Inutile dirlo, il successo riscosso da Minecraft ha siglato un evento storico. Tanto che il prodotto di Mojang risulta, ad oggi, il videogioco più venduto nella storia dell’industria videoludica, sottraendo lo “scettro di re” al leggendario Tetris.
A seguito del successo di Minecraft, sono uscite svariate produzioni palesemente ispirate al titolo dall’eccentrico stile a blocchi. Tra queste produzioni, che potremmo definire “replica” dell’originale, troviamo PixArk, uno spinoff di Ark: Survival Evolved sviluppato da Snail Games.
Come avrete ben intuito, il titolo unisce l’universo del survival steampunk a quello dei blocchi più famosi del mondo, proponendo un’avventura adatta anche ai più piccoli.
Grazie a un codice review, gentilmente fornitoci, abbiamo potuto giocare a PixArk. Ve ne parliamo in questa nostra recensione.
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Quando Minecraft incontra la preistoria, o quasi.
Rilasciato in accesso anticipato il 27 marzo 2018 su Xbox One e PC, PixArk sbarca finalmente su PlayStation 4 proponendo un ipotetico Ark: Survival Evolved in pieno stile Minecraft. Come nel titolo originale, anche in PixArk dobbiamo creare una tribù, o unirci ad una esistente, per poter sopravvivere nella natura selvaggia e preistorica del mondo di gioco. Il titolo non presenta una trama vera e propria. Anzi, risulta quasi del tutto inesistente.
Il titolo propone delle missioni giornaliere, le quali possono essere attivate trovando delle lettere sparse per il mondo di gioco. Il contenuto delinea ciò che dovremo fare.
Come immaginerete, anche PixArk è strutturato su vari server offerti dal team di sviluppo, ma è comunque possibile crearne di privati per non ricevere incontri indesiderati durante la partita. I server sono suddivisi in regioni, ognuno di essi indica la capienza massima, la difficoltà ed infine il ping. Sta al giocatore scegliere la “sala” ideale in base alla propria connessione.
Per quanto riguarda il server privato, è l’host a dettarne le leggi. Egli può decidere tutte le impostazioni della partita e, soprattutto, scegliere chi far restare in partita.
Oltre al classico singleplayer e multigiocatore, troviamo anche la “modalità creativa”. In essa il titolo mette a nostra disposizione tutti gli oggetti del gioco. Ogni giocatore può sfruttare la propria creatività per costruire un proprio villaggio, oppure una base dove poter tenere gli animali addomesticati. Ed infatti, come in Ark: Survival Evolved, è possibile addomesticare la stragrande maggioranza del bestiario presente nel gioco. Una volta addolcite tali creature, possiamo usufruire della loro presenza come mezzo di locomozione oppure per assaltare le tribù nemiche.
Infine, anche qui troviamo un editor di creazione del personaggio. Attraverso una manciata di opzioni per la personalizzazione, siamo in grado di creare il nostro sopravvissuto ed avventurarci finalmente nella natura selvaggia.
Sopravvivere ad ogni costo!
Una volta creato il nostro personaggio veniamo subito reindirizzati nel mondo di gioco, nel quale accediamo paracadutandoci dall’alto. Una volta toccato il suolo ci troviamo subito immersi, insieme ad alcuni suggerimenti, nel mondo di gioco. Quest’ultimo si mostra sin da subito vasto, con una mappa generata proceduralmente con i vari biomi di default.
Il primo impatto risulta disorientante. Nessuna indicazione specifica, se non quella di sopravvivere, che rende dunque necessario stabilire un punto d’interesse sulla mappa di gioco (anch’essa piuttosto confusa).
Per imparare a sopravvivere dobbiamo muoverci a piccoli passi, raccogliendo risorse qua e la, fino a poter creare un equipaggiamento con cui ottenere più materiali. Sempre prestando attenzione alle creature che ci circondano. Ottenuto l’equipaggiamento adatto per sopravvivere, possiamo finalmente affrontare gli animali preistorici e le creature misteriose che popolano la mappa di gioco.
Attraverso l’inventario è possibile equipaggiare il nostro personaggio. Le armature vanno equipaggiate negli appositi slot, mentre le armi vengono inserite tra gli strumenti, situati nella selezione centrale della parte inferiore dello schermo. Sempre tra gli strumenti possiamo inserire qualsiasi tipo di oggetto, così da avere una selezione immediata di ciò di cui abbiamo bisogno.
La nostra sopravvivenza è determinata da alcuni parametri come vita, stamina, ossigeno, cibo, acqua e peso. Per combattere, invece, dobbiamo tenere conto di danno, difesa e velocità. Ogni parametro, a sua volta, viene espresso in percentuali. Possono infine essere migliorati attraverso l’utilizzo dei punti abilità, questi ultimi ottenuti unicamente raggiungendo un nuovo livello col personaggio.
Sempre nel menù troviamo diverse sezioni come: il crafting, da cui possiamo creare armi, equipaggiamenti e molto altro ancora, un diagramma dove ci vengono riportate tutte le creazioni attualmente possibili, una sezione dedicata alla tribù e una sezione dedicata a tutte le scoperte da noi fatte.
In PixArk è possibile creare, come già accennato, una propria tribù. Quest’ultima adotta una scala gerarchica tra i membri, ma solo colui che viene identificato come proprietario può gestirne tutti i membri. Il capo può decidere chi promuovere o degradare nella scala gerarchica e scegliere se le strutture create, animali addomesticati e privilegi ottenuti vadano direttamente al patrimonio dell’organizzazione o meno.
Il combat system non risulta molto approfondito. Il tutto si riduce all’equipaggiare una qualsiasi arma e picchiare letteralmente ogni essere vivente.
In partita privata possiamo accedere alla console dell’amministratore. Da qui si possono utilizzare alcuni cheat come la God mode, il volo, statistiche infinite, livello massimo e, addirittura, l’uccisione istantanea di un obiettivo. Tale console è accessibile solamente attraverso l’ausilio di una determinata combinazione di tasti. Può essere inoltre usata per l’ottenimento del trofeo di platino nel giro di pochi minuti.
Blocchi ovunque!
PixArk propone uno stile grafico minimale basando ogni modello su un agglomerato di blocchi. Questi hanno un aspetto decisamente più pulito se confrontato alla controparte sviluppata da Mojang.
Il comparto grafico vanta colori molto vivaci e variegati a seconda delle porzioni della mappa. Infatti, il mondo di gioco propone diversi paesaggi, i quali spaziano da quello innevato a quello desertico, passando per pianure e zone collinari.
Il combat system soffre della mancanza di un vero feedback per le hitbox.
Anche a livello di prestazioni abbiamo notato qualche acciacco di troppo. Il titolo viene intaccato da un frame rate non sempre stabile, qualche caricamento piuttosto lento e così via. C’è di buono che il titolo propone una colonna sonora rilassante, la quale riesce a rendere godibile un’avventura non esente da evidenti problemi tecnici.
Segnaliamo infine che il titolo è localizzato completamente in inglese.