Annunciato durante la Gamescom 2018, Supermassive Games ha finalmente rilasciato sul mercato la propria nuova IP “Man of Medan”. Presentato come primo capitolo di una nuova antologia Horror, intitolata “The Dark Pictures”, il titolo distribuito da Bandai Namco ci trasporta in un’avventura sulla falsariga di Until Dawn (dagli stessi autori) e Detroit: Become Human. Insomma, un’avventura ricca di scelte ed opzioni che si diramano in una trama decisamente articolata.
Da grande estimatore di queste esperienze videoludiche, non potevo farmi scappare la possibilità di mettere le mani su Man of Medan. Ben conscio delle capacità del team di sviluppo e curioso di quanto questa Dark Pictures Anthology avesse da offrire.
Dopo svariate partite, spaventi, morti inaspettate ed altrettanti finali visti, sono finalmente pronto a parlarvi della mia esperienza. Bando alle ciance e cominciamo!
[amazon box=”B07K87PZR8″ title=”The Dark Pictures: Man of Medan (PS4)”]
La recensione di The Dark Pictures: Man of Medan
Per chi non avesse mai affrontato titoli di questo genere, c’è solo una premessa da fare: Man of Medan è un’avventura interattiva. Poco gameplay, tanta trama. Ciò su cui si basa l’intero titolo è l’incedere nella narrazione scegliendo tra varie diramazioni, Quick Time Event e dialoghi a scelta multipla. Conoscendo il lavoro di Supermassive, ho atteso l’uscita di Man of Medan impazientemente. Veramente curioso di cosa avrebbero narrato e di come (e quanto) mi avrebbero spaventato.
Questa Dark Pictures Anthology è caratterizzata dalla presenza del “Curatore“. Un uomo composto ed elegante che segue assieme a noi gli eventi narrati, come se l’intera avventura fosse un romanzo da scrivere mano a mano al suo fianco.
Non potendo fare alcun accenno sulla trama, dato che potrebbero rovinare l’esperienza di gioco, mi limito a parlarvi delle mie impressioni personali su quanto provato.
Man of Medan alza la tensione sin dalle prime battute di gioco. Accadimenti strani, colpi di scena inaspettati e qualche spavento improvviso riescono a tenere sulle spine il giocatore. Ciò che mi ha particolarmente colpito, oltre alle numerose possibilità concesse, è la libertà di approccio che viene concessa al giocatore nel familiarizzare con la trama. Il titolo mette a disposizione una marea di dettagli sull’ambientazione, comunicazioni, documenti e giornali (chiamati segreti), che, se raccolti, aiutano a percepire in maniera completamente diversa l’avventura. Questo porta i giocatori a vivere storie completamente differenti (o quasi) tra loro.
Detto questo, avendo io stesso esplorato a fondo il titolo durante la mia prima partita, devo ammettere che il fattore prettamente Horror è andato scemando. Trovare i vari “segreti” mi ha consentito di apprendere molto sulla trama generale, sostituendo la paura con una consapevolezza inaspettata. Questo mi ha portato a vivere l’avventura con più tranquillità, nonostante l’ansia generale rimanga alta per l’enorme quantità di possibilità che il titolo offre.
Personalmente ho apprezzato quanto visto in questo primo capitolo dell’antologia, seppur con qualche perplessità. Sul finale, che ovviamente non scriverò qui di seguito, è venuta a mancare quella coerenza che si era contraddistinta per quasi la totalità dell’avventura. Un particolare, leggero ma importante, che è stato reso forzatamente troppo semplice. Giustificabile, eppure mi sarei aspettato un approfondimento migliore o, quantomeno, diverso.
Il buio che soffoca le menti
Graficamente c’è poco da recriminare sul lavoro svolto da Supermassive. Gli ambienti sono opprimenti, ben realizzati e carichi di tensione. Stesso discorso per lo studio del Curatore, costruito con dovizia di particolari, perfette scelte registiche e di illuminazione.
Unico punto su cui avrei preferito qualcosina di più è la realizzazione dei personaggi. Non fraintendetemi, il motion capture è ben realizzato ed anche i modelli non sono affatto male. Non mi è piaciuta particolarmente la qualità dei volti. Ottimi sotto il profilo prettamente tecnico (anche se inferiori ad altri prodotti del genere) ma molto spesso “spiritati“, con espressioni statiche e poco credibili.
Istinto o ragione? Velocità o tempismo?
