A distanza di quasi 5 anni dalla precedente opera di Quantic Dream, David Cage è finalmente tornato con una nuova avventura e ce la propone sulle nostre console di attuale generazioni.
Detroit Become Human, questo il suo titolo, è un’opera nata da una tech demo del 2013 chiamata “Kara”, presente in Beyond: Two Souls; dopo 2 anni ed dopo aver destato molto interesse nei videogiocatori, ecco che nel 2015, sul il palco della Paris Games Week, venne finalmente annunciato il gioco.
Era doverosa una breve introduzione per capire appunto da dove arriva questa nuova idea dello sviluppatore francese ma non vogliamo ammorbarvi con inutili chiacchiere: è il momento di scoprire insieme a noi, in questa recensione, questa nuova avventura!
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Detroit Become Human – Recensione
Detroit 2038, un mondo ormai popolato metà da umani e metà da androidi, robot dalle sembianze umane in grado di poter svolgere qualsiasi tipo di lavoro e mansione, sostituendo così in maniera definitiva la figura dell’essere umano, da sempre stato al centro di tutto.
Tuttavia, gli androidi non vengono utilizzati solo come manodopera: chiunque vuole può acquistare per se uno dei tantissimi androidi per fargli svolgere le faccende casalinghe più comuni, dal lavare piatti a pulire e molto altro
Siamo nel mese di agosto, quando alcuni androidi ribattezzati con il nome di “Devianti” iniziano ad avere dei malfunzionamenti, manifestando una propria personalità, iniziando a ribellarsi al proprio padrone umano fino a quando, in casi veramente estremi, arriva fino ad ucciderlo. E’ qui che entra in gioco il noto androide Connor, conosciuto anche come il “Cacciatore di Devianti”, che apre le danze della nostra avventura in cui fa da padrone una Detroit futuristica e vicina ad una guerra contro i robot.
Ma Detroit Become Human ha una trama che, come nelle altre opere di David Cage, ha più sfaccettature. Oltre alla caccia ai Devianti, infatti, il titolo racconta anche l’altra faccia della medaglia, mettendoci nei panni di altri due androidi divenuti appunto Devianti. Si tratta di Kara, androide divenuta Deviante per amore di una bambina, e di Marcus, un Deviante con l’idea di rendere il paese un posto sicuro sia per la sua specie che per gli umani stessi.
Queste trame intrecciate si concludono in circa 15 ore di gioco, ma se siete degli appassionati delle opere di Cage o vi appassionerete a questa nuova avventura sarete sicuramente colpiti dalla sua ottima rigiocabilità. Se amate completare tutto al 100% potrete rigiocare i capitoli ed effettuare scelte differenti da quelle precedentemente fatte, per dare un senso diverso all’intera narrazione.
Nonostante avessimo preferito una trama leggermente più longeva e qualche capitolo in più, Detroit Become Human è riuscito a tenerci incollati allo schermo per tutta la durata della storia; un titolo che riesce a regalare tantissime emozioni e a far ragionare su quello che magari un giorno sarà il nostro futuro, toccando temi molto maturi.
Il gameplay di Detroit Become Human non si differenzia molto da quanto già visto nelle precedenti opere dello stesso autore, ed infatti ancora una volta siamo di fronte ad un titolo strutturato come una classica avventura grafica, in cui sono le nostre scelte a fare la differenza.
La differenza sostanziale sta però nel modo in cui queste scelte influiscono sul proseguire degli eventi e sul finale. Mentre prima i “binari” narrativi si spostavano leggermente da quello principale, in questa avventuraqualsiasi azione sbagliata o QTE fallito può stravolgere il corso della trama e il finale del gioco. Inoltre, oltre ad influenzare completamente il gioco, dobbiamo stare attenti a cosa decidiamo di fare in quanto durante l’avventura dobbiamo far maturare i rapporti tra i protagonisti e gli npc.
Ogni missione è inoltre scandita da un Diagramma, un grande schema in cui vengono registrate e riassunte le nostre scelte, una feature che mostra come in Detroit Become Human il team di Quantic Dream si sia dedicato maggiormente per curare ogni singolo dettaglio legato alle nostre scelte. Proprio consultando questo diagramma possiamo capire in una fase successiva dove e come abbiamo effettuato azioni sbagliate, che hanno condizionato negativamente il susseguirsi degli eventi.
Ovviamente siamo rimasti più che soddisfatti di fronte a tutta questa cura dedicata alla trama, parte fondamentale in un’avventura grafica. Qualsiasi errore venga compiuto lo si paga amaramente, tutto questo in un titolo che ci dà la possibilità di essere pacifisti o guerrafondai decidendo se approcciare in modo generoso o rude. Nonostante la grande liberà di scelta, bisogna quindi rimanere sempre in allerta, il corso della storia dipende da noi.
La risoluzione scelta per Detroit Become Human da Quantic Dream non poteva non essere l’ormai classico 1080p, con un framerate a 30fps. Queste sono le specifiche per chi gioca con la PlayStation 4 “base”, mentre chi possiede il modello Pro può assaporare la qualità del 4K, che mantiene comunque lo stesso framerate.
Il lavoro è a dir poco fantastico se consideriamo il comparto grafico e tecnico, che su su entrambe le console Sony riesce a regalare un’esperienza visiva mai vista prima d’ora. Sullo schermo, oltre ad una Detroit semplicemente meravigliosa e curata sotto ogni minimo dettaglio, possiamo ammirare una realizzazione poligonale assolutamente perfetta di ogni personaggio o cosa che viene mostrata a schermo, abbellita dall’ottima gestione di luci/ombre.
Chiude il cerchio l’alto livello del reparto sonoro, che offre delle OST davvero belle e ben azzeccate con il contesto, accompagnate da un ottimo doppiaggio, in lingua italiana, ben sincronizzato con i sottotitoli.