Più puntuale degli spot della Coca-Cola tipici del periodo natalizio, ad inizio novembre di ogni anno fa capolino sugli scaffali l’immancabile Call of Duty. Come saprete in molti, la serie è passata dallo sviluppo biennale a quello triennale e sono tre studi a passarsi ogni anno il testimone. Dopo Advanced Warfare di Sledgehammer Games, quest’anno è il turno di Treyarch, che si è impegnata fino in fondo per produrre quello che molto probabilmente è il capitolo della serie con più contenuti in assoluto. Questo basta per renderlo anche il titolo migliore della saga? Scopriamolo assieme nella nostra recensione di Call of Duty: Black Ops 3 per PlayStation 4.
Black… Ops?
Pur sapendo che la maggior parte degli acquirenti della serie pubblicata da Activision risultano interessati principalmente al relativo multiplayer, iniziamo parlando della campagna di Black Ops 3.
Dopo i catastrofici avvenimenti raccontati nel capitolo precedente, le nazioni del mondo si sono accordate per creare un sistema di difesa utile a proteggere i cieli internazionali. A causa di ciò, gli attacchi terroristici dall’alto sono diminuiti sensibilmente ed è stato reso necessario un aumento delle forze di fanteria armate di nanotute e DNI. Quest’ultimo non è altro che un particolare chip installato in ogni soldato e utile ad interconnettere ognuno per migliorare le strategie in campo. Dopo un prologo che fa da incipit agli avvenimenti veri e propri, anche al protagonista viene installato tale chip, il quale fa generare delle situazioni che metteranno a dura prova i risvolti e l’etica di un futuro tecnologicamente avanzato dal punto di vista bellico.
Purtroppo, ci duole ammetterlo, dopo l’ottima campagna di Black Ops 2 siamo un po’ rimasti delusi dalla trama di Black Ops 3. Non solo perché tratta temi già visti in altri titoli, ma anche perché manca quel mordente, quel qualcosa che tiene incollati allo schermo fino al gran finale. Non ci possiamo lamentare della longevità, visto che ai livelli di difficoltà più alti il gioco ci tiene impegnati fino a 8-10 ore, valore più elevato rispetto ai capitoli precedenti.
Le situazioni di gioco della campagna, pur essendo abbastanza canoniche, vengono arricchite dalla presenza delle abilità di salto e camminate sui muri viste in Advanced Warfare, in aggiunta ai Cyber Core derivati dal DNI. Tali abilità ci permettono di rendere più varie le tattiche di gioco, dandoci la possibilità di controllare i robot avversari rendendoli nostri alleati, sovraccaricarli per farli esplodere e via di questo passo.
Una caratteristica che alza sensibilmente il valore della campagna a giocatore singolo è la possibilità di giocarla con altri tre giocatori online, andando ad aumentare il divertimento ed il fattore replay della stessa. Probabilmente questa ultima caratteristica è anche il motivo che non ci ha fatto immedesimare nella storia, a causa di una campagna costruita più sul giocatore che non sul personaggio interpretato.
Zombie, zombie ovunque!
In Black Ops 3 torna naturalmente uno dei marchi di fabbrica dei capitoli prodotti da Treyarch, ossia la modalità zombie, con qualche sorpresa inaspettata. Tutte le modalità che vi stiamo per descrivere sono giocabili con altri giocatori, cosa che vi consigliamo di fare vista la difficoltà sopra la media e l’aumento sensibile del fattore divertimento.
La campagna zombie racchiude ciò che abbiamo imparato ad amare/odiare nei predecessori, ossia farci strada tra ondate di cadaveri ambulanti da soli o assieme ad altri giocatori, usando i punti guadagnati per aprirci la strada, attivare trappole e comprare nuove armi.
L’unica mappa presente nel pacchetto base, ossia Shadows of Evil, ci vede impegnati contro orde di zombie in una Chicago anni ’40 insieme ad un massimo di altri 3 criminali. Oltre alle caratteristiche che abbiamo descritto poco fa, in questa modalità non mancano rituali voodoo, poteri sovrannaturali e la possibilità di trasformarci in mostri tentacolari. Questa metamorfosi ci consente, tra le altre cose, di lanciare scosse elettriche e di raggiungere aree nascoste poste nei piani alti della mappa. Non vogliamo svelarvi altro, sappiate che la modalità zombie ci ha offerto più di qualche soddisfazione, aggiungendo molta carne al fuoco rispetto a Black Ops 2.
