Focus Entertainment è, secondo me, uno tra i più interessanti publisher attualmente in attività. Con un’offerta videoludica variegata e stimolante, ogni anno mi ritrovo a cercare informazioni sui loro futuri progetti in sviluppo. Di recente abbiamo potuto apprezzare Evil West ed A Plague Tale: Requiem, proiettandoci già sul nuovo anno con Space Marine 2 all’orizzonte. Tra tutti i titoli che non vedo l’ora di poter provare con mano, quello di cui sto per parlarvi è uno dei più curiosi, ossia Banishers: Ghosts of New Eden sviluppato da DON’T NOD.
Quando sento parlare di DON’T NOD la mia mente torna subito a Life is Strange e a quella magnifica avventura adolescenziale che tanto mi ha coinvolto fin troppi anni fa. Eppure, nel tempo, ho potuto apprezzare anche altri loro titoli di genere estremamente opposto, tali che, sinceramente, non avrei accostato ad un team così bravo nel raccontare una storia. Ed infatti DON’T NOD per quanto riuscisse a coinvolgermi con le proprie componenti narrative, altrettanto non riusciva a fare con il gameplay action. Tra i più chiacchierati troviamo sicuramente il famigerato Vampyr che, al netto di una accettabile struttura di gioco, non riusciva ad esprimersi correttamente nel combattimento, entrando in un loop mai troppo convincente.
Questa premessa mi è utile soprattutto ad esprimere quanto Banishers: Ghosts of New Eden mi abbia intrigato sin dal primo trailer. Un’avventura action estremamente concentrata sulla trama che si sviluppava coerentemente tra meccaniche open world ed un combattimento articolato. Un prodotto che è riuscito ad incuriosirmi per mesi, nell’attesa di arrivare, oggi, a potervene parlare adeguatamente. Buon proseguimento!
Banishers: Ghosts of New Eden, accettare l’ignoto
Quando mi viene chiesto un parere su di un videogioco non posso che iniziare parlando della trama. Ciò può variare in base genere del gioco, ovviamente, ma sono sempre stato un fan dei titoli con una forte componente narrativa. E Banishers: Ghosts of New Eden è proprio quello che mi aspettavo.
Ambientato nelle prime colonie americane del 1695, i nostri protagonisti Red mac Raith ed Antea Duarte sono due Epuratori. Addestrati ad interagire coi morti e l’aldilà, l’occulto è la loro professione. Il loro scopo consiste nel portare pace ai morti ancorati al piano materiale per questioni in sospeso, facendo del proprio motto “Vita ai vivi, Morte ai morti” la propria ragione di vita.
Introdotti alla coppia con un breve ma soddisfacente prologo, i due sono stati convocati nelle Americhe dal loro caro amico Charles. L’insediamento di New Eden è stato sottoposto ad una terribile maledizione, tale da richiedere il loro intervento per scongiurare una catastrofe. Purtroppo, al loro arrivo troveranno una situazione ben peggiore di quanto si potessero immaginare, tale da portare velocemente alla tragica morte di Antea.
La sua morte viene resa palese sin dai primissimi trailer del gioco, essendo essa stessa una delle meccaniche su cui si basa il gameplay. Non entrando quindi nel merito di come ciò avvenga, la storia ha effettivamente inizio con la triste consapevolezza dell’atto iniziale, pregna della disperazione di Red, carico di astio per l’Incubo che lo ha privato del suo amore.
La ricerca della vendetta e della risoluzione alla maledizione di New Eden prosegue quindi in un susseguirsi di terribili rivelazioni, tra inganni, tradimenti, persecuzioni immotivate e bigottismo. Un connubio di depravazioni umane che si accompagnano a temi fondamentali per la crescita dei personaggi, come l’elaborazione del lutto, il razzismo, lo stato sociale della donna e, soprattutto, le varie sfaccettature dell’amore.
Banishers: Ghosts of New Eden è una conferma. DON’T NOD ha apparecchiato una nuova avventura emozionante, carica di significato e riflessioni personali. Un titolo che ti porta ad esplorare anche il passato e le sue discriminazioni, mostrandoci come nulla sia effettivamente scontato, oggi come allora. Tra possessioni, flagelli e quanto di più soprannaturale si possa immaginare, il viaggio di Antea e Red è stato veramente piacevole ed intenso. Un viaggio che viene influenzato dalle scelte che farete, portando ad un finale che, nel mio caso, ho trovato particolarmente commovente.
Un duo sovrannaturale
Grazie al loro addestramento, Red ed Antea possono utilizzare particolari abilità per combattere gli spiriti che infestano New Eden. Questo doppio gameplay è strutturato sul combattimento fisico di Red e quello spirituale di Antea, ognuno con i propri punti di forza da sfruttare a proprio vantaggio.