Come già sottolineato in precedenza, ci troviamo a parlare di un titolo che punta più sulla qualità della narrazione che sull’interattività ludica. Infatti, le nostre interazioni si limitano al muoversi nell’ambiente, ai QTE ed alle scelte multiple nei dialoghi.
Essendo la più interattiva tra le tre, sono rimasto piuttosto deluso dalla gestione dei movimenti: legnosi e poco realistici. Incastrarsi nelle porte e negli spigoli risulta parecchio fastidioso.
I Quick Time Event, invece, mi hanno abbastanza colto di sorpresa. A differenza di altri titoli del genere, nei quali i QTE sono evidenti e telefonati, in Man Of Medan sono improvvisi, frenetici e “pesanti”. I QTE non sono solo semplici contrattempi o azioni controllate, sono veri e propri eventi che possono modificare il proseguimento dell’intera avventura, in un modo o nell’altro.
Ultimi, ma non meno importanti, i dialoghi. Vero punto cardine sullo scorrere degli eventi, i dialoghi a scelta multipla condizionano seriamente l’esperienza. Vita, morte, situazioni e luoghi sono solo alcune delle modifiche a cui si va incontro. Tutto in larga parte coerente con ciò che accade a schermo, niente male!
Come vorresti giocare?
Oltre alla classica avventura in singolo, la Dark Pictures Anthology ha deciso di coinvolgere maggiormente il proprio pubblico inserendo ben 3 modalità extra: la Serata al cinema, la Storia Condivisa e la “Curator’s Cut” (modalità esclusiva per i preorder che verrà rilasciata gratuitamente a tutti da fine dicembre).
La “Serata al cinema” consente di affrontare in locale fino a 5 giocatori la storia. Scelto quale dei protagonisti utilizzare, i giocatori avanzano nella trama passandosi di mano il controller quando segnalato dal gioco.
La Storia condivisa, invece, consente di giocare con un amico online. A differenza della partita in singolo, nella Storia condivisa abbiamo accesso ad aree ed eventi diversi, controllando altri personaggi in determinati punti della storia.
Infine, la Curator’s Cut permette di godersi in singolo le differenze trovate nella Storia condivisa. Interessante per tutti coloro che non hanno possibilità di giocare online.
The Dark Pictures Anthology, sì?
Bandai Namco ha svelato che la Dark Pictures Anthology sarà una raccolta di ben otto titoli, indipendenti l’uno dall’altro, tutti collegati unicamente dalla presenza del Curatore.
Già annunciato dalla stessa Bandai, Little Hope sarà il nuovo capitolo di questa antologia Horror con data di uscita fissata per il 2020.
Vi dico la mia, non vedo l’ora che esca! Sarà che sono sempre intrigato da questo genere di prodotti. Sarà che ho avuto un’impressione abbastanza positiva su Man Of Medan. In ogni caso, sono proprio curioso di ciò che Supermassive porterà sui nostri schermi.
Man of Medan è stato un punto di inizio altalenante. Un titolo interessante, coerente ma non del tutto equilibrato. C’è da lavorare, non lo metto in dubbio, soprattutto sul lato tecnico. Eppure rimango fiducioso.
Supermassive, hai la mia fiducia. Non la deludere!
Nero su bianco
Raggiunto il termine di questa mia recensione, non posso che soffermarmi sul vero punto dolente dell’ultima fatica di Supermassive: il comparto tecnico.
Il titolo viene mostrato tramite inquadrature a camera fissa, studiate ad hoc per garantire un impatto più suggestivo sulle vicende.
Il titolo è completamente doppiato in italiano, anche se non posso essere completamente soddisfatto del risultato finale. Essendo il videogioco composto da dialoghi “ad incastro” in base alle scelte svolte durante la partita, mi sono ritrovato ad assistere a dialoghi con tonalità fuori contesto e frasi tagliate. Decisamente più realistico e sensato il doppiaggio in inglese, nel quale si percepisce la recitazione attoriale in ogni sua parte. Personalmente reputo il lavoro svolto accettabile, anche al netto dei “problemini” citati.
Man of Medan soffre inoltre di frequenti cali di frame rate. Gestibili in giocatore singolo o “Serata al cinema”, ma estremamente accentuati online (soprattutto in determinate aree).
Concludendo, ho assistito a diversi bug, sia grafici che non. Nelle nostre partite abbiamo riscontrato shader impazziti, dialoghi sovrapposti ed altro. Fonte inesauribile di bug la modalità online, con crash dell’applicazione ed errori in grado di bloccare il proseguimento.
Confido fermamente che Supermassive riesca a limare questi problemi con le prossime patch.