Gli autori della serie Sniper Elite, tornano su console e PC con un nuovo capitolo della saga spin-off Zombie Army, proponendo finalmente il quarto capitolo, Zombie Army 4: Dead War. In questa occasione, Rebellion svecchia la formula imbastita senza rinunciare alla struttura fortemente cooperativa, che si presenta come la punta di diamante della produzione. Questa volta però seguirà le orme di Sniper Elite 4, ambientando la storia – per la maggior parte – in Italia, invasa dall’esercito di nazi-zombie guidata da un sempre più immortale Adolf Hitler. Abbiamo avuto modo di giocare in maniera approfondita a Zombie Army 4 grazie ad un codice review gentilmente fornitoci e, dopo aver assaporato il titolo sia in singolo che in cooperativa online, vogliamo parlarvi di quella che è stata la nostra esperienza di gioco in questa recensione.
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Zombie Army 4 Dead War recensione: i nazi zombi invadono l’Italia!
Torniamo nel pieno svolgimento della seconda guerra mondiale, teatro questa volta di una trama simile ai classici b-movie, con un Adolf Hitler che, tornato dall’aldilà, risveglia il suo temibile esercito di non morti nell’Europa centrale, coinvolgendo principalmente l’Italia: la nostra amata penisola sarà il campo di battaglia. Milano, Venezia, Genova, Napoli e Roma sono i capoluoghi che la resistenza raggiungerà per sconfiggere la nuova minaccia nazista, sviluppandosi in una sequela di episodi strutturati in livelli che funzionano da checkpoint nei progressi di un dato capitolo. Possiamo assolutamente accertare che in un titolo come Zombie Army 4: Dead War la narrazione passa in secondo piano; certamente non manchano gli NPC con cui è necessario interagire per progredire nella missione, ma il vero core del titolo è e rimane il gameplay. Siamo davanti ad uno shooter in terza persona godibile sia in giocatore singolo che in cooperativa, locale e multigiocatore. Il titolo fa leva proprio su quest’ultima componente, curando per la maggiore gli aspetti che concernono difficoltà e quantità di zombi in un singolo livello, organizzando i principali obiettivi su un piano cooperativo necessario e che il più delle volte è anche efficace. Attraverso un matchmaking puramente casuale che non vi accoppia con altri giocatori valutando il vostro livello, di certo non manca nell’intento di indirizzarvi verso una lobby col miglior host disponibile. Chiuso il capitolo matchmaking, come abbiamo già detto, la cooperativa è a tutti gli effetti l’elemento centrale – insieme al gameplay – del gioco.
E’ consigliabile, infatti, affrontare la campagna del titolo – anche la modalità orda, su cui ci soffermeremo tra poco – in cooperativa, per due semplici motivi: la comunicazione in primis, sapere dove alcuni zombi élite si trovano ed eliminarli prima che possano dare fastidio, e poi per avere una maggiore sicurezza alle difficoltà più alte, che si fermano al livello difficile. Complessivamente, il titolo non è particolarmente ostico da affrontare alla sua massima difficoltà, ma vi sono alcuni momenti della campagna in cui vorreste augurarvi di avere qualcuno che sia in grado di supportarvi: maggior parte degli obiettivi delle missioni sono strutturati per essere affrontati in cooperativa.
Tuttavia, il titolo non vi impedisce di giocare in singolo e offline, e questo è sicuramente è motivo per cui un giocatore hardcore potrebbe valutare l’ipotesi di affrontare una seconda run. Quanto alla longevità, nonostante la quantità di missione a disposizione, che a loro volta sono distribuite in vari capitoli, la campagna di Zombie Army 4 si attesta a circa sei ore di gioco, consumandosi in questo modo in un lasso di tempo sicuramente poco invitante.
Non finiscono mai!
