Daymare 1998 – Recensione

Daymare: 1998 arriva sulle console di attuale generazione con, purtroppo, una scarsa ottimizzazione, la quale lo rende davvero pesante da giocare. Complice dell'accaduto è sicuramente il low budget. Nonostante il gioco si rifaccia ai vecchi Resident Evil, il titolo di Invader Studios riesce positivamente nel suo intento, portando un prodotto sulla carta davvero valido. Il problema rimane legato ai tanti difetti da sistemare, gameplay legnoso, IA non propriamente il top, input lag e bug delle texture. Auguriamo il meglio al team nostrano, sperando che il titolo possa venire sistemato con il passare del tempo.

Dopo un ottimo esordio su PC, Daymare 1998 si prepara ad approdare sulle console di attuale generazione. Il titolo in questione è stato sviluppato da un piccolo team italiano, Invader Studio, il quale è riuscito a guadagnarsi la fiducia di Capcom. Questo è accaduto quando iniziarono a sviluppare un remake amatoriale di Resident Evil 2, il cui primo gameplay risale a ben 4 anni fa.

Infatti, in Daymare c’è molto di Resident Evil 2. Ovviamente non possiamo azzardare paragoni tra i due titoli, soprattutto del punto di vista tecnico (visto il budget messo a disposizione), ma rimane comunque un opera che, nella sua semplicità, cerca di riportare in auge l’esperienza classica del brand.

Detto questo, armatevi fino ai denti, preparate le vostre scorte e preparatevi a viaggiare con noi in questa nostra recensione!

La nostra recensione di Daymare 1988!

Raccontare la trama di Daymare 1998 non è semplice, poiché essa viene raccontata su più personaggi e capitoli. Non proponendo quindi un’esperienza di narrativa lineare man mano che si avanza nel gioco.

L’incipt iniziale è piuttosto basilare. La fuoriuscita di una sostanza chimica, vicino al villaggio di Keen Sight, ha trasformato tutti i dipendenti in zombie. Il nostro compito sarà quindi quello di fuggire da questo inferno, facendoci strada e uccidendo più zombi possibile fino a raggiungere il termine dell’avventura.

I personaggi che andremo ad utilizzare sono 3: Liev, un soldato d’elitè, Raven, un pilota d’elicotteri, e per ultimo Sam, un semplice ranger.

Seppur la trama scorra velocemente e senza particolari intoppi, abbiamo trovato alquanto faticoso seguire in maniera dettagliata lo svolgersi degli eventi.

Concludendo, la trama è composta da 5 capitoli e può essere portata a termine molto facilmente anche a difficoltà normale. Il tutto propone una longevità che si attesta sulle 5/6 ore massime.

Un Resident Evil tutto italiano, i suoi pregi e difetti!

Come già detto in precedenza, dal punto di vista del gameplay Daymare: 1998 cerca di riproporre un esperienza classica alla Resident Evil. Nonostante i vari difetti, come il suo essere legnoso e davvero macchinoso, il titolo è comunque riuscito a divertirci.

I nostri protagonisti possono portare con sé un massimo di 4 armi, le quali variano da pistole di grosso calibro, come la Desert Eagle, passando per una semplice pistola, un fucile a pompa ed altro.

Una cosa che abbiamo notato è che i ragazzi di Invaders hanno riposto una maggiore attenzione sul metodo di ricarica. Ne troviamo di due tipi, lento e rapido, studiati per approcciarsi in maniera adeguata alle varie situazioni di gioco.

Nella ricarica lenta basta semplicemente tenere premuto il tasto apposito fino a quando il nostro protagonista non cambierà il caricatore. Nella veloce, invece, ci basterà premere una volta soltanto il tasto di ricarica, lasciando però cadere a terra il caricatore utilizzato. Quest’ultimo può quindi essere nuovamente raccolto e riempito di munizioni nell’inventario.

Non abbiamo apprezzato particolarmente la struttura dell’inventario, il quale risulta troppo macchinoso e lento. Infatti, ogni volta che lo apriremo dovremo attendere un breve caricamento del nostro dispositivo associato, non quindi apribile istantaneamente. Il gioco, inoltre, non va mai in pausa e continua a rimanere attivo. Personalmente non abbiamo gradito questo insieme di meccaniche, favorendo magari qualcosa di più intuitivo e facilmente interagibile.

