Sviluppato dall’americana Darkwind Media e uscito su Nintendo Switch lo scorso ottobre, Wulverblade è disponibile anche su PlayStation 4. Un titolo che abbiamo avuto piacere di recensire, visto che strizza l’occhio ai vecchi picchiaduro a scorrimento tanto in voga negli anni ’90. Ma bando alle ciance e iniziamo a parlarvi del gioco vero e proprio.
Ambientato nella Caledonia nel 120 dopo Cristo, Wulverblade narra le gesta di Caradoc, Brennus e Guinevere, 3 britanni intenti a combattere gli invasori romani. Il periodo storico è quindi ben chiaro e quasi inedito per il mondo dei videogiochi ed è reso piuttosto bene, grazie a cenni storici che aiutano ad immergerci nell’atmosfera.
C’è davvero poco altro da dire sulla trama, visto che la stessa è (come giusto che sia) un pretesto per farci strada tra gli sgraditi ospiti arrivati dal continente. E proprio in virtù del suo genere di appartenenza, il completamento degli otto livelli della campagna non ci ha tenuti impegnati per più di una manciata di ore.
La possibilità di affrontare il gioco a più livelli di difficoltà e le modalità extra incluse nel pacchetto, danno però al titolo un discreto tasso di rigiocabilità. Ma di questo vi parleremo a breve, visto che il vero fulcro del gioco risiede nella relativo gameplay. E che ci ha fatto tornare letteralmente indietro nel tempo.
Wulverblade è sicuramente un gioco molto impegnativo, anche se gli sviluppatori hanno cercato in tutti i modi di renderlo adatto anche ai neofiti. Mentre i giocatori d’annata opteranno per la modalità arcade, gli altri possono godersi l’avventura con qualche facilitazione. La prima modalità prevede 3 vite e 3 “Continue”, mentre la modalità moderna offre checkpoint e “Continue” infiniti.
Come ogni rispettabile gioco del genere, ci viene data la possibilità di scegliere uno tra i tre personaggi citati poco fa. Il primo è il classico personaggio con forza e agilità equilibrate, il secondo è più forte ma lento e il terzo è veloce ma il più debole dei tre. La scelta dipende da noi e da come vogliamo affrontare il titolo.
Wulverblade è essenzialmente un picchiaduro a scorrimento laterale, che prende ispirazione da classici come Golden Axe, Streets of Rage e Final Fight, per citarne alcuni a caso. Muovendoci liberamente su più livelli in un ambiente bidimensionale, dobbiamo uccidere tutti i nemici che ci si parano dinnanzi.
Pur non essendo proprio reattivo come ci si aspetterebbe, il combat system risulta completo e soddisfacente. Il tutto risulta facile da apprendere ma complesso da padroneggiare al meglio. Possiamo eseguire in tutta disinvoltura combo più o meno complesse concatenando attacchi leggeri e pesanti, prese, esecuzioni, lanciando oggetti e usando attacchi speciali e furia.
Mentre il sistema di combattimento di base non ha bisogno di particolari spiegazioni, vogliamo parlarvi delle mosse speciali. Uccidendo i nemici è possibile riempire un indicatore che, una volta carico ci permette di entrare in modalità furia e diventare invulnerabili per qualche secondo.
Similmente a Streets of Rage, esiste un attacco speciale richiamabile una volta per livello e che fa apparire a schermo un branco di lupi, utile a ripulire lo schermo. Questo attacco non ci è parso sempre efficace, in quanto i lupi si incastrano spesso nello scenario, rendendo vano il loro utilizzo.
Abbiamo apprezzato la buona varietà di armi, ognuna con il proprio moveset e relativi pregi e difetti. Come prevedibile, ogni livello termina con un boss con barre vitali multiple, davvero impegnativi. Per aiutarci nell’impresa, nei livelli è possibile trovare cibo per recuperare parte della vitalità, ma anche affrontare il gioco con un altro giocatore in locale. Il titolo prevede anche una modalità Arena, nella quale dovremo sopravvivere a orde di nemici sempre più pericolosi.
Abbiamo trovato davvero riuscito lo stile grafico di Wulverblade, in quanto ci ha ricordato un titolo dello stesso genere, ma più recente di quelli prima citati. Stiamo parlando di Castle Crashers, che il sottoscritto ritiene uno dei migliori titoli indie della scorsa generazione. Ovvio che Wulverblade è meno “cartoonoso” del titolo sviluppato da The Behemoth, in quanto decisamente gore e con litri di sangue a video.
Ambienti, personaggi e armi risultano per caratterizzati e dettagliati a dovere, mentre il tutto è mosso senza alcuna incertezza. L’IA è un po’ altalenante, passando da nemici altamente fastidiosi ad altri che ci ignoreranno bellamente finché non li attaccheremo. Un altro difetto che ci sentiamo di segnalare riguarda la visuale, da noi ritenuta troppo ravvicinata.
Infine, il titolo non è localizzato in lingua italiana. Ciò non rappresenta un problema ai fini del gameplay, ma potrebbe rendere meno comprensibili alcuni dialoghi e cenni storici del titolo. Nulla di davvero preoccupante, in ogni caso. Il doppiaggio in inglese è ben realizzato, con accenti coerenti col periodo storico nel quale il gioco è ambientato.