Arrivato per la prima volta su PlayStation 3 e PS Vita il 25 Maggio 2013, Dragon’s Crown torna in una versione remastered in alta definizione su PlayStation 4, disponibile dal 15 Maggio, offrendo ai giocatori un’esperienza migliorata del prodotto di Vanillaware. Il titolo, distribuito da Atlus, si rivolge ad una nicchia di giocatori, soprattutto per via del suo gameplay beat’em up che nell’attuale generazione videoludica potrebbe far storcere il naso a molti. Tuttavia, se siete novizi, molto probabilmente potrete ricredervi giocando a uno dei pilastri di questo genere videoludico che negli ultimi anni sembrava quasi scomparso. Fortunatamente, grazie a Dragon’s Crown Pro, tutti ora possono capire di cosa si tratta.
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Recensione della versione PlayStation 4 di Dragon’s Crown
Dragon’s Crown Pro torna oggi sulla nuova generazione, mostrandosi leggermente migliorato rispetto alla sua vecchia versione. Ma partiamo con ordine e vediamo prima di tutto che cos’è Dragon’s Crown Pro. Il prodotto di Vanillaware approdato nel 2013 sulla vecchia generazione di console, rappresenta uno dei pilastri del genere beat’em up la cui storia ci porterà ad affrontare un lungo – ma breve – viaggio per sconfiggere il Drago Antico. Quando apriremo per la prima volta il gioco dovremo scegliere il nostro personaggi tra le sei scelte disponibili: Amazzone, Nano, Cavaliere, Stregone, Strega ed Elfa. Con le prime tre citate potremo adottare uno stile di combattimento più ravvicinato e diretto, mentre con le restanti tre potremo fare affidamento su un combattimento a lunga distanza, rischiando molto meno. Una volta scelta la classe potremo avventurarci tra le strade di Hyde Land, il regno in cui avrà luogo e inizio la nostra storia.
Il titolo ci immergerà inizialmente in un tutorial da cui potremo apprendere, in semplici passi, quelli che sono i controlli del combat system e, subito dopo, verremo catapultati direttamente nell’avventura. La città svolgerà la funzione di hub dove potremo, attraverso la taverna, gestire le impostazioni di gioco, scegliere chi portare nella nostra avventura e, infine, avviare una partita in locale fino a quattro giocatori, numero massimo supportato dal party. Spostandoci per la città potremo passare dal Tempio di Canaan per rianimare le ossa trovate nei vari dungeon, che ci conferiranno alleati da reclutare, così da poter affrontare in allegra compagnia le missioni che ci attendono. Proseguendo più avanti si presenterà il negozio della Magia di Morgan, dove potremo acquistare o vendere oggetti, riparare l’equipaggiamento e stimare il valore dei tesori che troveremo negli scrigni . Proseguendo troveremo la Torre di Lucain, da cui potremo acquistare oggetti magici che ci conferiranno dei bonus passivi all’interno dei dungeon, e a seguire ci imbatteremo nella gilda degli avventurieri dove, oltre ad attivare le side questa, potremo acquisire e potenziare abilità comuni e specifiche per la classe del nostro avatar.
Nonostante la buona struttura di gioco, il titolo non spicca di trama che, personalmente, ho trovato poco coinvolgente; il narratore esterno, che potremo scegliere tra uno predefinito o uno tra le sei classi disponibili, racconterà la storia e i suoi dialoghi, limitando così il coinvolgimento – nonostante le due opzioni possibili per un dialogo – da parte del videogiocatore.
Come vi abbiamo già anticipato, il titolo è un beat’em up con un combat system piuttosto semplice da apprendere, ma abbastanza intricato da sfruttare a piene mani. Sbloccando le abilità del nostro personaggio avremo accesso a quante più combo possibili, da quelle più semplici fino a quelle più complesse, che potranno essere potenziate di livello migliorandone così i danni ai nemici.
Con il tasto quadrato sferreremo attacchi semplici mentre con cerchio potremo, per esempio con il cavaliere, eseguire un attacco potente che ci permetterà di scaraventare lontano i nemici; con i tasti dorsali di destra potremo schivare gli attacchi, con il tasto X potremo invece saltare e creare delle combo a mezz’aria per poi lanciare i nemici sul terreno ed infliggere a loro il colpo di grazia.
