Dishonored: La morte dell’Esterno, nuovo spin-off stand-alone della saga sviluppata da Arkane Studios e distribuito da Bethesda, è arrivato nelle nostre mani e dopo aver provato con cura Dishonored 2 siamo pronti a parlarvi anche di questa nuova avventura che (probabilmente) chiude in maniera definitiva la trama iniziata dal primo Dishonored, questa volta mettendoci nei panni dell’assassina Billie Lurk che ha il compito di uccidere l’Esterno.
Ovviamente il titolo può essere giocato anche da chi non ha mai avuto nulla a che fare con questa saga, in quanto acquistabile separatamente; se però siete fanatici di questa storia, prima di mettere le mani su questo spin-off non potete non aver giocato l’espansione (del primo capitolo) “Il Pugnale di Dunwall” ed il successivo Dishonored 2.
Mettetevi ora comodi tra le righe di questa nostra recensione, e scoprite insieme a noi come Arkane Studios ha preparato il finale di Dishonored.
Arkane Studios ci fa ritornare nella meravigliosa “Karnaca”, città in cui si svolgono le avventure raccontate in Dishonored 2. Questa volta però, nei panni dell’assassina Billie Lurk, il nostro obiettivo è quello di far fuori l’Esterno e di liberare il mentore “Daud”, personaggio già conosciuto nella saga.
Prima di arrivare faccia a faccia con il boss finale, il titolo ci mette alla prova con cinque missioni, la cui durata dipende moltissimo dallo stile di gioco con cui decidiamo di affrontarle, se con approccio stealth o puramente bellico.
Tuttavia, la trama è facilmente completabile in circa 4/5 ore di gioco, leggermente di più se optate per uno stile dal basso profilo.
Per dare quel tocco in più alla longevità del titolo, sono stati aggiunti i “Contratti”, missioni secondarie che una volta portate a termine ci ricompenseranno con monete da spendere come meglio crediamo. Infine, per arricchire l’esperienza di gioco, anche qui troviamo la “Nuova Partita +”, disponibile dopo aver portato a termine per la prima volta la storia e che ci dà la possibilità di usare anche i poteri presenti in Dishonored 2.
La nostra recensione di Dishonored: La morte dell’Esterno
Le nuove abilità di Billie Lurk si rivelano molto utili in ogni occasione, ma sono più votate ad un approccio stealth. Tra tutte, “Somiglianza” è sicuramente quella più apprezzata in tal senso, in quanto permette di “rubare” la faccia a qualsiasi NPC, permettendo alla protagonista di trasformare le sembianze del suo volto in quelle del personaggio selezionato e di passare inosservata nelle aree di gioco più pattugliate. Parlando invece dei combattimenti nudi e crudi, oltre al classico combat system che prevede combattimenti spada vs spada, non è stata introdotta alcuna novità sostanziale, ma sono sempre presenti i dardi letali e le mine che è possibile impostare per vari utilizzi.
Il tutto può anche essere potenziato attraverso il “Mercato Nero”, facilmente raggiungibile in qualsiasi momento dalla missione 2 alla 4, dove è possibile anche accettare i Contratti di cui vi abbiamo parlato poco sopra.
Dal punto di vista del gameplay non sono state apportate modifiche di rilievo, rimanendo un titolo in grado di adattarsi a qualsiasi esigenza e ad ogni tipo di giocatore. Un tasto dolente che troviamo in Dishonored: La morte dell’Esterno, ma che accomuna tutti gli episodi di questa saga, è la scarsa intelligenza artificiale nei combattimenti se decidiamo di giocare il titolo in modalità “Normale”, che risulta essere semplice e approsimativa tanto da rendere troppo banali i combattimenti, risolvibili in poche semplici mosse. Il discorso cambia se ad inizio partita viene selezionato un livello di difficoltà superiore, scelta obbligata per chi vuole un pizzico di sfida in più.
Poche novità sostanziali al gameplay, ma alcuni poteri interessanti.
Vi abbiamo fatto poco sopra un piccolo cenno sui nuovi poteri presenti in quest’avventura stand-alone, ma trattandosi della novità sostanziale è giunto il momento di illustrarveli a dovere. Sono in totale soltanto tre, ma riescono a dare un po’ di freschezza al gameplay; oltre al sopra descritto “Somiglianza”, quello che più viene utilizzato è senza ombra di dubbio “Dislocazione”, che consente di spostarsi in maniera rapida da una parte all’altra. Infine abbiamo “Preveggenza” che ci permette di bloccare il tempo e di poter esplorare per bene la zona circostante; in queste occasioni ci viene data la possibilità di evidenziare tutti i nemici presenti in zona e, per semplificarci ancor più le cose, possiamo impostare anche un segnalino di “Dislocazione”, una sorta di teletrasporto utile per raggiungere anche piani rialzati o per coprire grandi distanze in un istante.
Approccio stealth o diretto, per affrontare le nuove avventure a Karnaca.
Dishonored: La morte dell’Esterno, come il suo predecessore, è giocabile ad una risoluzione di 1080p con un framerate di 30fps se possedete una PlayStation 4 “base”, mentre tutti i possessori di PlayStation 4 Pro possono godere della risoluzione 4K.
Il dettaglio grafico è rimasto piuttosto invariato. Oltre ad una qualità praticamente eccelsa, le texture fanno ancora una volta centro dal punto di vista dello stile, mischiando il dark con il cyberpunk; tuttavia, si nota ogni tanto qualche piccola sbavatura in più rispetto a quanto visto in Dishonored 2.
Una soundtrack semplicemente perfetta completa il quadro del coinvolgimento, aiutata da un buon doppiaggio in italiano.
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