Dubai come non l’avete mai vista
Il genere shooter ormai è il più inflazionato e diffuso della generazione ed inizia a prestare il fianco sia ad una stanca generalizzata del genere, sia ad una ripetitività di fondo ormai poco piacevole, dovuta in gran parte ad una narrazione spesso banale e scontata; Spec OPS: The Line prova a fare la differenza proprio qui, ispirandosi al capolavoro letterario “Cuore di Tenebra”, già fonte di ispirazione per il film Apocalypse Now.
Sabbia, soldati, macchinazioni e tempeste.
Come già mostrato nelle varie anteprime ed immagini apparse sul web, il titolo focalizza gran parte del suo pathos sulle tempeste di sabbia che imperversano su Dubai e sulle macchinazioni che spingono la squadra di cui facciamo parte a lottare dapprima con i ribelli, e successivamente con la prima forza di soccorso inviata a Dubai (il 33° Reggimento Marines Americano). Come esposto in precedenza, vi troverete al centro di macchinazioni e conflitti interni alla città ed avrete un ruolo chiave in tutti i grandi eventi che accompagnano l’incedere dell’avventura, ma senza mai sentirvi forzatamente al centro dell’attenzione, che spesso si sposta ai compagni e/o agli antagonisti/comprimari. L’andamento dell’avventura è lineare e fa un discreto uso di script per aumentare esponenzialmente sia l’impatto scenico che l’adrenalina nelle vene del giocatore; anche le scelte giocano un ruolo fondamentale ai fini della narrazione e del coinvolgimento, anche se queste influenzano in maniera marginale lo svolgimento ed il susseguirsi degli eventi. Gli sviluppatori, onde evitare soglie di ripetitività eccessive, hanno inserito anche alcune sezioni da shooter on rail, dove la distruzione le fa da padrona. Queste altro non si rivelano che discrete varianti alla meccanica principale, ma non apportano nulla di eclatante all’esperienza complessiva.
Una città mutevole ed in movimento
Il gameplay del titolo si fonda sui canonici standard dei TPS, ossia fuoco dalla copertura, possibilità di avvicinare l’inquadratura per mirare al meglio e spostarsi di riparo in riparo. Questi si rivelano spesso sicuri solo temporaneamente, essendo distruttibili da armi pesanti o da postazioni fisse in tempi relativamente brevi.
Durante l’avventura sarete quasi sempre affiancati dai due compagni d’arme facenti parte della squadra Delta Force, e potranno eseguire semplici ordini mediante la pressione del tasto L2, come concentrare il fuoco su un bersaglio designato o creare un diversivo per evitare un aggiramento; l’IA che li guida non è però delle migliori e non è raro vederli ripararsi dietro oggetti piccolissimi, esposti al fuoco incrociato dei nemici, o felicemente imbambolati a farsi crivellare in mezzo ad una stanza per cercare di uccidere un nemico designato che si è riparato in uno spazio angusto. Stesso problema affligge i nemici, che in molti casi caricano a testa bassa non curanti dei colpi che gli arrivano contro, resi pericolosi più dal numero soverchiante e dalla mira precisissima che dai patten di attacco. Inoltre non disdegnano di stanare il giocatore a suon di granate (anche 2-3 alla volta) e di trasformarvi in una spugna mentre cercate un nuovo riparo lontano dagli esplosivi. I problemi sopra esposti si aggirano facilmente mediante l’utilizzo oculato delle coperture e dell’ambiente, delle torrette e della sabbia; alcuni locali presentano pareti vetrate che sorreggono un quantitativo non indifferente di sabbia che, se abbattute, inondano la stanza facendo piazza pulita ed alzando una nube polverosa che diminuisce la precisione dei nemici.
L’armamentario spazia tra armi in dotazione all’esercito americano ed armi da fuoco sempre reali ma non figuranti, nell’immaginario collettivo, come armi in dotazione (come l’AK-47), presentando per ognuna 2 modalità di fuoco distinte ed un ottimo feedback sia sonoro che visivo. I nemici ed i protagonisti resistono ad un numero di colpi esiguo ed un colpo alla testa ben assestato, soprattutto alle difficoltà maggiori, può portare ad un game over prematuro. Sono presenti anche tre tipi di granate, nello specifico a frammentazione, flash ed adesive. Oltre alla funzione specificata nel nome che portano, le stesse sollevano, durante la detonazione, parte della sabbia presente in ambiente, limitando il campo visivo degli avversari ed il proprio.
Dubai, oh Dubai
L’aspetto estetico di Spec OPS nasconde luci ed ombre; il titolo si appoggia all’ormai sfruttatissimo Unreal Engine 3 e si porta appresso tutti i tipici difetti di questo motore. La mole poligonare è ottima, i personaggi ben disegnati e proporzionati, con animazioni fluide e che ben si legano tra loro. La gestione delle collisioni è buona, lasciando qualche perplessità solo con alcuni attacchi in corpo a copro impugnando determinate armi. La balistica è ottimamente realizzata, rendendo bene l’idea della potenza e del peso dell’arma che si impugna, e gli impatti sui nemici sono ben enfatizzati da animazioni coerenti con il punto di impatto. Pessima la gestione delle esplosioni (soprattutto se si spara con un RPG ad un manipolo di nemici) che generano effetti poco convincenti.
Mediamente ci troviamo di fronte ad un lavoro di texturizzazione di pregio, con una sabbia che sembra vera ed alcuni ambienti interni e scorci di Dubai veramente da lasciare senza fiato, così come lasciano senza fiato in alcune scene i particellari. Peccato per un perenne aliasing che rovina un po’ il lavoro svolto dai programmatori, che non si schioda mai dai 30 frame al secondo. In alcuni frangenti si manifesta il tipico problema dell’Unreal Engine 3, ossia un caricamento ritardato delle texture, anche di 5-10 secondi rispetto al caricamento della scena.
La parte sonora invece si difende egregiamente per quando riguarda i dialoghi in-game, il suono delle bocche da fuoco e la colonna sonora, che pesca a piene mani dai capolavori rock anni 80. Meno pregevole il lavoro nelle scene di intermezzo, dove il volume delle voci si abbassa in maniera fastidiosa costringendo ad alzare il volume o ad abilitare i sottotitoli per capire cosa stanno dicendo i nostri compagni ed i vari comprimari.
Dannati Delta o Dannati 33°?
Il multiplayer pesca a piene mani dagli standard del genere, proponendo il classico Deathmatch, Deathmatch a Squadre, Cattura la Bandiera ed altre ancora. Si nota subito che questa modalità è stata realizzata da uno studio diverso rispetto alla campagna; di fatto le armi, che prima rispondevano in modo egregio e garantivano un feedback eccellente, qui diventano leggere ed estremamente imprecise. Graficamente non si notano grossi downgrade ma gli scenari, anche se si sviluppano su più livelli ed alternano esterni ed interni, non brillano per vastità.
Ottima invece l’idea di mantenere la sabbia come diversivo ed arma, nonché altrettanto ottima è la presenza delle tempeste che flagellano il campo di battaglia. Il sistema di sviluppo, infine, si basa sui classici stile del genere, proponendo classi con equipaggiamento sbloccabile al salire del livello.