Come un fulmine a ciel sereno, siamo rimasti stupiti dalla presenza di una seconda campagna zombie, basata sulle mappe e missioni della storia, ma riviste grazie alla presenza dei non-morti. Questa campagna alternativa si sblocca completando la storia principale e sostituisce i Cyber Core con i potenziamenti presenti nella modalità descritta poche righe sopra e facendo coesistere a video un numero elevato di zombie in luogo di umani e robot, nel nome di una difficoltà ricalibrata per l’occasione.
Come se tutto ciò non fosse già sufficiente, abbiamo due ulteriori modalità, la prima delle quali chiamata Dead Ops, ossia una sorta di sparatutto twin stick con visuale dall’alto, sicuramente più immediata e leggera rispetto al resto e che rimane un’aggiunta di tutto rispetto. Non manca una modalità corsa che ci ha ricordato il buon Mirror’s Edge, cioè dei livelli contro il tempo, utili a prendere confidenza con le modalità di salto, scivolata e corsa sui muri e farci trovare pronti per il multigiocatore tanto amato dai fan di COD.
Il cuore di Call of Duty
L’online di Black Ops 3, al primo impatto, non si discosta molto dalle ultime incarnazioni della serie, in particolare da Advanced Warfare. Abbiamo infatti il classico gameplay estremamente frenetico, condito con scivolate, corse sui muri e doppi salti presi direttamente dall’ultimo capitolo e via di questo passo. Anche le modalità, a parte una in particolare nella quale bisogna scortare un robot, sono le stesse che ci siamo abituati ad avere nella serie di Activision.
L’introduzione più importante riguarda gli specialisti, ossia delle abilità uniche ricaricabili che permettono di aggiungere una variabile in più agli scontri. Si passa dalla corsa potenziata all’invisibilità, senza scordarci di miglioramenti alla corazza o onde d’urto piuttosto efficaci. Purtroppo il bilanciamento di queste nuove abilità non è dei migliori visto che, ad esempio, la corsa potenziata in cattura la bandiera va ad influire in modo pesante sull’esito della partita, e via di questo passo.
Il sistema di scelta del proprio equipaggiamento è il classico Pick 10, ossia la possibilità di riempire dieci slot a nostra discrezione, andando a rinunciare ad alcune armi o oggetti di supporto in virtù di altri ed in base allo stile di gioco del giocatore. E’ possibile ad esempio portare con noi una granata stordente in meno dandoci però la possibilità di applicare una modifica in più all’arma o altro.
A dire il vero non abbiamo molto altro da dire sul lato multigiocatore, se non che allo stato attuale lo stiamo trovando meglio gestito rispetto ad Advanced Warfare, grazie alla presenza di mappe meno sviluppate in verticale e che rendono il gameplay più frenetico ed immediato rispetto all’ultimo capitolo. Il matchmaking e il netcode sono sempre al top e sono stati più unici che rari i casi in cui abbiamo atteso parecchio tempo per trovare una partita o siamo stati disconnessi dalle stesse, mentre il lag è pressoché inesistente.
E la tecnica?
L’impatto grafico con Black Ops 3 è decisamente buono, offrendo la solita spettacolarità tipica della serie, seppur non manchi qualche dovuta critica. I modelli poligonali infatti non sono sempre dettagliati, nemmeno le texture sono esenti da critiche.
Sappiamo benissimo che la serie ci ha abituati al sacrificio di qualche dettaglio nel nome di una fluidità impeccabile, ma si poteva sicuramente far di meglio da questo punto di vista. A proposito di fluidità, il frame rate rimane ancorato a 60 fps solidi e che non calano nemmeno nelle situazioni più affollate. Ottima l’effettistica in generale, mentre non abbiamo da segnalare altri particolari difetti tecnici, grazie al classico motore grafico piuttosto leggero derivato dall’Infinity Engine tipico della serie.
Nulla da dire per quanto riguarda la parte audio, sia che parliamo del sonoro delle armi e dell’ambiente, che della colonna sonora o del buon doppiaggio in italiano.