Dopo un lungo rinvio, Code Vein è finalmente approdato su PlayStation 4, Xbox One e PC il 27 settembre. Considerato un souls-like, ma con meccaniche che lo contraddistinguono dal sottogenere, l’action-rpg di Bandai Namco si è presentato sotto varie forme. Tra queste una fase beta ed una demo pubblica, quest’ultima attualmente disponibile sul PlayStation Store.
Non perdiamo tempo. Gli autori della serie “God Eater” si sono migliorati in questo “nuovo” esperimento, fornendo un titolo di tutto rispetto che non eccelle particolarmente. In ogni caso, il titolo funziona ed intriga quel che basta a garantirgli una chance in un periodo come questo, pieno zeppo di uscite di grosso calibro.
Bandai Namco ci ha ben abituati con la serie “Dark Souls” di From Software, eppure Code Vein si distacca da quel filone con una trama attiva che coinvolge direttamente il giocatore. Il design, inoltre, strizza fortemente l’occhio a God Eater 3, coinvolgendo anche qualche meccanica che vedremo più avanti.
Sono tanti i titoli che si sono ispirati all’opera magna di From Software, come ad esempio The Surge di Deck 13 e NiOh del Team Ninja. Altri studi, invece, hanno provato ad innovare tali meccaniche, cercando di proporre un’esperienza di gioco del tutto nuova come Sinner: Sacrifice for Redemption. Non è affatto facile contraddistinguersi in un mercato così affollato da action-rpg, siano essi di grande caratura o per nulla convincenti. Eppure, in fin dei conti, la nuova produzione di Bandai Namco ci prova.
Per scoprire come sia andata, non ci resta che entrare nel vivo di questa recensione.
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Code Vein: recensione del nuovo action-rpg di Bandai Namco!
Innegabilmente, Code Vein ha diverse similitudini con la serie di God Eater: i redivivi – come i guerrieri che contrastano la minaccia degli aragami – sono esseri dotati di forza sovraumana, i quali popolano un mondo ormai caduto in rovina.
La storia ruota completamente attorno al protagonista, creato da noi attraverso un editor ben assortito. La creazione passa tra combinazioni di tratti somatici infinitesimali e complesse possibilità creative, seppur non lasci troppa libertà nell’impostazione della fisionomia dell’avatar. Lasciandoci alle spalle dunque una creazione del personaggio impressionante, torniamo nell’universo narrativo del titolo.
Code Vein mette in campo una storia ben narrata, vicino al modello shonen, rivelandosi infine veramente stratificata. Essa viene approfondita dai vestigi, altri non sono che reminiscenze della memoria del redivivo a cui appartengono. Il titolo, dunque, punta su una narrazione attiva caratterizzata dal coinvolgimento di tanti personaggi, i quali vanno a comporre delle sotto trame che aiuteranno il giocatore a comprendere maggiormente ciò che sta accadendo al mondo, ma soprattutto cosa ne ha causato la rovina.
Immergendoci nelle profondità della storia si vengono a scoprire diversi eventi del passato, i quali hanno contribuito alla realizzazione della società che vige in Code Vein. I redivivi sono condannati ad una ricerca costante di gocce di sangue, le quali vengono prodotte da alcune fonti che si stanno progressivamente prosciugando. In un mondo diretto verso la fine questi esseri cadono vittima della corruzione, una trasformazione sia fisica che mentale che intacca l’individuo fino a raggiungere un punto di non ritorno. Lo sviluppo della storia punta molto sui ricordi dei vari personaggi che ci accompagnano nell’avventura. I ricordi prevengono la loro corruzione, facendoli sentire ancora umani. Attraverso il nostro io virtuale impariamo a provare dell’empatia verso coloro con cui interagiamo, dati i moltissimi momenti toccanti che costellano la main quest.
Troviamo in Code Vein una regia piuttosto standardizzata, i cui miglioramenti sono tangibili in pochissimi spezzoni di filmato. A dire la verità, ci saremmo aspettati di vedere qualche filmato d’animazione durante il proseguimento, data la collaborazione col noto studio d’animazione Ufotable (Fate Stay Night UBW, God Eater e Demon Slayer) la quale ha realizzato il filmato di apertura dell’action-rpg.
Riassumendo, il plot di Code Vein sfrutta il nostro personaggio come la chiave di tutto, anche grazie alla sua peculiarità di poter sfruttare i cosiddetti “codici di sangue”. Il titolo lascia la libertà di poter interagire con qualsiasi NPC seppur, a conti fatti, tale azione non offra chissà quali grandi spunti (ad eccezione dei companion che analizzeremo più avanti). Sacrificio, amore, umanità, sopravvivenza, tutto viene condensato in una trama che intriga e non poco, piazzando nelle parti più avanzate eventi difficili da digerire. Unica pecca, il coinvolgimento di tanti personaggi può intaccare la comprensione di ciò che sta accadendo.
