Akiba’s Trip: Undead and Undressed – Recensione

Akiba's Trip: Undead and Undressed è un titolo decisamente deludente, salvato solo dall'ottima ambientazione e dal suo stile, accompagnato da un buon doppiaggio. Il combat system legnoso, unito alla scarsa varietà ed alla grafica decisamente non al passo coi tempi, fanno sì che il titolo possa essere apprezzato davvero da una manciata di persone, tutti gli altri ne stiano tranquillamente alla larga.

Atteso praticamente soltanto dai veri amanti del Giappone e, in particolar modo di Akihabara, Akiba’s Trip: Undead and Undressed è disponibile anche sulle nostre PlayStation 4, versione recensita da noi in questo articolo.

Un titolo per pochi
Completamente ambientato nel quartiere di Akihabara a Tokyo, Akiba’s Trip: Undead and Undressed ci mette nei panni di Nanashi, un otaku che viene rapito da una non ben nota organizzazione. Il loro scopo è quello di trasformare Nanashi in un Synthister, un vampiro assetato di desiderio ed energia vitale. Tutto sembra andare per il peggio, almeno finché il protagonista viene liberato da Shizuku e sarà da quel momento in prima linea per liberare Akihabara dai Synthister, grazie ai suoi nuovi poteri.
Pur dando l’impressione d’esser blanda, la trama del suddetto titolo è in grado di riservare qualche sorpresa, grazie all’umorismo di fondo ed alla struttura che strizza l’occhio ai simulatori di appuntamento tanto in voga nel Sol Levante. Infatti, migliorando i legami con una o più delle ragazze presenti nel gioco, cambierà sia la trama che il finale, sempre che non vi stanchiate ben prima.

Noia e vampiri
L’ossatura di Akiba’s Trip: Undead and Undressed è composta dai combattimenti, con l’aggiunta di alcune attività parallele che andremo ad analizzare. Dovremo infatti farci strada tra i già citati Synthisters grazie ad attacchi mirati utili a svestire i suddetti vampiri fino a lasciarli in mutande. Un’idea stramba quanto interessante, peccato che i combattimenti risultano davvero legnosi e ripetitivi a causa della poca varietà dello stesso combat system. Per carità, non mancano schivate, oggetti contundenti da scagliare contro gli avversari, mosse speciali ed attacchi combinati, ma tutto ciò non basta per salvare un gameplay che fa acqua da tutte le parti.
Se proprio dobbiamo salvare qualcosa nella produzione giapponese, possiamo citare la personalizzazione del personaggio, grazie all’enorme numero di armi e vestiti utilizzabili da protagonista, ognuno con conseguenze dirette su gameplay e animazioni.
Combattimenti a parte, il titolo permette anche l’esplorazione di Akihabara, l’affascinante quartiere di Tokyo amato da ogni nerd degno di esser chiamato tale. Anche qui abbiamo delle critiche da muovere: per quanto l’ambientazione sia fedele alla realtà, la stessa non è stata sfruttata come ci si aspetterebbe. Le aree esplorabili sono infatti pesantemente limitate e la varietà delle attività da svolgere è davvero carente. Insomma, un’occasione sprecata anche da questo punto di vista, visto che la parte relativa all’esplorazione avrebbe sicuramente alzato il valore della produzione.

PlayStation… 4?
Se artisticamente il gioco si difende bene grazie al suo stile tipicamente orientale, per il resto siamo di fronte ad un titolo che mostra di prepotenza la sua natura old-gen, visto che il titolo è stato sviluppato nativamente per PlayStation 3 e PS Vita.
Ambienti e personaggi risultano poligonalmente poveri, a tratti inguardabili, mentre le animazioni risultano eccessivamente legnose e scattose. Non male invece l’introduzione in stile anime ed i disegni dei personaggi durante i dialoghi.
Decisamente buone sia le musiche che il doppiaggio, in particolar modo se optate per quello in giapponese invece che in inglese. Da sottolineare che il gioco non è localizzato in italiano, quindi dovrete accontentarvi di testi e sottotitoli in inglese.

GUIDE TROFEI

Davide Begni
Davide Begnihttps://www.playstationzone.it
Appassionato di console Sony, ha un debole per Sonic e per la saga di Metal Gear, ma in generale non disdegna nessun genere, eccezion fatta per la maggior parte dei giochi di ruolo e titoli sportivi. La sua carriera videoludica inizia a cavallo tra gli anni '80 e '90 su Master System e Game Boy, andando a toccare tutte le console casalinghe e portatili prodotte da Sega e Nintendo fino alla prima metà degli anni '90. È passato al lato oscuro di Sony grazie alla prima PlayStation, brand a cui si è affezionato da allora fino ai giorni nostri, pur avendo avuto delle piccole parentesi dedicate al mondo PC e ad altre console. Non ditelo in giro, ma ha un'insana devozione per il Mega Drive, console che spesso e volentieri ricollega alla TV in memoria dei vecchi tempi.

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Akiba's Trip: Undead and Undressed è un titolo decisamente deludente, salvato solo dall'ottima ambientazione e dal suo stile, accompagnato da un buon doppiaggio. Il combat system legnoso, unito alla scarsa varietà ed alla grafica decisamente non al passo coi tempi, fanno sì che il titolo possa essere apprezzato davvero da una manciata di persone, tutti gli altri ne stiano tranquillamente alla larga.Akiba's Trip: Undead and Undressed - Recensione