È da diverso tempo che teniamo d’occhio Milanoir, un particolare titolo indie tutto italiano. Dopo averlo provato in anteprima alle fiere di settore, abbiamo messo mano alla versione finale del gioco sviluppato da Italo Games. Approdato diversi giorni fa sulle nostre PlayStation 4, eccovi quindi la nostra recensione.
Milanoir, come potrebbe suggerire il nome stesso, è ambientato nella Milano degli anni ’70 e trae ispirazione da alcune pellicole nostrane proprio di quegli anni. Da “Milano Calibro 9” a “Milano odia: la polizia non può sparare”, la trama del titolo si rifà proprio al genere poliziottesco. Insomma, ambientazione e genere che non crediamo siano mai stati trattati in un videogioco.
Nei panni del criminale meneghino Piero Sacchi, vivremo una storia di vendetta e tradimenti che coinvolge tutta una serie di personaggi poco raccomandabili che vogliono imporre la supremazia sul capoluogo lombardo. Il nostro protagonista si trova infatti in mezzo a una lotta tra due fazioni e dovrà farsi strada tra i gangster per vendicarsi dopo essere stato incastrato a causa di una soffiata.
Non aggiungiamo altro per evitare spoiler, sappiate che la trama non brilla di certo per originalità o scrittura ma riesce nel suo intento, ossia tenerci incollati allo schermo e creare un pretesto per farci strada nella malavita milanese. Oltre alla trama, a farla da padrone è proprio la metropoli lombarda riconoscibile nonostante lo stile grafico, del quale vi parleremo successivamente.
Abbiamo terminato il gioco, non con poche difficoltà, in circa sei ore a difficoltà normale, un valore tutto sommato accettabile. In virtù infatti del tipo di produzione e del prezzo di vendita, ossia 12.99 euro, possiamo ritenerci soddisfatti in tal senso. Non manca una modalità aggiuntiva rispetto alla campagna, oltre alla possibilità di giocarla in compagnia di un amico.
Con un’inquadratura che ricorda molto i primi Metal Gear, Milanoir è essenzialmente un twin-stick shooter bidimensionale. Un titolo che non nasconde la sua ispirazione tratta da giochi come Hotline Miami ma che rivela situazioni decisamente più varie e spazi più ampi rispetto all’appena citato titolo.
L’impostazione standard prevede l’attraversamento di alcune aree della città, compreso il parco Lambro, il Pirellone, la linea verde della Metropolitana, il Duomo e via dicendo. Naturalmente non si tratta di passeggiate in allegria, ma di vere e proprie carneficine. Ci si muove con la levetta sinistra, mentre con quella destra è possibile muovere liberamente il mirino.
In alcuni punti abbiamo modo di eliminare alcuni avversari in modo stealth, ma tale meccanica non ci è parsa sempre funzionale a causa di una IA che passa dall’essere troppo reattiva all’essere deficitaria. Dicevamo, nella prima fase della storia abbiamo a disposizione una pistola automatica come unica arma, per poi passare a una mitraglietta. In entrambi i casi le munizioni sono infinite, mentre la ricarica è manuale e demandata al tasto R1.
Con L2 si possono invece sfruttare e scavalcare le coperture per evitare i colpi avversari, con il protagonista che si scurisce per darci evidenza visiva dell’efficacia delle stesse. Dobbiamo purtroppo far notare che, come già verificato mesi fa, il protagonista si incastra spesso e volentieri non lasciandoci scavalcare gli ostacoli, oppure risulta colpibile senza motivo.
Durante la storia ci vengono in soccorso delle armi speciali monouso, come una revolver, granate o molotov, utili nelle situazioni affollate. Ma anche i cartelli stradali che, in base alla loro forma, permettono di colpire uno o più nemici contemporaneamente, sfruttando il rimbalzo dei proiettili. Sparando contro di essi, siamo in grado di togliere infatti dai giochi più avversari alla volta, facilitandoci il lavoro in alcune aree.
La varietà dei nemici è discreta, presentandone alcuni armati di mitra, altri di fucile a pompa (letali a breve distanza), alcuni che tenteranno di avvicinarsi in corpo a corpo, senza disdegnare granatieri e cecchini. Questi ultimi, che abbiamo definito così, sono in realtà armati di revolver e rappresentano il fastidio in persona. Questi sono infatti in grado di toglierci di mezzo in un solo colpo, a distanze siderali e talvolta pure se sono fuori dall’inquadratura.
Oltre alle situazioni standard, alcune scene sono a bordo di mezzi, altre invece hanno come difficoltà aggiunta la presenza di veicoli, mentre noi siamo a piedi. Queste risultano le parti più frustranti del titolo a causa di controlli dei mezzi un po’ scivolosi e un posizionamento dei checkpoint a volte infelice.
Come nel già citato Hotline Miami, la mancanza del mouse su console si fa sentire, anche se il gioco ci viene incontro, dandoci modo di regolare la sensibilità del mirino e riportare lo stesso al centro dello schermo. Non fraintendete, nonostante i problemi segnalati, il titolo risulta comunque nel complessivo stimolante e divertente.
Abbiamo inoltre la possibilità di giocare l’intera campagna con un amico in locale, con la condivisione (e non suddivisione) dell’intera schermata. In generale il divertimento raddoppia, pur con alcuni limiti riscontrati nel nostro test. Mentre è possibile il drop-out da parte del secondo giocatore a partita iniziata, non è possibile far entrare lo stesso dopo aver avviato il livello. Oltre a ciò, non esistono meccaniche di resurrezione dei compagni caduti e la morte di uno dei due comporta il riavvio del checkpoint.
Milanoir prevede anche una modalità Arena, che si presenta come la più classica delle orde a tempo e punteggio. Da soli o in compagnia, lo scopo è, dopo aver scelto l’ambientazione, resistere uccidendo più nemici possibile nel tempo prestabilito, a difficoltà crescente. Un gradito e tutto sommato divertente extra.
Laddove abbiamo sottolineato diversi problemi nel gameplay, la componente audiovisiva di Milanoir risulta il punto forte della produzione di Italo Games. Il gioco si presenta con uno stile grafico accattivante, portandoci in una Milano riprodotta con una pixel art davvero ispirata e, pur con gli ovvi limiti della stessa, dettagliata.
Ammettiamo che gran parte del fascino deriva dal fatto che il sottoscritto vive nei pressi della metropoli lombarda da quando è nato. Ma anche chi ci è stato almeno una volta o ha avuto modo di vederla nei vari film al quale Milanoir si ispira, non faticherà a riconoscere certi luoghi iconici, oltre che cartelloni con nomi di prodotti storpiati.
Ambientazioni, personaggi e illustrazioni visibili durante le sequenze di intermezzo risultano ben realizzati, in aggiunta a un’effettistica di discreta fattura. Il framerate è stabile, anche se non sono mancati dei quasi impercettibili fenomeni di tearing, oltre che un leggero effetto scia del mirino. Nulla però in grado di intaccare la qualità tecnica complessiva del prodotto.
Molto valida la colonna sonora, composta in gran parte da pezzi funk in stile anni ’70, creati naturalmente per l’occasione. Buona l’effettistica audio in generale e i testi, volgari al punto giusto, ovviamente presentati nella nostra lingua madre.