Dopo aver fatto conoscenza con Ethan Winters nel lontano 2017, in quello che ha segnato la rinascita del brand di Resident Evil, Capcom è finalmente tornata sul mercato con una delle proprie IP horror più conosciute. Stiamo parlando ovviamente del nuovissimo Resident Evil Village, sequel diretto del settimo capitolo.
Come abbiamo potuto analizzare e provare con mano, Resident Evil Village prende moltissima ispirazione dal noto quarto capitolo, come la gestione dell’inventario, la presenza di un mercante chiamato “il Duca” e, di conseguenza, anche il ritorno di una valuta in-game, la quale ci servirà per potenziare le armi ed acquistare qualsiasi cosa ci tornerà utile nel nostro viaggio.
Come accadeva anche in Resident Evil 7, Village propone nuovamente una visuale in prima persona. Questa volta, però, il team ha deciso di sacrificare in parte la componente survival horror, proponendo un gioco molto più action che, in ogni caso, noi abbiamo davvero apprezzato. Se proprio dobbiamo trovare qualcosa che non ci ha colpito al 100% è la quasi completa assenza di puzzle ed enigmi, i quali costituivano un fulcro importante dei capitoli precedenti. Da ciò risulta ancora più chiaro il tentativo di Capcom di cambiare formula alla serie, cercando di mantenere un filo conduttore unico, seppur sottile.
Conclusa questa breve introduzione, mettevi comodi e partite insieme a noi in questa nuovissima recensione di Resident Evil Village.
La nuova avventura di Ethan!
Resident Evil Village prende atto esattamente 3 anni dopo le vicende passate in compagnia della famiglia “Baker”. Sotto consiglio della Umbrella e di Chris Redfield, il nostro protagonista Ethan si è trasferito in un villaggio dell’Est Europeo, assieme a Mia, sua moglie, e alla piccola nascitura Rosemary.
In seguito ad alcuni traumatici eventi, protagonisti dei primi minuti di gioco, il nostro Ethan si ritroverà nuovamente ad affrontare qualcosa più grande di lui. Persino più strane delle creature di muffa affrontate in Louisana, bensì lupi mannari, vampire, bambole assassine e molto altro. Senza entrare troppo in merito alla trama, con questo breve incipt ha inizio il nostro secondo viaggio con Ethan, nel quale dovremo salvare nostra figlia e fare luce sugli avvenimenti all’interno del villaggio.
La longevità di questo ottavo capitolo non si discosta molto da quella dei precedenti, infatti vi basteranno sulle 12/15 ore al massimo per completare la vostra prima partita. In ogni caso, dopo aver completato il gioco, potrete continuare a divertirvi completando tutte le sfide proposte da Capcom.
Dal nostro punto di vista, abbiamo trovato la trama di Resident Evil Village ben scritta e ben allineata con quanto narrato nel predecessore, ricongiungendo tutti i puntini lasciati in sospeso in maniera coerente. Nonostante la componente narrativa non sia mai stata uno dei punti principali della serie, Resident Evil Village vi terrà incollati allo schermo dall’inizio alla fine. A maggior ragione se vi dedicherete alla lettura di documenti collezionabili, perfetti per approfondire maggiormente le vicende del villaggio.
L’horror secondo Capcom!
Dal punto del vista del gameplay, Resident Evil Village si presenta come un action horror in prima persona, mantenendo quindi la base solida costruita con Resident Evil 7. Ciò che il team è riuscito a costruire, però, subisce una ulteriore miglioria in praticamente ogni sua parte.
Il nostro Ethan può avvalersi di un ottimo numero di armi, le quali sono sparpagliate per l’intero villaggio oppure acquistabili presso il mercante avanzando nella trama. Il villaggio, inoltre, risulta essere una sorta di “Hub” di gioco, filo conduttore delle varie sezioni di trama e sempre in evoluzione man mano che si prosegue nell’avventura.