Combattimenti intensi tra redivivi e corrotti
Code Vein, nell’atto pratico, non è poi così diverso dai suoi colleghi che hanno costituito il genere souls-like. Il combat system di base funziona allo stesso modo. Ciò che lo distingue a tal punto da renderlo piuttosto riconoscibile sono le build interscambiabili in tempo reale. Nel nuovo action-rpg di Bandai Namco, infatti, tutto passa attraverso i codici sanguigni, i veli di sangue ed i doni, i quali andranno a costituire il nostro redivivo in base alle nostre scelte. L’impostazione principale passa prima di tutto attraverso il codice sanguigno, il quale delinea la base della nostra build ideale. Il titolo mette a disposizione tantissime combinazioni: a seconda del codice scelto variano i parametri e le abilità (riconosciute come doni). Il gioco, comunque, offre la possibilità di utilizzare i doni di un altro codice sanguigno in quello che si ha attualmente in utilizzo. Questo spunto offre dunque una completa personalizzazione del personaggio, seppur ad ogni level up effettuato (presso i vischi) l’aumento dei parametri è automatico, senza alcuna possibilità di scelta.
I doni, come già anticipato, sono abilità passive ed attive introducibili nella composizione dell’equipaggiamento. Per farla molto breve, i doni passivi vanno ad influenzare alcuni parametri come HP, buff e debuff, mentre quelli attivi (oltre alle azioni di buff e debuff per un lasso di tempo) aggiungono degli attacchi supplementari, i quali variano per combo con un’arma specifica, ed utilizzo di magie come scudi o dardi. Questi doni possono essere equipaggiati negli appositi slot di tasti rapidi, in modo semplificarne l’utilizzo. Anche i veli di sangue vanno ad influenzare la build in fase di costruzione. Suddivisi in varie tipologie, essi mutano parte dell’estetica del personaggio, influenzando a loro volta determinati parametri. Il velo di sangue, inoltre, può essere impiegato in battaglia attraverso il classico “back stab”, la cui esecuzione cambiea a seconda del velo equipaggiato.
Progressione ed esplorazione di un mondo caduto in rovina
Anche in Code Vein troviamo un sistema di checkpoint sviluppato sulla falsa riga dei falò dei Souls. I vischi, luogo di riposo per il nostro redivivo, permettono al giocatore di progredire grazie al level up, il quale non permette un aumento manuale – come in genere accade – delle statistiche. È appunto il gioco ad aumentare automaticamente le statistiche ad ogni livello successivo. Esse, infatti, sono mutabili a seconda del codice sanguigno e del velo di sangue scelto. La progressione, dunque, passa attraverso un costante aumento di livello, lineare ma a profondo se prendiamo in considerazione la possibilità di cambiare build in tempo reale. Un’altra meccanica che riguarda i doni, è la possibilità di acquisirli o ereditarli. Man mano che si sbloccano ed ottengono nuovi codici sanguigni, si possono acquisire nuovi doni i quali, a loro volta, possono essere ereditati sacrificando parte della vostra foschia e qualche materiale. Così facendo quel determinato dono ereditato sarà utilizzabile con qualsiasi altro codice sanguigno.
Passando all’esplorazione, Code Vein non è un open world. Il suo mondo è basato su dungeon interconnessi, a loro volta ramificati su più percorsi e ad una moltitudine di scorciatoie, ascensori e scale sbloccabili. I vari livelli pullulano di nemici, oggetti e luoghi segreti che ricompensano il giocatore con armi od oggetti più rari. Il titolo presenta una mini mappa, inizialmente oscurata, che tiene conto del percorso seguito grazie ad un tracking a schermo. La mappa, infatti, necessita lo sblocco dei vischi, i quali svelano porzioni della suddetta per fornire uno sguardo più completo nelle fasi esplorative. A dare man forte all’esplorazione, sono presenti le mappe delle profondità sparse in giro nel mondo di gioco. Esse, se consegnate ad un determinato NPC presente nell’hub di gioco, garantiscono l’accesso a nuove aree extra dove è possibile affrontare svariati boss, raccogliere oggetti e provare un nuovo livello di sfida. Questi ultimi, per essere completati, richiedono la raccolta di alcune chiavi, le quali sbloccano il passaggio che conduce al boss di fine livello.
