Negli anni novanta Windjammers era uno di quegli appuntamenti immancabili nelle sale giochi. Distribuito sui cabinati NEO Geo ed infine approdato su console nel 2017, il famigerato titolo tra sportivo e picchiaduro aveva conquistato il cuore degli allora fanciulli, proponendo un gameplay semplice d’apprendere ma solido nella sua forma. Fu uno dei must-play nell’ultimo decennio del secolo scorso, grazie soprattutto alla sua anima perfettamente in linea con le mode che correvano al tempo.
Tuttavia, riprendere brand storici e coinvolgerli nel mercato videoludico moderno non è sempre una sfida facile, soprattutto se il titolo in questione può ad oggi rivolgersi unicamente ad una nicchia di appassionati. Una regola che però non sembra appartenere ai talentuosi sviluppatori francesi di Dotemu, che negli ultimi anni ha saputo riproporci con grande stile serie come Wonder Boy e Streets of Rage. Con Windjammers 2 non solo questi ragazzi han voluto rendere omaggio all’opera originale (a tal punto da andare a ripescare gli sviluppatori che lavorarono al progetto e il codice del primo gioco), ma hanno persino voluto donare un nuovo twist alle meccaniche di gioco, senza ovviamente rinunciare all’anima che ha permesso a Windjammers di raggiungere il successo meritato. Grazie ad un codice review gentilmente fornitoci, ci siamo lanciati insieme al nostro frisbee sui campi da gioco affrontando avversari a dir poco tosti, e ve ne vogliamo parlare in questa nuova recensione.
Windjammers 2, la nuova anima di un grande classico
Riportare in auge un classico per cabinato arcade non è mai un compito facile. D’altronde, Dotemu finora ha lavorato su progetti già esistenti, traendo dalle loro basi un’esperienza di gioco rinnovata ma che non tradiva le sensazioni originali. Con Windjammers 2 non solo hanno dovuto replicare il lavoro compiuto con il primo capitolo, ma hanno realizzato un’esperienza partendo completamente da zero, beneficiando ovviamente del supporto degli sviluppatori di Data East, nonché autori del gioco che arrivò nel 1994 su Neo Geo. Con questo arduo obiettivo, gli sviluppatori francesi sono ripartiti dalle origini, forgiando su di esse un prodotto che si identifica come un sequel vicino alla perfezione, seppur vi siano delle criticità contenutistiche. Windjammers 2 è arcade allo stato puro: non solo nella sua struttura ludica, ma sarà proprio la modalità arcade a dettare il principale contenuto single-player confezionato, il quale ci permetterà di impersonare uno tra i dieci atleti disponibili per conseguire una mini avventura sotto il cocente sole estivo. Si aggiungono dunque quattro volti nuovi ai sei già noti del primo capitolo, portando così una leggera brezza all’esperienza originale, ma sono le nuove meccaniche di gioco a rinnovare sensibilmente la formula ludica. Windjammers sostanzialmente è un pong molto più aggressivo, dove i giocatori in campo devono prendere il dominio dello scambio del frisbee e assicurarsi che l’avversario non riesca ad intercettare il lancio. Rispetto all’esperienza originale, Dotemu ha voluto infondere un carattere più corposo, più competitivo, introducendo due nuove mosse che delineano uno stile di gioco che sfrutta i riflessi, insieme a meccaniche come la schiacciata sul campo avversario e delle mosse speciali che caratterizzano ciascun personaggio giocabile.
In questo tripudio di meccanismi che vanno ad incastrarsi nel gameplay troviamo una serie di variabili che possono dettare il bilancio di una partita. Come in un picchiaduro che si rispetti, ciascun personaggio ha valori differenti dagli altri membri del roster, sebbene non vi siano infine moveset od elementi peculiari capaci di contraddistinguerli. Ciò però non muta in maniera fin troppo evidente quelli che sono i ritmi e la caratura del gameplay del primo Windjammers, tuttavia la componente ludica risulterà meno immediata d’apprendere, ma di certo non meno invitante. In questo secondo appuntamento, l’esperienza costruita da Dotemu premia sia l’attacco che la difesa, instaurando un livello di sfida sì impegnativo ma non insormontabile. Eppure, ci saremmo aspettati da Windjammers 2 una componente single-player più corposa, con il possibile inserimento di una partita libera o di una modalità allenamento con cui prendere maggiore confidenza con il gameplay. Ed è un peccato dato che tantissimi giocatori tendono ad osservare da lontano i comparti multigiocatore online, e costruire un’esperienza di gioco completamente in quella direzione potrebbe risultare deleterio per la godibilità del prodotto. Insomma, questo sequel incarna perfettamente la magia del suo predecessore, infondendo uno spirito più strategico al suo aspetto ludico. Ciononostante – e ci teniamo a ribadirlo – , una componente single-player più nutrita avrebbe sicuramente allettato tutti coloro che per motivi più disparati non riescono ad immergersi nella componente online, dato che una modalità campagna composta perlopiù da cinque stage (il cui grado di sfida però crescerà di volta in volta), senza inoltre approfondire alcun personaggio presente, risulta meno appagante.
Adrenalina agonistica
Windjammers 2, come abbiamo già detto, è un arcade puro ma anche di stampo classico. Il suo gameplay trasmette in maniera ottimale le medesime sensazioni vissute col primo capitolo riportato in auge qualche anno fa su console e, soprattutto, mantiene quello spirito agonistico già presente nella versione Neo Geo del 1994. I ritmi serrati, gli scambi estenuanti ed il tabellone segnapunti che di volta in volta cambia le cifre, alimentano una componente agonistica degna di nota. Il tutto può essere riversato nel multigiocatore, nonché attrazione principale di questa nuova iterazione. Nonostante tutto, l’anima della creatura di Dotemu passa soprattutto per la bellezza artistica derivante dalle arene, design dei personaggi e, soprattutto, dall’ottima controparte grafica che risalta le animazioni ed i disegni. Windjammers 2 è un titolo coloratissimo, capace di imprimere su schermo gli anni novanta attraverso una scelta azzeccata di elementi stilistici ed artistici, sebbene gran parte dei suoi punti di forza derivino dal lavoro compiuto anni fa da Data East.
Ci fa storcere alquanto il naso questa scelta di controtendenza di Dotemu: da una parte troviamo un prodotto simbolicamente incredibile, un sequel che capace di ereditare uno spirito incrollabile e particolare, riuscendo soprattutto a proporre un’economia ludica davvero ricca nella sua semplicità. Dall’altra parte, invece, ci ritroviamo con un titolo che nel suo voler ereditare una classicità, si impone dei limiti che gli impediscono di splendere quanto merita e di farsi apprezzare da un pubblico sempre più variegato ed esigente.