Blues and Bullets Episode 1: The End of Peace – Recensione

Quando cala il sipario del primo episodio di Blues and Bullets, sicuramente il dispiacere che sia arrivato troppo in fretta è il primo pensiero che possa passarci per la testa. La sua durata in effetti è inferiore alla media anche di quelli della già citata Telltale, ma ha dalla sua parte qualche spunto interessante. Il contrasto tra le idee presentate e l'effettivo livello finale della realizzazione andrebbe un attimo messo a punto, ma per alcune cose è chiaro che ormai sia leggermente troppo tardi. La serie comunque sembra avere del potenziale, ma per capire se i ragazzi di A Crowd of Monster riusciranno a portare a casa il risultato anche con i prossimo quattro episodi non ci resta che aspettare, e da quel che si sente in giro, il rischio di attendere più del dovuto potrebbe essere dietro l'angolo.

Da quando la Telltale Games è riuscita a fare breccia sul mercato con i suoi titoli “seriali”, molte sono state le case che hanno cercato fortuna nella stessa formula. Alcune hanno provato semplicemente la via della distribuzione “a puntate” dei propri titoli, altri hanno invece tentato di imitarne anche lo stile di gioco e di gameplay. Non si può chiaramente tirare in ballo la legge dei grandi numeri, ma quando comincia un fenomeno del genere, è quasi normale che prima o poi una bella idea salti fuori. Neanche a farlo di proposito, Blues and Bullets pare essere proprio una di queste idee, e si accompagna ad un plot che sembra essere particolarmente interessante.

Un tuffo nel passato…
Il Blues and Bullets è principalmente un locale, una specie di tavola calda di Santa Esperanza, in cui molti poliziotti trovano ristoro. Questa particolare affluenza è probabilmente dovuta al suo proprietario, Eliot Ness, ex capo dei famosi Intoccabili ormai ritirato da quasi vent’anni, che ha scoperto di avere un’altra vocazione oltre a quella della giustizia: cucinare torte…
Siamo nell’anno 1955, ed Al Capone sembra essere solo un vecchio e brutto ricordo. Anche se la criminalità organizzata non è ovviamente sparita dalla circolazione, pare che un ex sbirro possa riuscire a vivere dignitosamente anche servendo dolci, hamburger e tazze di caffè a clienti di varie tipologie.
Chi di voi ha ben presente la storia dell’epoca o già conosce il nome Eliot Ness dall’interpretazione di Kevin Costner nell’indimenticabile pellicola intitolata appunto “The Untouchables – Gli intoccabili”, sa che questi non sono proprio nomi di fantasia. Il titolo infatti si ambienta molta anni dopo l’arresto dell’allora “nemico pubblico numero uno”, quando ormai troppo in là con gli anni, ha come unica priorità la propria piccole nipote. La bambina è stata rapita, e l’unica persona onesta e capace di cui Capone si possa fidare per il suo salvataggio, non può che essere colui che gli ha dato la caccia per una vita intera.
Nonostante però il desiderio di Ness fosse quello di passare la pensione dietro la tranquillità del bancone di una tavola calda, la vita una bambina in pericolo resta sempre un ottimo motivo per dover cambiare i propri piani. L’ex agente federale accetta di occuparsi del caso, ma ben presto tutti gli indizi porteranno a qualcosa che va ben oltre il semplice rapimento, qualcosa di oscuro, malvagio, e forse anche sovrannaturale…

4

Sin in the city…
Come è facilmente visibile, l’aspetto estetico del gioco è quello che salta all’occhio ben prima di poter apprezzare il gameplay. Tutto è in bianco e nero ad esclusione del colore rosso, che spicca fortemente in tutte le scene, pronto ad indicare di solito particolari che dovrebbero avere la vostra attenzione. E’ facile accomunare queste scelte estetiche con un altro memorabile cult cinematografico, Sin City, che nato precedentemente come fumetto dalla mente di Frank Miller, e arrivato sui grandi schermi con uno stile molto simile a quello che vedrete in Blues and Bullets.
A livello di gameplay il titolo riprende molto dai titoli Telltale. Ha una buona dose di esplorazione, in cui permette al giocatore di muovere il protagonista in cerca di indizi, e non è privo di sessioni di combattimento e di scene dedicate alla pura investigazione. Ma se da un lato il poter esplorare gli ambienti non ci sembra nulla di nuovo, dall’altro c’è da ammettere che i combattimenti e le sessioni investigative hanno il loro particolare fascino. I primi, oltre allo sfruttare i quick time events in stile God of War per la lotta in corpo a corpo, prevedono anche delle sessioni in cui poter sparare alla stessa maniera dei classici sparatutto in terza persona, con tanto di sistema di copertura, ed uso separato del tasto di mira e di fuoco. Ugualmente apprezzabile anche la parte dedicata alle investigazioni, in cui andremo a comporre un tabellone con i vari indizi trovati sulla scena del crimine (come in un certo abbiamo fatto in Life is Strange), che se organizzati correttamente ci porteranno molto velocemente alla deduzione finale.

9

Mai seguire uno sconosciuto…
Nelle produzioni episodiche, sfortunatamente, è difficile dare un giudizio complessivo sin dal primo episodio, perciò si deve dare importanza a quello che, puntata dopo puntata viene migliorato, corretto o anche tralasciato e trascurato. Proprio per questo, seppur che molti aspetti che si possono definire interessanti, il primo episodio di Blues and Bullets mostra il fianco su più di un argomento.
Tanto per cominciare, la qualità grafica non è il massimo, ed il suo livello finale è molto più vicino ad una produzione per la passata generazione di console piuttosto che per quella attuale. Per quanto riguarda le animazioni, la situazione risulta essere anche peggiore, tanto che in alcuni momenti le movenze dei personaggi a video rischiano di rivelarsi quasi imbarazzanti oltre al fatto di non essere prive di problematiche di compenetrazione dei corpi. Certo, comprendiamo che il titolo non è sicuramente una produzione talmente ricca da permettersi i risultati di The Order 1886 o del recentissimo Uncharted 4, ma come si sul dire “se vuoi provare a fare la settanta, qualche sette lo devi pur avere”
Molto meglio invece il comparto sonoro, soprattutto per quel che riguarda la colonna sonora. Questa è stata affidata per lo più ad Izä, e risulta essere decisamente accattivante, melodiosa ed evocativa.

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Quando cala il sipario del primo episodio di Blues and Bullets, sicuramente il dispiacere che sia arrivato troppo in fretta è il primo pensiero che possa passarci per la testa. La sua durata in effetti è inferiore alla media anche di quelli della già citata Telltale, ma ha dalla sua parte qualche spunto interessante. Il contrasto tra le idee presentate e l'effettivo livello finale della realizzazione andrebbe un attimo messo a punto, ma per alcune cose è chiaro che ormai sia leggermente troppo tardi. La serie comunque sembra avere del potenziale, ma per capire se i ragazzi di A Crowd of Monster riusciranno a portare a casa il risultato anche con i prossimo quattro episodi non ci resta che aspettare, e da quel che si sente in giro, il rischio di attendere più del dovuto potrebbe essere dietro l'angolo.Blues and Bullets Episode 1: The End of Peace - Recensione