Dopo averlo provato in anteprima poco più di un mese fa, Uncharted 4: Fine di un Ladro è finalmente nelle nostre mani e pronto per il nostro giudizio. L’attesa è stata lunga ed i numerosi rinvii hanno suscitato parecchi dubbi al sottoscritto ed a migliaia di altri appassionati. La domanda è naturalmente se ne è valsa la pena attendere tutto questo tempo. Scopriamolo assieme nella nostra recensione!
Fine di un Ladro
Sono passati tre anni dagli eventi narrati in Uncharted 3, Nathan Drake ha ormai deciso di abbandonare il vecchio “lavoro”, dedicandosi ad una vita normale in compagnia della moglie Elena Fisher. A Nate, sotto sotto, manca lo stile di vita che gli ha creato gioie e dolori e per questo approfitta del ritorno del suo fratello maggiore per rimettersi di nuovo all’opera. Il fratello Samuel, naturalmente, non viene introdotto senza un minimo di background, pertanto il gioco fa uso delle sue fasi iniziali proprio per farci conoscere cosa è successo in passato.
Per la trama di Uncharted 4 vale la regola che abbiamo applicato negli altri capitoli ed nel clamoroso The Last of Us. L’ultima avventura di Nathan Drake non inventa nulla ed i momenti topici risultano prevedibili, telefonati e messi al posto giusto nel momento giusto, esattamente quando e come ci si aspetterebbe. Questo forse è l’unico punto debole a livello narrativo, per il resto e nonostante la quasi linearità della struttura, anche solo la trama è riuscita a tenerci incollati letteralmente allo schermo per circa 14 intense ore, sia per la curiosità di sapere cosa sarebbe successo che per la perfetta unione degli elementi che compongono l’ossatura del titolo. Questo monte ore è da innanzare in caso si volessero esplorare alcune zone aggiuntive durante alcune particolari fasi, che vi descriveremo tra non molto.
Gameplay perfetto?
Anche per quanto riguarda il gioco vero e proprio, rimangono valide le considerazioni fatte poco fa riguardo la parte puramente narrativa. Diciamolo qui, una volta per tutte, come per i precedessori, Uncharted 4 non inventa nulla. Detto ciò, Naughty Dog è capace di fare una cosa che solo a loro e a pochi altri riesce così divinamente, ossia a fondere in modo sapiente generi e meccaniche ben note e perfezionate. Così nasce Uncharted 4, un titolo le cui meccaniche possono essere suddivise in fasi da TPS con coperture, platforming, esplorazione e risoluzione di enigmi.
Le sezioni più action, alcune a bordo di veicoli, altre in situazioni assurde che non vogliamo svelarvi ed altre per così dire più “statiche”, sono basate su meccaniche da sparatutto in terza persona con tanto di sistema di coperture. Le novità sono rappresentate da alcune piccole introduzioni, ossia la possibilità di marcare i nemici ed un loro indicatore utile a capire se siamo stati avvistati o meno nelle fasi stealth, qui presenti in numero maggiore rispetto ai capitoli precedenti.
La quasi totalità degli scontri parte senza che i nemici ci abbiano avvistato e, in base al nostro stile di gioco, sarà nostro compito valutare se approcciare gli avversari in modo silenzioso o più cattivo. In tal senso ci verrà incontro il level design più articolato che, attraverso nascondigli, erba o passaggi ben posizionati, ci permetterà di affrontare tutto in stealth o di far sì che i nemici ci perdano momentaneamente di vista. L’intelligenza artificiale fa il suo lavoro in maniera più che dignitosa, anche se non sono mancati momenti di ilarità a causa di imperfezioni dell’IA nemica o alleata.
L’esplorazione è di base la solita e ben collaudata degli altri capitoli, anche se non mancano alcune novità anche in questo campo. Le fasi più platform sono state fortunatamente migliorate grazie ad una migliore gestione dei salti e degli appigli, oltre che all’introduzione di un rampino per superare baratri o calarci. Insomma, Tomb Raider che ispira Uncharted, Uncharted che ispira Tomb Raider e nuovamente Tomb Raider che ispira Uncharted, il cerchio si chiude definitivamente.
Inoltre, come mostrato in alcuni trailer, alcune zone sono più aperte e vaste, e per questo ci verrà in soccorso l’uso di un simpatico fuoristrada. Le sessioni come questa contano una realizzazione intelligente che ci ha ricordato molto The Last of Us ossia basato su ambienti che, pur non essendo vasti e caratterizzati da una progressione piuttosto lineare, ci danno la possibilità di esplorare piccole aree facoltative e un’illusione di open world. Il sistema di guida è semplice e prettamente arcade e ci viene data la possibilità di scendere dal veicolo in qualsiasi momento per risolvere piccoli enigmi ambientali e farci strada con l’ausilio di un pratico verricello montato sulla parte anteriore del fuoristrada. L’aggiunta di questo argano ci ha convinto in toto, grazie ad una fisica del cavo piuttosto realistica e ad un’ottima gestione dei punti di aggancio.