Red è equipaggiato di una spada ed un fucile, entrambi particolarmente letali contro gli spiriti malvagi. Antea, invece, può contare solamente sull’utilizzo dei suoi pugni “spettrali”, particolarmente efficaci contro i cadaveri posseduti, e diverse abilità che otterrete automaticamente man mano che proseguirete nella trama principale.
Ad aggiungere quel pizzico di varietà in più troviamo l’Epurazione, eseguibile da Red dopo aver riempito un’apposita barra e che rimuove moltissima vita ai nemici, e gli attacchi in scambio. Questi ultimi, che è possibile sbloccare con i punti ottenuti avanzando di livello o completando i casi di infestazione (le missioni secondarie), ignorano le resistenze nemiche e necessitano di particolari combo di tasti per essere eseguiti.
A questo si aggiunge un semplicissimo sistema di crafting e raccolta risorse, utile al potenziamento di un equipaggiamento non troppo vario ma comunque unico per personalizzare lo stile di combattimento più adatto al giocatore.
Purtroppo, la scarsa varietà dei nemici e degli attacchi non riesce a far prendere il volo ad un gameplay fin troppo statico ed impostato. Nonostante sia comunque una buona evoluzione rispetto a quanto era stato sperimentato con Vampyr, DON’T NOD non è ancora riuscita a trovare una quadra di gameplay che possa dare risalto alle proprie narrazioni.
L’esplorazione della contea di New Eden è piacevole e variegata, soprattutto nelle ambientazioni. Le macro aree del mondo di gioco sono strutturate in maniera simile ai Metroidvania, con aree inizialmente non raggiungibili ed a cui ritornare in seguito dopo aver sbloccato le nuove abilità di Antea.
Personalmente ho completato il titolo in circa 50-60 ore, dopo aver esplorato l’intera mappa ed aver completato ogni singolo extra che il titolo aveva da proporre. Oltre alle missioni secondarie già citate, che spiegherò nel dettaglio nel prossimo paragrafo, il titolo offre una moltitudine di extra piuttosto semplici. Piccole arene in cui epurare più nemici, cacce al tesoro, collezionabili ed altro ancora. Alcuni di questi possono essere ripetuti all’infinito per migliorare le statistiche dei protagonisti, simpatici ma non essenziali.
I casi di infestazione sono le vere e proprie missioni secondarie che il titolo ti spinge a completare per potenziare i personaggi e scoprire di più su ciò che è successo a New Eden. Ogni caso di infestazione coinvolge uno o più abitanti dell’insediamento, ognuno con le proprie motivazioni che vanno ad aumentare l’immersione nel mondo di gioco costruito dal team di sviluppo.
Ogni caso ha una sua chiara identità, la cui conclusione può essere liberamente decisa dal giocatore in base a quanto scoperto. Sarà sempre possibile decidere se epurare il fantasma di turno, farlo ascendere oppure accusare (ed uccidere) il cittadino coinvolto per peccati troppo gravi per essere perdonati. La conclusione di queste missioni ha influenza diretta sul finale del gioco, andando a determinare in che modo la storia giungerà al termine.
Una discreta maledizione
Graficamente Banishers: Ghosts of New Eden si difende decisamente bene, con ambientazioni ispirate e personaggi ben realizzati. L’utilizzo di texture di qualità riesce a convincere nonostante le aree risultino piuttosto spoglie, tranne per gli sporadici materiali da raccogliere di quando in quando. Protagonisti ed antagonisti risultano ben realizzati e modellati, facilmente riconoscibili ed interessanti.
La scarsa varietà dei nemici rende gli scontri piuttosto ripetitivi e monotoni, soprattutto grazie anche ad una Intelligenza Artificiale che non brilla – a difficoltà normale – per strategie di combattimento. Al contrario, le bossfight sono tutte particolari ed ispirate, decisamente più varie ed interessanti nonostante la loro semplicità.
Apprezzabile il supporto al Dualsense di Sony per quanto il tutto risulti semplice.
Il software appare stabile e pulito, nonostante ci sia qualche bug di troppo a far storcere il naso. È capitato più volte che il personaggio restasse bloccato dopo aver salito una sporgenza, oppure che le musiche cessassero di colpo semplicemente esplorando senza apparenti spiegazioni. Il frame rate risulta per lo più stabile, nonostante in qualche area abbia faticato più del dovuto per poi riprendersi. Strana la lentezza nelle transizioni del menù e dei caricamenti che, per quanto più veloci rispetto alle scorse generazioni, non alla pari degli ultimi titoli usciti sul mercato.
Banishers: Ghosts of New Eden è stato localizzato in italiano nei testi, mentre potrete ascoltare lo splendido doppiaggio audio in inglese. Recitazione ad altissimi livelli, anche nelle sezioni secondarie. Buona la colonna sonora, peccato per il bug che la interrompe inspiegabilmente.