Un compagno affidabile
Aldilà della modalità cooperativa attuabile sin da subito, Code Vein mette in campo il sistema del compagno. Durante il proseguimento della storia, il gioco offre l’occasione di portare con sé un NPC tra quelli presenti alla base (che tratteremo tra poco), il quale è in grado di fornire ampio supporto grazie anche ad una buona gestione dell’intelligenza artificiale. Ogni compagno si contraddistingue per le sue doti: Louis si presenta come il più equilibrato, Yakumo gioca sulla forza bruta e Mia, invece, adotta uno stile dalla media-lunga distanza. È importante scegliere con attenzione il compagno da portare con voi: si consiglia di variare spesso, anche per capire chi tra quelli disponibili asseconda il vostro stile di combattimento, oltre al saper riconoscere qual è il più resistente o efficace in battaglia. Sempre con il compagno è possibile attivare i doni condivisi, i quali offrono effetti di buff sul vostro personaggio. In caso veniate sconfitti durante un combattimento, l’alleato cercherà in tutti i modi di rianimarvi, così da riprendere quanto prima a combattere.
E’ possibile interagire con i vostri compagni – e scegliere con chi partire – presso la base. Questo luogo, che svolge la funzione di hub, permette ai redivivi di rilassarsi prima di partire in esplorazione. Non vi sono chissà quante attività. Da una parte troviamo la sorgente termale caratterizzata da un bel background visivo, oppure il jukebox per ascoltare un po’ di musica. Il bar e il salotto, così come la stanza da letto, permettono di osservare l’avatar da noi creato da diverse angolazioni e primi piani, oppure, spendendo la foschia in vostro possesso, si possono potenziare armi, equipaggiamenti ed acquistare oggetti di vario tipo. Tornando agli NPC, oltre a poter dialogare con loro, il gioco permette lo scambio di determinati oggetti con i suddetti: a seconda del regalo fatto al vostro alleato, egli reagirà in modo diverso. Inoltre otterrete un preciso numero di punti da spendere per gli oggetti offerti dal compagno, tra cui anche la sua arma. Insomma, l’area sociale di Code Vein lascia spazio a diverse interazioni, ma nessun elemento presente riesce ad intrattenere con convinzione il redivivo.
Un’esecuzione dalle performance non proprio brillanti
Sia chiaro, persino un titolo come Dark Souls, nel momento della sua release, non vantava di un comparto tecnico strabiliante. Nemmeno Code Vein può esimersi da tale problema, seppur il team di sviluppo abbia fatto dei passi in avanti dall’esperienza su God Eater. L’action-rpg di Bandai Namco presenta vari pregi ed altrettanti difetti, i quali però non gravano sull’esperienza di gioco in sé. Innanzitutto, se da una parte l’intelligenza artificiale del compagno si comporta piuttosto bene, dall’altra quella dei nemici non riesce ad eguagliare tale risultato. Infatti, capita spesso di passare a pochi metri davanti alla punta del naso di un nemico, senza che esso abbia alcuna reazione. Anche le reazioni, infatti, risultano piuttosto lente e, solo in rari casi, essi hanno una risposta tempestiva alle nostre azioni. Solamente alcuni boss vantano una buona intelligenza artificiale, seppur presentino qualche acciacco durante il combattimento. Forse questo è uno dei motivi per cui la difficoltà del titolo si sente solo nelle fasi più avanzate della storia.
A bilanciare un’IA non proprio stimolante troviamo un damage output sproporzionato per i nemici. A fronte di una quantità di HP non proprio esuberante, esso permette agli avversari di eliminarvi con una manciata di colpi.
Le animazioni dei nemici, al contrario di quelle realizzate per il personaggio, si sono mostrate leggermente rigide, rendendo facile la previsione di dove e quando verrà sferrato il colpo.
Il frame rate, soprattutto su PlayStation 4 standard, ha subito qualche calo durante le fasi esplorative, nonostante in combattimento le performance rimangono stabili e fluide.
A tutto ciò, segue un comparto artistico non troppo lontano a quello già visto nella serie di God Eater. I design dei personaggi e delle armi sono ispirati agli ammazza aragami e God Arc, mentre viene ripreso a piene mani il setting post-apocalittico. Questi elementi, però, vengono valorizzati da una grafica al passo con le produzioni giapponesi di oggi.
Per quanto concerne il sonoro, parliamo di un comparto standardizzato, con una colonna sonora curata nei momenti più concitati della storia.
Per concludere, troviamo un doppiaggio che varia dall’audio originale giapponese (raccomandato) al doppiaggio in inglese. Ovviamente non mancano testi e menù in italiano.
[…] ad un ricco sistema di creazione del personaggio. Detto ciò (vi invitiamo a leggere la nostra recensione), Code Vein presenta una lista trofei simile a quella della serie souls di From Software. La […]