Disponibile da qualche giorno sullo store digitale di PlayStation 4, finalmente abbiamo potuto mettere mano su Degrees Of Separation! Sviluppato dal piccolo studio indipendente Moondrop e distribuito da Modus Games LLC, Degrees Of Separation è un platform 2D ad enigmi completamente cooperativo.
Venuto a conoscenza che la sceneggiatura fosse stata affidata a Chris Avellone, famoso soprattutto nel mondo dei giochi di ruolo (Divinity: Original Sin 2, Prey, Pillars Of Eternity), sono stato attirato dal progetto ancora di più. Inoltre, nonostante sin dal primo sguardo si palesasse la natura indie del titolo, ho apprezzato sia lo stile grafico che il gameplay, studiato ma (ahimè) ripetitivo.
Cominciamo!
La nostra recensione di Degrees Of Separation
Degrees of Separation è senza dubbio un titolo particolare. Ember, una ragazza che vive in una foresta dominata dal calore, e Rime, l’ultimo di una stirpe di eroi ed unico difensore del proprio castello ghiacciato, vengono svegliati all’unisono da strani sogni. Come sospinti da una forza invisibile, entrambi si allontanano dalle proprie case, attirati da questa sensazione totalmente estranea al loro essere. Il destino li ha fatti incontrare. Lei avvolta dal fuoco e lui dal ghiaccio, vicini eppure irraggiungibili separati da una barriera infrangibile. Ed è qui che la loro storia ha inizio, un viaggio che metterà alla prova il loro legame.
Dal menù di gioco ci viene data la possibilità di scegliere come vivere l’esperienza. Infatti, potremo scegliere se vivere la storia in “silenzio” oppure con una voce narrante a raccontarci gli eventi, lasciando al giocatore la scelta.
La trama, per quanto particolare, non è stata proprio capace di sorprendermi. Non voglio fare spoiler agli interessati ma, considerando la mente di Chris Avellone dietro al progetto, mi aspettavo decisamente di più. Il tutto si riduce al rapporto tra i due personaggi il ché, se non fosse per il gameplay, sarebbe quantomeno banale.
Personalmente ho completato il titolo al 100% in circa 6-7 ore, ma tutto può variare in base all’abilità del giocatore nel risolvere gli enigmi.
Caldo e Freddo
L’intero mondo 2D di Degrees of Separation è disegnato. I fondali sono tutti ben realizzati, forse un po’ anonimi. Questi fondali variano in base al “mondo” in cui ci troviamo. L’esperienza è infatti costituita da un Hub centrale, il castello, e da altri 5 “mondi” ai quali potremo accedere man mano che avanziamo nella storia.
Ciò che rende particolare lo stile grafico del titolo è il cambio istantaneo, da ghiacciato a rigoglioso, che avrà l’ambientazione in base alla posizione in cui si trovano Ember e Rime. I due protagonisti, infatti, emanano le caratteristiche del mondo in cui erano abituati a vivere. Rime ghiacciando ogni cosa ed Ember ripristinando la luce e la primavera. Questa componente, oltre a rendere molto più vivace visivamente l’intera avventura, ha anche dirette conseguenze sul gameplay, ma ne parlerò meglio nel prossimo paragrafo.
Un problema di cui il titolo soffre è la quasi completa assenza di rigiocabilità. Va detto che nel gioco sono presenti finali multipli eppure, oltre a questi, non avrete nessun altro interesse nel proseguire a giocare. Unica eccezione l’ottenimento di tutte le sciarpe-premio al completamento degli enigmi.
Fuoco e Ghiaccio
Gli enigmi che Degrees of Separation ci mette di fronte sono sicuramente ben studiati.
Come anticipato poco fa, i protagonisti sono separati da una barriera, la quale separa anche la visione del mondo che avremo. Dal lato di Rime è tutto congelato, mentre dal lato di Ember tutto è tendente al “caldo”. Il gioco si basa, infatti, sulla gestione di questa dualità per la risoluzione di tutti gli enigmi che ci troveremo davanti. Ad esempio: Rime non può immergersi nell’acqua e cammina sulla sua superficie congelandola, Ember, invece, può riscaldare dei getti di vapore permettendoci di utilizzarli per raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili. Il tutto viene arricchito dalle abilità speciali che vengono apprese dai protagonisti, in base al “mondo” nel quale si trovano, le quali cambiano sia il modo in cui vediamo il mondo che la risoluzione degli enigmi.
Devo dire che, in solitaria, il titolo non mi ha conquistato più di tanto. Giocare con un amico o, ancora meglio, con la propria dolce metà, visto anche il tema romantico che la trama assume, molto probabilmente avrebbe giovato ad un’esperienza a tratti monotona. Soprattutto una volta che si è appreso come risolvere gli enigmi, i quali molto spesso sono, seppur diversi, molto simili nella risoluzione.
La tecnica dietro al videogame
L’aspetto puramente tecnico del titolo, per quanto artisticamente ben curato, soffre su più fronti.
Come già detto qualche paragrafo fa, tutto lo stile grafico, dai fondali ai personaggi, può essere piacevole, ma le animazioni datate si notano parecchio. Questo va ad aggiungersi a bug di vario tipo come il cadere sotto la mappa, non afferrare le sporgenze e crash del gioco (uno dei quali mi ha addirittura corrotto i dati di salvataggio, costringendomi a ricominciare dall’inizio!) che rovinano l’esperienza, facendo in alcuni casi perdere la pazienza al giocatore.
Il frame- rate risulta abbastanza stabile, nonostante in un unica sezione di gioco mi sono ritrovato, su PlayStation 4 Pro, ad procedere quasi a scatti.
Con voce narrante (in inglese) e sottotitoli in italiano, il titolo riesce a trasmettere le motivazioni dei personaggi. Ciò che mi ha fatto storcere il naso è il taglio netto che subiscono certe frasi se si è troppo veloci nel proseguire. Musica di sottofondo niente male, quasi malinconica e piacevole per tutta la durata dell’avventura.