Recentemente abbiamo potuto provare quattro titoli esclusivi per PlayStation 4, di cui tre disponibili al lancio della console. Di seguito troverete le nostre opinioni relative al feeling con il controller, oltre che le prime rapide impressioni sui suddetti titoli.
Nuova console, nuovo controller!
Dopo tre generazioni di pad in cui Sony non ha osato molto sul fronte innovazione ecco invece che questa volta possiamo dire che la casa nipponica è stata in grado di stupirci. A dire il vero ci avevano già provato col prototipo del controller di PS3 ma la risposta del pubblico fu fortemente negativa. Dare la colpa a Sony non è quindi completamente corretto quando anche i videogiocatori hanno preferito rimanere nella tradizione da questo punto di vista. Ma torniamo alla prova del DualShock 4.
Impugnare il nuovo pad Sony è stato un po’ come sentirsi a casa ma con piacere abbiamo notato sin da subito dei miglioramenti. Partiamo dal fatto che il controller risulta confortevole e le correzioni su analogici e dorsali non fanno che confermare il grande lavoro fatto in fase di progettazione. I tasti triangolo, quadrato, cerchio e croce, oltre che i tasti direzionali, sono immutati rispetto al passato ed è solo un bene. Il fatto che le levette siano state leggermente distanziate e rese concave farà felici molti detrattori del controller attuale di PS3. La corsa delle levette stesse risulta fluida e rende precisi i movimenti di ciò che abbiamo a video. Anche riguardo i grilletti non abbiamo critiche da muovere: dopo aver ascoltato i feedback di sviluppatori e consumatori possiamo anche noi dire che siamo di fronte a qualcosa che finalmente va al passo coi tempi, alla faccia delle centinaia di volte in cui le nostre dita son scivolate premendo R2 e L2 sul pad PS3.
I tasti Start e Select son stati sostituiti da Share ed Options, il primo usato per condividere video con i nostri amici, mentre il secondo utile a richiamare menu di pausa e simili. Non abbiamo potuto testare il funzionamento del touchpad se non per selezionare delle abilità in Killzone, vogliamo far solo notare che lo stesso è liberamente cliccabile premendo qualsiasi punto della sua superficie. Infine è presente anche il tasto PS, anche se non è stato purtroppo possibile accedere all’interfaccia del sistema operativo di PS4 per testarne le funzionalità.
DualShock 4 integra tutte le funzioni di PlayStation Move, a partire dal sensore Sixaxis e dalla barra luminosa posta tra le due file di tasti dorsali. Vogliamo tranquillizzarvi dicendovi quest’ultima non sembra riflettere la propria luce sul televisore (se non per quel poco come succede per il PlayStation Move) e potrà essere utile in alcuni giochi. In Killzone, ad esempio, sarà verde quando la salute del personaggio è OK, per diventare rossa in caso di pericolo, lampeggiando velocemente quando si è prossimi al game over. La speranza è che tutte queste nuove funzioni non siano fini a sé stesse e poi dimenticate, un po’ come avvenne per il sensore di movimento del controller di PS3.
Killzone: Shadow Fall
Inutile dirlo, la prima cosa che ci ha colpito in questo nuovo FPS della serie Killzone è stato l’aspetto tecnico. Vedere quel che riesce a muovere PS4 senza il benché minimo calo di framerate conferma l’ottimo lavoro fatto dai ragazzi di Guerrilla. Il tutto è infatti mosso a 60 fotogrammi al secondo ed è impressionante vederlo in azione, considerato tutto quello che è presente a video.
La missione provata nella demo prevedeva l’irruzione in un palazzo al fine di liberare degli ostaggi tenuti prigionieri dalle forze nemiche. Oltre che gli splendidi panorami e il vasto campo visivo ammirati prima di accedere alla struttura, è da lodare lo splendido lavoro nel gestire la distruttibilità dell’ambiente. A parte alcuni elementi dello scenario è infatti possibile fare a pezzi quasi ogni cosa, con pezzi di muro che si polverizzano mettendo in evidenza il gran lavoro fatto sui particellari, per la gioia dei nostri occhi. Ottimo anche il feeling sulle armi, mentre è difficile valutare la qualità della IA degli avversari non sapendo il livello di difficoltà della demo. Il touchpad serve in questo caso a selezionare delle non ben note abilità del nostro personaggio, mentre il resto del sistema di controllo è molto classico.
La prova di questo titolo (come degli altri, a dire il vero) è stata molto rapida e non ci ha dato modo di estrapolare altri dettagli sul titolo, sappiamo solo che non uscirà molto dal canone degli FPS di stampo classico, puntando quindi su una formula ben collaudata e condita da un comparto grafico che fa già mostrare i muscoli a PS4.
DriveClub
Se sulla qualità di Killzone non abbiamo particolari dubbi, a parte forse la poca innovazione offerta, possiamo invece muovere qualche critica riguardo DriveClub.
