Enslaved: Odyssey to the West – Recensione

Che dire, Enslaved: Odyssey to the West si rivela essere un buonissimo titolo, capace di divertirvi per un tempo che sfortunatamente non è proprio lungo. Il titolo infatti vi farà occupare all'incirca 10-12 ore, sempre che non vogliate mettervi a cercare qualunque oggetto del gioco (cosa non particolarmente difficile, ma che comunque richiede il suo tempo). Grafica, sonoro, gameplay e tutto il resto contenuto in Enslaved, vi terranno legati alla sedia ed al pad, ma la longevità risulta comunque non eccessivamente alta; difficilmente infatti, come è successo anche per Heavenly Sword, vi ritornerà la voglia di rigiocare il titolo una volta completato. Personalmente inizio a pensare che la trama di Viaggio in Occidente inizi ad essere troppo abusata, nonostante le splendide realizzazioni che ne vengono fuori. Non ci resta quindi che attendere la prossima fatica dei nostri cari Ninja inglesi.

Da un classico della letteratura cinese, arriva sulle nostre console il nuovo lavoro di Ninja Theory per Namco Bandai, Enslaved: Odyssey to the West. Ambientato circa nel 2150, Enslaved narra le vicende di Monkey e Trip, due ex-prigionieri appena fuggiti da una nave di schiavisti spaziali. Riuscirà Trip, grazie all’aiuto “forzato” del burbero e solitario Monkey, a raggiungere la sua agognata meta?

Il nuovo Goku… Parliamone…
Come già suggerisce la parte finale del titolo del gioco, “Odyssey to the West”, Enslaved è liberamente ispirato ad un classico della letteratura cinese, intitolato appunto “Viaggio in Occidente”. Molte sono le trasposizioni o ispirazioni scaturite da questo racconto di Wú Chéng’en (presunto autore), e tra cui non possiamo non citare serie a fumetti o anime quali Dragon Ball, Starzinger o Monkey. Tra gli elementi comuni ed onnipresenti in tutte queste storie (compresa quella di Enslaved), possiamo citare il mitologico bastone che si allunga a piacere del possessore, visto in tutte e tre le serie citate, o il diadema del controllo di cui la Principessa Aurora fa copioso uso sul cyborg Jan Coog (il corrispettivo di Monkey in Starzinger, serie di cui non nego di ascoltare in questo momento la sigla di apertura a palla XD).

Un nuovo viaggio…
Come già detto poco fa, i protagonisti di questo titolo sono Monkey e Trip, entrambi prigionieri di una nave schiavista che viaggia nello spazio. Grazie ad un “piccolo incidente di percorso”, se così lo vogliamo chiamare, sia Trip che Monkey riescono a fuggire e ad approdare su un pianeta vicino al luogo dell’incidente. La situazione però qui non sembra essere migliore, il pianeta non è decisamente tranquillo vista la quantità di unità robotiche dislocate sulla sua superficie, e per tornare a casa sana e salva Trip decide di prendersi una piccola assicurazione. Dopo aver recuperato una specie di apparecchio per il controllo mentale degli schiavisti infatti, approfitta del tempo in cui Monkey rimane privo di conoscenza dopo l’impatto sul pianeta per farne la sua “guardia del corpo”. L’unico piccolo inconveniente per il malcapitato è che però, grazie a quel marchingegno, le sue funzioni vitali sono legate a quelle di Trip: in pratica, se lei vive, lui vive; se lei muore, lui muore… Un subdolo stratagemma se vogliamo dirla tutta, ma che forse, procedendo nella trama, si rivelerà sempre meno necessario.

Grandi nomi per una grande storia…
Caratteristica peculiare di questo titolo targato Ninja Theory è il cast “dietro le quinte” che ha collaborato alla sua realizzazione. Primo fra tutti, possiamo citare Andy Serkis, vecchia conoscenza del team di sviluppo per il passato Heavenly Sword ed attuale attore per il ruolo di Monkey. Probabilmente più conosciuto per essere stato colui che dava le movenze a Gollum (e Sméagol) nella trilogia de Il Signore degli Anelli, e a King Kong nell’omonimo film del 2005 (anche questo diretto da Jackson), Serkis è anche la voce del suo personaggio della versione inglese del gioco, doppiato poi in Italia da Claudio Moneta. Altro nome illustre presente nel cast, è quello di Alex Garland, scrittore e sceneggiatore londinese. Di Garland, ricordiamo il suo primo romanzo, “The Beach”,  da cui poi è stato tratto l’omonimo film con protagonista Leonardo Di Caprio. Sua anche la sceneggiatura di “28 giorni dopo”, film horror del 2002 diretto da Danny Boyle (tra l’altro stesso regista di “The Beach”).

Via, verso altre incredibili avventure…
Che le scene di questo gioco siano decisamente spettacolari, specie per l’impronta cinematografica che ne risalta fuori, non può essere di certo negato; e del resto memori di Heavenly Sword non potevamo pretendere di meno dalla nuova produzione Ninja Theory. Splendidi quindi sono da considerarsi anche gli scenari, tra cui distruggerete orde di esseri meccanici ed in cui andrete alla ricerca di alcune sfere luminose che altro non sono che la “moneta” che vi farà migliorare le vostre armi o potenziamenti vari. Il livello grafico è degno di un ottimo titolo, ed è affiancato da una colonna sonora perfettamente in linea con l’atmosfera da action game che gravita intorno a scenari che in un certo qual modo potrebbero essere definiti post-apocalittici.

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Che dire, Enslaved: Odyssey to the West si rivela essere un buonissimo titolo, capace di divertirvi per un tempo che sfortunatamente non è proprio lungo. Il titolo infatti vi farà occupare all'incirca 10-12 ore, sempre che non vogliate mettervi a cercare qualunque oggetto del gioco (cosa non particolarmente difficile, ma che comunque richiede il suo tempo). Grafica, sonoro, gameplay e tutto il resto contenuto in Enslaved, vi terranno legati alla sedia ed al pad, ma la longevità risulta comunque non eccessivamente alta; difficilmente infatti, come è successo anche per Heavenly Sword, vi ritornerà la voglia di rigiocare il titolo una volta completato. Personalmente inizio a pensare che la trama di Viaggio in Occidente inizi ad essere troppo abusata, nonostante le splendide realizzazioni che ne vengono fuori. Non ci resta quindi che attendere la prossima fatica dei nostri cari Ninja inglesi.Enslaved: Odyssey to the West - Recensione