Disponibile dal 15 marzo 2019 su PlayStation 4, Xbox One e PC, One Piece: World Seeker è il nuovo gioco tie-in basato sull’opera magna di Eichiro Oda. Sono passati ben ventidue anni dal debutto del manga sulla rivista Weekly Shonen Jump di Shūeisha e nel suo percorso ha trovato una ferrea competizione con Dragon Ball di Akira Toriyama, che al tempo regnava sovrano sul settimanale giapponese. Dal 1997 ad oggi, One Piece ne ha fatta di strada, dal suo debutto conta ben 92 volumi pubblicati con 450 milioni di copie vendute, rendendolo a tutti gli effetti il manga più venduto di sempre. Mentre l’avventura cartacea innalza One Piece nell’Olimpo dei “Big Three” di Shonen Jump, anche la serie animata prosegue a gonfie vele; dal suo debutto, nel 1999, ad oggi, si contano 876 episodi, 11 special televisivi e 13 film d’animazione di cui uno, intitolato “Stampede”, è in arrivo quest’anno.
Ma oltre all’enorme successo sia cartaceo che televisivo, l’opera di Oda si è espansa negli anni con una rispettabile saga videoludica curata da sempre dallo studio Ganbarion, che per l’occasione ha realizzato One Piece: World Seeker, un nuovo titolo action open world che narra una storia del tutto inedita e che vede impegnati ancora una volta Monkey D. Rufy e i Mugiwara in una nuova avventura.
Grazie ad un codice promozionale gentilmente fornitoci da Bandai Namco, abbiamo potuto provare pad alla mano il nuovo videogioco basato sull’opera di Eichiro Oda. Fatte le dovute presentazioni, ve ne parliamo in questa nostra recensione.+
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Recensione della nuova avventura di Monkey D. Rufy, One Piece: World Seeker!
One Piece: World Seeker catapulta Rufy e i suoi amici in una nuova avventura, del tutto inedita. I protagonisti del manga di Eichiro Oda, infatti, approdano sull’Isola Prigione, dove trovano una situazione politica che divide gli abitanti di quel pezzo di terra circondato dal mare. Il primo personaggio inedito che ci viene presentato è Isaac, un membro della Marina che gestisce l’intera isola, che grazie alla sua intelligenza nel campo della tecnologia è riuscito a guadagnarsi la poltrona ma, al tempo stesso, ci viene presentato anche come villain di questa nuova storia. In un secondo momento fa la sua comparsa Jeanne, leader della fazione anti-Marina che lotta con tutte le sue forze per scacciare il governo dall’isola.
Fatte le dovute presentazioni, Rufy è pronto ad aiutare Jeanne nella sua missione, ereditata da sua madre, precedentemente leader della nota fazione, ma come accennato poc’anzi nell’isola vige un clima politico piuttosto complicato. Da una parte abbiamo i cittadini a favore della presenza della Marina, che con gli accordi raggiunti con gli abitanti dell’isola estraggono le preziose pietre Dyna in cambio di protezione; dall’altra vediamo gli anti-Marina, stufi della situazione creatasi dalla presenza del governo nel territorio. Avanzando nella quest principale ci accorgiamo che la trama narrata in questa occasione dallo studio Ganbarion propone gli stessi canoni di qualsiasi pellicola cinematografica basata sull’omonimo manga, risultando non canonica per la storia generale narrata in One Piece. Anche qui fanno la comparsa personaggi già noti ai lettori, per citarne alcuni la Germa 66 e Sabo, i quali ricoprono dei ruoli prettamente secondari. Il punto di forza del comparto narrativo di One Piece: World Seeker è sicuramente il character design dei personaggi presenti, che rispecchia quanto creato in vent’anni dall’autore; anche i personaggi inediti di Jeanne ed Isaac propongono una back story nella media che li lega in un rapporto ben più profondo, che emergerà sempre di più col proseguimento della quest principale.
Purtroppo però, nonostante un character design che ha saputo soddisfarci, la qualità narrativa non è delle migliori, spesso e volentieri la trama cade in banali cliché e le boss fight sono ben lontane da essere definite spettacolari, sotto questo punto di vista siamo rimasti decisamente delusi.
Il titolo presenta un gameplay action accompagnato da una componente ruolistica definita dal Sistema Karma presente nel gioco. Il combat system di Rufy si arricchisce man mano con l’acquisizione di nuove abilità, che gli permettono di eseguire mosse spettacolari tratte dall’opera principale, e tra le più annoverate troviamo il Red Hawk e l’Elephant Gatling Gun che scatena a piena potenza una raffica di pugni attraverso l’utilizzo dell’Haki. A tal proposito, in questa occasione Rufy vanterà due stili di combattimento; da una parte abbiamo uno stile basato su pugni e calci leggeri che favorisce la mobilità in combattimento del protagonista che, attraverso l’utilizzo della tecnica Soru, permette di schivare gli attacchi dei nemici. Dall’altra invece troviamo uno stile più aggressivo, che punta tutto sulla forza bruta dell’Haki rendendo i movimenti di Rufy più lenti e per difendersi è necessario eseguire delle parate.
