Tutti quelli che hanno vissuto l’infanzia e parte dell’adolescenza intorno agli anni 90 avranno passato di sicuro qualche momento di relax davanti alla tv in compagnia della serie a cartoni animati o dei film che furono prodotti sulla scia del successo di questi verdastri esperti di arti marziali. Nel caso non si fosse capito, parliamo ovviamente delle ormai famosissime quattro Tartarughe Ninja, eroi sotterranei di New York che, addestrate dal maestro Splinter, sono divenuti dei provetti guerrieri al servizio del bene.
Da quel periodo d’oro per i rettili mutanti ed antropomorfi, di anni ne sono passati in abbondanza, e con gli anni sono ovviamente arrivate per loro altre serie animate, altri film, ed ovviamente anche altri videogames. Ed infatti, mentre alcuni di noi attendono l’uscita del nuovo film in cui la bella Megan Fox vestirà nuovamente i panni di April O’Neil, dai ragazzi di Platinum Games arriva quatto quatto Mutanti a Manhattan, nuovo titolo action pubblicato da Activision e pronto ad arrivare nelle nostre home console di vecchia e nuova generazione.
All new, all diff… Beh, insomma… Più o meno…
In questa nuova avventura, Leonardo, Donatello, Michelangelo e Raffaello, si ritroveranno nuovamente alle prese con Shreder, il loro acerrimo nemico di sempre, che anche questa volta è alle prese con un nuovo intricato e malvagio modo per mettere in ginocchio la città.
Alcuni di voi penseranno quindi “Ehmbé? Cosa c’è di nuovo in questa trama rispetto alle altre?“.
Ecco, appunto… non molto… ed il problema principale è proprio questo. So che partiamo male, ma tutto quello che accade sembra essere senza motivazione, ed a livello narrativo le varie imprese dei protagonisti si rivelano scialbe e senza un minimo accenno di fantasia. Tutto si riassume in alcune missioni in cui i nostri eroi dovranno completare un numero sufficiente di task per riempire la barra in alto e poter così accedere allo scontro con il boss di turno.
Sappiamo cosa state pensando… quindi è bene dirlo subito: no, le attività di cui vi parlavamo non hanno nulla a che fare con la trama del gioco, anzi sono semplici obiettivi secondari come disinnescare una bomba o proteggere un chiosco delle pizze, e che fanno solo da riempitivo temporale prima della boss-fight. E’ ovvio quindi che con l’avanzare delle missioni tutto sarà sempre molto ripetitivo, ed il pericolo che l’entusiasmo iniziale si trasformi presto in tedio è pericolosamente dietro l’angolo.
Vagamente differenti invece sono gli scontri con i boss, che non sono altro che i personaggi di spicco che militano tra le file dei villains delle tartarughe dalla notte dei tempi. La loro peculiarità sarà quella di avere una barra vitale multipla, che li renderà quindi un po’ più ostici rispetto ai normali nemici incontrati per le strade della città.
Ninja style
Passando in maniera più approfondita al comparto tecnico, dobbiamo ammettere che dagli autori di Bayonetta ci saremmo aspettati qualcosina di meglio…
Nel gioco controlleremo chiaramente una delle quattro tartarughe ninja, quella scelta nelle impostazioni di missione, ma a meno di giocare con degli amici in cooperativa sarà nostro dovere anche impartire degli ordini alle altre tre, che saranno comunque in campo con noi a darci (si spera) man forte. Indipendentemente da quella scelta all’inizio però, si potrà cambiare personaggio in qualsiasi momento, differenziando quindi i nostri attacchi ed accedendo magari a colpi ninja differenti a seconda delle occasioni. Questi particolari colpi possono essere selezionati tra quelli disponibili nell’apposita schermata pre-missione, stessa sede in cui è possibile acquistarne altri o migliorare quelli già in nostro possesso attraverso la moneta di gioco. Questi colpi sono principalmente utili negli scontri con folti gruppi di nemici, ed in parte nelle battaglie contro i boss, che rispetto ai normali minion richiedono un bel po’ di danni prima di dichiararsi sconfitti.
Leggermente sottotono le capacità intellettive dei nostri compagni guidati dall’AI del sistema (NdR: e figurati…), che forse prenderanno troppo alla lettera alcuni dei nostri comandi, come per esempio quello di scatenarsi contro il nemico. Non sarà raro infatti ritrovarsi improvvisamente l’unica tartaruga sopravvissuta contro il boss di turno, cosa che ci costringerà a temporeggiare fino a che le altre non saranno di ritorno sul campo di battaglia.
Pizza Time!
Tutti e quattro i personaggi possono usufruire dell’uso di particolari amuleti che donano loro particolari abilità, che nella maggior parte dei casi ci saranno particolarmente utili in battaglia.
Prima vi avevamo accennato, con altri termini, di una qualche possibilità di giocare in cooperativa con degli amici, ed infatti nell’apposita sezione sarà possibile avviare delle missioni in compagnia di altri giocatori online. Brutte notizie invece per chi sperava in un multiplayer locale, che tra l’altro pensavamo fosse anche abbastanza scontato, mentre invece si è rivelato essere la più grande mancanza del titolo.
Graficamente, tenendo conto che il nostro test è stato effettuato sulla versione per la passata generazione di console, il risultato è circa nella media. I ragazzi di Platinum Games hanno scelto la tecnica del cel-shading per il loro ultimo titolo, ma anche se questo accomuna un po’ lo stile a quello delle vecchie serie tv c’è qualche particolare che non quadra. Forse sono solo impressioni personali, ma il viso dei protagonisti ha un non so ché di fuori posto. Probabilmente sono io ad essere troppo abituato alle vecchie facce, ed infatti odio svisceratamente quelle degli film più recenti, ma onestamente hanno qualcosa che non torna… Oltre all’estetica, anche le animazioni sono un po’ troppo poco fluide, e rischiano spesso di risultare fuori fase rispetto a quello che effettivamente stanno facendo i personaggi. Inutile inoltre rincarare la dose con le problematiche legate alla compenetrazione dei corpi, che ovviamente non mancano nemmeno in questa produzione.
Per il resto, anche le varie ambientazioni soffrono dello stesso problema di fondo, ovvero la poca varietà e la ripetitività ciclica e costante.
Tra le poche note positive, la localizzazione del titolo, che non solo riporta tutti i testi in italiano, ma include anche un inaspettato doppiaggio nella nostra lingua. Certo, l’interpretazione non sarà meritevole di un Oscar, ma è pur sempre un qualcosa che molto spesso, anche in brand più rinomati, non viene presa nemmeno in considerazione.