Proseguendo nella storia abbiamo anche apprezzato l’introduzione di enigmi ambientali, come puzzle da risolvere, combinazioni ed altro che si rifà alla struttura dei vecchi Resident Evil. Nonostante per la maggior parte di essi sia molto semplice, questi potrebbero incuriosire i più appassionati a questo genere di gameplay. Questo porta ovviamente ad una situazione opposta ai più appassionati all’azione, nonostante il tutto rimanga comunque molto semplice.

Per quanto riguarda la IA, non ne siamo rimasti molto convinti. I vari zombie, compresi quelli potenziati (i quali inizieranno ad apparire nelle aree dopo averli incontrati di trama), sono veramente semplici da schivare. Sia trovandosi in lunghi corridoi che in zone più aperte, non farsi prendere sarà fin troppo facile.

Per concludere il paragrafo del gameplay, al contrario delle safe-room e delle casse nelle quali depositare gli oggetti non in utilizzo, in Daymare si è deciso di introdurre i terminali H.I.V.E.. Questi ultimi hanno la stessa funzione delle safe-room di Resident Evil ma, invece di essere ben visibili durante l’avanzamento, sono leggermente più nascosti. Talvolta addirittura dietro a delle pareti segrete.

Una realizzazione tecnica tra alti e bassi!

Daymare: 1998 arriva sulle console di attuale generazione con una risoluzione di 1080p e 30fps sia su PS4 Pro, che sulla versione Standard.

A partire dalla telecamera, essa è ancorata alle spalle dei vari protagonisti in visuale in terza persona. Ottima la cura del level design. Seppur il gioco non faccia miracoli dal punto di vista tecnico, i vari ambienti ricreati ci sono davvero piaciuti, passando per spazi chiusi, fogne e campi più aperti. Anche il sonoro ci è piaciuto moltissimo e ne va sicuramente riconosciuto il merito al team nostrano.

Dal punto di vista tecnico e grafico è inutile fare paragoni con il più recente Resident Evil 2, visto anche come già detto il budget messo a disposizione. Purtroppo, possiamo affermare che il titolo non è attualmente ben ottimizzato su console. Il titolo soffre di input lag e bug legati alle texture, i quali ci hanno costretto a ricominciare interamente il gioco durante la nostra prova. Anche la pesantezza dei 30fps si fa davvero sentire e ci dispiace davvero moltissimo. Le animazioni soffrono degli stessi problemi legati alle texture, con volti ed espressioni veramente basilari.

Nonostante tutto, il doppiaggio in lingua inglese è ben sincronizzato con i sottotitoli in lingua italiana. Stesso discorso anche per le OST, le quali riescono a trasmettere un senso di immersione nel titolo.

Considerazione finale

Daymare è un titolo dall’enorme potenziale che purtroppo viene punito dal suo low budget e dalla scarsa ottimizzazione su console, che rende il gioco talvolta troppo pesante da digerire. Ma nonostante tutto, rimane un esperienza consigliata per chi cerca un titolo lineare che rimandi ai primissimi titoli di Resident Evil. Auguriamo il meglio ad Invader Studio, che speriamo continuerà a migliorare imparando dai propri errori.

Voto: 6.5

GUIDE TROFEI

Francesco Suozzo
Francesco Suozzo
Appassionato di console sin da bambino, ha cominciato la sua carriera da videogiocatore con l'intramontabile PlayStation One e tanto tempo ci vorrà prima di attaccare il DualShock al muro. Predilige con maestria quasi tutti i generi videoludici, eccezion fatta per i puzzle game. Ha un debole per JRPG e RPG ed è un malato di Final Fantasy e Metal Gear Solid.

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Daymare: 1998 arriva sulle console di attuale generazione con, purtroppo, una scarsa ottimizzazione, la quale lo rende davvero pesante da giocare. Complice dell'accaduto è sicuramente il low budget. Nonostante il gioco si rifaccia ai vecchi Resident Evil, il titolo di Invader Studios riesce positivamente nel suo intento, portando un prodotto sulla carta davvero valido. Il problema rimane legato ai tanti difetti da sistemare, gameplay legnoso, IA non propriamente il top, input lag e bug delle texture. Auguriamo il meglio al team nostrano, sperando che il titolo possa venire sistemato con il passare del tempo. Daymare 1998 - Recensione