In questo capitolo si ha l’accesso al Gear fourth, una sorta di trasformazione che dura a seconda dei danni subiti mentre si è in quella forma, grazie alla quale è possibile scatenare tutta la potenza contro gli avversari. L’albero abilità presente è suddiviso in sei rami, i quali migliorano ogni singolo aspetto del gameplay sia attivo che passivo attraverso l’utilizzo di punti abilità ottenibili tramite missioni e nemici. Vi è anche la possibilità di creare abiti e oggetti che se equipaggiati garantiscono un ulteriore potenziamento dei parametri del personaggio. Interagendo con Sanji alla Thousand Sunny vi è la spedizione, dove un membro della ciurma a nostra scelta partirà alla ricerca di materiali per un determinato ammontare di ore, aspetto che viene decretato a seconda del pranzo che assegniamo al membro della ciurma.
Tra le novità troviamo il già citato Sistema Karma, il cui completamento degli obiettivi proposti permette di approfondire il rapporto tra Rufy e i co-protagonisti del gioco; progredendo in tale sistema si ha l’accesso a nuove missioni secondarie, utili per l’ottenimento di punti abilità e mappe del tesoro. Non vi è dunque un effettivo sistema a livelli che influenzi in qualche modo le prestazioni del personaggio: al di fuori del grado pirata che identifica gli obiettivi karma completati, l’unico modo per potenziare Rufy è lo sblocco delle nuove abilità citate in precedenza.
Il mondo di One Piece: World Seeker è totalmente aperto, è possibile esplorare l’intera mappa dell’Isola già nelle prime fasi della trama, solo più avanti, attraverso una side quest, si avrà accesso alle isole volanti, caratterizzate da un’estetica affascinante grazie alla presenza delle nuvole che sovrastano il cielo ed avvolgono il terreno e tutte le sue conformazioni geologiche. Nonostante un open world dall’estetica affascinante, i contenuti al suo interno vengono a mancare. Oltre alle numerose e poco variegate side quest, si aggiunge la raccolta di materiali e collezionabili; sull’isola, inoltre, sono presenti diverse città da esplorare caratterizzate dal tipico tratto di Eichiro Oda, queste però vengono penalizzate dalla scarsa attività degli NPC, che trasmettono una sensazione alquanto desertica nei centro abitati. E’ possibile spostarsi all’interno della mappa attraverso i punti di viaggio rapido oppure usufruendo della abilità di Rufy iche, utilizzando il Gom Gom Razzo, potrà lanciarsi sfruttando alberi o sporgenze per effettuare voli di qualche secondo ricoprendo così grandi distanze in un batter d’occhio.
Parlando di longevità, il titolo si aggira sulle 10 ore da dedicare alla storia principale, mentre per ottenere il 100% e, di conseguenza, il trofeo di platino sono richieste almeno 20 ore di gioco.
One Piece: World Seeker vanta un’estetica davvero ben curata, i modelli dei personaggi realizzati per l’occasione da Level-5 avvicina l’iterazione videoludica alla trasposizione televisiva dell’opera originale, rispettando ogni tratto somatico e artistico dettati dall’autore. Anche la Thousand Sunny è stata realizzata con una cura maniacale, quasi da risultare emozionante salirci sopra per la prima volta. Anche il mondo di gioco, come già detto poco sopra, ha un’estetica affascinante che regala al giocatore degli scorci davvero interessante, purtroppo però i guai arrivano con il lato tecnico e alcune scelte di gameplay davvero bizzarre. Parlando del primo elemento, il titolo soffre di pop up degli elementi su schermo per via di una profondità di campo non proprio eccelsa, inoltre la fisica dona uno strano effetto ondeggiante nel momento in cui una folata di vento smuove prati e fogliame. Proseguendo, le texture meritavano una maggiore cura, mentre abbiamo trovato decisamente scarso il lavoro eseguito sull’intelligenza artificiale, che impiega svariati secondi prima di prendere una decisione, una nota dolente che rende qualsiasi nemico, persino i boss, facili prede.
Tra le scelte di gameplay meno convincenti troviamo la presenza di muri invisibili che limitano volontariamente le possibilità esplorative del gioco, a questo si aggiunge l’inserimento di un reticolo al centro dello schermo che sporca la visuale dei panorami che il titolo cerca di offrire. Anche gli NPC sono piuttosto ripetuti tra loro e la struttura delle side quest è tra gli elementi meno convincenti dell’intera produzione.
Il doppiaggio originale viene accompagnato da testi e menù in italiano, da sottolineare una colonna sonora calzante nelle fasi esplorative.