Dopo tanti anni di sviluppo, finalmente, il 25 Ottobre 2017 arriva sugli store digitali AER: Memories of Old, titolo indipendente sviluppato da Forgotten Key e distribuito da Daedalic Entertainment. AER è un’avventura rilassante che punta tutto sull’esplorazione, un po’ alla Journey per intenderci, ambientato in un piccolo “open world” nel quale nulla ci farà del male.
Nonostante l’evidente budget limitato utilizzato dagli sviluppatori, AER riesce a sfruttare, nel suo piccolo le proprie potenzialità. In questa recensione troverete ciò che AER, pur senza eccellere, riesce a regalare al videogiocatore e ciò che, purtroppo, non è andato fino in fondo. Cominciamo!
La nostra recensione del viaggio affrontato in AER: Memories of Old
AER è un titolo dalla longevità molto breve, 2-3 ore, non di più, ambientato in un mondo fittizio, nel quale dobbiamo scoprire cosa ha portato alla rovina una civiltà passata; affrontiamo questo viaggio nei panni di Auk, una ragazza con il potere di tramutarsi in un uccello.
La trama, riprendendo l’esempio di Journey fatto in precedenza, non è affatto palese. Girovagando per il mondo possiamo trovare alcune pergamene o pietre intagliate che ci narrano, a piccoli pezzi, parti della storia, o se vogliamo “Lore”, del mondo in cui ci troviamo. Senza affidarci troppo a queste descrizioni, il titolo ci spinge avanti nella trama senza darci delucidazioni né per quello che stiamo facendo né sul perché ci troviamo in questa situazione. Questo modo di raccontare una storia è sempre molto controverso, non tutti hanno lo spirito o proprio la voglia di impegnarsi per questo tipo di narrazione.
In ogni caso, anche io mi sono fatto qualche teoria su quello che ho vissuto in questo titolo ma non sono sicuro di aver compreso appieno ciò che ho giocato. Proprio per questo motivo non mi sento di consigliare AER ad un pubblico non conscio di ciò a cui sta andando incontro. Per tutti coloro che invece amano immergersi in un mondo da comprendere, AER potrebbe essere un titolo adatto.
Tra i cieli e la terraferma fluttuante
Il gameplay di AER è essenziale ma estremamente particolare. La nostra protagonista, come anticipato poco sopra, è in grado di trasformarsi in un uccello, permettendoci di volare tra le isole fluttuanti di cui è composta la mappa di gioco. Il volo è veramente ben realizzato, anche per quanto riguarda la fisica del movimento; se state volando velocemente e vi doveste tramutare nuovamente in umana, verrete proiettati in avanti ad una velocità adeguata a quella del volo. Oltre al volo, c’è veramente poco da dire. Potrete muovervi per la mappa, esplorare, ma niente di più.
Il livello di sfida è praticamente nullo e durante l’avventura non c’è nessun modo per procure danno al personaggio. Anche precipitare dalle isole vi teletrasporterà semplicemente al checkpoint più vicino. L’unica componente che può essere considerata come una “sfida” sono gli enigmi, nonostante siano molto semplici e non necessitino di chissà quale ingegno per essere risolti.
Tecnicamente AER si presenta con una veste grafica minimale ed estremamente curata. Le varie isole da esplorare sono diverse in base alla posizione, innevate a nord e soleggiate a sud.
Ad accompagnare questa grafica curata, purtroppo, ho riscontrato numerosi problemi. Il titolo, anche su PS4 Pro, soffre di cali di framerate fastidiosi e di caricamenti decisamente lunghi, soprattutto data la scarsità di cose mostrate a schermo.
Il doppiaggio è completamente assente, anche se per tutta la durata dell’avventura veniamo accompagnati da un sottofondo musicale azzeccato ed orecchiabile. Data la totale assenza di doppiaggio, i dialoghi sono proposti in piccoli box di testo da leggere man mano. Il problema è che molto spesso ho trovato errori di battitura, ripetizioni (anche di intere frasi) e ambiguità tali da farmi dubitare del sesso della protagonista.