Per ultima cosa, vogliamo parlarvi degli enigmi presenti in Uncharted 4, non in grado di far gridare al miracolo o di impegnarci per più di qualche minuto, ma piuttosto simpatici. Senza voler entrare nel dettaglio, ne abbiamo apprezzato uno in particolare da risolvere con l’ausilio della fotocamera dello smartphone in dotazione al protagonista, in aggiunta all’onnipresente diario.
E il multiplayer?
Chi ha potuto provare la beta multigiocatore saprà benissimo che la componente online in un titolo come Uncharted 4 non la fa da padrone, ma risulta un’aggiunta all’esperienza data dalla modalità storia. Abbiamo potuto provare il multiplayer della versione completa per relativamente poco tempo, ma abbastanza da darvi un breve parere in merito.
Le meccaniche che reggono l’online di Uncharted 4 sono le stesse da TPS prese di forza dalla modalità a giocatore singolo, con l’aggiunta di potenziamenti vari e sbloccabili. Le modalità sono le più classiche che si possono trovare anche negli FPS, ossia tre tipi di deathmatch a squadre (standard, per principianti e classificato), controllo (la classica conquista a zone) e saccheggio, ossia una variante dello storico cattura la bandiera.
La gestione dell’equipaggiamento avviene con un sistema preso dagli ultimi Call of Duty, dandoci la libertà di assegnare armi e perk con l’unico limite di 19 punti. Ogni oggetto assegnato vale un preciso numero di punti, quindi sarà nostra premura scegliere bene un’arma primaria, una da fianco e gli strumenti utili in base alle nostre esigenze. Questi oggetti comprendono strumenti mistici, gadget come granate e kit medici, partner come medico e colosso, armi pesanti e perk di ogni genere e tipo. Tutto questo sarà acquistabile durante le partite accumulando soldi ottenuti uccidendo, conquistando zone e via dicendo.
Le personalizzazione di armi, personaggi e partner sono puramente estetiche e sono acquistabili con i punti Uncharted. Questi ultimi si possono ottenere attraverso le odiate microtransazioni, oppure semplicemente giocando. L’altra valuta di gioco sono le reliquie, ottenibili completando sfide giornaliere e prove contro i bot a vari livelli di difficoltà. Queste reliquie, tra le altre cose, permettono l’acquisto di forzieri contenenti oggetti casuali e vantaggi monouso da usare prima di una partita.
Nonostante il netcode ed il matchmaking ci siano sembrati decisamente solidi, non crediamo che passerete molto tempo sull’online di Uncharted 4, sia per l’attuale carenza di mappe e contenuti, sia per la struttura pesantemente mutuata dal Call of Duty di turno e messa quasi a forza in un contesto da TPS.
Naughty God?
Se c’è una cosa per la quale abbiamo poco da dire è proprio sull’aspetto tecnico dell’ultimo capitolo della saga creata da Naughty Dog. Lo stupore per alcuni scorci o momenti spettacolari è indescrivibile, quasi poetico. La mole poligonale, la pulizia grafica, le texture, le animazioni fisiche e facciali, tutto si avvicina ad una perfezione che si posiziona a pari merito con The Order: 1886.
Tutta questa meraviglia grafica è accompagnata da effetti di luce, particellari, fuoco e quant’altro di ottima fattura, il tutto gestito dal motore grafico con una disinvoltura paurosa. Se proprio dobbiamo segnalare qualche calo di framerate nelle situazioni più concitate, fortunatamente nulla di grave né particolarmente fastidioso, oltre che ad un uso smodato del motion blur. I 30 fotogrammi al secondo sono comunque quasi sempre garantiti in modalità a giocatore singolo a 1080p, mentre il multiplayer rinuncia a qualche riga di risoluzione nativa per garantire i tanto desiderati 60 fps.
Gli altri difetti che abbiamo riscontrato sono più delle piccole sbavature in un quadro quasi perfetto e riguardano le animazioni non sempre perfettamente concatenate e gli script delle collisioni tra veicoli un po’ esagerati e poco realistici, come nella parte iniziale del gioco.
Il discorso sulla parte audio è il solito da noi fatto per praticamente tutte le produzioni firmate Sony, ossia una colonna sonora magistrale ed un quasi impeccabile doppiaggio in italiano che diventa perfetto se settato in lingua originale.
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