Sviluppato dai ragazzi di Evolution Studios, trattasi di un gioco di guida di stampo arcade. Il modello di guida sarebbe anche buono, se non fosse per la spiacevole scelta di poter derapare con qualsiasi auto, 4×4 comprese. E’ sicuramente di una scelta voluta che potrebbe anche essere logica in un gioco arcade, ma sarebbe stato interessante differenziare almeno le classi di veicoli per quanto riguarda trazione, tenuta su strada e via dicendo. Le collisioni non sembrano soddisfacenti come nella serie di Motorstorm, anche se avremmo voluto fare un giro aggiuntivo per confermare questa prima impressione. Niente da dire sul sistema di controllo, grazie anche alla migliore qualità degli analogici e dei dorsali del pad di PS4.
Pur non essendo al livello tecnico di altri titoli non possiamo lamentarci della qualità grafica del titolo, considerando anche che la sua uscita era prevista per il day one della console. Non abbiamo potuto purtroppo valutare la parte audio, causa il gran rumore di sottofondo e la non presenza di cuffie per farci immedesimare meglio.
Tutti questi dubbi ci fanno pensare che la scelta di spostare l’uscita del titolo all’anno prossimo sia stata azzeccata. D’altronde forse è meglio ammettere di non essere ancora soddisfatti della qualità del lavoro e rinviarne l’uscita, piuttosto che farlo uscire in maniera frettolosa.
Knack
Sviluppato da Sony Japan Studio con la supervisione del capo progetto dell’hardware PS4 (il buon Mark Cerny), Knack è un platform vecchia scuola in tutti i sensi. In Knack si muore infatti spesso e volentieri, basta essere colpiti due o al massimo tre volte per dover riprendere dall’ultimo checkpoint. Questi ultimi sono, a dire il vero, posizionati anche troppo lontani l’uno dall’altro ma, in virtù della natura old-school del titolo, può anche andarci bene.
Il gioco è strutturato come platform tridimensionale dai controlli semplici ed intuitivi, dove i riflessi sono tutto. Come ogni gioco del genere che si rispetti abbiamo solo due tasti utili, uno dei quali ci permette di saltare (con doppio salto annesso premendo il bottone due volte) e l’altro di colpire gli avversari. Abbiamo notato qualche imprecisione sui comandi, problema che ha determinato salti non perfetti o collisioni non ottimali colpendo i nemici. Niente di grave e facilmente risolvibile anche se non abbiamo idee riguardo all’età della build provata, probabilmente non recente.
Molto carina l’idea del personaggio composto da una massa informe di piccoli componenti, il tutto in grado di sgretolarsi se veniamo colpiti o se ci lasciamo le penne. Oltre che le fasi platform classiche siamo stati in grado di testare anche uno scontro con un boss di notevoli dimensioni, anche se ad armi pari. La natura del personaggio stesso ci ha infatti permesso di affrontare il nemico con il nostro alter ego di grandezza pari a quella dell’avversario.
Attendiamo ora l’uscita della versione completa del titolo sia per capire se son stati corretti i piccoli difetti segnalati che per valutare se la possibile varietà delle situazioni sarà in grado di elevare Knack dalla massa dei platform, genere purtroppo sempre meno in voga.
Resogun
Non vi nascondo che, tra i quattro titoli trattati, quello che avevo più voglia di provare con trepidazione era proprio quest’ultimo. Avendo amato alla follia Super Stardust HD e Dead Nation la fiducia verso i ragazzi di Housemarque era assolutamente difficile da scalfire.
Più simile a Super Stardust HD che al lavoro successivamente realizzato dallo studios finlandese, Resogun è il classico gioco tao semplice da apprendere quanto complesso da padroneggiare al meglio, un titolo che è in grado di tener incollati gli amanti del genere per ore estasiati dalla semplicità del tutto e dagli splendidi colori ed effetti di luce.
Mentre Super Stardust HD si strutturava in modo da controllare una navicella in ogni direzione e i livelli erano rappresentati dalla superficie di piccoli pianeti, qui le cose sono leggermente diverse. Ci si muove infatti in livelli dalla struttura prettamente cilindrica: muovendoci a sinistra e destra se ne percorre il perimetro, immaginandoci il cilindro visto dall’alto. Spostandoci invece in alto e in basso, ci si muove sulla “facciata” del cilindro stesso. Difficile da spiegare meglio di così, un video vale più di mille parole.
Il tutto è condito da fiumi di navicelle, postazioni antiaeree, missili, laser e chi più ne ha più ne metta. A differenza di Super Stardust HD non si spara in qualsiasi direzione, bensì solamente verso destra o sinistra. Come era facilmente intuibile il tutto porta al dover avere riflessi pronti e fulminei, pena la distruzione immediata della nostra astronave. Non mancano abilità come il turbo o la distruzione rapida di tutti i nemici a schermo, quest’ultima possibile per un numero di volte limitato.
Essendo presente come gioco incluso con PlayStation Plus non possiamo che consigliarne la prova, chissà che possa rapire pure voi, così come è stato per il sottoscritto.
A cura di Davide “BigBoss87” Begni