 2Un sistema alchemico per due

Il sistema alchemico di Atelier Sophie 2 propone alcune piccole novità, diversificando ancora una volta la creazione degli oggetti. Vi è infatti un sistema link basata sugli elementi, ognuno dei quali corrisponde ad un membro del nostro party. Migliorando il legame con ciascuno di essi, si otterranno dei benefici che miglioreranno l’efficacia di tale sistema, facilitando di conseguenza l’attivazione di alcuni effetti legati agli oggetti. Sebbene non manchi la consueta scacchiera su cui posizionare i vari elementi, dovremo disporre i pezzi facendo affidamento alla nostra esperienza con il Tetris, , affinché si possano unire i vari link dello stesso elemento per ottenere una catena più ampia ed ottenendo risultati sempre migliori.

Tutto ciò però dipende anche dai catalizzatori in utilizzo. Se prima erano i calderoni a fare la differenza, i catalizzatori invece pongono sul tavolo logiche leggermente differenti, e il giocatore dovrà decidere quale utilizzare per ottenere uno o più effetti desiderati da un oggetto. Il sistema alchemico si mostra dunque più stratificato ed intuitivo rispetto al primo Sophie, riuscendo anche a semplificare un crafting altrimenti complesso. Tuttavia, durante la storia sarà necessario portare avanti il livello alchemico affinché si possano sbloccare nuove ricette e, di conseguenza, nuove creazioni. Questo implica qualche sessione di crafting che nelle fasi iniziali dell’avventura risulterà piuttosto lento. oltre ad uno stoccaggio dei materiali ancora povero. Ciò che però mi ha fatto personalmente storcere il naso è la decisione di dividere il livello alchemico e gli oggetti craftabili nelle liste di Sophie e Plachta, creando così una spaccatura nella progressione e, se vogliamo, nel sistema di crafting stesso. Infatti sarà necessario raddoppiare le sessioni di crafting per livellare sia Sophie che Plachta, oltre a dover considerare un doppio utilizzo delle materie.

Tornando invece al sistema alchemico, un altro dettaglio è ben visibile nei pannelli. In primis, su di essi ci verrà indicato l’elemento che attiverà il link, mentre vi è una sostanziosa differenza sulla tipologia di pannelli in uso. Preferendo i pannelli limitati a quelli standard, è possibile rimuovere i blocchi che impediscono agli effetti di evolversi entro una certa soglia, ottenendo così degli item sempre più potenti. Tuttavia, tali pannelli sacrificano alcuni slot, rendendoli inutilizzabili e, di conseguenza, sarà più difficile ottenere delle catene link durante l’inserimento dei vari elementi. Non cambia invece il sistema dei tratti: gli effetti supplementari che potremo donare al nuovo oggetto potranno essere trasferiti od evoluti nello stesso identico modo del primo Atelier Sophie, semplificando ulteriormente in questo modo il sistema alchemico.

Un comparto grafico non troppo evoluto

Abbiamo giocato la versione PlayStation 4 in retrocompatibilità su PlayStation 5 e il titolo mostra indubbiamente un comparto grafico più all’avanguardia rispetto al primo Sophie, ma nessun passo in avanti rispetto invece alle ultime produzioni di casa Gust. Sebbene i modelli dei protagonisti e di alcuni personaggi secondari risultino come sempre particolarmente curati, tutto il resto è figlio di un comparto grafico piuttosto datato, nonostante una direzione artistica piuttosto soddisfacente. Persino le creature che dominano le terre al di fuori di Roytale risultano piuttosto ripetute, colpa anche di una fauna piuttosto scarsa nella sua varietà. A tutto ciò si aggiungono delle animazioni non proprio avvincenti, soprattutto quelle facciali di cui se ne contano veramente poche. E sebbene il colpo d’occhio in questa iterazione sia alquanto gradevole, complessivamente il titolo non vanta di un comparto grafico all’avanguardia visti soprattutto i paesaggi poco curati nelle texture e nella modellazione. Tuttavia, possiamo invece apprezzarne la solidità del frame rate, che gira a trenta fotogrammi granitici.

Ciò che più abbiamo apprezzato di questa iterazione è la palette di colori che dona vita a personaggi e paesaggi, permettendo così al titolo di guadagnare qualche piccolo punto sul fronte visivo. La colonna sonora, come sempre, non delude mai nel suo intento di trasmettere un buon umore al giocatore. Anche il doppiaggio è di nostro gradimento, merito soprattutto del ritorno Yuuka Aisaka e Yuka Iguchi, che hanno ripreso rispettivamente il ruolo di Sophie e Plachta.

GUIDE TROFEI

Matteo Murri
Matteo Murri
Appassionato di videogiochi e anime sin da tenera età, il suo primo videogioco fu Super Mario 64 per Nintendo 64, col tempo si affezionò alle console di Sony partendo appunto dalla prima Playstation. Oggi è un cacciatore di trofei su Playstation 4, predilige gli sparatutto, i titoli di corse e i picchiaduro, ma gioca veramente di tutto!

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci qui il tuo nome

Atelier Sophie 2 aggiunge un nuovo tassello alla crescita di Sophie Neuenmuller come alchimista ambiziosa, sebbene tale avventura sia ben distante dalla caratura che ha caratterizzato invece quella di Ryza. Non il miglior capitolo della serie ma nemmeno il peggiore, Sophie 2 si colloca comunque come un buon Atelier, il cui sistema di combattimento, unito a quello alchemico, ne è la prova tangibile. Tuttavia, il sistema meteorologico nonché la vera novità di questo seguito è stato a nostro avviso l'anello più debole dell'ultima produzione made in Gust.Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream - Recensione