PlayStation Vita è senza ombra di dubbio una delle console che ha fatto parlare in negativo in questi ultimi anni a causa dei pochissimi titoli sviluppati per questa piattaforma, che ormai sembra essere abbandonata anche dalla stessa Sony. Questa situazione è senza ombra di dubbio più marcata nel territorio occidentale in quanto dall’altra parte del globo molti titoli, per lo più JRPG, stanno appordando sulla portatile nipponica senza però avere una data di uscita anche in Europa.
Quello che andiamo a recensire tra queste righe è The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel, uno di questi JRPG che ha visto il suo debutto in Giappone nel 2013 e che solo oggi viene rilasciato anche qui da noi (anche in versione PS3) e che è stato messo alla luce dalla famosa Nihon Falcom, che per chi non lo sapesse è una delle case che insieme a Squaresoft ed Enix diedero il via al successo di questi giochi di ruolo.
Una strana classe accademica
Trails of Cold Steel narra la storia di Rean Schwarzer, un ragazzo che con sacrificio è riuscito a iscriversi all’Accademia Thors, una delle accademie militari più prestigiose dell’impero. Quello che però lui e altri cadetti non sanno è che l’accademia ha deciso di creare una classe misteriosa che raggruppa persone comuni con i nobili del regno, cosa mai successa prima.
Durante la nostra avventura vivremo le vicende della classe VII, e riusciremo ad immergerci nel titolo grazie alla buona caratterizzazione sia dei personaggi principali che degli NPC secondari con cui dovremo interagire durante la narrazione. Questa buona caratterizzazione non verrà a galla sin dagli inizi, ed infatti in prima battuta ci sembrerà di avere a che fare con dei personaggi stereotipati in modelli che già siamo abituati a vedere in altre produzioni, ma avanzando per le ottime 65 ore di gioco necessarie per portare termine il titolo avremo modo di scoprire a fondo ogni sfaccettatura caratteriale di ogni personaggio. Questo approfondimento riguarda anche la trama, inizialmente abbastanza piatta ma che poi si scopre in una matassa di avvenimenti sempre più avvincenti.
Trama e rapporto tra i personaggi si legano infatti in un tutt’uno che scorre liscio fino alla fine della narrazione senza inciampare mai; il titolo non brilla di originalità, ma sicuramente è godibile e difficilmente ci farà staccare dalla console nonostante la sua alta longevità che con titoli più scadenti avrebbe sicuramente portato alla noia.
Old e new school
Il gameplay con cui sono stati sviluppati i combattimenti propone degli aspetti molto validi. Durante l’avventura è possibile decidere se affrontare o raggirare i mob casuali in quanto visibili a schermo, e nel caso in cui decideremo di affrontarli ci basterà attaccarli alle spalle per avere un primo vantaggio durante il combattimento. Il nostro party è composto da un massimo di quattro personaggi che hanno la possibilità di muoversi all’interno di piccole aree delimitate, all’interno del quale il giocatore deve ponderare bene la strategia delle sue mosse per avere la meglio.
I personaggi infatti, oltre ad essere legati nella trama, lo sono anche nell’aspetto meramente bellico, in quanto alcuni di essi possono concaterane attacchi di coppia che andranno ad avere più o meno effetto in base all’affinità che siamo riusciti a raggiungere durante la narrazione. Anche il raggio d’azione degli attacchi varia, passando da semplici attacchi singoli e frontali ad altri ad area, in grado di uccidere più mob contemporaneamente e grazie ai quali possiamo essere premiati con dei moltiplicatori di esperienza.
Ogni personaggio è poi caratterizzato dalle Arti, altro non sono che le classiche magie, e dalle Crafts, delle tecniche univoche che bisognerà ponderare con parsimonia il momento giusto in cui usarle in quanto necessitano di un turno di caricamento. I personaggi possono apprendere queste abilità grazie ai Quarzi, delle gemme particolari che ci attribuiscono anche particolari perks utili contro determinati nemici. Dovremo inoltre stare molto attenti agli status che possono cambiare durante i combattimenti, ben 23, che possono variare totalmente le sorti dei nostri personaggi.
Insomma il combat system di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel è ben strutturato e offre una serie di sfaccettature old school mischiate con piccole novità che si amalgano alla perfezione divertendo ad ogni combattimento che andremo ad affrontare.
Anime in realistico
Il comparto tecnico di Trails of Cold Steel non delude, mischiando il genere anime dei personaggi con un’ambientazione un pò più realistica. Il complesso non eccelle ma è bello da vedere, grazie anche alla mole di dettagli a schermo. Il contrasto infatti anime/realistico è abbastanza atipico da trovare in queste produzioni, ma è una caratteristica che fa acquistare punti a questo titolo nonostante la definizione delle skin e delle texture non sia eccelsa. Come vi abbiamo detto all’inizio dell’articolo noi abbiamo testato la versione PlayStation Vita e devo dire che lo schermo OLED rende giustizia alla vivacità dei colori proposti, dando un qualcosa in più all’impatto visivo.
La colonna sonora è composta da brani che si sposano alla perfezione con gli avvenimenti che viviamo man mano nella narrazione, passando da melodie più vivaci ad altre decisamente più pacate.