Due anni fa uscì nei negozi Ghost Recon: Wildlands, un titolo che segnò un cambio di rotta per il popolare franchise targato Tom Clancy, tanto da essere cosiderato uno dei titoli più riusciti di Ubisoft negli ultimi anni. Ghost Recon: Breakpoint segue proprio l’onda del suo predecessore e, da una base giù solita, modifica alcuni aspetti già noti con particolare attenzione al sistema di loot e alle meccaniche RPG ormai presenti in questa saga. Tuttavia, nonostante la volontà di migliorare un piatto già ben riuscito, non siamo forse di fronte ad un prodotto che soddisfa.
La nostra recensione di Ghost Recon: Breakpoint
[amazon box=”B07RHZYQ5Q” title=”Ghost Recon: Breakpoint (PS4)”]
Breakpoint, come il suo predecessore, non fa della trama il suo punto forte. I personaggi protagonisti e non risultano poco carismatici, sentirli parlare a volte è quasi una perdita di tempo tanto che vien voglia di passare direttametne all’azione saltando interi pezzi di trama. La storia che li contorna non è da meno, una serie di eventi prevedibili e con poco appeal per il giocatore si susseguono man mano fino ad un finale decisamente sottotono, un vero peccato visto l’antagonista Cole D. Walker, interpretato da Jon Bernthal, che risulta essere l’unico personaggio degno di nota.
Quindi, anche qui, è il gameplay che punta ad essere il punto focale; come vi abbiamo anticipato qualche riga più sopra, la base è esattamente quella già vista in Wildlands ma con miglioramenti e aggiunte. L’arcipelago di Auroa è il luogo in cui continueremo a muoverci a piedi o a bordo di veicoli, da terra o in volo, per svolgere le nostre missioni o per collezionare tutti gli oggetti presenti nella mappa, nascosti in ogni anfratto. A cambiare le carte in regola ci sono però i droni, introdotti in questo capitolo, ed alcune meccaniche survival, tanto da riuscire a dare ancora una volta una ventata d’aria fresca a questa serie videoludica. Al contrario dei nemici fatti di carne e ossa, facilmente eliminabili con un colpo alla testa o con qualche esplosivo, i droni corazzati godono di una maggior resistenza e di una potenza di fuoco più efficace. Proprio per questo entra in gioco il nuovo sistema di guarigione ideato da Ubisoft, grazie al quale è possibile bendarsi e curarsi durante gli scontri a fuoco, mettendosi in riparo e tenendo d’occhio i movimenti dei nemici circostanti; attenzione però, non sempre avremo a disposizione dei med kit in quanto la quantità è decisametne limitata.
Proprio per questo è importante, prima di ogni scontro, pianificare il tipo di approccio. Bisogna essere preparati ad ogni situazione, ma il gameplay di Breakpoint ci permette di buttarci nella mischia o di attendere il momento giusto per sferrare un attacco a sorpresa, nascondendoci dai nemici. Nonostante le situazioni man mano si ripetono, il divertimento è garantito fino alla fine dell’avventura grazie anche al feedback delle armi, diversificato e soddisfacente per ogni sezione di shooting.
A reandere vario Breakpoint ci si mette anche la personalizzazione del personaggio. Una volta trovato l’accessorio nel mondo di gioco o nell’apposito negozio, ci si può rivolgere a Gunsmith (il caro vecchio) che ci permette di modificare le armi come vogliamo. Si tratta di un sistema decisamente meno complesso rispetto a quanto già visto in altri titoli di questo genere, ma proprio per questo risulta essere rapido e funzionale per raggiungere con pochi passaggi il risultato voluto per ogni specializzazione disponibile. Anche gli abiti possono dare alcuni vantaggi, che migliorano in base alla rarità del loot, ma si tratta di migliorie poco evidenti in combattimento.
Abbiamo parlato poco sopra dei collezionabili presenti in Auroa, in gran quantità, ma presto vi annoierete nel leggerli ed ascoltarli. Purtroppo in Breakpoint è proprio l’ambientazione a dare un tono negativo a tutto il pacchetto. Non troppo rifinito in termini di idee, il mondo di gioco risulta essere ripetitivo, soprattutto dopo aver testato per le prime volte le strategie nemiche, a lungo andare sempre le stesse. Un certo senso di ripetitività lo si avverte anche durante la semplice esplorazione, forse proprio a causa dei nemici che non sono stati diversificati più di tanto durante l’avventura.
Anche il sistema di loot, seppur ben strutturato, alla lunga risulta essere monotono, ed è proprio qui che entrano in gioco le tanto amate/odiate microtransazioni, grazie al quale chi ha voglia di spendere i propri soldi ed è preso dalla frenesia di rendere più esclusivo il proprio personaggio può acquistare quello che Ubisoft mette a disposizione nello store. Al di là di questo sistema, non ben visto da una buona fetta dei videogiocatori, sarebbe stato sicuramente più produttivo uno studio maggiore sulle tattiche di approccio durante gli scontri e più varianti nelle situazioni che ci vengono proposte.
L’aspetto tecnico è un altro campo necessitava di più attenzione; nonostante un’ambientazione abbastanza dettagliata ed un impatto visivo di alta qualità, con scorci panoramici a volte mozzafiato, non mancano pop-up, ritardi nel caricamento di alcune texture, cali di framerate in situazioni anche non troppo concitate e, ancora, un’intelligenza artificiale quasi totalmente da rivedere.
Fortunatamente l’intelligenza artificiale non impatta nel multiplayer online, modalità in cui escono forse maggiormente le peculiarità di Breakpoint. Ogni giocatore, scelta la classe, ha il compito di impersonare un ruolo ben specifico, e il tatticismo fa ancor più da padrone in queste partite. L’uso dei droni è anche qui di fondamentale importanza in molte situazioni, e avere una visione di squadra per tutto il tempo della partita può fare la differenza in termini di vittoria o sconfitta. Questa modalità è sicuramente il punto di migliore del pacchetto proposto dalla casa francese.