Ad affiancare la modalità campagna troviamo “Le orde”, una classica modalità sopravvivenza a quattro giocatori. Se un tempo adoravate sopravvivere per una grande quantità di round nella modalità zombi della serie di Call of Duty, qui potreste provare una sottilissima nostalgia tentando di sopravvivere ai nazi-zombi nel nuovo operato di Rebellion. Questa modalità si sviluppa su quattro mappe, estrapolate dagli scenari principali del gioco, le cui dimensioni contenute invitano i giocatori ad elaborare una tattica per sopravvivere: la posizione è assolutamente importante e prevedere lo spawn degli zombi, soprattutto quelli speciali, può offrire un vantaggio alla squadra. L’arsenale a disposizione è ridotto e di munizioni ce ne sono in abbondanza, resistere ai primi dodici round richiesti per poter fuggire dall’orda (che siglerà la vittoria) non rappresenta un’impresa titanica, ma chi vuole mettersi in gioco sicuramente trova pane per i suoi denti nelle fasi più avanzate, dove il numero di nemici da abbattere aumenta esponenzialmente e gli zombi élite sono capaci di dare del filo da torcere. Le dimensioni contenute delle mappe assicurano una minore dispersività sia dei nemici che dei giocatori, tanto da creare delle posizioni fisse di spawn trap per accumulare crani spappolati, poiché, ogni round, ha spawn fissi e prevedere da dove arriveranno i non morti sarà piuttosto semplice. Data la poca varietà delle mappe disponibili, l’assuefazione data dal contatore delle uccisioni capitola in una manciata di ore, a meno che non vogliate accumulare punti esperienza o superare i propri limiti.
Aspirante tiratore scelto, cercasi!
Passiamo al suo gameplay e al suo gunplay. Il titolo non si discosta poi così tanto da Sniper Elite 4, ovviamente l’animo stealth di Rebellion viene sacrificato in nome di un’azione più frenetica, che in alcuni casi sfavorisce addirittura l’utilizzo di un fucile di precisione, arma principale della serie. Possiamo invece parlare di un gunplay poco soddisfacente per le armi secondarie, le quali si districano tra automatiche e canna liscia, il cecchino invece si è mostrato decisamente piú appagante come d’aspettativa. Dopotutto Rebellion ha sempre curato la balistica di questi fucili, tanto da lavorare maniacalmente sulle hitbox sia negli spappolamenti che nelle protezioni degli zombi. La gioia dell’headshot viene vissuta nel momento in cui il colpo sparato si esibisce in un breve filmato, mostrando al giocatore quanto è stato bravo a sparare. Zombie Army 4 propone tutto sommato un’armeria piuttosto scarna, troviamo tre armi per categoria e la scelta non è poi così accattivante; le armi possono essere potenziate attraverso l’uso di appositi kit, che possono essere trovati nelle missioni o sbloccati tramite level up. Non potete però inserire accessori o quant’altro e anche i potenziamenti lasciano poco spazio all’immaginazione, ma risultano anche molto efficaci nell’annientamento dei non morti.
Ogni giocatore può attivare delle abilità sul proprio soldato, divise essenzialmente in tre rami: attacco, difesa e varie. I primi due, sono finalizzati al miglioramento della prestazione sul campo di battaglia, mentre quelle varie vanno ad interagire su altri elementi come la durata delle combo o quantità di munizioni che potete trasportare.
La progressione generale è piuttosto lineare: piú si avanza di livello e piú abilità e mimetiche per le armi si sbloccano, così come accessori di personalizzazione per ognuno dei quattro personaggi disponibili nel gioco. Impossibile però non sottolineare la quantità di contenuti proposta in questa nuova iterazione della saga: parliamo di una longevità poco accattivante per il suo valore di mercato, la cui offerta ludica capitolerá in una manciata di ore, allungabile con una rigiocabilità tutto sommato basata sulla difficoltà che anch’essa, si è mostrata poco impegnativa per tutta l’esperienza.
Un titolo nato già obsoleto
Sebbene sul fronte grafico si continua a fare sempre dei piccoli passi in avanti, soprattutto nei titoli più blasonati, Zombie Army 4 nasce però come un titolo alquanto obsoleto e poco invitante all’occhio. Insomma, sotto questo punto di vista non sono stati effettuati miglioramenti, lasciandoci un pelino perplessi. La visione d’insieme non colpisce, sebbene lo scenario “italo-apocalittico” possa garbare il palato di alcuni, ma fondamentalmente i livelli che costellano campagna e orda non sprizzano originalità da tutti i pori.
In apertura abbiamo dichiarato che il titolo svecchia la formula imbastita con Zombie Army Trilogy, ma purtroppo non la evolve in alcun modo, proponendosi come un “more of the same” in quasi tutti i suoi aspetti, anche tecnici. Non vi sono stati effettivi miglioramenti, riducendo il tutto ad un classico compitino portato a termine.
Il sonoro si attesta su una qualitá standard, poco immersivo per certi versi ma senza troppe sbavature. Ottimo lavoro invece sulle hitbox, ben congegnate a seconda della tipologia di zombi, tenendo soprattutto conto se quest’ultimi indossano protezioni o meno.