I combattimenti di Dragon’s Crown, oltre ad essere a scorrimento orizzontale, risultano spesso caotici per via dei tanti nemici a schermo che dovremo affrontare. Sul nostro cammino troveremo diversi tipi di mostri, dai semplici goblin agli stregoni, passando per i golem e infine orchi, insomma tutto quel che si può pretendere dal genere fantasy. Ma proprio perché sono caotici, i combattimenti che questo titolo offre riescono a regalare una leggera soddisfazione quando i nemici su schermo diverranno ormai un lontano ricordo. Inoltre, man mano che avanzeremo nei dungeon potremo aprire i vari scrigni presenti, ordinando al ladro di scassinare le loro serrature, e da qui potremo ottenere un tesoro che varia di rarità in base alla classe di appartenenza, dalla E alla A fino a giungere poi alla S che è la valutazione massima. Con il ladro, inoltre, potremo accedere a stanze segrete ricche di tesori o semplici ma feroci trappole da cui fuggire.
Dopo aver affrontato qualche stanza all’interno di un dungeon, spesso e volentieri incontreremo un NPC che ci obbligherà a prendere una scelta tra due. Scegliendo una tra queste due strade, affronteremo un dungeon e boss finale diverso. Tendenzialmente, scegliendo la prima strada, quella che affronteremo normalmente prima di raccogliere i nove talismani, ci troveremo di fronte lo scontro più semplice. Scegliendo la strada B, obbligatoria per raccogliere i nove talismani, affronteremo invece una sfida più ardua, soprattutto a livello di boss fight che risulta piuttosto variegata ed ispirata per quanto riguarda il design. Verso la fine, quando dovremo raccogliere i talismani necessari per affrontare il Drago Antico, sarà possibile affrontare i dungeon più complessi usufruendo dell’opzione di gioco in rete per unirsi ad altri tre giocatori; la vera chicca che offre questo comparto multigiocatore cooperativo è la funzione di cross-platform tra le console di casa Sony, ed infatti i giocatori PlayStation 4 potranno giocare al multigiocatore di Dragon’s Crown con gli utenti di PlayStation 3 e PS Vita e unire le forze in quella che sarà un’allegra avventura tra amici. Una volta terminato il dunegon riceveremo i vari tesori da valutare: questi si divideranno tra armi, scudi ed accessori, ognuna – come già menzionato prima – con una valutazione che va a seconda della rarità e potenza di quel singolo pezzo. Facendo un rapido esempio, una spada di livello S avrà non soltanto una maggiore durevolezza – visto che gli equipaggiamenti potranno rompersi nel gioco – ma avrà anche statistiche e bonus migliori rispetto ad un’arma di livello A.
Insomma, il lato gameplay del titolo sa offrire parecchi spunti interessanti e un gameplay che, nonostante una longevità di circa 8 ore per la main quest, pone una rigiocabilità piuttosto buona se decidessimo di giocare tutte le sei classi disponibili nel gioco. Inoltre, oltre alla main quest andranno tenute in considerazione anche le varie side quest disponibili dalla Gilda degli Avventurieri, che ci faranno tornare nei dungeon per ottenere una ricompensa speciale.
Dal punto di vista grafico, il titolo oltre ad essere migliorato rispetto alla sua versione old-gen pone davanti agli occhi del videogiocatore un comparto artistico ispirato, con una caratterizzazione dei nemici, sia per modello sia per pattern d’attacco, bella da vedere. Spiccano i boss di fine dungeon a cui Vanillaware ha dedicato molta cura, piuttosto unici nel pattern e nella caratterizzazione artistica: insomma belli da vedere e difficili da affrontare. Ogni modello 2D del gioco è disegnato con un’attenzione particolare nei minimi dettagli: muscoli, curve e seni delle donzelle spiccheranno molto in questa opera, al tal punto da esagerare anche nelle proporzioni.
La colonna sonora invece non risulta particolarmente degna di nota: semplice, fiabesca ma che non osa a mostrare un’identità propria.