A causa della natura prevalentemente action del titolo, evidenziata dalla stessa Capcom, risulta praticamente impossibile rimanere senza munizioni. Tranne che per le ovvie difficoltà più elevate, abbiamo trovato il titolo davvero generoso nel loot. Il mondo di gioco è davvero ricolmo di munizioni e cure, oltre che ad una quantità smisurata di denaro sempre presente. Ciò che abbiamo anche apprezzato è il sistema di crafting basilare. Durante le varie partite troveremo tanti materiali, che potremo utilizzare per creare munizioni per armi e cure, così da non dover mai rimanere senza.
Altra piccola nota positiva, che è impossibile non evidenziare, è l’ottimo utilizzo dei grilletti adattivi sulle armi. Infatti, durante il nostro provato su PlayStation 5 abbiamo potuto confermare come Capcom abbia voluto introdurre questa piccola feature, la quale potrebbe essere apprezzata moltissimo soprattutto durante le vostre prime run.
Come avevamo evidenziato anche ad inizio recensione, Resident Evil Village prende moltissimo da Resident Evil 4. In questo nuovo capitolo troviamo un inventario totalmente gestibile, con la possibilità di ruotare o sistemare a proprio piacimento gli oggetti al suo interno, e con la possibilità, ovviamente, di comprare potenziamenti per aumentarne lo spazio interno. Altro ritorno è la presenza dei “Tesori“, oggetti di valore che è possibile trovare e rivendere per ottenere piccole montagne di valuta in-game.
A differenza delle iniezioni trovate nel precedente capitolo, in Resident Evil Village per potenziare Ethan dovrete portare ingredienti al mercante e mangiare le sue ricette. Il titolo introduce infatti un abbozzato sistema di caccia, col quale ottenere pollame, carne o pesce. Mangiando questi piatti è possibile potenziare la salute, la difesa e la velocità di movimento. Nulla di così difficile o complicato, ma comunque un’aggiunta carina per variare l’approccio al gameplay.
Seppur l’IA nemica non regali troppe emozioni in quanto a reattività ed a tattiche di combattimento, alle difficoltà più alte il titolo risulta comunque in grado di regalare un buon livello di sfida. Alla difficoltà massima (Villaggio delle ombre) i nemici saranno infatti molto più veloci e letali, nonostante essa non ponga alcuna limitazione (come nel numero di salvataggi) o modifica rispetto a quanto accadeva nei precedenti. Nota dolente che potrebbe infastidire i veri puristi della saga.
Per concludere, abbiamo trovato il gameplay di Resident Evil Village davvero appagante. Durante le nostre tre run principali ci siamo comunque sempre divertiti. Abbiamo apprezzato moltissimo la svolta action rispetto a quella survival horror del settimo capitolo, nonostante la mancanza che più ci ha fatto soffrire sia quella dell’assenza dei puzzle. Pochi enigmi tutti molto semplici, uniti ad una linearità della trama e dell’esplorazione che non ci saremmo aspettati.
La fine della favola!
Resident Evil Village arriva sulle console di attuale generazione con una risoluzione in 4K e 60fps con Ray-Tracing attivato, mentre i possessori di una PS4 Pro potranno sfruttare una risoluzione di 1080p e 60fps.
Nonostante si tratti di un prodotto cross-gen, pensato quindi per girare sulle console di scorsa generazione, Resident Evil Village su PS5 è un vero e proprio gioiello tecnico e grafico. Il titolo regala una cura nei dettagli più che perfetta ed il Ray-Tracing attivo fa la sua bella figura. Il tutto si accentua nella parte relativa al castello di Dimitrescu, uno dei luoghi più sponsorizzati da Capcom. Inutile nasconderlo, ancora una volta il RE Engine torna protagonista di ottima qualità. Stesso discorso per le OST che abbiamo apprezzato moltissimo.
Infine, abbiamo trovato il doppiaggio italiano leggermente discutibile in alcune scene, nonostante rimanga comunque di ottima fattura. Ciò nonostante non possiamo che fare i nostri complimenti a Renato Novara, la voce italiana che, tra le altre, ha dato vita al noto “Ted Mosby” di “How i Met Yout Mother”.